20-10-2009: Crazeology incontra Tavaroli, la guerra dei mondi

TavaroliPremessa

Vorrei cominciare ringraziando il mio amico Giovanni, il quale mi ha informato della presenza di Giuliano Tavaroli a Torino, perché doveva presenziare ad una conferenza dal titolo "NO PANIC".
Non dovrebbe interessarvi ma, giusto per dovere di cronaca, vi dico che l’incontro in questione affrontava il tema della gestione della complessità e della velocità in cui ogni giorno siamo costretti ad operare.
In buona sostanza, i tanti conferenzieri hanno suddiviso il percorso descrittivo in tre tappe:
- Analisi delle informazioni
- Comunicazione
- Decisione

Dopodiché hanno sviscerato, in un’ora e mezza circa, tutte le problematiche connesse.
In realtà il tutto era più orientato alle imprese che alle persone, o meglio, era più orientato alle persone che operano nelle imprese, piuttosto che alle persone che operano nella vita privata.
Obiettivo non raggiunto del tutto, perché la conferenza è stata confezionata in un modo talmente duttile ed eclettico che si è posizionata validamente per entrambe le sfere di operatività degli individui.

Tavaroli

Il motivo per cui Tavaroli era tra i conferenzieri non ho bisogno di spiegarvelo.
Devo ammettere che mi sono recato sul luogo solo per conferire un attimo con lui.
Volevo solo porgli una domanda specifica, che poi ha avuto una risposta, e di cui non voglio parlarvi, per ora.
Ho sempre l’ottima abitudine di rispettare il lavoro degli altri, per cui ho assistito alla conferenza e ho aspettato che finisse prima di avvicinarmi al “nostro uomo” per tentare un dialogo.
Devo dire che non è stato affatto difficile, Giuliano Tavaroli è molto attento a quello che gli accade intorno, è intelligente, è molto cortese, è simpatico, ed è un grande affabulatore.
Dialogare con lui è come camminare in discesa.
Nell’articolo che state leggendo, dunque, non troverete la descrizione di una guerra dialettica; il titolo in questo senso è ingannevole, perché fa riferimento alle riflessioni che leggerete più avanti.
Non ero andato ad incontrarlo con l’intento di aggredirlo verbalmente, visto quanto accaduto alla Juventus nel 2006, e neanche volevo metterlo in difficoltà.
Esattamente come mi è successo quando, in una situazione molto simile, ho incontrato Marco Travaglio, ero lì per uno specifico motivo, e per raggiungere il mio obiettivo non ho forzato le regole dell’evento di cui ero spettatore/ospite.
Non voglio riportarvi fedelmente il dialogo, per motivi di opportunità e perché non è utile, mi limiterò a centrare solo alcuni punti.
In buona sostanza, appena ho nominato la parola “Juventus” ha sorriso, e io ho capito che sapeva bene che esiste chi non è d’accordo con quanto è accaduto.
Mi ha poi detto che i giornali su quella vicenda (Calcio e Telecom), hanno scritto molte sciocchezze, che la sua verità la si può trovare nei verbali dell’inchiesta di Milano, e che noi Juventini dovremmo ringraziare lo scandalo Calciopoli.

La guerra dei mondi

Evidentemente Giuliano Tavaroli non sapeva chi aveva di fronte.
Proviamo a vedere se riesco a spiegarmi bene.
Il fatto che io ritenga Tavaroli colpevole dei reati che la procura di Milano gli ha contestato non vuol dire nulla.
Il fatto che io ritenga ancora più colpevoli i suoi ex-datori di lavoro non vuol dire nulla.
Il fatto che io ritenga ancora più colpevoli dei sopraelencati, per ciò che è accaduto alla Juventus nel 2006, i proprietari del club stesso, non vuol dire nulla.
Si tratta di mie opinioni personali, costruite però su fatti abbastanza circostanziati e su alcune intuizioni di tipo personale.
Certo, posso anche prendere per buona l’idea che i giornali sulla vicenda calcio-Telecom ci abbiano raccontato delle sciocchezze, non è affatto impossibile, anzi.
Ma purtroppo molte cose sono ormai note e acclarate, dunque le mie opinioni non sono affatto campate in aria.
In realtà il problema è sempre un altro.
Ed è per questo che vorrei affrontare con voi, una volta per tutte, alcune questioni.
Vedete, cari lettori, a volte nella vita per avere delle certezze bisogna provare e mettersi nei panni degli altri; ogni tanto bisogna provare a guardare il tutto da una posizione differente.
Tra le altre cose, questa è anche uno dei consigli dati dai conferenzieri durante l’incontro.
Questo è un giochino che io faccio spesso, si tratta di una mia personalissima abitudine, che ormai è talmente consolidata che puzza quasi di deviazione mentale.
E’ un test che mi serve a capire se ho ragione.
Allora.
Ogni volta che qualcuno parla di Calciopoli, qualunque sia il suo pensiero, si evidenzia il fatto che esistono due mondi distinti che vivono una vita propria, e che quando vengono a contatto tra loro proprio non riescono a trovare dei punti in comune.
Sono due mondi che si fanno la guerra da tre anni ormai.
Tavaroli non mi ha detto altro, oltre a quanto già esposto, sia ben chiaro.
Il succo sapevo fin dall’inizio che sarebbe stato quello, infatti ho voluto incontrarlo per altre ragioni, come ho già avuto modo di precisare.
Però Tavaroli mi ha dato un’interpretazione dei fatti che oserei definire “classica” del sistema accusatorio a cui assistiamo da tre anni a questa parte e, anche se io so di avere ragione, mentre tornavo a casa ho provato a fare il giochino di cui sopra.
Vedete, in questo paese di banane tricolori, ancora ci sono persone che hanno le fette di prosciutto sugli occhi e che non hanno il coraggio di porsi qualche domanda.
Queste persone sono la maggioranza, ossia il mondo più grande, che deve scontrarsi con molti di noi, ossia con il mondo più piccolo, che ha scavato nei fatti molto di più.
E allora facciamolo questo giochino, forza.
Proviamo ad ipotizzare che Calciopoli sia qualcosa di reale e non uno spettacolo circense di basso livello.
Proviamo ad ipotizzare anche che tutto ciò possa essere dimostrato con delle prove inoppugnabili.
Lo preciso perché, anche se Calciopoli fosse reale, continuano a mancare le prove, e la Gazzetta non può farci nulla.
Ma si può anche far finta che ci siano.
Proviamo, cari gobbi e non, almeno per una volta, a girare questo film di fantascienza.
Fatto?
Ok.
E allora adesso provate a rispondere ad una domanda semplice semplice: se calciopoli fosse uno scandalo vero, cosa cambierebbe?
Ci avete mai pensato?
Vi rispondo io.
Niente.
Nulla di nulla.
Le colpe di Tizio non cancellano le colpe di Caio, ricordatevelo bene.
Quand’anche Moggi fosse colpevole, ciò non comporterebbe automaticamente il fatto che altri dirigenti, di altri club, non possano avere delle colpe anche più gravi.
E’ mai possibile che anche i semplici sportivi di questo non si rendano conto?
Avete mai provato a contare le macchie scure dell’Inter durante la gestione Moratti Junior?
Moggi e la Juventus non c’entrano nulla con la Milano nerazzurra, dunque eventualmente ogni club dovrebbe pagarsi i suoi di peccati.
Quello che io cerco di far capire ai miei interlocutori, da tre anni a questa parte, è che è il calcio a non avere più una credibilità.
Non ha più senso nulla.
Proviamo a toglierci tutti la maglia di appartenenza ogni tanto e proviamo a guardare il tutto con una certa terzietà.
Ossia, facciamo finta di essere dei semplici osservatori disinteressati.
Tra le altre cose, questo è anche uno degli altri consigli dati dai conferenzieri durante l’incontro.
Io sono tifoso della Juve, eppure, tanto per fare un esempio, considero iniquo il comportamento tenuto dal sistema calcio nei confronti del Torino Calcio.
Tavaroli, se non ricordo male, è proprio tifoso del Toro.
Il Torino Calcio è stato retrocesso, qualche anno fa, per problemi di tipo economico.
Lo stesso discorso si può fare per la Fiorentina.
Vorrei però ricordare, a lor signori, che per problemi di tipo analogo la Lazio e la Roma non hanno mai subito nessun tipo di penalità.
Eppure per Lazio e Roma la situazione era molto più grave.
Non è possibile nemmeno fare il paragone tra le diverse situazioni.
Sarebbe come paragonare dei dilettanti a dei professionisti.
Sarebbe come paragonare un tombino al Grand Canyon...
Io credo che questi due club (Toro e Fiorentina) avrebbero diritto ad un risarcimento danni di proporzioni cosmiche.
Va bene che noi Juventini cantiamo spesso “granata razza sfigata”, ma in questo caso la sfiga ci ha visto un po’ troppo bene per i miei gusti.
Il sistema calcio non ha più senso.
Non così com’è.
Prima riusciremo ad accettare questo presupposto, meglio sarà per tutti.
Spesso la guerra dei due mondi ci porta ad essere poco sportivi, sia da una parte che dall’altra; questo probabilmente è vero.
Ma il problema non è mai stato che l’Inter non abbia diritto di poter vincere anche dieci scudetti di fila.
Ci mancherebbe altro.
Il punto è che deve vincere regolarmente.
Se ciò non avviene, e non avviene neanche per un solo scudetto, è una tragedia vera e propria.
E questo vale per chiunque.
Abbiamo delle tifoserie incarognite sparse per l’Italia che vengono prese in giro dagli stessi proprietari dei club, i quali possiedono i club per secondi fini rispetto al tifo.
Abbiamo delle verità di gomma costruite da una stampa servile fino allo schifo.
Abbiamo dei tifosi che pur di tifare per il proprio club, e pur di vederlo vincere, sarebbero capaci di negare qualunque evidenza e sarebbero capaci di accettare qualunque irregolarità.
Per queste ragioni io non accetto neanche lontanamente l’idea di Tavaroli.
Io, come sportivo, ma anche come Juventino, non posso riconoscere Calciopoli, e non posso ringraziare nessuno.
Anche se Moggi fosse colpevole (e questo come sapete non è nemmeno più verificabile, grazie ai pasticci che hanno combinato in "quella" Telecom e nelle procure), non cambierebbe nulla.
Ci sono altri club che da anni dovrebbero essere retrocessi e che si sono macchiati, a livello sportivo e non solo, di colpe gravissime.
Ci sono situazioni serie di conflitto d’interesse tra alcuni club ed alcune testate giornalistiche.
C’è un calcio fatto di figli e figliastri, di titoli da rivedere, di colpe da verificare, di miti da abbattere e tanto altro ancora.
Venerdì 23 ottobre, su un canale del digitale terrestre che si chiama “Rai Storia”, hanno trasmesso il famoso speciale che la Rai ha dedicato a Giacinto Facchetti.
L’ho visto con piacere, perché il n. 3 della grande Inter del passato l’ho sempre ritenuto uno di quei campionissimi che vale la pena ricordare.
Poi ho ripensato ai suoi ultimi anni, alle continue polemiche del suo periodo da dirigente, ad alcune cose che sono avvenute nell’Inter negli ultimi 10 anni e nell’Inter degli anni ‘60…
E così ci sono rimasto male.
Non posso sopportare l’idea che la Rai costruisca uno speciale senza raccontarci anche l’altro lato della storia.
E allo stesso modo, riconoscendo il valore del campione sul campo, non posso sopportare l’idea che un giorno, magari, se occorrerà al sistema, si potrà fare proprio il contrario della santificazione, magari buttando nel gabinetto la carriera di un grande professionista.
Perché se un giorno al sistema occorrerà, c’è gente che opera nei posti giusti che è capace di farlo.
Già me lo vedo…
E’ un po’ come il caso di Cannavaro, se occorre il sistema si dimentica di mondiali e palloni d’oro, e si concentra sui medicinali inutili.
Il calcio oggi è questo.
Io per esempio, coraggiosamente, ho cominciato dal 2006 a pormi delle domande sul comportamento di Boniperti ed altri personaggi leggendari della storia bianconera in relazione ai rapporti non proprio idilliaci con la Triade, e a provare a riflettere seriamente su eventuali colpe di qualche genere, anche vista la vicinanza di idee tra certi Juventini e John Elkann.
Altre persone, che tifano per altri club, non vogliono farsi domande di nessun genere sulla loro squadra.
E’ il solito far finta che tutto vada bene.
Peccato, perché in fondo il calcio è di tutti.
E’ un po’ come se un marito che torna a casa presto dal lavoro e trova la moglie nuda nel letto con l’amante, invece di incazzarsi, prepari il caffè per i due piccioncini.
La verità è che le vittime di questo calcio siamo tutti noi.
La verità, allo stato dei fatti, è che la Juve ha 29 scudetti e l’Inter 13.
La verità è che il campionato è sospeso da tanti anni, forse anche da molto prima del 2006.
La verità è che tutti i tifosi continuano a sponsorizzare e foraggiare un colossale pasticcio.
La verità è che tutto questo è una tragedia.
Siamo una società fragile, con le sue idee in disfacimento, senza una cultura sportiva. Io mi sento a disagio con il cambiamento repentino degli ultimi tre anni, ma mi sento ancora più a disagio quando noto che non c’è più nessun tipo di rispetto da parte di nessuno nei confronti di nessuno.
E’ come se il calcio fosse stato attaccato dagli alieni e non so se riuscirò mai a trovare nel mio inconscio, ormai depurato dai sentimenti propriamente “di parrocchia”, l'antidoto per combattere con successo chiunque attenti all'esistenza e all'orgoglio del popolo sportivo, prima ancora che bianconero.
Tutto quello a cui assistiamo è vero, non è uno sceneggiato radiofonico e non è uno scherzo.
Non ci sono Spielberg o Tavaroli che tengano.

« Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito...
Aspettate un momento!
Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità...
Qualcuno... o qualcosa.
Nell'oscurità vedo scintillare due dischi luminosi... sono occhi?
Potrebbe essere un volto.
Potrebbe essere...
[Urlo di terrore della folla].»

(La guerra dei mondi (War of the Worlds) - 30 ottobre 1938 – USA - CBS - Orson Welles)


Si narra che tra le innumerevoli telefonate che giunsero al centralino del New York Times, quella sera, ve ne fosse una di un uomo che chiese, seriamente:

"A che ora è la fine del mondo?"