Calciopoli: dal peccato originale al gran bordello di oggi

borrelliNon è un caso se con Calciopoli siamo in pieno caos e non si riesce a intravedere come venirne a capo; non è un caso perché il processo sportivo è viziato da un peccato originale, che stampa e tv hanno ignorato, e da cui è difficile riscattarsi. Per capire come è nata Calciopoli occorre rileggere l'audizione in Senato di Francesco Saverio Borrelli del 14 settembre 2006 e confrontare la sua esposizione con i dubbi che esprime il senatore Manzione, insieme con il sollievo per il mancato ricorso al Tar della Juve. Leggendo con attenzione, in particolare, le pagg. 12-20, appare chiaro il peccato originale del processo sportivo; per i peccatori magari bisogna ragionarci un po', ma il peccato è lì, davanti agli occhi di tutti: quel processo sportivo non poteva, forse non doveva nascere così com'è nato.

A proposito di peccatori, risulta, da quello che dichiara il dott. Borrelli, che non c'è stata alcuna richiesta scritta della Figc alla Procura di Napoli. Il prof. Guido Rossi, per quanto finissino esperto di procedure e di fatti processuali, o forse proprio per questo, non ha messo per iscritto la richiesta di materiale del processo di Napoli, ma ha fatto telefonare a Napoli il suo vice Nicoletti. E l'avvocato Nicoletti, suo fidato compagno di studio legale, e quindi esperto a sua volta, dopo una "fase fluida di contatti" (così dice Borrelli, che le parole non le sceglie a caso), va a Napoli con Borrelli e fa consegnare il materiale allo stesso Borrelli, che in quel momento era un privato cittadino senza incarico ufficiale in seno alla Figc. Davanti al Senato della Repubblica il dott. Borrelli dice che "a Napoli è successo qualcosa di strano" (pag.15); e dato che sa scegliere le parole, qualcosa di strano deve essere successo veramente.

Calciopoli nasce da questo sfregio, non strano ma scandaloso e di oscura paternità. E, come osserva il senatore Manzione dando un gran dispiacere al dott. Borrelli che non può contraddirlo, nasce impedendo ai difensori degli incolpati di sapere "in quale panorama di intercettazioni viene estrapolato solo un determinato contesto" (pag 12), nasce cioè negando i principi stessi del giusto processo. Tant'è che lo stesso Manzione annota che "una qualche deviazione rispetto a quello che è l'ordine delle cose si è obiettivamente verificata" (pag.13).

Da quella deviazione, da quel peccato originale deriva il caos di oggi con il panorama delle intercettazioni (quello evocato dal senatore Manzione) che, seppure non ancora completamente disvelato a distanza di quattro anni, appare comunque oggi molto diverso da quello immaginato nel processo sportivo del 2006; tanto diverso che, come abbiamo scritto e documentato con i nostri articoli e inchieste su Juventinovero.com, le sentenze di quel processo non stanno più in piedi, sarebbero inaccettabili in qualunque altro Paese.

A chi pensa si tratti di un giudizio affrettato suggeriamo di riflettere su quanto è emerso sulla partita Inter-Sampdoria del 9 gennaio 2005, una tra le tante attenzionate dalle indagini del colonnello Auricchio. Secondo il materiale consegnato dalla Procura di Napoli al privato cittadino dott. Borrelli, quella partita è finita 3 a 3, fu arbitrata da Bertini, arbitro controllato da Moggi, ed è indicativa dell'associazione a delinquere e quindi dell'illecito strutturato che è costato la B alla Juventus. In effetti quella partita finì 3 a 2 a favore dell'Inter e una delle intercettazioni tenute nascoste nel 2006, ma scoperte in questi giorni (quella della telefonata Bergamo-Facchetti dello stesso giorno della partita, alle ore 12,53); ha fatto ipotizzare al presidente Garrone che la Sampdoria nel 2004-05 fu estromessa dalla lotta per un posto in Champions in maniera dolosa.

Con questa incredibile e inaccettabile conseguenza: sulla base delle intercettazioni e del materiale investigativo passati alla Procura Federale nel 2006 il dolo era ed è tuttora addebitato al sistema Moggi; con le nuove intercettazioni, e tenuto conto del diverso panorama di riferimento scoperto di recente, bisognerebbe chiamare in causa l'Inter e Facchetti (Tuttosport del 6 maggio, pag.7).

Un grandissimo bordello, figlio di quel peccato originale dal quale sarà difficile venir fuori. Sarà difficile perché ci vorrebbe una voglia di redenzione di cui in giro non si vede neppure l'ombra; ci vorrebbero delle dimissioni, volontarie o incentivate: ma in Federazione tutto tace, anzi si annuncia che il dott. Palazzi ha aperto un fascicolo sulle nuove intercettazioni; la giustizia sportiva che indaga sullo scandalo della giustizia sportiva. Ci vorrebbe il giornalismo d'inchiesta, ma il Corriere è tutto preso dalla valorizzazione del marchio dell'Inter (che porta soldi all'Inter, ma anche alla RCS) e alla Gazzetta pendono tutti dalle labbra del p.m. Narducci; gli inviati del piccolo giornale milanese (testimone dell'accusa al processo di Napoli) immaginano ogni giorno le prossime mosse per mettere all'angolo i difensori di Moggi (insieme con le mosse di Moratti per il prossimo calcio-mercato, come se le une con le altre possano contribuire alla valorizzazione del marchio dell'Internazionale).

A dire il vero ci sono stati interventi autorevoli per ottenere la revoca dello scudetto assegnato all'Inter; potrebbe essere un piccolo segnale, se non di redenzione, almeno di ripensamento, ma la triade Moratti-Tronchetti-Rossi ha detto che non ci sta. Moratti ha ripetuto che di quell'assegnazione si sente orgoglioso, Tronchetti ha invitato tutti a guardare avanti per divertirsi, il professor Guido Rossi ha detto che rifarebbe tutto quello che ha fatto nell'estate di quattro anni fa (evidentemente anche non firmare la richiesta del materiale alla Procura di Napoli, verrebbe da aggiungere).

Resterebbe da guardare anche in casa Juve e alle recenti novità. Ci guarderemo con la dovuta attenzione, anche perché i legali della società bianconera hanno preannunciato un esposto, che dovrebbe riguardare l'assegnazione dello scudetto 2005-06, e quindi finirebbe in rotta di collisione con l'orgoglio di chi ancora oggi lo rivendica a Milano.

Ci guarderemo, ma il timore crescente è che tutto questo gran bordello possa finire (indipendentemente dal processo di Napoli) per Tribunali e con richieste di risarcimenti milionari. A quel punto a qualcuno potrebbe tornare utile l'audizione al Senato del dott. Borrelli, e magari in qualche aula giudiziaria si disputerà su quel peccato originale, forse anche sui peccatori, e sul gran bordello che ne è derivato.