MilanPhone/11 - E le minacce di Semeraro all'arbitro? Non allarmante!

Rico SemeraroPerché le proteste e le accuse di Zeman e del presidente Semeraro, dopo Lecce-Milan, non meritano le stesse attenzioni riservate a Lecce-Juventus? Perché Auricchio ed i suoi collaboratori ascoltano una telefonata dalla quale apprendono che "Semeraro tra il primo e secondo tempo è andato dentro a minacciare l'arbitro" e non battono ciglio?
Nelle prime due informative troviamo ben 18 volte l'aggettivo "allarmante" e 15 volte "inquietante". Solo le telefonate ed i fatti riferibili a Moggi allarmavano ed inquietavano? Così sembra. Solo Moggi e Giraudo, a caldo e carichi di adrenalina per la partita ed i torti subiti, si lamentavano negli spogliatoi? Ma per favore!
Questa telefonata è collegata a quelle che abbiamo analizzato in MilanPhone/10: Meani prima di Lecce-Milan, con Copelli, parla di Ambrosino come di un suo "nuovo adepto", poi subito dopo la partita, con Contini, ammette che il gol del Milan era viziato da fuorigioco non rilevato da Ambrosino: "E Ambrosino è grande…".
In quell'articolo abbiamo anche riportato i fatti accaduti in tribuna, la forte contestazione dei tifosi leccesi, il disinteresse di Auricchio, a differenza dell'interesse per la partita Lecce-Juventus. La partita fu contrassegnata anche dalle parole forti di Galliani contro Konan per un fallo su Kakà, del quale Galliani parla con Bergamo in una delle telefonate riportate alla luce ai primi dello scorso aprile da Nicola Penta e dai legali di Moggi, nella quale Bergamo ammise di aver fatto rifare il referto a Trefoloni. Galliani definì "criminale" il fallo di Konan, mentre la sera, alla Domenica Sportiva, Rico Semeraro attaccò l'arbitro Trefoloni. A quello che già abbiamo ricordato su quel Lecce-Milan, ci sono da aggiungere altri articoli ripresi dai due giornali più consultati da Auricchio come "ausilio investigativo":
La Gazzetta, 16 maggio 2005: "Il Milan si scuce virtualmente lo scudetto dalle maglie in una giornata sfortunata per molti. Per Konan, autore di un orrendo fallo su Kakà. Per quel «criminale» scappato a Galliani che lo commentava: aggettivi come brutale o violento sarebbero bastati. Per l'arbitro Trefoloni e i due guardalinee, improponibili in molte decisioni, in particolare contro il Lecce. Per il collegamento esplicito fatto dal presidente del Lecce Rico Semeraro fra gli errori arbitrali e la maleducazione (contro lo stesso Galliani in tribuna) e la violenza in generale: nessuna topica giustifica tutto questo".
Su Repubblica del 16 maggio, Gianni Mura: "Non condivisibili le dichiarazioni di Semeraro sugli arbitri che fomentano la violenza. Mai condivisibili dichiarazioni di questo tipo, chiunque le faccia. Però è vero che Trefoloni ne ha combinate parecchie, a Lecce. Da film degli orrori il fischio per un fallo di Vucinic su Stam, che non c'era, mentre c'era rigore di Stam su Vucinic".
Sulla Gazzetta del 18 maggio, protestano Semeraro e una "vittima" di Moggi, quello Zeman tenuto in grande considerazione dagli investigatori, dai pm, e pluricitato nelle motivazioni della sentenza del giudice De Gregorio: "Zeman e Semeraro attaccano il Milan e Galliani «Contro il Lecce e Konan una gogna mediatica»". Il boemo dice anche: "In Roma-Milan, Cafu commise un fallo altrettanto brutto ai danni di Cufré e fu solo ammonito. Galliani vice presidente del Milan si sofferma sul grave fallo di Konan, ma Galliani presidente di Lega dovrebbe valutare l'arbitraggio di Trefoloni. Alla base di tutto, evidentemente, c'è il problema del conflitto di interessi. Ed è strano che, quando un arbitro commette certi errori, non sia fermato per 3, 4 turni: invece, Trefoloni in questa stagione ha già diretto 23 partite".
Zeman accusa ed Auricchio non raccoglie? Non raccoglie.
Di tutto questo giro di telefonate, sospetti ed accuse, ad Auricchio&Co. sembra non interessare granché, perché non riportano nulla nella terza informativa. Tutto "non utile investigativamente", evidentemente. Una ventina di magliette a De Santis ed un campo bagnato, nulla al confronto di quello di Perugia dove il "boss della cupola" si fece sfilare uno scudetto, valgono un'imputazione.
Ma veniamo al "succo" di questa nuova intercettazione, che avevamo trovato appena accennato nella telefonata del 17 maggio tra Bergamo e Galliani: il comportamento di Semeraro, presidente del Lecce.
Rileggete la prima parte dell'articolo "Metodo Auricchio - La penalizzazione degli arbitri ostili " dove abbiamo trattato la deposizione di Auricchio sulla presenza di Moggi e Giraudo nello spogliatoio di Reggio Calabria, il famoso caso del mai avvenuto sequestro di Paparesta.
Nel dibattimento l'avvocato Prioreschi, per contestare il "piglio delinquenziale" attribuito a Moggi, ricorda ad Auricchio che durante il suo periodo d'indagine c'era stato anche il caso Lucchesi riportato dalla Gazzetta del 9 febbraio 2005, legge la motivazione del giudice Laudi riportata nell'articolo e chiede ad Auricchio: "Allora, questo comportamento di Lucchesi come lo vogliamo qualificare, se quello di prima era delinquenziale e quant’altro?".
Quindi l'avvocato ricorda un'altra vicenda che aveva visto coinvolto Facchetti, che nell'intervallo era entrato nello spogliatoio dell'arbitro "quale dirigente non inserito in distinta e non autorizzato ad accedere allo spogliatoio arbitrale, rientrava durante l' intervallo e, rivolgendosi ad un assistente, gli chiedeva conto, in modi non rispettosi del ruolo di quest'ultimo, di una segnalazione; poi, uscendo dallo spogliatoio, pronunciava in tono polemico le parole: "adesso capisco tutto, ci penso io" così realizzando, complessivamente, una condotta di oggettivo disturbo nei confronti degli ufficiali di gara, prima della conclusione della medesima" (motivazione del giudice Laudi, ndr).
Auricchio, incalzato, mette in evidenza che merita attenzione il fatto che Paparesta non refertò l'accaduto, e lo presenta come un caso unico. Già nella prima deposizione del 9 febbraio Auricchio risponde alle contestazioni delle difese asserendo: "In sintesi estrema, le stesse attività di indagine in relazione ad un altro qualsiasi presidente, come per esempio Cellino, Presidente del Cagliari, in una partita che, diciamo, casualmente era arbitrata dall’arbitro De Santis, nello spogliatoio, anzi prima di entrare nello spogliatoio il Cellino si rivolge al De Santis. Il De Santis referta il tutto, quindi non c’è minaccia, non c’è aggressività dei comportamenti, c’è questo fatto di rivolgersi all’arbitro post-partita, il Cellino viene squalificato addirittura essendo… ricoprendo in quel momento una carica federale viene inibito per 2 mesi… Era semplicemente questa la valutazione, cioè se l’arbitro Paparesta avesse refertato per quello che era accaduto, sicuramente, evidentemente, diciamo, venivano squalificati".
Perché l'arbitro non referti l'accaduto lo spiega lo stesso Paparesta a Pairetto in un'intercettazione che gli investigatori ascoltarono ed, evidentemente, valutarono "non utile" alla causa. Paparesta riferisce a Pairetto la risposta data ad Ingargiola, l'osservatore che gli chiedeva se aveva intenzione di refertare sulla visita dei dirigenti juventini nello spogliatoio: "Ma non c'è nulla di offensivo, più che altro uno sfogo". Si trattò, quindi, di una libera valutazione dell'arbitro su una visita avvenuta a fine partita, quando era lecito farla.
Già nel citato articolo sul "Metodo Auricchio" abbiamo evidenziato che il teste Auricchio aveva dimenticato che non si trattava di un caso unico, in quanto lui stesso aveva riportato nell'informativa di novembre 2005 una telefonata di Carraro nella quale quest'ultimo segnala a Bergamo la mancata refertazione del comportamento di Foti in una partita contro la Lazio: "…no, perché loro stanno nervosissimi, perché dice che domenica questo arbitro... questo arbitro (n.d.r. riferendosi all’incontro della 2a giornata di ritorno Reggina-Lazio 2-1, arbitrata da Saccani)… FOTI è stato dieci minuti da lui nell’intervallo… a fare un casino su questa roba… [...] lì gli arbitri non possono far entrare nessuno negli intervalli, devono rifiutare, perché un presidente di società non può andare nell’intervallo delle partite lì…".
Allora i casi sono solo due? Macché!
La telefonata che ascoltiamo oggi dimostra che gli investigatori sentirono di almeno un altro caso, quello di Semeraro, del quale parlano Meani e Locatelli, altro dirigente del Milan. Un altro caso di visita nell'intervallo, queste sì non consentite, da parte di Facchetti, lo ha riferito l'ex assistente Coppola in aula, insieme alla risposta "L'Inter non interessa" ricevuta dagli investigatori. E chissà quanti altri casi analoghi ci sono stati e ci sono, solo che i protagonisti non sono intercettati.
Ci siamo posti una domanda: l'arbitro Trefoloni riportò nel referto l'episodio riferito da Locatelli?
Come Auricchio abbiamo consultato la Gazzetta, e trovato su quella del 18 maggio: "Deferiti alla Disciplinare 3 presidenti, Franza ( Messina), Cellino ( Cagliari) e Semeraro ( Lecce) dal Procuratore della Figc Emidio Frascione. Franza è stato deferito per le dichiarazioni contro Cellino dopo Messina Cagliari; Cellino per le insinuazioni dopo la gara di coppa Italia, Cagliari-Inter; infine, Semeraro per le accuse contro l'arbitro dopo Lecce-Milan". Il deferimento avvenne, quindi, per le dichiarazioni post partita e non vi è accenno alla visita nello spogliatoio arbitrale nell'intervallo della partita.



Meani-Locatelli, 16 maggio 2005, ore 12.13 (progr. 9590)
Meani: Pronto.
Locatelli: Sì Leo, avevo su lui, che siamo venuti qui al matrimonio di Crespo.
Meani: Ah, sei già lì?
Locatelli: Sì, siamo già qui.
Meani: Ma lui cosa fa? Fa presenza e poi va via?
Locatelli: No, per me lui c'ha dietro la borsa... per me facciamo notte qua, stasera.
Meani: Quando ha la borsa cosa vuol dire?
Locatelli: Quando c'ha la borsa vuol dire che lui non rientra in sede.
Meani: Ah, la borsa quella dell'ufficio...
Locatelli: Eh sì, eh sì, e quindi staremo qui, cosa vuoi fare...
Meani: Che due maroni...
Locatelli: Adesso lui, Crespo, è in chiesa, non è ancora arrivato...
Meani chiede informazioni sulla sposa di Crespo.
Meani: Che maroni oh...
Locatelli: Ho sentito la storia di ieri a Lecce, porco zio ragazzi! E' velenoso oggi il "Capo".
Meani: Con chi?
Locatelli: Eh, con Semeraro che tra il primo e secondo tempo è andato dentro a minacciare l'arbitro, sentito, adesso ha telefonato a tutti... eh, "Vedrai che casino viene fuori, perché adesso è ora di finirla" (riferisce quello che ha detto Galliani, ndr)...
Meani: Non mi sembra che le sue minacce abbiano sortito ...
Locatelli: Sì, appunto, appunto. Ma, oh, staremo a vedere quello che salta fuori...
Meani: Ieri potevi portare a casa i tre punti tranquillo.
Locatelli: Faceva molto caldo, Leo? In televisione han detto che c'era 35° sul campo...
Meani: Ti posso dire la mia? Noi questo campionato, io ci ripenso sempre, noi l'abbiamo perso in casa col Brescia in quella maledetta partita lì che abbiam pareggiato, e... allora, facevi la vittoria col Brescia e pareggiavi col Siena, avevi tre punti in più, allora quando tu adesso, anche perdendo con la Juve, però saresti stato davanti in classifica, quindi l'impostazione mentale della partita era diversa perché eri davanti tre punti e... purtroppo a noi il derby di Coppa dei Campioni ci ha ucciso, speriamo non capiti più perché vaffanculo (Locatelli condivide). Che poi, insomma, io dico anche che comunque, a mio avviso, noi con la squadra di quest'anno e come sono andate certe cose quest'anno abbiam fatto fin troppo, perché qui tutti si dimenticano... guarda che noi quest'anno abbiamo avuto una componente di fortuna sopra la media (Moggi, scherzando, diceva che il giocatore in più del Milan era "Kulovic", ndr)...
Locatelli: Certo...
Meani: ... perché io ripeto, i tre punti che hai fatto a Reggio Calabria, i tre punti che hai fatto a Bergamo, i tre punti che hai fatto in casa col Cagliari, i tre punti che hai fatto in casa con la Lazio, oh sono 12 punti, ma aspetta, adesso non mi viene in mente... comunque sono 12 punti che se l'anno che ti gira normale ne fai 6 eh... oppure ne fai 4 perché fai 4 pareggi eh...
Locatelli: Sì, sì, sì... ma lui ti dirò, Leo, da quanto ho potuto sentire io adesso, loro puntano tutto sulla Champions, perché loro dicono: "Noi se vinciamo la Champions ed arriviamo secondi in campionato, per noi è un grande successo".
Meani: E minchia se è un grande successo.
Locatelli: E, quindi, dice: "A me non me ne frega niente anche se lo perdiamo il campionato...".
Meani: Io dico che è anche comunque un successo arrivare secondi in campionato e fare la finale di Champions...
Locatelli: E' quello che ha detto lui, quello che ha detto lui, lui ha detto: "Io non posso lamentarmi di questa stagione, perché se putacaso va bene..."...
Meani: Se ti va bene vinci la Champions, se ti va male sei arrivato in finale, sei nelle prime due squadre europee, hai preso una barcata di soldi... e tu non puoi lamentarti... perché anche io l'altro giorno... (incomprensibile) interista che rompeva il cazzo, no? Che loro la menano con la Coppa Italia... gli ho detto "E' come se io esco con Monica Bellucci, vado fuori a cena, non riesco a scoparla però, magari, gli faccio una leccata di figa e mi faccio fare un pompino. Tu, invece, l'interista è come se uscisse sì con un cesso di prima categoria e la scopa anche. Sarà meglio farti fare un pompino e leccar la figa a Monica Bellucci che chiavare un cesso, eh".
Locatelli: Che chiavar... eh sì, eh sì.
Meani: Se poi tu sei contento di aver chiavato una merda va bene, io preferisco fare... e loro son così, la menano su 'sta roba, ma la Coppa Italia... cioè, fare l'anno che ha fatto l'Inter, loro firmerebbero a fare il nostro anno eh.
Locatelli: Certo, certo, certo, certo. No ma lui, ti dirò, lui ha fatto questo ragionamento, quello che fai te eh, cioè lui ha detto: "Io se riesco a vincere la Champions ed arrivo secondo in campionato io son contentissimo".
Meani: Eh bravo! Perché io, ma questo ne parlavo con lui ieri, arrivo secondo in campionato avendolo giocato fino a due giornate dalla fine, non è che ad ottobre io ero tagliato fuori eh (chiaro riferimento ai cugini interisti, ndr) è quello lì anche che conta, perché c'è l'interesse televisivo, i biglietti... noi quest'anno abbiam fatto una grande annata. A mio avviso io, torno a ripetere, noi quest'anno, soprattutto in campionato, non siamo stati determinanti... non siamo stati fino in fondo, perché ci è mancato... ecco, quei punti che tu hai fatto per fortuna, qualcuno in più li potevi fare se tu avevi una punta di categoria diversa anche da Crespo, nonostante che abbia fatto 12 gol, perché tu, senza Inzaghi, dovevi avere un altro tipo di punta... se noi avessimo avuto Ibrahimovic spaccavamo il culo ai passeri.
Locatelli: Orca la malora, ma come mai che nessuno... non se ne sono accorti di questo qua che l'anno scorso, quando siamo andati ad incontrare l'Ajax qui a San Siro, io me lo ricordo guarda, ce l'ho ancora davanti agli occhi, durante tutto il primo tempo lui da solo ha tenuto impegnata tutta la nostra difesa... come cazzo han fatto a non vederlo?
Meani: A noi che cosa manca? Manca il centravanti che fa reparto, noi non lo abbiamo quel centravanti lì, ed allora tu le partite che devi tener su il pallone e che devi buttare i palloni... per dire, quest'anno io ti dico se noi avessimo avuto, ascolta cosa ti dico eh, Bobo Vieri, noi spaccavamo il culo ai passeri.

La telefonata continua con discorsi tecnici sul Milan e di strategia da tenere contro il Liverpool di Benitez, contro cui giocheranno la finale di Champions (che "non gliela darà", ndr), finché alla fine Meani chiede di poter chiudere perché ha la chiamata di un grande interlocutore: "Scusa che mi sta chiamando Collina sotto...".


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