Processo Caf - Quinta giornata, Ruperto replica alle critiche

Ruperto7 luglio 2006. Giornata caratterizzata dalla replica stizzita del presidente Ruperto alle critiche degli avvocati e dei media. L'anziano giudice apre l'udienza puntualizzando sull'imparzialità della corte, poi rimbecca l'avvocato di Mazzini, e due volte quello della Lazio. In seguito si complimenta con i legali della Fiorentina per aver rinunciato ad esporre la propria difesa e punzecchia Trofino. Anche Palazzi interrompe due volte gli avvocati per puntualizzare la posizione della Procura.

Le polemiche sono sulle pagine dei giornali del mattino. Sul Corriere della Sera c'è un'intervista a Mastella dal titolo "Mastella: capisco chi chiede l'amnistia", e nell'intervista il Ministro della Giustizia dice cose come: "L'amnistia in caso di vittoria ai Mondiali? Il governo non interferisce, però credo che i tifosi lo chiedano, un atto di clemenza. Non può essere come certi spettacoli che si vedevano nell'arena del Colosseo dove tutti infierivano". Altri giornali riportano anche pareri di vari giuristi, come quella di Guido Calvi, professore di diritto e vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato: "Gli 'incolpati' sono stati sottratti al loro 'giudice naturale'. La Caf era di 25 membri, sei magistrati sono stati esclusi dal Csm. Ne rimanevano 19 e ne sono stati nominati sei, dei quali tre per parte della Caf, che giudica per 'provvedimento'. Dopo questi inesistenti giudizi si scateneranno devastanti ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato". Critiche vengono anche da Giandomenico Pisapia, ex presidente della Commissione Giustizia: "Anche un giudice esperto come il presidente Ruperto è in difficoltà nell'essere equo. Questo processo sportivo si fa solo sugli atti dell'accusa. Mentre la prova si deve formare nel dibattimento. Ciò contrasta con lo stesso Codice sportivo, art. 37 comma 6: "Il dibattimento si svolge nel contraddittorio". Non solo su quanto afferma l'accusa. Questo alla Caf non sta avvenendo. Benché i colpevoli debbano essere perseguiti". Giancarlo De Cataldo, magistrato di Corte d'Assise (l'autore di "Romanzo criminale", ndr), propone cambiamenti: "È sbagliato esaminare la giustizia sportiva col metro di quella ordinaria. È autonoma di un settore. Semmai è una giustizia antica. Di quando non c'erano né Borsa né sponsor. Va aggiornata in modo concordato".

Ore 9.30 - RUPERTO REPLICA IN APERTURA. Le polemiche dei legali e quelle lette sui media inducono Cesare Ruperto ad aprire l'udienza con una precisazione: "Si parla e si sparla troppo di questa compressione delle difese. Voi potete dire, esibire e chiedere quello che volete. La commissione esaminerà tutto in camera di consiglio. Tutti mettono il becco, dicono che le difese sono strozzate, ma ogni procedimento ha le sue caratteristiche e la sua fisionomia. C'è il processo sportivo, quello civile, quello penale e quello religioso. Questo è un processo sportivo nel quale la difesa non viene assolutamente compressa. La difesa deve adattarsi al processo sportivo, qui non siamo in una Corte d'Assise. Io non ho limitato gli interventi degli avvocati e non ho consentito che si autolimitassero. Noi siamo qui per cercare di arrivare all'accertamento della verità. Il procedimento si svolge in quest'aula e il giudizio maturerà in Camera di Consiglio. Cerco di evitare di dar peso a quello che scrivono i giornali in questi giorni, ma alcune cose arrivano lo stesso in aula".

Ore 9.40 - LA DIFESA DI MAZZINI. L'avvocato Mario Rocchi, difensore di Innocenzo Mazzini, deve smontare la tesi accusatoria che ritiene Mazzini uno dei perni della cupola: "Ma quante persone doveva aiutare Innocenzo Mazzini? Non poteva aiutare tutti. Sembrerebbe che basti bussare a quella porta per ricevere ascolto, aiuto. Ma se devo far salire tutti su questo carro, cosa posso promettere? Prometto di aiutare chi? Gli sforzi devono essere indirizzati in un'unica direzione. Nei colloqui sembra che tutti vogliano aiutare chi glielo chiede. Tutti hanno da vincere quella partita, ma le giochiamo tra di noi. Alla fine si incontreranno e bisognerà che qualcuno perda e che qualcuno vinca". Basta convincere il designatore per ricevere favori? L'avvocato Rocchi dichiara: "Prima di convincere il designatore c'è bisogno che convinca uno di questi giovanotti (riferito agli arbitri, ndr) ma le intercettazioni non ci consegnano nulla di questo. Il contatto con l'arbitro poi deve essere precedente per convincerlo a 'dare una mano'. Poi può arrivare il contatto con il designatore che in teoria dovrebbe designare il direttore di gara per quella partita".
L'avvocato Rocchi replica poi all'accusa sulle "doti divinatorie di Moggi": "Nella telefonata tra Moggi e Della Valle siamo nel più bieco stereotipo, fino ad arrivare allo zenit. Dice Moggi a Della Valle: non ti preoccupare, fuori casa pareggiate e in casa vincete. E queste sono doti divinatorie? Chiunque sa che l'obiettivo più facile da conseguire da ogni squadra è non prenderle fuori e darle in casa".
Quando l'avvocato Rocchi definisce questo come "un processo al sistema Moggi", Stefano Palazzi interrompe il difensore e precisa: "Tengo a fare presente che questa Procura nell'atto di deferimento non ha mai fatto riferimento a "cupola", organizzazione o termini di questo genere".
L'avvocato Rocchi riprende la sua arringa: "Mazzini vuole fare qualcosa per la sua città, magari si è fatto prendere dall'effervescenza ma utilizzando solo modi leciti e rimanendo sul piano dell'opportunità, che è ben altra cosa rispetto all'illecito sportivo". Una delle partite imputate a Mazzini è Bologna-Fiorentina del 24 aprile 2005, a proposito della quale l'avvocato Rocchi afferma: "La telefonata di qualche giorno prima tra Mazzini e l'ad della Fiorentina Mencucci dura 7 minuti e 26 secondi, degli impicci si parla per un brevissimo momento e quel che più conta è che la designazione dell'arbitro è già avvenuta. Se Mazzini dice che Bertini è un grande amico, lo fa perché l'uomo è debole. Bisogna capire che Mazzini ha un modo di fare spontaneo. Se Mazzini fosse davvero la lunga mano del sistema, perché non ha chiesto a Giraudo di aiutare il club viola? Per valutare la sua posizione la Commissione dovrà valutare tutti i quarant'anni della sua vita sportiva".
Al termine dell'arringa il presidente Ruperto, con riferimento alla polemica sul processo, chiede all'avvocato Rocchi: "Oggi si è sentito meno libero di quanto si sente davanti ai tribunali e ad altre corti?".

Ore 11.30 - LA DIFESA DELLA LAZIO. Dopo una sospensione l'udienza riparte con l'arringa dell'avvocato Vincenzo Siniscalchi, legale della Lazio: "I diritti della Lazio non sono stati difesi in nome di una cordata elettorale, nessuna ipoteca è stata iscritta sull'elezione di nessuno. Quando Lotito si rivolge agli organi ufficiali del calcio, non lo fa in virtù di uno scambio". L'accusa della Procura secondo cui la Lazio avrebbe goduto di favori arbitrali in cambio dell'appoggio alle candidature di Carraro e Galliani viene respinta da Siniscalchi: "E' un teorema che noi respingiamo completamente. La Procura ha preso le distanze dalle valutazioni dell'ufficio indagini".
Palazzi, toccato, replica interrompendo l'arringa: "Non è vero che noi abbiamo preso le distanze ma abbiamo fatto solo valutazioni giuridiche".
Siniscalchi punta il dito sull'indagine che ha condotto al processo: "Indagine condizionata da un teorema, una "suggestione" che non trova riscontro nella realtà. Noi non abbiamo difeso i diritti della Lazio in nome di una cordata, né abbiamo sottoscritto un'ipoteca nell'elezione di nessuno. Carraro aveva il diritto-dovere di ascoltare Lotito che aveva il diritto di interpellare gli organi federali. Lotito non poteva solo protestare in conferenza stampa, ma doveva farsi sentire a livello istituzionale, doveva farsi sentire a costo di prendersi la taccia di maniaco di persecuzione".
Sulle pene richieste da Palazzi Siniscalchi dichiara: "Pieno dissenso nei confronti delle pene richieste dalla Procura Federale. La telefonata è l'atto, ma la condotta illecita dov'è? Lamentarsi al telefono con Carraro non presuppone un illecito. Il primo intervento di Lotito in base agli atti raccolti è una telefonata a Carraro, il presidente della Lazio si rivolge ad un'istituzione, alla luce del sole. La lettera del 23 gennaio 2006 è un documento illuminante. Lotito rimane fermo sulla necessità di moralizzare e riformare il calcio, a dimostrazione di quanto fosse un personaggio scomodo. Non abbiamo mai parlato con arbitri e designatori: abbiamo reso omaggio alla terzietà dei direttori di gara. Lotito, stanco degli errori arbitrali, non ne ha potuto più dopo Reggina-Lazio del 30 gennaio 2005. Ora c'è un'inchiesta in corso che riguarda la Reggina e che ci vede parte interessata. Chiediamo alla commissione la valutazione di quella partita come antefatto della gara con il Brescia, e l'acquisizione dei relativi atti".
Sulla telefonata tra Lotito e Mazzini il legale afferma: "La conversazione tra Innocenzo Mazzini e Claudio Lotito è un delirio telefonico, un pezzo da cabaret indimenticabile, una pagina di teatro dell'assurdo che può rendere più amena l'atmosfera di questo processo".
L'avvocato Siniscalchi parla di "giustizia giusta" e Ruperto lo interrompe: "Parlare di giustizia giusta è come dire che il ghiaccio è freddo. Il giusto processo invece è altra cosa". Siniscalchi riprende ma dopo poco Ruperto, che pure aveva ripetuto di voler concedere libertà nei tempi necessari alle difese, lo riprende per la lunghezza dell'arringa: "Vuole il mio orologio?". Siniscalchi, per nulla intimorito, replica che ha da parlare ancora per venti minuti, con Ruperto che li concede ma precisa in modo drastico: "Venti-minuti-venti".

Ore 13.20 - INTERVENTO DI RUPERTO. Il presidente della Caf, Cesare Ruperto, sospende la seduta per verificare la lista di quanti debbano ancora parlare. I difensori della Fiorentina hanno chiesto di chiarire la scelta del giorno prima di rinunciare all'arringa: "Non solo non abbiamo rinunciato alla difesa, ma soprattutto abbiamo rinunciato all'arringa per un segno di rispetto nei confronti della commissione e per avere la sicurezza che le vostre tesi e le nostre documentazioni rimanessero scritte in modo da facilitare il compito di chi ci giudica". Ruperto li benedice: "Sappiamo che questo è il modo più intelligente di difendersi. Abbiamo apprezzato quello che avete fatto, è la maniera migliore".

Ore 15.00 - LA DIFESA DI ROCCHI. Il legale D' Avirro, che difende l'arbitro Rocchi, accusato di "presunto" illecito per Chievo-Lazio, dichiara: "Nei giorni precedenti Chievo-Lazio non c'è nessuna intercettazione di telefonate tra Rocchi e i designatori e tra Rocchi e Mazzini. Queste è la prova che Rocchi non è coinvolto nella vicenda". L'avvocato evidenzia anche che "i giocatori del Chievo, interrogati dai carabinieri, ammettono che è stato impeccabile".

Ore 17.00 - LA DIFESA DI TAGLIAVENTO. L'avvocato Manlio Morcella, legale dell'arbitro Paolo Tagliavento: "Illegittimo il deferimento di questa promessa arbitrale che, da possibile internazionale, è stato sbattuto in prima pagina. Il deferimento per l'arbitro Tagliavento è infondato, palesemente infondato perché Tagliavento non è mai stato apparentato a nessuno degli arbitri 'deviati'. Moggi nemmeno chiede di difenderlo al Processo di Biscardi". Quando sente parlare di illegittimità Palazzi interviene bruscamente: "La prego di moderare i termini, illegittimo vuol dire che va contro la legge". Interviene anche il presidente Ruperto: "Gli avvocati dicono quello che vogliono, ognuno ha il peso che ha, la corte sa valutare".

Ore 17.05 - LA DIFESA DI MOGGI. L'avvocato Trofino, legale di Luciano Moggi, dichiara: "Dal 16 maggio, giorno in cui si è dimesso davanti al mondo, il mio assistito sta già scontando la pena che la Procura Federale ha chiesto per lui: si è autosospeso a vita". Ruperto punzecchia: "L'ha fatto dal Campidoglio?". Trofino replica: "No, però vi chiedo di riconsiderare il difetto di giurisdizione. Se il timore è che Moggi possa in futuro tesserarsi di nuovo, chi ha dato le dimissioni, e le ha anche rinnovate, manifesta una chiara volontà di essere fuori da quel mondo al quale è appartenuto". Ruperto interviene di nuovo: "Lei è un po' sibillino. Se uno si è già dimesso, come fa a dimettersi una seconda volta?". Trofino passa alla seconda richiesta: "Separare la posizione di Moggi da questo procedimento sospendendo il giudizio. Primo: quando in sede penale esistono fatti che coincidono con un procedimento disciplinare, questo si sospende in attesa della sentenza (come accaduto col dottor Agricola per il processo doping, ndr). Secondo: le indagini in corso su altre squadre, Messina e Reggina, potrebbero coinvolgere nuovamente il mio assistito. E soprattutto: se la prova centrale sono le intercettazioni, su 100.000 telefonate ai fini dell'inchiesta su Moggi ne sono state isolate solo 40, tra l'altro fra persone che appartengono a un mondo in cui c'è un'illegalità diffusa, anche su piccole cose che sono quasi considerate legali. Ma in tutte le altre 99.960, che non sono a nostra disposizione perché neanche trascritte, c'è la prova della sua innocenza". L'avvocato Trofino chiude la sua arringa con un riferimento ai meriti di Moggi: "In questo momento l'unica prova evidente di un sistema Moggi è che domenica si giocherà una finale mondiale con più di un terzo dei giocatori in carico alla Juve di Moggi e di Giraudo, senza contare Lippi. Lì si vedrà la positività della Juventus, che non è stata prima solo in serie A ma anche con le giovanili, successi sui quali non possono esserci sospetti. C'è una storia Juve che è un merito anche di Moggi. Sarebbe facile ora dire quello che è provato, e non lo facciamo. Ma non vogliamo neanche sentirci dire cose non provate". Ruperto chiede a Trofino: "Perché il suo assistito non si è presentato?", Trofino risponde "Per evitarsi un ulteriore motivo di stress. Noi riteniamo che vada processato come tutti, ma dopo il giudizio penale".

Ore 18.00 - LA DIFESA DI DE SANTIS. L'avvocato Silvia Morescanti, che difende l'arbitro Massimo De Santis, apre la sua arringa puntando il dito contro le dichiarazioni di Manfredi Martino: "Sono solo incongruenze quelle dette dal Martino, e dico che o è un mendace, o un reo confesso. Nel primo caso non può essere preso in considerazione, nel secondo avrebbe commesso un reato". L'avvocato riferisce di aver chiesto l'autorizzazione necessaria per i tesserati ad adire le vie legali contro lo stesso Martino, contro Carlo Ancelotti e contro Fabio Vignaroli. La Morescanti evidenzia che sono solo due le partite contestate a De Santis: Fiorentina-Bologna "per la quale non c'è alcuna telefonata", e Lecce-Parma, per la quale ricorda che Zeman ha dichiarato: "Mi sono alzato dalla panchina rivolgendo le spalle al campo perché mi sono vergognato di come i miei, a un certo punto, giocassero senza voglia di vincere. L'arbitraggio? Non c'entra, è stato normale". L'avvenente avvocato conclude: "Non è provato che De Santis abbia aderito al progetto Moggi".

Ore 19.00 - DIBATTIMENTO CHIUSO. L'ironia di Ruperto anche sulla coda del processo, i suoi saluti finali: "La sentenza non è giá scritta, come qualcuno mormora. Se così fosse, datela a noi, così ci risparmiate la fatica. Visto che non è scritta, arrivederci e buon lavoro. Ringrazio la Procura sportiva, le difese e le parti deferite per aver creato un clima di serenità che ci accompagnerà in camera di consiglio. Per la sentenza ci vorranno minimo tre giorni, massimo quindici. A meno che non si ritorni qui in aula con un'ordinanza: nulla è scritto, nulla è deciso".

I POLITICI SI SCATENANO. Le parole del Ministro Mastella provocano reazioni da parte di diversi politici che esternano durante tutta la giornata. Vale la pena ricordarne alcuni e ricordarcene.
Giovanna Melandri: "Il calcio non ha bisogno né di amnistia né di vendette. Ha bisogno di trasparenza, di giustizia e di nuove regole".
Paolo Cento (romanista): "Mastella non mischi le carte. Mi dispiace che un'operazione di questo genere la faccia il Ministro della Giustizia. È una polpetta avvelenata. È vergognosa qualsiasi ipotesi di amnistia su Moggiopoli. Di amnistia si faccia quella vera, per i carcerati. Sul calcio vada avanti la giustizia sportiva".
Walter Veltroni (juventino): "Non credo sarebbe giusta una soluzione che farebbe venire meno, in questo momento, quella spinta al risanamento e alla pulizia del calcio che è necessaria. Mi auguro anche che il giudizio sia dato col massimo di equilibrio, di rispetto della realtà e delle responsabilità, senza nessun furore ideologico".
Ignazio La Russa (interista): "Ero contrario prima che parlasse Mastella e rimango assolutamente contrario all'amnistia nel calcio. Bisognerebbe penalizzarli, ma in serie A".
Antonio Gentile (Sen. Forza Italia): "È inaccettabile questa equazione: Nazionale vincente uguale amnistia. Mastella manca di rispetto nei confronti del Genoa che è stato spedito in serie C".
Pietro Folena: "Considero molto grave l'atteggiamento di quanti, specie se autorevoli componenti del Governo, cercano di ostacolare lo straordinario tentativo di rifondare il calcio. Non sono ipotizzabili colpi di spugna, neanche se l'Italia vincesse i Mondiali. Si lasci lavorare in pace il professor Guido Rossi che sta rifondando il calcio".
Maurizio Gasparri (AN): "Se dobbiamo essere giusti, e tenere conto dell'esigenza di non fare amnistie e colpi di spugna ma neanche di essere avulsi dal sentimento popolare del Paese, direi che la Juventus potrebbe essere retrocessa in serie B con un congruo numero di punti di penalizzazione".
Gianfranco Rotondi, unica mosca bianca: "È giusto e sensato pensare alla clemenza. Questo processo a Moggiopoli ha fini politici".