Il Dossier Ladroni e la perforabilissima difesa nerazzurra

moratti ombrello

L'Inter ha appreso del “Dossier Ladroni” solo da notizie di stampa. Questo si dice nel documento difensivo (a pag. 8) degli avvocati della squadra milanese depositato presso il tribunale di Milano nella causa civile intentata da De Santis per risarcimento danni. Quindi nessun dirigente, si legge sempre in tal documento, commissionò dossiers a Tavaroli o a Cipriani. Ed il filo rosso della difesa interista è quello di sostenere un'assoluta estraneità dell'Inter e dei suoi dirigenti, in quanto non sarebbe dimostrato che il Dossier Ladroni venne realizzato su ordine dell'Inter.

Ma le contestazioni non si limitano a ribadire l'estraneità ai fatti, in quanto in primis si eccepisce l'intervenuta prescrizione (che sospiro di sollievo... temevamo mancasse una pretesa prescrizione in una vicenda giudiziaria che vede coinvolta l'Inter!).
In secondo luogo si contesta la legittimazione passiva dell'Inter a stare in giudizio. Non essendo provato, a dire degli avvocati, che l'attività di raccolta informazioni sia stata commissionata dall'Inter a Tavaroli e/o a Cipriani; e tuttavia qualora fosse provata la violazione, i legittimati passivi dovrebbero essere Cipriani e Pirelli. Ebbene sì, l'Inter scarica l'eventuale responsabilità su Pirelli, la società di Tronchetti Provera, azionista all'epoca dell'Inter (ne deteneva il 19,485% delle azioni, in seguito vendute), e sponsor nerazzurro ormai da anni. E questo in quanto dalle testimonianze raccolte nel processo Telecom emergerebbero eventualmente prove a carico di Pirelli quale committente del Dossier Ladroni. E la prova principale sarebbe che Cipriani fattura la sua prestazione a Pirelli. Salvo dimenticare di riportare che Cipriani dice che Tavaroli gli riferì che era opportuno che l'Inter non apparisse direttamente. Abbiamo già detto del trattamento riservato a Facchetti, utilizzato come capro espiatorio, pur di salvare l'Inter ed i suoi amministratori.
Ma ad oggi nessuno s'è indignato o stracciato le vesti né è stato accusato di sciacallaggio ai danni di Facchetti deceduto prematuramente e che non si può difendere. Ma andiamo avanti. Si contestano poi le testimonianze raccolte nel processo Telecom, sempre al tribunale di Milano, e portate in giudizio dagli avvocati di De Santis. Tavaroli, Cipriani e la Plateo sono inattendibili, dicono i difensori interisti, in quanto hanno testimoniato essendo indagati (Tavaroli e Cipriani) per il reato di appropriazione indebita, e quanto riferito dalla Plateo sarebbe confusionario e non costituirebbe prova del coinvolgimento dell'Inter. Del resto, dicono gli avvocati, nessuno dell'Inter è stato chiamato in giudizio nel processo Telecom. Ricordiamo ai lettori che Tronchetti Provera e Buora erano al contempo nel CDA di Telecom e dell'Inter. La stessa testimonianza di Tronchetti viene minimizzata, salvo poi ribadire che l'eventuale responsabile civile è la Pirelli dello stesso Tronchetti. Vi è quindi una contestazione pregiudiziale, la prescrizione, poi una contestazione procedurale, Inter non legittimata passiva, ed infine una contestazione nel merito, i testimoni sono scarsamente attendibili. Ma gli avvocati non si limitano a questo, contestano anche l'asserita onorabilità di De Santis lesa dal Dossier Ladroni, citando la sentenza di primo grado del processo Calciopoli. E per riportare i fatti di Calciopoli si rifanno a quanto scritto su wikipedia. Quindi esser stato condannato in primo grado limiterebbe l'eventuale danno cagionato dall'attività illecita di dossieraggio, vista la "scarsa onorabilità" di De Santis. Tesi curiosa visto che si parla di sentenza di primo grado (a meno che wikipedia possa sostituire la Cassazione) e che comunque l'attività di dossieraggio è precedente ai fatti di Calciopoli. Il Dossier Ladroni venne commissionato a fine 2002 e realizzato ad inizio 2003, i fatti di Calciopoli si riferiscono a periodo successivo al 2003.

L'impressione che se ne trae, leggendo il documento dei difensori nerazzurri, è che si stia cercando di salvare il salvabile, viste le risultanze del processo Telecom e anche quanto emerso nel processo Calciopoli sul rapporto di Nucini con Facchetti. E che sia stata l'Inter a commissionare il Dossier Ladroni sembra evidente a tutti coloro i quali hanno seguito l'udienza preliminare del Gup Panasiti. Gup che era chiamata a decidere sul rinvio a giudizio del Tiger team per appropriazione indebita, come sostenuto da Pirelli, da Telecom ed anche dagli stessi pm (bacchettati poi dalla stessa Panasiti). La Panasiti ha stabilito (la pronuncia è del 28 maggio 2010 e depositata il 14 giugno, e non del 29 come più volte scrivono gli avvocati dell'Inter nel loro documento...) che il Tiger team operava nell'interesse e su input dei vertici Telecom e Pirelli, e che anche il Dossier Ladroni venne realizzato nell'interesse del gruppo Pirelli; e l'Inter era considerata una “società del gruppo Pirelli” come ebbe a testimoniare Ghioni. Una difesa che sembra scansare e non rispondere a quanto detto nel documento prodotto degli avvocati di De Santis, eccependo la prescrizione, il difetto alla legittimazione passiva, la mancanza di deleghe di Facchetti ed ogni altro vizio formale e procedurale. Che poi, per una condanna morale non è affatto necessario stabilire se il mandante sia Pirelli o direttamente gli amministratori dell'Inter. De Santis venne dossierato nell'interesse dell'Inter e questo basta. Ma, come sappiamo, ciò non è bastato alla FIGC, che ha archiviato il fascicolo perché "non sono emersi fatti di rilievo sanzionabili ovvero non prescritti". Noi ci permettiamo di ricordare le dichiarazioni rilasciate a Telelombardia da Tavaroli, che ribadì quanto più volte detto in precedenza in tribunale e agli inquirenti, ovvero che era stato contattato (min. 5.10) dalla segreteria del Presidente (Tronchetti) ed in seguito si era incontrato con Moratti e Facchetti alla presenza dello stesso Tronchetti negli uffici della Saras. La Saras, non occorre ricordarlo, è la società petrolifera dei fratelli Moratti. E dopo questo incontro Nucini venne inviato dal pm Boccassini, ma parlarono solo "dell'andamento del calcio”, come ebbe a dire Nucini a Napoli; poi Tavaroli incaricò Cipriani di indagare su De Santis (vi sono agli atti del processo Telecom le prove di accesso al database del Ministero degli Interni già ad inizio gennaio 2003). Ma, non bastasse la testimonianza di Tavaroli, riprendiamo quanto detto da Moratti in due differenti interviste.

Il 31 agosto 2006 a Sabelli Fioretti (in un'intervista su 'Corriere della Sera Magazine') Moratti disse:
D: “Tempo fa l’ex arbitro Nucini venne da voi e vi raccontò tutto il marcio che c’era nel calcio”.R: “Lo mandammo dai giudici ma non confermò il suo racconto. Ebbe paura delle conseguenze”.
D: “Poteva denunciare la cosa Lei”.
R: “Temevo che fosse una trappola per farci fare brutta figura. Però nacque la voglia di capire che cosa ci fosse di vero”.
D: “Metteste sotto sorveglianza l’arbitro De Santis”.
R: “Una persona si offrì di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché lavoravano al ministero dove aveva lavorato De Santis. Ma non ne uscì nulla”.

Il 22 settembre 2006 Beccantini intervista Moratti per 'La Stampa':
D: “Preoccupato dagli sviluppi delle indagini”?
R: “In che senso, scusi?”
D: “Nel senso che possa essere tirata in ballo l'Inter”?
R: “No, nella maniera più categorica”.
D: “Eppure faceste pedinare l'arbitro De Santis.”
R: “E' ormai un episodio di dominio pubblico. Le rispondo come risposi a Claudio Sabelli Fioretti: un tizio si offrì di farlo. Era in contatto con persone del ministero presso il quale aveva lavorato De Santis. Potevano offrirci delle informazioni. Risultato: zero su tutta la linea. E comunque, c'è un'inchiesta in corso. Meglio attendere gli esiti”.

Dopo queste dichiarazioni qualcuno ancora dubita che Moratti fosse a conoscenza del pedinamento illegale ai danni di De Santis?
E Moratti era all'epoca amministratore dotato di tutte le deleghe necessarie a rappresentare l'Inter ed a sottoscrivere contratti vincolanti, non come Facchetti. Però stranamente nel documento dei difensori viene evidenziata solo la mancanza di deleghe di Facchetti ma nulla si dice delle dichiarazioni di Moratti. Ma niente paura, gliele ricordiamo volentieri noi, in questo articolo.