I lupi e gli agnelli: i Buddenbrook di Moncalvo

moncalvoIl primo a intuire che qualcosa stesse cambiando era stato lo stesso Avvocato. Ai tempi della scalata della Telecom da parte di Colaninno e dei suoi capitani coraggiosi disse che il governo aveva preferito questi ultimi al “piccolo mondo antico”.
Inutile dire che il Principe di questo piccolo mondo era proprio lui.
Come sempre nella storia, le classi dirigenti si alternano alla guida delle nazioni, anche in quella che appare una nazione immobile come l'Italia. La scalata alla Telecom dei capitani coraggiosi (con molto pelo nello stomaco) ne è stata una dimostrazione importante nella storia imprenditoriale italiana, perché ha certificato l'inizio del crepuscolo del “piccolo mondo antico” delle famiglie imprenditoriali storiche. Passaggio, dicevamo, che non è passato inosservato a quella mente raffinatissima dell'Avvocato.
Sotto questa ottica la storia imprenditoriale italiana degli ultimi quindici anni è ancora tutta da scrivere. Provate per esempio a leggere da questa angolazione i clamorosi avvenimenti del tentativo di scalata di Ricucci al gruppo RCS e molte cose vi appariranno più chiare.

In questa storia, tutta da scrivere, pone la prima pietra il coraggioso Gigi Moncalvo, che ci racconta la storia vera, al di là delle reticenze dei giornali spesso di proprietà della élite crepuscolare del piccolo mondo antico, della famiglia Agnelli dalla scomparsa dei due patriarchi, Gianni e Umberto.
Lotte intestine per il controllo dell'impero, personaggi che non si capisce se giochino per i padroni o per se stessi, un vortice di società nei paradisi fiscali dove scompaiono e riappaiono ingenti risorse, una donna che vuole giustizia prima che beni materiali.
E anche un grande scoop: John Elkann fu scelto come erede designato da prima della malattia e della morte di Giovannino Agnelli, figlio di Umberto, in contraddizione con ciò che era stato pubblicamente annunciato.
Da buon juventino, Moncalvo non dimentica di inserire nel suo mosaico un tassello bianconero.
Ci racconta infatti le ripercussioni di questa guerra sulla provincia dell'impero che più ci sta a cuore: la Juventus.
Secondo l'autore, ma anche secondo noi, la mancata difesa della Juventus in quella cinica operazione di character assassination fu dovuta alla necessità del ramo Elkanniano della famiglia di prevenire l'ascesa di Andrea Agnelli, figlio di Umberto e protetto della triade Giraudo, Moggi, Bettega.
Un'operazione cinica senza dubbio, ma necessaria, se si pensa alla enorme popolarità che si ottiene con il calcio. Il ramo elkanniano inoltre probabilmente conosce i limiti dell'erede designato che, senza offesa, è un personaggio privo di quello charme e di quel fascino di cui era dotato il nonno. L'ascesa di Andrea, l'ultimo che possa vantare il cognome Agnelli, poteva fare troppa ombra.
Non ci si accusi di troppa ingenuità (né noi né Moncalvo!), è vero che, molto probabilmente, la questione popolarità (di Andrea) è una delle tante sfaccettature che ha spinto il ramo elkanniano ad adottare i noti comportamenti durante Calciopoli. Ma non è un aspetto da sottovalutare.
Nella società dell'informazione, infatti, la popolarità ha un peso enorme. Se l'Avvocato fosse stato un personaggio sciatto e impopolare, i politici sarebbero stati forse egualmente disposti a concedere rottamazioni e altri aiuti alle sue aziende?
Per noi, chi in Fiat ha la popolarità, alla lunga, ottiene il potere. E questo il ramo elkanniano lo sa benissimo, ecco perché Andrea fu bloccato. Pazienza se la Juve fu condannata ad una ingiusta retrocessione senza difesa.

"I lupi e gli Agnelli" di Moncalvo, come potete vedere, non è solo la cronistoria di una diatriba familiare, ma va visto come la cronaca della decadenza di una famiglia. Anzi, della famiglia simbolo del capitalismo familiare.
E metaforicamente narra il crepuscolo di tutto il piccolo mondo antico dell'aristocrazia imprenditoriale nazionale.

Un saggio dunque da leggere, da conservare e da rileggere tra qualche anno. Capirete che l'autore non è stato solo un uomo coraggioso (che ha pagato un prezzo alla sua ostinazione nel volerci narrare questa storia “proibita”), ma anche uno dei pochi giornalisti di razza del panorama italiano.

DAL SITO DELL'EDITORE VALLECCHI:

«Mi hanno rubato i figli per farne degli eredi Agnelli».
Ultimo atto, aggiornato a settembre 2009, della guerra dichiarata da Margherita alla sua famiglia.
L'opera:
Maggio 2007, Margherita Agnelli deposita al Tribunale di Torino la clamorosa citazione nei confronti di Gabetti e Grande Stevens - custodi dei beni del padre - che provoca un terremoto fra i membri della famiglia torinese e solleva il sipario sui trascorsi del padre Gianni e il passato di una dinastia protagonista da decenni della storia economica, e non solo, d'Italia. Moncalvo, con una ricostruzione risoluta e provocatoria, riesce a portare alla luce intrecci pubblici e privati sconosciuti al grande pubblico e spesso nascosti ai mass media: drammi, contrasti, sospetti, manovre che hanno segnato la famiglia Agnelli e, senza i quali, non si possono comprendere i fatti più recenti. Questo libro ripercorre la biografia della famiglia (con ampio spazio dedicato alla tragica morte di Edoardo e all'ascesa del giovanissimo John Elkann), la guerra mediatica attuale che ha come protagonista Margherita e i suoi figli, John e Lapo, ma soprattutto gli avvenimenti e i retroscena che hanno preceduto e seguito la morte di Gianni Agnelli, per restituire al lettore il resoconto completo, aggiornato ai fatti più recenti, di una guerra di successione che coinvolge, fra battaglie legali, scandali e interessi economici, ognuno di noi.

L'autore:
Gigi Moncalvo giornalista e scrittore, dopo otto anni trascorsi al «Corriere della Sera» e tre al «Giorno» come inviato speciale, ha cominciato la sua carriera televisiva conducendo Tg per Mediaset. Ha realizzato documentari e reportage in tutto il mondo, ha vinto premi giornalistici in Italia e all'estero. Dal 1993 lavora per molte tv private, dal 2002 al 2004 è stato direttore del quotidiano «La Padania», ed è stato capo struttura informazione di Rai2. Ha scritto 12 libri, fra cui la biografia di Antonio Di Pietro e quella di Silvio Berlusconi. Attualmente collabora con il quotidiano «Libero», si occupa di consulenze editoriali e produce format tv.


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