Il razzismo è una brutta bestia, ma la giustizia sportiva è peggio

giustizia sportivaE così per il caso Balotelli la Juventus ha fatto ricorso all'Alta Corte di Giustizia del Coni; con riferimento alla sentenza che ha confermato la partita a porte chiuse, la società (assistita, tra gli altri, dall'avvocato Grande Stevens) parla di "abnormità giuridica" tanto che la Stampa ("Cobolli va al Coni. E c'è l'ipotesi Tar") non esclude addirittura la possibilità che "dal confine sportivo si entri in quello ordinario".

Sentire che con la consulenza di un grande avvocato la Juve pensa di ricorrere al Tar per una partita a porte chiuse fa attorcigliare le budella a quanti nell'estate 2006 hanno visto ben più gravi abnormità giuridiche nel processo e nelle sentenze di Calciopoli, ma non è su Calciopoli che vogliamo invitare a riflettere; vogliamo invece, con l'occasione, ribadire che stigmatizziamo i cori razzisti, ripetere che il razzismo è una brutta bestia ma, nel contempo, far presente che il caso Balotelli conferma che anche la giustizia sportiva è una brutta bestia, anzi è peggio.

Quanto al razzismo, come Ju29ro Team abbiamo esplicitamente chiesto al presidente Cobolli Gigli di non fare ricorso; l'idea che la Juve fosse la prima ad essere punita dopo che tanti cori razzisti erano stati sentiti un po’ in tutti gli stadi (a cominciare da quelli contro Zoro) non ci faceva attorcigliare le budella; quella punizione, pensavamo, era come un contributo della Juve e dei suoi tifosi alla lotta contro la brutta bestia del razzismo: restava chiuso il Comunale e poi, a seguire e in nome della legge che è uguale per tutti, sarebbero rimasti chiusi altri stadi fino a quando da Milano a Reggio Calabria avremmo assistito a partite di calcio in cui il pubblico non insultava più a motivo del colore della pelle. Come se la Juve e i suoi tifosi fossero chiamati a dare con generosità l'esempio a tutte le altre società, a tutti i frequentatori degli stadi; tutti a rendersi conto di quanto è brutta la bestia del razzismo.

Detto questo, però, bisogna fermarsi a riflettere sul funzionamento della giustizia sportiva; di abnormità giuridiche qui sul nostro sito stiamo parlando dall'estate 2006 e non solo per Calciopoli; abbiamo fatto presente il rischio per il nostro campionato di diventare una "barzelletta" non tanto per i cori razzisti rimasti impuniti sin dal caso Zoro nonostante la normativa prevedesse di sanzionarli, ma proprio per una serie di abnormità e castronerie nella giustizia sportiva che qualunque appassionato di calcio senza il prosciutto del tifo sugli occhi ha potuto vedere; come se, dall'estate 2006, il funzionamento della giustizia sportiva fosse partito per la tangente, anzi fosse partito e basta.

Andiamo a Torino, a Juve-Inter e, per rifletterci, segnaliamo un po’ di fatti. L'arbitro nel referto (fonte: la Repubblica) di cori razzisti non ha scritto, come se non li avesse sentiti (sembra strano, sembra una barzelletta, ma è così; d'altra parte l'arbitro di Genoa-Juve non aveva sentito neppure lui quando, proprio lui, aveva fischiato in anticipo sul gol di Thiago Motta); Cobolli Gigli ha dichiarato di aver salutato a fine partita Paolillo senza che questi si lamentasse di nulla; sui cori razzisti hanno scritto solo gli ispettori mandati da Palazzi che ci hanno messo un impegno davvero particolare perché li hanno contati (dieci in tutto) a partire dal primo (nei primi minuti, verosimilmente quando Balotelli ha strattonato Molinaro oltre la linea di fondocampo), come se avessero ricevuto in anticipo un ordine ben preciso; domenica tutti i giornali parlavano della partita e non del razzismo; tutti meno uno: la Gazzetta che faceva da altoparlante a Moratti che, dimenticandosi di quanto aveva detto sul caso Zoro, raccontava la sua barzelletta dicendo che c'era rimasto male, ma tanto male, che se fosse stato a Torino avrebbe ritirato la squadra; lunedì di razzismo parlavano tutti, a scoppio ritardato ma tutti come se la barzelletta di Moratti li avesse scatenati, tutti i comici che hanno a che fare col nostro campionato a parlare di una cosa molto seria come il razzismo.

Bisognerebbe a questo punto chiedersi cosa è successo sabato dopo la partita, come si è avviata la triangolazione ispettori-Gazzetta-Moratti; ognuno farà la sua ipotesi, con quanti penseranno che la giustizia sportiva è una brutta bestia noi ci dichiariamo già d'accordo; da parte nostra poniamo qualche interrogativo.

Gli ispettori "anti-razzismo" fanno così ad ogni partita e nonostante questo non abbiamo ancora debellato il razzismo dagli stadi? Gli ispettori di Palazzi hanno solo il compito di contare i vaffanculo che riecheggiano in ogni stadio o si occupano anche d'altro? Per fare un esempio: il Sole-24 Ore ha segnalato a suo tempo delle strane operazioni societarie di una squadra di Milano capaci di generare plusvalenze finte per centinaia di milioni di euro, la Stampa ha scritto di un'indagine della Procura di Torino sui possibili pagamenti in nero di una squadra di Roma al suo allenatore e il prof. Boeri, sempre a proposito di bilanci, ha scritto su Repubblica di illeciti tollerati; Palazzi ha messo in moto gli ispettori della Figc per fare un po’ di conti e capire di quali illeciti si tratta? La giustizia sportiva si mette in moto comunque davanti alla notizia di un possibile "reato"oppure c'è qualcuno che è libero di decidere a suo piacimento quando muovere gli ispettori? In questo caso non vi pare, visto che stiamo parlando di calcio, che la giustizia sportiva sia una bestia ancora più brutta del razzismo?

Questi sono interrogativi su come si muove la giustizia sportiva, che è la cosa più importante per la regolarità di un campionato, interrogativi grandi come una casa, interrogativi che a partire dall'estate 2006 sono stati agitati tante volte: il grande avvocato parlerà pure di abnormità giuridica leggendo le sentenze, noi ci fermiamo prima, ci fermiamo a quegli interrogativi e ci viene da pensare ad un campionato-barzelletta o, peggio, ad un campionato per finta, un campionato "a comando", come qualcuno potrebbe pensare della missione degli ispettori a Torino.

Dato, comunque, che a leggere documenti e sentenze siamo ormai allenati anche noi, profani di Codici e codicilli, volevamo dire qualcosa riguardo la sentenza, non nel merito (anche perché il dispositivo, ed è una comica pure questa, non c'è ancora), ma diciamo di contorno.

Con il ricorso al Coni, scrive la Stampa, la Juve intende comunque salvaguardarsi dal "danno economico" arrecato dalla sentenza. Sarebbe anche qui da ripassare alla moviola l'estate 2006, ma ci sforziamo di non farlo; ci limitiamo ad osservare, come abbiam fatto altre volte, che l'equiparazione normativa delle società di calcio alle società con fini di lucro avrebbe dovuto portare ad un ripensamento di tutto l'ambaradan della giustizia sportiva, ma così non è stato; col rischio di dipendere dalle missioni degli ispettori (con annesse strane triangolazioni), nonostante nel frattempo tre società si siano quotate in Borsa e, quindi, possono essere chiamate a rispondere del loro operato da parte di azionisti grandi e piccoli, e nonostante ci siano stati pareri eccellentissimi, come quello di un presidente emerito della Corte Costituzionale nel caso del passaporto falso di Recoba (quando a minacciare il ricorso ai tribunali era l'Inter), che hanno raccomandato "prudenza" proprio in funzione del danno economico rispetto al quale ci potrebbero essere in futuro richieste risarcitorie (e su questo argomento, cari lettori, siamo certi che dovremo tornare a scrivere).

Un'altra osservazione di contorno riguarda appunto la comica della sentenza che non c'è ancora: l'ambaradan della giustizia sportiva si è messo in moto, ispettori, giudice sportivo e Corte in riunione plenaria hanno fatto il loro dovere ed il risultato è che la Juve e i suoi avvocati hanno fatto ricorso al Coni senza avere il dispositivo della decisione della Corte di Giustizia Federale a sezioni unite, cioè senza poter sapere il perché; la Stampa parla di "rivolta" da parte del collegio difensivo e di legalità che la giustizia sportiva non rispetta. Quanto a noi, per evitare altri attorcigliamenti di budella, ripetiamo soltanto che razzismo e giustizia sportiva sono proprio delle brutte bestie; e la seconda ancora di più.

 

P.S.: apprendiamo che è stata decisa la sospensione cautelativa della sentenza in attesa di acquisire il dispositivo della stessa per consentire una valutazione di merito delle ragioni dell'accusa e di quelle della difesa. Dicevamo prima che i legali della Juve erano stati costretti a ricorrere senza sapere contro che cosa; non lo sanno neanche al Coni e dicono che bisognerebbe in effetti saperlo. Nel nostro articolo non occorre spostare neppure una virgola, il campionato-barzelletta resta tale e quale: parlavamo di una giustizia sportiva che è peggio della brutta bestia del razzismo; aggiungiamo solo che è anche molto stupida.


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