Il Tnas oggi si dirà incompetente? Agnelli: Gli scudetti sul campo sono 29. Moggi ignorato.

News, 9 settembre 2011.

Oggi alle 15 il Tnas deciderà se dichiararsi competente o incompetente sull'azione proposta dalla Juve e tesa a revocare all'Inter lo scudetto di cartone. Andrea Agnelli: Il campo dice sempre la verità, i nostri scudetti sono 29. I video della cerimonia inaugurale del nuovo stadio. John Elkann vuole lo scudetto e rivendica parità di trattamento per Calciopoli. Capello: I titoli vinti sul campo sono nostri e vanno restituiti. Moggi: Aspettavo l'invito, invece non sono stato invitato. Le designazioni arbitrali: alla Juve tocca Celi. Gli stipendi dei giocatori bianconeri. Zeman e le vittorie sbagliate di Moggi.

Oggi la partita si gioca al Tnas - Dopo la festa, la battaglia. Teatro dello scontro il Tnas, Tribunale Nazionale di Arbitrato Sportivo, il cui presidente, Alberto De Roberto, oggi, prima di costituire l'eventuale collegio arbitrale (i nomi caldi in tal senso sarebbero quelii di Auletta, Benincasa e Pozzo), dovrà stabilire se l'azione intrapresa dalla Juventus sia di competenza del Tnas. La Juve è rappresentata dagli avvocati Michele e Luigi Chiappero (con la consulenza legale del prof. Pasquale Landi), l'Inter è difesa dagli avvocati Angelo Capellini e Adriano Raffaelli e dalla professoressa Luisa Torchia, la Figc dagli avvocati Luigi Medugno, Mario Gallavotti e Letizia Mazzarelli. Inter è Figc sostengono l'in-competenza del Tnas, sostenendo invece la competenza dell'Alta Corte del Coni, che tuttavia la Figc ritiene a questo punto non più attivabile; rimarrebbe la strada del Tar, che è in ogni caso quella che la Juve, per parte sua, sembra già orientata a percorrere comunque direttamente. A minare la competenza del Tnas, secondo Inter e Figc, sarebbe il fatto che il Tnas altro non è che l'erede della vecchia Camera di Conciliazione, organo presso il quale il club di corso Galileo Ferraris già si è presentato, uscendone con uno sconto di 8 punti di penalizzazione. Ma nella sua memoria la Figc critica duramente la memoria della Juve, ricordando che in certi suoi punti "vengono propinate lezioni di carattere istituzionale, infarcite di riferimenti e di citazioni giurisprudenziali, che enunciano regole note a tutti i cultori della materia", e che la memoria stessa assomiglia più a "un sermone più consono a una sede didattica che ad un'aula di giustizia". E con ciò sostiene che la Juve non ha titolo per impugnare l'assegnazione dello scudetto all'Inter per scivolamento della classifica.

Andrea Agnelli: I nostri scudetti sono 29 - "Benvenuti a casa. Siamo decine di milioni nel mondo, milioni in Italia e centinaia di migliaia in città. Siamo gente che sa gioire, soffrire, stringere i denti, noi siamo la gente della Juve. Siamo gente che si riconosce guardandosi negli occhi, occhi che sanno accettare i risultati ottenuti su un campo verde come questo, solcato da linee bianche che definiscono il nostro destino, linee che non mentono perché il campo dice sempre la verità. 29 volte campioni d'Italia, 2 volte campioni d’Europa, 2 volte campioni del mondo. Oggi scriviamo un nuovo capitolo, una leggenda che supera calciatori e presidenti, che ha scaldato cuori di intere generazioni. Una leggenda che oggi entra in casa propria. In una parola: la Juventus. Qui sapremo guardarci negli occhi e incroceremo lo sguardo dei ragazzi che hanno una gran voglia di vincere. Vincere è sempre stata una nostra abitudine. Una bellissima abitudine. Non dimenticate le facce dei nostri vicini, facce che dopo 114 anni hanno finalmente una loro casa. Saremo sempre uniti, combatteremo uniti fino alla fine". Questo l'esordio di Andrea Agnelli nel nuovo stadio, un Andrea decisamente emozionato, e forse più emozionata di lui era la madre Allegra in tribuna. Dunque Andrea non ha perso l'occasione, davanti al mondo e davanti ad Abete seduto in tribuna, per rivendicare gli scudetti scippati, orgogliosamente esibiti. Concetto ribadito anche a Sky Sport 1: L'ho ricordato tante volte, per il sentimento dello juventino sono 29, sono sentimenti delicati, un tema molto serio".

L'inaugurazione del nuovo stadio - E' stata la serata dell'orgoglio bianconero con la spettacolare ed emozionante cerimonia dell'inaugurazione del nuovo stadio della Juventus, cui ha fatto seguito l'amichevole col Notts County, conclusasi 1-1 con reti di Luca Toni, che al 52' ribatte in rete un rigore fallito da Quagliarella, e di Hughes all'86'.
Con lo scopo di ripercorrere visivamente lo spettacolo, linkiamo molti video tratti dal grande forum tifosibianconeri.com e realizzati attraverso i filmati di SKY:
Video 1 - Backstage Prima Parte
Video 2 - Backstage Seconda Parte
Video 3 - Cerimonia Prima Parte
Video 4 - Cerimonia Seconda Parte
Video 5 - Cerimonia Terza Parte
Video 6 - Cerimonia Quarta Parte
Video 7 - Cerimonia Quinta Parte
Video 8 - Cerimonia Sesta Parte
Video 9 - Cerimonia Settima Parte
Video 10 - Cerimonia Ottava Parte

John Elkann: Rivendichiamo parità di trattamento - ''Questo stadio ha indubbiamente bisogno di obiettivi e lo scudetto è un obiettivo da raggiungere''. Questa la 'targa' messa (ai microfoni del Tg 1) sulla nuova casa bianconera da John Elkann. Poi, guidato dai suoi ricordi, torna al passato: "Mio nonno sarebbe orgogliosissimo. Ho tanti ricordi di partite viste insieme a lui. Gol di Platini, punizioni di Zidane, gol di Baggio". Un passato da difendere, rivendicando quanto tolto alla Juve con Calciopoli: "La nostra rivendicazione sta nella parità di trattamento, perché importante è essere cosciente di essere giudicato nello stesso modo degli altri".

Capello: Scudetti da restituire alla Juve- Capello, intervistato da Sky in occasione dell'inaugurazione della nuova casa bianconera, non ha avuto certo peli sulla lingua in merito alla questione degli scudetti scippati: "Le vittorie che abbiamo ottenuto sono meritevoli e vanno restituite alla Juventus, lo pensiamo sia io che i giocatori che c'erano all'epoca. Non è una polemica ma un dato di fatto, noi abbiamo fatto il nostro sul campo e i titoli vinti sul campo sono nostri". Però la Juve tarda a tornare grande... "La ricostruzione è dura e la comprendo, perdere tali campioni e non sbagliare dopo è difficilissimo, la scelta per arrivare a giocatori top livello è veramente complessa. Gli allenatori? Io dico che il vino si fa a seconda della bontà dell'uva, l'allenatore fa quel che può a seconda del materiale. Certi giocatori, e lo vedo in Inghilterra, non riescono a sopportare la pressione di un top club, chi si occupa di mercato deve conoscere anche queste cose". Ovvero, assolti i suoi colleghi, il difetto stava nel manico, di chi li ha costretti a fare il vino con uva scadente, quindi con chi ha guidato la società da Calciopoli ad oggi: i vari Secco, Blanc e lo stesso Marotta che non hanno saputo scegliere giocatori con le caratteristiche giuste, da Juve insomma. E la sua Juve, a tal fine, aveva Moggi. E il nuovo stadio? Beh, finalmente! "E' una svolta per il calcio italiano e un'emozione. Finalmente non si entra in uno stadio non obsoleto ma per il calcio, sono sufficienti stadi di media capienza ma devono essere di proprietà delle società. Se le italiane vogliono competere con le big europee devono costruirli, oltre all'identificazione da sviluppi anche a livello economico e di marketing. La non divisione e le panchine tra il pubblico sono un esempio, si può giocare senza barriere anche in Italia e si vedrà anche il rispetto per gli steward. In Inghilterra quando ci sono i facinorosi intervengono subito e tutto funziona a meraviglia, penso sarà così anche qui".

Moggi? Non invitato - C'era un'assenza pesante, ingombrante, all'inaugurazione della nuova casa bianconera, quella di Luciano Moggi, che non è stato invitato e ha commentato la festa dell'inaugurazione dai microfoni di Radio Manà Manà Sport: "Noi Abbiamo creato il disegno dello stadio e fatto girare i nostri architetti in giro per il mondo per carpire le cose più belle dagli altri stadi. Non ho nulla da dire a nessuno, mi godo lo spettacolo. E’ una bella manifestazione, ma sono stati invitati i responsabili della retrocessione nel 2006, quelli che non hanno permesso la revoca dello Scudetto all’Inter e chi non l’ha difesa ma non sono stati invitati gli artefici delle ultime vittorie bianconere. Se questa è una bella manifestazione, godiamocela. Andrea Agnelli non ha colpa alcuna in questa storia, ha difeso le immagini del papà e della Juventus. Sono contento per la festa. Mi spiace perché mentre lo scudetto numero 29 spiccava il volo verso il cielo, non c’erano gli artefici degli scudetti. Aspettavo l’invito, non ho detto a nessuno che non ero stato invitato. Se l’avessero saputo Gianni Agnelli, l’avvocato Chiusano o Umberto Agnelli si sarebbero rivoltati nella tomba. Voglio comunque ringraziare pubblicamente tutti i giocatori che sono stati sotto la mia gestione”.

Juventus-Parma affidata a Celi - Sarà Domenico Celi a dirigere Juventus-Parma, la prima gara di campionato che la Juventus disputerà nel nuovo stadio tutto suo, domenica 11 settembre alle ore 12.30; sarà coadiuvato dagli assistenti Iannello e Bianchi, quarto uomo Mazzoleni. Queste le altre designazioni della giornata (domenica 11 settembre ore 15): Milan-Lazio (anticipo di stasera, venerdì 9 settembre alle ore 20.45): Rocchi (Niccolai-Romagnoli; De Marco); Cesena-Napoli (anticipo di domani sera, sabato 10 settembre, ore 20.45): Bergonzi (Giordano-Ghiandai; Giannoccaro); Catania-Siena: Banti (Tonolini-Giallatini; Palazzino); Chievo-Novara: Peruzzo (Faverani-De Pinto; Ostinelli); Fiorentina-Bologna: Guida (Carrer-Alessandroni; Tagliavento); Genoa-Atalanta: Rizzoli (Stefani-Rubino; Pinzani); Lecce-Udinese: Damato (Nicoletti-Barbirati; Cervellera); Roma-Cagliari: Gava (Altomare-Musolino; Baracani); Palermo-Inter (posticipo delle ore 20.45): Brighi (Di Fiore-Padovan; Doveri).

Gli stipendi dei bianconeri - E' un periodo in cui si parla molto dei guadagni dei calciatori, in relazione al contributo di solidarietà, al contratto collettivo e alle conseguenti polemiche legate allo 'sciopero dei milionari': vediamo ora quali sono gli stipendi dei bianconeri, dal più 'ricco', Gigi Buffon, al meno retribuito, il giovane Sorensen. Queste le cifre, in ordine di grandezza: Buffon 6, Amauri 3,8, Pirlo 3,5, Chiellini 3,5, Toni 3, Iaquinta 3, Vidal 3, Vucinic 3, Marchisio 2,5, Bonucci 2, Quagliarella 2, Lichtsteiner 2, Krasic 1,8, Matri 1,6, Elia 1,5, Grosso 1,5, Storari 1,5, Pazienza 1,4, Barzagli 1,2, De Ceglie 1,2, Pepe 1,2, Del Piero 1, Giaccherini 0,8, Manninger 0,8, Motta 0,8, Estigarribia 0,5, Sorensen 0,3.

Zeman e le vittorie 'sbagliate' di Moggi - Calciopoli è passata invano, secondo Zdenek Zeman: il 'calcio secondo Zeman' è ancora un calcio malato, che non lo apprezza e che gli ha fatto pagare le sue 'denunce'. Questo il succo dell'intervista rilasciata dal tecnico boemo all'"Espresso". Partiamo da Calciopoli: "Non si è verificata nessuna rivoluzione. Non è cambiato nulla semplicemente perché le infezioni si debellano diversamente. Quelli che hanno sbagliato sono rimasti, salvo rarissime eccezioni, al loro posto. Il sistema è malato.C'è da cambiare, rivoltare e innovare abbandonando il passato che inquina il presente". Riesplode la querelle con Moggi quando l'intervistatore (Malcom Pagani) gli ricorda che Moggi ha avuto modo di invitarlo al silenzio, visto che mai nulla era riuscito a vincere: "Quel qualcuno non ha spiegato che metodi ha usato per vincere. Non sono vittorie quelle. Rappresentano altro". E anche il doping, il calcio nelle farmacie, un altro suo cavallo di battaglia, potrebbe non essere ancora debellato: "Spero di sì, ma non ne sono convinto. Se si trovano dopati negli altri sport, non fatico a credere che qualcuno cerchi rimedi artificiali alla propria incapacità. La meritocrazia è uno slogan. Nell'ambiente c'è troppa gente che non c'entra niente". Quando poi il discorso va sulla sua carriera, riaffiorano grandeur e sensazioni da grande incompreso, perché la Figc avrebbe dovuto offrirgli la Nazionale: "Avrebbe. Non è mai successo"; perché in Italia manca la cultura sportiva e "consequenzialmente, Zeman non sa dove andare". E inoltre, dice "Ho avuto offerte da Real Madrid e Barcellona e ho declinato l'invito". Del calcio italiano di oggi non gli piace più o meno nulla: sul progetto Di Benedetto al momento è scettico ("Nascere è facile, difficile è sopravvivere. Di luccichii e programmi roboanti ne ho visti brillare tanti. L'anno scorso, a Salerno, si presentò un bizzarro americano. Rimase undici giorni"), Lotito non gli va a genio ("Non condivido gran parte delle cose che fa. Per come si presenta e non solo"). Rimpiange i vecchi "padroni delle ferriere": " Mi mancano molto. Erano passionali. Qualcuno si è sparato, molti si sono feriti sul piano economico. Oggi i presidenti non si fanno male. Danneggiano direttamente le società. Sono quasi tutte piene di debiti, perché indebitarsi, oggi, è un divertimento". Insomma, concludendo: "Il calcio ha perso le sue radici. Non ride, non si stupisce, tiene lontana l'emozione. Lo sport è diventato business ed è ovvio che, se il campionato è soltanto un affare, esistano regole d'ingaggio diverse". E dunque: "Il calcio morirà".


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