Platini: Terza stella? Fatti vostri! Conte: Quell'episodio? Non mi piace sentire fesserie!

News, 30 aprile 2012.



Per Platini la terza stella è un problema tutto italiano, non certo della Uefa. Conte, a Mediaset, demolisce il goal di Muntari: fesserie! Conte: Questa Juve non è solo grinta, ha un'idea di calcio e un'organizzazione di gioco. E sulla terza stella: 'Non mettiamo il carro davanti ai buoi...' Marotta: Conte, felice intuizione di Agnelli, ha trovato la medicina giusta per una Juve malata; gli ingredienti? Juventinità e lavoro. Il solito Allegri, polemico e smemorato. Tronchetti Provera: La terza stella è solo un'operazione di marketing.

Platini: La terza stella? Fatti vostri - E' arrivato anche il parere di Platini, in tribuna a Novara, sulla questione della terza stella: si poteva essere certi a priori che la domanda gli sarebbe stata posta, soprattutto dopo che i soloni della Gazzetta, guidati da Marco Iaria, avevano pontificato: "L’UEFA aspetta vigile (…) la Juve giocherà in Champions e Nyon non scherza: le raffigurazioni dei titoli nazionali o dei suoi multipli (le stelle), devono essere in linea con le disposizioni della federazione locale”. Disposizioni che peraltro non esistono. Ma torniamo a Platini. Questa la sua laconica risposta a chi gli chiedeva cosa ne pensava del problema della terza stella in caso di scudetto della Juve: "E' un problema solo italiano". Ergo, all'Uefa non interessa, se la sbrighi la Federazione; sì, proprio quella Federazione la cui mancanza di competenza è già stata ampiamente dalla stessa dichiarata.

Conte stronca l'Episodio e la polemica - Malcapitato l'intervistatore Mediaset che, giunto quasi al termine della sua intervista del dopogara, con Allegri che ascoltava in contemporanea attendendo il suo turno, ha avuto l'idea di paragonare il duello Juve-Milan ad un match di boxe e i rispettivi mister ai due pugili che si fronteggiano al peso, prima dell'incontro. Interloquiva per primo Allegri che prometteva di metter pressione sino in fondo ai rivali che, se avessero saputo resistere, avrebbero meritato di vincere. Poi toccava a Conte: "Io quello che posso dire sempre è che vinca il migliore, anche perché il campionato, come dico sempre, sono 38 tappe e alla fine penso che chi vincerà avrà meritato e avrà vinto il migliore". All'intervistatore passava per la testa una domanda maliziosa (eufemismo, perché non profumava certo di buon gusto). "Indipendentemente dagli episodi, o dall'episodio che spesso viene evocato?..." "Sì, ma guardi, io La ringrazio, ha parlato di calcio, a me piace parlare di calcio, non mi piace sentire fesserie". E, dopo il colpo da knock-out, ha lasciato tutti alle loro fesserie, lui ha altro di cui occuparsi: di calcio, appunto. Perché mercoledì sarà la partita della vita, e vincerla è l'unica cosa che conta.

Conte: Questa Juve gioca, non è solo questione di grinta - Molto spesso parlando della Juve di quest'anno se ne esaltano la grinta, la fame, la determinazione la cattiveria agonistica: tutto vero, sono tra i tratti distintivi di questa squadra, che non sembra nemmeno lontana parente di quella molle, svagata, disattenta degli anni scorsi; ma per rendere vincente questo gruppo, che oggi riceve gli applausi entusiasti, addirittura euforici, di quel suo stesso pubblico che un anno fa, arrabbiato, la fischiava e la contestava, questi ingredienti non sarebbero bastati. Antonio Conte ha dato a questa squadra carattere, combattività e aggressività, ma le ha dato anche un'identità e un gioco; ed è lo stesso Conte a sottolineare questo concetto in conferenza stampa: "Sento dire e dare giudizi superficiali quando viene detto che questa Juventus ha ritrovato la grinta, questa è una Juve che gioca a calcio, è una Juve che ha un'organizzazione di gioco, ha un'idea di calcio e nell'organizzazione si sta esaltando il singolo. Ripeto, ho la fortuna di avere un gruppo di giocatori che ha reso tutto questo possibile, perché mi ha dato grandissima disponibilità, ha creduto nel progetto, ha creduto nell'allenatore e si sono messi con grande applicazione nel fare qualcosa che stiamo vedendo ed è qualcosa che nessuno ci potrà togliere. Abbiamo fatto un campionato giocando a calcio dalla prima partita fino all'ultima e deve essere le fondamenta per migliorare nelle prossime stagioni". E ribadisce quanto detto nel prepartita: il suo esempio, fatte le debite proporzioni, è il Barça di Guardiola: "Stiamo esagerando perché stiamo parlando di una squadra... Guardiola ha vinto 11 trofei su 14, ecco cioè... Noi nel nostro piccolo stiamo facendo e dobbiamo avere come esempio e ispirazione il Barcellona nel suo modo d'essere, di giocare a calcio e di fare. Non mi è mai capitato, ma visto che Pep ha deciso di fermarsi per un anno, gli volevo ricapitare il mio saluto, il mio abbraccio e grande affetto, perché ha fatto qualcosa di straordinario ed è stato un punto di riferimento per me. Mi auguro di rivederlo quanto prima, anche se dubito di questo". Già, perché fare l'allenatore prosciuga; e chi può saperlo meglio di Conte che dà tutto se stesso nel suo lavoro? E lo pretende dai suoi ragazzi sui quali, come da lui stesso detto su Sky, sa di poter contare, quando li mette in campo, consapevole che ognuno di loro darà il 120%. E giocando così, si potrebbe aprire un ciclo? "Non so se si possa aprire un ciclo, io so che ci sono le basi, abbiamo creato delle fondamenta importanti. Io ho parlato sempre di step e di tempi per costruire, devo dire e essere sincero perché questa struttura ed edificio è cresciuta notevolmente e velocemente andando avanti anche negli step che ci eravamo posti e questo è merito dei ragazzi, della loro disponibilità, di affidarsi a me e al mio staff. E' quello che ci riempie di maggior orgoglio, ci sono delle fondamenta importanti, mancano tre partite, so che possiamo scrivere una pagina fantastica e straordinaria, ma ne mancano tre". Toccherà poi anche alla proprietà e alla dirigenza credere sino in fondo che questa Juve possa tornare "la Juve", anche in campo internazionale: "So che le fondamenta ci sono e lavorando in questa maniera si può migliorare negli anni e tornare a essere quello che una volta era la Juventus non solo in Italia, ma anche all'estero. Poi bisogna che la proprietà e la dirigenza giudichi il lavoro mio e dei ragazzi, perché alla fine è la proprietà che decide".

Conte e la terza stella: Non mettiamo il carro davanti ai buoi - Conte ci crede, ma sta ancorato al presente: la Juve non ha ancora vinto niente; è vero, il sogno è ancora un po' più vicino, il traguardo lo si intravede, ma la Juve non perdere né la determinazione né la concentrazione, perché mancano tre giornate e, come dice a RaiSport', "la prossima per noi è la partita della vita". E c'è un'altra cosa di cui al momento non è proprio il caso di parlare: è la chiacchieratissima terza stella. "Al momento è un non argomento, dato che la corsa allo scudetto di quest'anno è ancora aperta; sarebbe stupido per me rispondere in merito, come lo è pormi questa domanda. In questo momento state mettendo il carro davanti ai buoi".

Marotta: Conte, felice intuizione di Agnelli, ha trovato la medicina giusta per la Juve - A Beppe Marotta, intervistato come di consueto nel prepartita Sky, è stato chiesto se un anno fa si sarebbe mai aspettato che, tempo dodici mesi, la Juve sarebbe passata dalle contestazioni all'entusiasmo e dal settimo posto, fuori da tutto, ad essere intesta alla classifica: "No, sinceramente no - è stata la risposta di Marotta - noi sapevamo di aver iniziato un percorso nuovo, un nuovo ciclo che portava anche a scelte difficili, un cammini molto pieno di montagne da scalare e che portava anche ad aspre critiche, come abbiamo avuto l'anno scorso. Questo fa parte del gioco. Però non ci siamo fermati. Il presidente Agnelli è riuscito ad inculcare in tutti massima fiducia e massima stima, per cui abbiamo ricominciato quest'anno, sapendo comunque che non potevamo sbagliare: questo era l'imperativo prioritario di questa stagione sportiva. Poi con un'interpretazione splendida del ruolo da parte di Conte siamo riusciti a incanalare una serie di risultati positivi, ma soprattutto a ricevere i giusti consensi attraverso prestazioni molto molto belle: questo è frutto di una grande cultura del lavoro; sembra una banalità, una frase fatta, ma in realtà forse uno dei principi basilari è di avere un gruppo di giocatori che riesce a recepire veramente le direttive di lavoro durante la settimana, non solo la domenica, da parte dell'allenatore e del suo staff. Questa è la nostra medicina giusta per far guarire un malato che forse magari negli anni precedenti faceva fatica un po' a stare in piedi".
La scelta fondamentale? "La scelta di Conte: ritengo sia stata la più importante perché è a capo di questo progetto, perché nella società, il cui core business è fare calcio, il patrimonio tecnico viene gestito da lui; e quindi è stata una grande intuizione, devo dire, del presidente Agnelli che, conoscendolo già da giocatore, quando faceva il capitano, e comunque aveva in sé grandi princìpi morali e grande cultura del lavoro, l'ha proposto a tutti noi, che chiaramente poi l'abbiamo assecondato in questa scelta; si è dimostrato vincente, perché ha dalla sua questa grande appartenenza a questi colori, questo senso di juventinità che è riuscito a trasmettere a questi giocatori; e credo che questa sia l'arma vincente, oltre comunque alle qualità che questo gruppo riesce ad esprimere a al lavoro che credo sia la medicina migliore che viene somministrata".

Il solito Allegri - Nel dopopartita Sky Massimiliano Allegri, in relazione alla questione della sua permanenza sulla panchina del Milan, si è lanciato in un retropensiero: "C'è stato un accanimento non tanto verso Allegri, ma più verso il Milan, perché nel momento in cui stavamo lottando per lo scudetto, è stata tirata fuori la storia che Allegri non rimaneva più sulla panchina. E quindi è stato... è stata sicuramente una cosa molto carina". E a questo punto a Massimo Mauro è passato per la testa un parallelismo: "In questo Lei e Conte un po' vi somigliate, perché Conte ha tirato fuori la cosa del calcioscommesse ed ha detto 'Ah, ce l'hanno con la Juve perché sta lottando per vincere lo scudetto'. Quindi..." E a questo punto il mister rossonero si è indignato: "No no no no no, aspetta aspetta asp... Son due co... Ferma ferma ferma. Son due cose credo abbastanza diverse". E di fronte allo stesso Mauro e alla D'Amico che si profondevano ad ammettere che in realtà si trattava di due cose molto diverse, si mostrava offeso che le due cose fossero state messe sullo stesso piano. Di fronte alle spiegazioni della conduttrice che non ci si riferiva ai fatti in sé, ma all'uso che ne era stato fatto, ritirava fuori la solita storia del capire o meno l'italiano, eccetera eccetera...
Forse Allegri dimentica che non più di tre mesi fa aveva attribuito proprio al suo essere allenatore del Milan un'accusa rivoltagli da Doni per fatti risalenti a 12 anni fa quando, assieme ad altri giocatori, era stato accusato di aver pilotato il risultato di Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia (20 agosto 2000), in seguito ad un affare di scommesse che i giocatori erano stati sospettati di aver fatto tramite amici e parenti; squalificato per un anno dalla Commissione Disciplinare nel marzo 2001, a maggio era stato prosciolto, insieme agli altri calciatori coinvolti, dalla Commissione di Appello Federale: fine della storia. Ma allorché Cristiano Doni, nella confessione delle sue colpe nell'ambito di Scommessopoli, aveva dichiarato che in realtà anche quel'Atalanta-Pistoiese era stata combinata, Allegri aveva commentato (nel corso della conferenza stampa pre-Cagliari): "E' un fatto di 12 anni fa sul quale non ho niente da dire. E' stato fatto un processo e sono stato assolto. Sicuramente vengo tirato in ballo perché sono l'allenatore del Milan. Domandatelo a lui perché ha tirato fuori questa storia, si assuma la responsabilità di quello che ha detto".
Conte ha quindi anch'egli tutto il diritto non solo di sentirsi colpito, ma anche di non considerare ininfluente, quanto alla tempistica, il fatto che si sia nel pieno della lotta scudetto: se si tiene conto che, tra l'altro, quella su Conte è in realtà una non notizia, che non ha nulla di ufficiale, è solo una 'indiscrezione', molto indiscreta, filtrata da un verbale secretato all'italiana, ovverosia alla Pulcinella; ma dal 2006 alle manine infedeli siamo ormai abituati.

Tronchetti Provera: E' solo marketing - Per Marco Tronchetti Provera, interrogato, a margine della presentazione delle regate Pirelli a Santa Margherita Ligure, su cosa ne pensasse dell'apposizione della terza stella sulla maglia da parte della Juve in caso di vittoria dello scudetto, non c'è dubbio: "Una terza stella alla Juve? E' solo un'operazione di marketing". Evidentemente in casa nerazzurra non hanno ben chiaro che la difesa dei suoi 29 scudetti da parte della Juve è la difesa della sua storia e dei suoi successi conseguiti sul campo, quel campo che "dice sempre la verità" perché "il campo non mente": il campo dice 29. Ma la cosa si spiega forse col fatto che colà sono abituati agli scudetti di cartone, aggiudicati da un tavolino che evidentemente non sempre dice la verità.


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