Carraro bacchetta Agnelli. Il lato oscuro di Patteggiopoli.

News, 5 giugno 2012.

Carraro bacchetta la Juve e Agnelli: gli scudetti sono 28, punto e basta. Locatelli contro Patteggiopoli: Chi ne ha fatte di tutti i colori si è preso solo venti mesi, chi non è stato in grado di far nomi è stato ammazzato. Abete vuole Palazzi anche per i prossimi quattro anni. Ufficializzate dalla Lega calcio le date della prossima stagione. A Cremona sono continuati gli interrogatori di garanzia; nel processo sportivo hanno parlato le difese; giovedì entra in Procura federale il filone di Bari. Bedy Moratti: Il mio scudetto preferito è quello del 2006.

Carraro bacchetta Agnelli - Così Carraro (colui che 'mi raccomando che non aiuti la Juventus, per carità di Dio') a 'La politica nel pallone' su 'Gr Parlamento': "Blatter non è stato perfido nella lettera di complimenti inviata alla Juve, ha detto semplicemente la verità: gli scudetti sono 28. Punto e basta. Se chi fa parte del nostro sistema mette in discussione le sentenze sportive pronunciate dagli organi della giustizia sportiva... Tra l'altro, se non mi ricordo male, c'è stata una specie di patteggiamento tra le società e la Federazione, le sentenze sono state, voglio dire, accettate, non è stato fatto ricorso al Tar eccetera eccetera... questo è quello che dicono le regole del mondo cui apparteniamo, cioè quello sportivo. Se si mette in discussione quello si mette in discussione tutto, si può anche dire che le partite non durano più, ma durano 110. Non parliamo del passato ma del futuro". Certo che sentir parlare di futuro da un lascito del trapassato remoto come Carraro fa letteralmente rabbrividire... Ma che futuro ci può aspettare? N'apocalisse! E tra l'altro Carraro ricorda male: tra la Juve e la Federazione non vi fu patteggiamento alcuno: semmai, dopo le sentenze della Corte Federale ci fu il ricorso alla Camera di Conciliazione e Arbitrato presso il Coni, conciliazione che non fu raggiunta e fu dunque la Camera stessa a diramare le sentenze definitive, che non furono accettate, ma semplicemente rispettate. E se non fu fatto il ricorso al Tar sappiamo ormai tutti a chi dobbiamo questa mancata difesa: e lo sa pure Blatter, ce l'ha rivelato lui. Ma pensiamo che Carraro abbia nelle orecchie invece la richiesta di una pena congrua da parte dell'avvocato Zaccone, che definì 'accettabile' la serie B con penalizzazione: un patteggiamento non tale sul piano formale, ma certo tale nella sostanza (e così venne per lo più letto); una scelta indubbiamente incomprensibile e sciagurata frutto però non solo di una scelta strategica di proprietà e dirigenza che, vicine alla squadra e all'allenatore, avevano rinnegato in toto l'operato dei precedenti dirigenti, ma anche di quella fretta che aveva fatto sì che gli elementi a disposizione fossero incompleti (anche qui si era 'corsi dietro' ai presunti misfatti di Moggi) e che le difese non potessero agire nel modo più efficace a tutela dei diritti degli incolpati. E una volta che si è scoperchiato il pentolone, e che sono venute alla luce le colpe di tutti, dopo la relazione di Palazzi, visto che nessuno aveva avuto la dignità di rinunciare a nascondersi dietro il dito della prescrizione, sarebbe stato doveroso che il mondo 'cui tutti apparteniamo' procedesse, sua sponte, ad una seria integrale revisione di Calciopoli, invece di barricarsi dietro un'improbabile incompetenza; a questo punto, le partite potrebbero anche durare 110', e nessuno potrebbe scandalizzarsene.
E a questo punto le regole le può dettare solo il campo, e il campo dice che sono trenta. I due che mancano all'appello sull'albo federale valgono, e costeranno alla Figc, 444 milioni. Punto e basta.

Locatelli: Costretto a patteggiare - "Rimango allibito quando gli organi di stampa legano il mio nome al calcioscommesse: io ho patteggiato l'articolo 7 comma 5, che sarebbe un presunto illecito"; così esordisce Tomas Locatelli, ai microfoni di Radio Sportiva. Locatelli, tirato in balla dal pentito Gervasoni per l'alterazione di Ancona-Mantova, 2-2, del 30 maggio 2010, all'epoca in cui il calciatore era tesserato per il Mantova, si ribella di fronte a quello che sta uscendo dalla prima tranche di processi sportivi. "La giustizia sportiva purtroppo non permette il confronto tra accusato e accusatore: non ci si può difendere, mentre a livello penale mi sarei difeso, per questo ho preferito il patteggiamento. Non sono indagato da alcuna Procura, quindi sono estraneo alla vicenda. Se avessi delle colpe a quest'ora sarei indagato a livello penale o civile, quindi per quale motivo bisogna porre l'attenzione sul mio nome in relazione al calcioscommesse? Io da persona ignorante mi sono chiesto: perché chi ha infangato il calcio vendendo le partite deve prendere 2 anni o 20 mesi di squalifica e chi, per un presunto illecito, senza essere immischiato in alcuna telefonata e senza essere perquisito, deve essere punito allo stesso modo?. C'è una frase dei vari procuratori che mi ha colpito: 'Devi collaborare'. E io sono rimasto allibito. Ma io di nomi da fare non ne avevo e non mi sembrava giusto fare nomi di gente che non c’entrava nulla solo per alleggerire la mia posizione. Se avessi fatto cento nomi avrei preso solo tre mesi. Alla fine però vedi che certa gente (come Filippo Carobbio, il grande accusatore di Antonio Conte, ndr) che ne ha fatte di tutti i colori si è presa solo venti mesi”. Chi non è stato in grado di far nomi è stato ammazzato. Questa giustizia sportiva è diventata obsoleta".
Ma non è il primo dei puniti a scagliarsi contro Patteggiopoli; l'ha preceduto Marco Paoloni, che un paio di giorni fa, in un'intervista alla Gazzetta, dice di avere l'impressione che quel 1° giugno, quando ha deciso di liberarsi del peso che lo opprimeva, è stato il giorno in cui uscì dal ricatto con Erodiani per entrare in quello della giustizia sportiva. Giustizia sportiva che lo ha radiato. E così sbotta: "Spero che la giustizia ordinaria faccia chiarezza al più presto perché voglio tornare a vivere, mentre quella sportiva mi ha deluso tantissimo. Con il calcio posso aver chiuso per sempre ma non ho chiuso con chi mi ha condannato. Ce l’ho a morte con la giustizia sportiva. Avevano già deciso le pene prima del processo. Al procuratore federale ho chiesto: 'Ma come potete condannarmi se la giustizia ordinaria non mi ha ancora condannato?'. Mi hanno risposto: 'Potrai sempre chiedere il risarcimento'". E continua: "Io volevo collaborare. Palazzi mi ha detto: “Se tu dici questo, avrai uno sconto della pena”. Ma perché avrei dovuto dire cose che non ho fatto?". E dà ragione a Buffon sulla vergogna della fuga di notizie: Quando Buffon parla di 'vergogna' per la fuga di notizie ha ragione. I miei familiari e i miei legali hanno saputo della mia scarcerazione attraverso Sky. In un Paese normale questo non è possibile".
Patteggiopoli sembra dunque la nuova frontiera di questo calcio malato, le cui ferite stanno lentamente, ma neanche tanto, incancrenendosi. Basta pentirsi e fare i nomi giusti e il buffetto al posto della decapitazione è cosa fatta. I riscontri non servono: la pezza a colore messa da chi ha preso per oro colato le parole dei cosiddetti pentiti è il fatto che il bollino di credibilità sta nella sovrapponibilità delle deposizioni; quelle di Gervasoni e Carobbio concordano su diversi punti, e quindi sono entrambi credibili; potrebbe pure esserlo, se la credibilità si limitasse alle parti sovrapponibili e non si estendesse all'intera deposizione. Perché, tanto per fare un esempio Conte è accusato (la presunta 'riunione tecnica degli imbrogli') da Carobbio (smentito peraltro da molti compagni di squadra e dirigenti), ma solo da lui, non da Gervasoni, che nemmeno potrebbe perché nel Siena non ha mai militato. E non c'è il minimo indizio che abbia detto la verità anche in questo caso.

Palazzi e Abete: insieme, ancora e sempre - C'era stato un momento di apparente gelo qualche giorno fa, quando era sembrato che la Figc intendesse mettere in discussione le morbide sanzioni decise dalla Disciplinare nei confronti dei 'pentiti', in virtù del potere di impugnazione in capo al presidente federale. Il primo a tendere la mano era stato Stefano Palazzi che aveva definito Abete 'un galantuomo', cortesia ricambiata dal numero uno della Figc, che ribadiva la sua massima fiducia negli organi di giustizia sportiva. E quello che avevamo l'altro giorno metaforicamente definito un flirt, ora sembra essere sempre più un solido connubio. Infatti ieri Giancarlo Abete è tornato sul tema dell'impugnabilità delle sentenze emesse nel corso del principio sportivo sul calcioscommesse, precisando di non aver mai detto di volerlo fare, pur essendo consapevole che ciò è nelle sue facoltà: "Non ho mai detto che avrei fatto ricorso, quindi non mi possono essere attribuite parole che non ho mai pronunciato. Ho fatto ricorso all'impugnazione 14 volte dal 2007 ad oggi. Quindi non è una novità, non scopriamo l'acqua calda - ha detto a margine della presentazione dei palinsesti Rai per Euro 2012 - Ma questo non ha nulla a che vedere con il fatto di invadere l'area di competenza degli organi di giustizia sportiva".
Ed è andato oltre: la sua fiducia totale e perfetta va proprio a quelle persone che attualmente esercitano queste funzioni: "In questi giorni attiveremo il bando previsto per il rinnovo quadriennale degli organi di giustizia, visto che la loro attività è in scadenza. Ma è talmente grande la fiducia in tali organi che qualora i vertici della Procura, della Disciplinare e della Corte di Giustizia ritenessero di rinnovare la loro disponibilità per un impegno volontaristico, io proporrò i loro nomi in sede di Consiglio federale". Una 'proposta' solo ufficiosa, per ora, ma dai contorni già ben chiari e definiti.
E non ha tardato ad arrivare la commossa replica del Procuratore federale: "Se il presidente ha detto una cosa del genere, siamo... siamo... penso...io personalmente sono felice.. ma penso anche tutti gli altri componenti degli organi di giustizia... ritengo siano gratificati da questa dichiarazione".
Ci aspettano dunque altri quattro anni dell'era Palazzi. E compagnia cantante.

La finale di Supercoppa Italiana si giocherà il 19 agosto: a Pechino? - Sono state ufficializzate dalla Lega calcio di serie A, con i comunicati 247 e 248, le date della prossima stagione agonistica.
Un avvenimento clou sarà la Supercoppa Italiana, tra la Juventus, campione d'Italia, e il Napoli, vincitore della Coppa Italia, il 19 agosto (domenica). Il comunicato della Lega non precisa la sede della gara, anche se molti quotidiani riportano già Pechino come sede della stessa: in realtà Pechino è l'unica sede dichiarata gradita da De Laurentiis (spalleggiato dalla Lega), che intende sfruttare le possibilità di incrementare il marketing in Oriente; non è gradita però alla Juventus, già impegnata in una tournée negli Usa dal 24 luglio al 6 agosto e che dovrebbe affrontare un'ulteriore ravvicinata e impegnativa trasferta; il club campione d'Italia preferisce giocarla in Italia. La Lega ha previsto anche due date di riserva: 11 e 25 agosto (due sabati).
Il campionato inizierà domenica 26 agosto 2012 e terminerà domenica 19 maggio 2013, con tre turni infrasettimanali (26 settembre, 31 ottobre e 8 maggio) e quattro soste (quella di fine anno, più altre tre per le partite della Nazionale: 9 settembre, 14 ottobre e 30 dicembre 2012, 24 marzo 2013).
La Coppa Italia partirà il 5 agosto 2012 per concludersi domenica 26 maggio 2013 (1° giugno data di riserva).

Scommessopoli: giovedì in Procura federale entra il filone di Bari - Ieri al processo sportivo sono entrate in scena le difese, con gli interventi di tredici avvocati (di tre club: Novara, Empoli e Spezia; e di dieci tesserati: Alberto Maria Fontana, Nicola Ventola, Rijat Shala, Luigi Consonni, Vincenzo Santoruvo, Ruben Garlini, Edoardo Catinali, Mirko Stefani, Roberto Colacone e Gianluca Nicco).
Entro lunedì al massimo si conosceranno le sentenze di primo grado della giustizia sportiva sugli oltre 50 deferimenti di chi non ha patteggiato.
Potrebbe però in qualche modo riaprirsi ed aggravarsi la situazione del Grosseto (che per ora beneficia di un favorevolissimo patteggiamento, con 6 punti di penalizzazione per responsabilità oggettiva in 8 illeciti; infatti ieri a Cremona ha parlato l'ex Joelson, che ha confessato l'esistenza di un accordo per combinare Ancona-Grosseto: il lato grave è il fatto che siano stati parte in causa l'ex direttore sportivo Iaconi e il presidente Piero Camilli; se Joelson, che in Procura federale aveva negato tutto, verrà creduto, per il Grosseto si profilerebbero guai molto seri, con la retrocessione diretta in Lega Pro: ma questo si vedrà ad agosto, nell'ambito della seconda tranche 2012.
Inizieranno giovedì (7 giugno) le audizioni della Procura federale sul filone di Bari, in relazione agli atti trasmessi dal procuratore Antonio Laudati: giovedì verranno ascoltati, come persone informate dei fatti, Fabrizio Miccoli (Palermo), Sergio Almiron (Catania, ex Bari)), Daniele Portanova (Bologna), François Gillet (Bologna), Henry Damian Gimenez (Bologna) e Simone Bentivoglio (Padova, ex Bari); sotto la lente di ingrandimento le gare Palermo-Bari del 7 maggio 2011 (in cui l'ignaro Miccoli, volendo fare il 'cucchiaio' sbagliò un rigore causato apposta per raggiungere il risultato concordato: un over con la sconfitta del Bari e almeno due goal di scarto, secondo il racconto di Gervasoni; così finì 2-1) e Bologna-Bari, del 22 maggio 2011 (0-4).
Intanto a Cremona la Procura ha concesso gli arresti domiciliari a Stefano Mauri e Omar Milanetto; resta in carcera a Cremona il solo Bertani, che all'interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Ieri gli interrogatori di garanzia hanno riguardato Francesco Ruopolo, Kewullaj Conteh e Inacio Joelson, che hanno collaborato con gli inquirenti.

Bedy Moratti: lo scudetto 2008 rappresenta quello che siamo - In un'intervista a Inter Channel, Bedy Moratti, sorella di Massimo, ha deciso qual è lo scudetto nerazzurro che preferisce. " Il primo scudetto vinto con Massimo presidente è quello che meglio rappresenta ciò che siamo noi (infatti mica pe niente è lo scudetto di cartone, ndr), è giusto che sia nostro".
Poi il suo pensiero corre a Facchetti: "Giacinto era una persona vera, la persona più leale e onesta che conoscevo. Poi iniziava ad arrabbiarsi perché c'erano altri con non erano come lui, e quindi gli dava fastidio che il mondo non fosse come sperava. Di Giacinto mi manca tutto, così come ai giocatori, perché i giocatori sapevano che c'era lui ed era una sicurezza". Sicuramente in casa Inter le telefonate di Facchetti (per arbitri à la carte) mancano, eccome.


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