Bufera su Marchisio. Esce il verbale di Conte a Bari. Ziliani querelato da Pieri e De Santis.

News, 11 gennaio 2013.

Gli ex arbitri Pieri e De Santis hanno querelato Paolo Ziliani per diffamazione aggravata: li definì pupazzi di Moggi. Dai verbali dell'audizione di Conte a Bari esce il racconto della sua amarezza davanti alla realtà delle combines; le versioni di Kutuzov, Stellini, Gillet e Lanzafame. Marchisio a Style parla di una sana antipatia per il Napoli, dopo gli accadimenti della finale di Coppa Italia e della Supercoppa: e il club partenopeo e i media scatenano un'assurda tempesta. Petrucci: Sono deluso da Agnelli, gli ho telefonato e gliel'ho detto. Dondarini: Ora mi sono dimesso, ma dopo l'assoluzione né l'Aia né Nicchi, che mi invitò a lasciare la Cai dopo la condanna in primo grado, mi hanno chiamato. E' Andrea De Marco l'arbitro designato a dirigere Parma-Juventus.

Anche Tiziano Pieri e Massimo De Santis querelano Ziliani per diffamazione aggravata - Dopo Paolo Dondarini, che nelle settimane scorse aveva presentato una denuncia alla Procura di Bologna per il tramite dell'Avv. Gabriele Bordoni, nelle giornate rispettivamente di giovedì e di venerdì, gli avvocati Claudio Palazzoni per Tiziano Pieri e Paolo Gallinelli per Massimo De Santis hanno provveduto a denunciare Paolo Ziliani, giornalista sportivo di Mediaset, per diffamazione aggravata. Le procure interessate sono Lucca per quanto riguarda l'azione di Pieri e Roma per quella di De Santis. La querela si riferisce ad un articolo on line pubblicato sul Blog di Sport Mediaset il 28 ottobre del 2012. Nell'articolo in questione Ziliani aveva definito i tre ex arbitri come "pupazzi di Moggi". Ecco il passaggio in questione:"Diciamolo: la mobilitazione che i 4 direttori di gara (Gervasoni, Rizzoli, Maggiani, Musolino) inscenano al momento del gol – regolarissimo – dell’1-0 di Bergessio, al solo scopo di annullare la segnatura, ha qualcosa di fantozzianamente sinistro; roba che nemmeno De Santis, Pieri, Trefoloni e Dondarini, pupazzi di Moggi ai tempi di Calciopoli. Per la cronaca: Rizzoli è il quarto uomo che già a Pechino fece di tutto perché Mazzoleni regalasse il rigore della discordia (farlocco) alla Juventus; per dire solo della peggiore delle sue malefatte."

Conte: L'avessi saputo, ad uno ad uno gli staccavo la testa - Spunta il verbale dell'audizione di Antonio Conte, quando il 6 settembre scorso fu ascoltato dagli inquirenti baresi nell'ambito dell'inchiesta su Scommessopoli. Conte, è bene ribadirlo, non è mai stato indagato, semplicemente sentito come persona potenzialmente informata dei fatti, vista la sua posizione di allenatore del Bari nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009, quelle di Bari-Treviso e Salernitana-Bari. E di lui ha detto sulla Gazzetta di ieri il pm barese Antonio Laudati: "Conte non è mai stato indagato. Da noi è venuto come persona informata dei fatti e ci ha aiutato a capire i meccanismi dello spogliatoio. Il ruolo dei cosiddetti 'senatori'. Uomini che hanno un reale potere all’interno del gruppo. Poi esistono modi diversi di fare l’allenatore. C’è quello che ha un rapporto asettico e distaccato e chi invece è più amichevole". Modalità di rapportarsi che Conte ha chiarito sin dall'inizio della sua audizione: "Io sono un allenatore che non è amico dei calciatori, lo faccio per gestire al meglio la squadra. Per questo motivo si crea distanza tra me e i calciatori, come è giusto che sia. Per questo con me non si confidano". Anche perché "i calciatori - ha spiegato - quando vogliono chiudere la porta lo fanno. In quel caso l'allenatore non entra".
Nelle 94 pagine del verbale è riportato come Conte abbia dichiarato con la massima decisione: "Non mi sono mai accorto di qualcosa di anomalo accaduto intorno alla squadra del Bari, nel periodo in cui l'ho allenata. E' una vergogna. Se io avessi saputo una cosa del genere, ad uno ad uno gli staccavo la testa. Se dietro una partita del genere c'è un accordo in denaro così importante a me viene da piangere, mi viene da piangere a sapere che ci stanno dei soldi dietro".
Su Salernitana-Bari dice: "L'anomalia che ho riscontrato è stata che quando la Salernitana segnava si abbracciavano i tifosi della Salernitana con quelli del Bari" (c'era in gemellaggio tra le due tifoserie, ndr, come ha confermato anche Gillet, che però ha anche aggiunto: "Il nostro tecnico non smise di incitarci alla vittoria nemmeno in quell'occasione, come, del resto, ha sempre fatto...") . E su Bari-Treviso: "Drizzai le antenne sia perché eravamo salvi sia perché nel Treviso c'erano tanti ex calciatori del Bari".
E dopo aver chiesto: "Ma di quel campionato (riferendosi al 2008-2009) quante partite ci sono state così?" avrebbe amaramente concluso: "Per me questo è qualcosa di incredibile. E da parte mia c'é comunque grandissima amarezza".
Nei verbali, dice gazzetta.it, ci sono anche i verbali di Cristian Stellini, all'epoca semplice giocatore della squadra di quel Bari (anche se a lui si allude sempre nella veste di collaboratore tecnico di Conte, ruolo che avrebbe assunto solo da Siena in poi): "Raccolsi, con il capitano Gillet, tutta la squadra nella palestra. Dissi ai ragazzi che non avrei partecipato alla partita e che qualsiasi fosse stata la decisione della squadra non mi sarei messo di traverso. Nessuno rispose, capii che erano tutti d'accordo per perderla. Il giorno successivo alla partita trovai nel mio posto negli spogliatoi, una busta con dentro del denaro. Era il corrispettivo della partita con la Salernitana. Diedi una parte dei soldi, penso 3-4.000 euro, ad Angelo Iacovelli, una parte la diedi in beneficenza". E scagiona Conte: "Ritengo che non sapesse nulla. Ci riunimmo in palestra proprio per rimanere da soli. Credo che ci fosse paura che lui lo venisse a sapere".
Sempre secondo gazzetta.it ci sarebbe però Vitali Kutuzov ad inguaiare Conte, secondo il bielorusso, Conte, pur non essendo a conoscenza della combine, avrebbe detto: "Ragazzi, se voi andate in Salernitana, potete giocare come volete alla fine. Se si decide insieme che la partita a voi non serve, magari... ma tutti insieme.. Io sto con voi, a me non mi interessa... Giocate, se volete giocare, cioè per me ho fatto il massimo, ho vinto il campionato". Avrebbe detto che Gillet e Stellini (capitano e vicecapitano) avrebbero avvisato i compagni che in caso di sconfitta "Salernitana cercava di farci un premio per la squadra" e alla domanda se Conte sapesse della combine avrebbe risposto: "No", perché quando fecero questo discorso, non era presente né l'allenatore né alcuno dello staff: "No, il discorso è stato: 'Se vuoi avere un premio, Salernitana ha fatto un premio, se vuoi avere quel premio'".
Ricordiamo che Vitali Kutuzov, in diretta su Antenna 3, come riportato nelle nostre news, ha smentito le indiscrezioni provenienti dalle 'solite pagine sfuggite' e pubblicate dal Corsera. Ora, se l'equivoco proviene dalla sua malferma padronanza dello strumento linguistico, Kutuzov, che come tutti gli altri indagati sarà sentito da Palazzi, potrà fugare ogni dubbio sull'accaduto.
Su Bari-Treviso, ancora secondo gazzetta.it, ci sono le parole di Davide Lanzafame, che sostiene che nei giorni precedenti la gara "la notizia di possibili alternazioni del risultato di tale gara era di dominio pubblico, tanto che il ds Perinetti ebbe la necessità di fare un discorso collettivo per ammonirci a non farci avvicinare da nessuno per evitare proposte per combinare il risultato. Il giorno della gara il mister Antonio Conte - ha aggiunto Lanzafame - ci parlò uno per uno per ammonirci a comportarci onestamente e per avvisarci che se si fosse accorto di comportamenti anomali, sicuramente in riferimento alle voci che circolavano, avrebbe provveduto ad opportune sostituzioni". E questo combacia con le parole di Conte, che però temeva un rilassamento per la salvezza ormai raggiunta, vista anche la presenza di numerosi ex; ma mai avrebbe potuto pensare a loschi traffici di denaro!.

Su Marchisio è bufera - Oggi la bufera mediatica anti-Juve è su Marchisio: bufera, fatta di vento e grandine, grandine di insulsaggini, e vento perché, al di là di aria fritta, non c'è nulla di concreto, di oggettivo. Più una tempesta in un bicchier d'acqua, diremmo. Da cosa origina tutto ciò? Da un'intervista rilasciata dal 'Principino' a Style, il magazine del Corriere della Sera, nella quale si legge che alla domanda: "Ci sarà qualche giocatore che, al solo trovarselo davanti, Le suscita una sana vena d'antipatia?", Marchisio rispondeva: "Non qualche faccia in particolare, ma una squadra, soprattutto dopo le finali ruvide di Coppa Italia e Supercoppa: il Napoli. Quando me li trovo di fronte scatta qualcosa". Tutto qua. Ma subito si è immediatamente scatenato l'inferno sui siti di riferimento partenopei, ma non solo, su tutto quell'opinionismo 'benpensante' anti-bianconero, del moralismo a targhe alterne, che si è affrettato a demonizzare il nulla assoluto. Perché già la domanda, ché da lì si è partiti, era esplicitamente indirizzata verso una vena di sana antipatia: sana nel senso di sportiva, legata a rivalità di campo; mentre non c'era davvero nulla di sportivo nell'esposizione del -39 da parte di un tifoso del Napoli in occasione della finale di Tim Cup, né nella megamaglia dedicata a Quagliarella dagli spalti del San Paolo, col 71, per la smorfia 'l'omm'e mmerd'.
E la risposta del principino sta rigorosamente in tema, delimitando rigorosamente il campo delle ragioni di questo suo sentire: finale di Coppa Italia e Supercoppa. E non ampliando assolutamente il territorio che gli era stato proposto, quella della sana antipatia, derivante dall'altrettanto sana rivalità sportiva. Che poi i media si siano sbizzarriti a parlare di astio, di odio, di rancore, di offese, di insulti in libertà, è semplicemente ignoranza lessicale (peraltro non ammissibile da chi fa comunicazione); addirittura lo si è tacciato di razzismo (ignorando bellamente che lo stesso Marchisio, rispondendo ad un'altra domanda della stessa intervista, abbia definito 'solari' gli abitanti del Sud Italia), strumentalizzando il nulla.
Del resto Claudio non ha invece parlato del nulla, ma ha messo il dito nella piaga di due partite che hanno mostrato la sportività della Juve e il non saper perdere del Napoli. La Juventus ha perso la finale di Coppa Italia, nella quale dall'arbitro Brighi le è stato negato un rigore solare per fallo di Aronica proprio su Marchisio. E Conte, signorilmente, non aveva fatto polemiche ("Cerchiamo di parlare della partita", aveva detto a domanda); ma a Marchisio l'amarezza era rimasta dentro: "Non me n'è andata bene una - aveva detto alla Gazzetta - Il rigore era netto, l'arbitro ha detto che non ha fischiato perché avevo già tirato, ma quello mica era un tiro".
La rivincita era venuta dalla Supercoppa disputata a Pechino e già funestata in anticipo dal polemico tiramolla partenopeo sulla sede (Cina sì, Cina no, un déjà vu della finale di Coppa Italia, Roma sì, Roma no); e anche dall'antipatico, questo sì, episodio del tentativo di spiare gli allenamenti della Juve (ancora più privo di senso visto che Mazzarri sostiene che tutti copino lui). Dulcis in fundo, o meglio in cauda venenum, il Napoli non aveva accettato il risultato del campo e non si era presentato alla premiazione, esponendo ad una figuraccia non solo se stesso, ma il calcio italiano.
Perché Marchisio, uomo di campo, si è limitato al campo, e alla domanda. Ci sarebbe infatti un'appendice, legata all'ultimo Juve-Napoli quando, a coronamento di giorni infiorettati dalle polemiche sul presunto trattamento di favore riservato da Prandelli ai Nazionali bianconeri, il Napoli istigò gli ispettori della Procura Federale a scandagliare i sotterranei dello Juventus Stadium alla ricerca di un fantomatico tunnel che permettesse a Conte di lasciare nell'intervallo lo Skybox oscurato che era diventato la sua prigione per bypassare la squalifica e raggiungere gli spogliatoi. E la risposta di Conte, sportiva e signorile, è arrivata quando ha manifestato tutta la sua solidarietà a Cannavaro e Grava, inciampati in una disavventura simile alla sua.
Eppure, detto tutto ciò, al fermento mediatico-popolare si è incredibilmente unito il club (forse dimentico che Gamberini il 2 ottobre, a Radio Marte, tornava, dopo due mesi, sui veleni della Supercoppa dicendo “Ho vissuto già a Bologna la rivalità nei confronti dei bianconeri, è una squadra antipatica un po' a tutti"), con un comunicato sul sito ufficiale: "Le dichiarazioni di Marchisio a Style rappresentano una grave offesa al Napoli e al calcio italiano. Ci sorprende che arrivino da un calciatore della sua statura che gioca in una squadra così prestigiosa. Auspichiamo che si tratti di un fraintendimento e ci aspettiamo chiarimenti dal giocatore e dalla Juventus". Un passo falso di una società che fatica a diventare grande, perché il fraintendimento è di chi non ha saputo leggere e correttamente contestualizzare le parole del Principino.
E in questa direzione, quella di riportare le parole di Marchisio nei suoi giusti confini, va il controcomunicato della Juve, una nota che suona così: "Claudio Marchisio ha espresso un'opinione nel corso di un'intervista al mensile Style del Corriere della Sera. Tale opinione è chiaramente riferita alla sana competizione agonistica che ha visto Napoli e Juventus protagoniste di partite accese e spettacolari. Nessuna offesa: non comprenderlo significa cercare una polemica inesistente".
Da ultimo, la Juventus, quella vera, quella di Boniperti ('Antipatica o è adesso, lo era quando la dirigevo io, lo sarà in futuro. L'invidia rappresenta una medaglia al valore, è una società che divide. O con lei o contro di lei. La sua forza, il suo fascino), di Lippi (Stare antipatici non è una novità, quando ero alla Juve non eravamo simpatici perché vincevamo molto e la Juve starà sempre antipatica), di Nedved (Spero che la Juve sia tornata antipatica, perché io non voglio essere simpatico, io voglio essere vincente), di Conte ("Chi vince è antipatico. Ultimamente la Juve è diventata un po' più simpatica a tutti e la speranza è quella che ritorniamo antipatici)", non si è mai preoccupata di essere antipatica; era troppo occupata a vincere. Sul campo.

Petrucci: Agnelli mi ha deluso - Nei bilanci del suo governo del Coni, che ormai Gianni Petrucci dissemina a piene mani ogni giorno, entra anche il cosiddetto tavolo della Pace, che vorrebbe mettere nella colonna dei successi; ma Andrea Agnelli non glielo permette, le valutazioni espresse anche recentemente dal numero uno bianconero su quell'iniziativa non possono attribuirgli le connotazioni di un successo. E Petrucci allora si dice deluso da Agnelli: "Sono dispiaciuto e deluso. Ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni, però secondo me il tavolo ha dato risultati. E poi perché a me aveva detto altre cose. E lì erano state dette altre cose"; "Per me non è stato un flop, sono rimasto amareggiato per le sue parole, al presidente della Juve l'ho detto direttamente telefonandogli subito dopo la sua intervista"; "L'amarezza? Leggere l'intervista di Agnelli in cui dice che il Tavolo della Pace post-Calciopoli non servì a nulla. Mi è molto dispiaciuto sul piano umano e gliel'ho detto": sono queste alcune delle frasi che Gianni Petrucci ha seminato nelle sue interviste. Se non fosse stato un flop, la questione sarebbe stata risolta e sulla Figc non penderebbe più quella causa mortifera da 444 milioni di euro, generata, secondo il numero uno uscente del Coni, da quell'insano virus del doping legale. Ma in realtà, come ha detto Agnelli "le persone intorno a quel tavolo si parlavano prima e hanno continuato a farlo dopo"; mentre Petrucci continua a sostenere che il merito maggiore di quell'iniziativa fu che persone che non si parlavano da anni si strinsero la mano. Ma "il documento che allora mi fu proposto - continua il presidente della Juventus - era assai strano: voltare pagina con la consapevolezza che fu giustizia sommaria, questo c'era scritto. Una bizzarria". E di bizzarrie la Juve ne viste e patite sin troppe. Della delusione di Petrucci Agnelli saprà farsene una ragione. E Petrucci si accontenti dei ringraziamenti espressigli proprio ieri da Abete, inchiodato alla poltrona della Figc. Come farà ora senza il suo alter ego che correva di volta in volta a rattoppare le mura del fortino sconquassate dalle cannonate nemiche? Ma l'usato sicuro Pagnozzi dovrebbe rappresentare la continuità anche in questo senso.

Dondarini: Mi sono dimesso il 1° gennaio, ma da Nicchi neanche una telefonata... - Dal 2006 al 5 dicembre scorso Paolo Dondarini ha camminato nel buio tunnel di Calciopoli; era allora arbitro internazionale e lo rimase sino al 1° luglio 2009, quando venne dismesso per motivi tecnici e poco dopo nominato vice-commissario CAI (Commissione arbitri interregionale), carica da cui si dimise dopo la condanna in primo grado nel processo di Napoli su Calciopoli, rito abbreviato, dopo una telefonata con Nicchi. Nicchi che però dopo la sua assoluzione in secondo grado non si è più fatto sentire. Ora Dondarini si è dimesso dall'AIA e ha detto ciò che pensa dell'atteggiamento dell'Associazione Arbitri, e di Nicchi in particolare, nei suoi confronti: "Punto primo, dallo scorso primo gennaio mi sono dimesso dall'Aia - ha detto al Corriere dello Sport - Ho consegnato una lettera con le mie dimissioni al presidente di sezione e poi ne ho inviata un'altra a Nicchi..... Ecco, questo è il secondo punto. Pensavo che qualcuno mi chiamasse, pensavo che l'Associazione fosse contenta per l'assoluzione. Ho atteso un mese, nessuno dei vertici dell'Aia mi ha chiamato. Neanche Nicchi, che mi chiamò dopo la condanna in primo grado e mi chiese di dimettermi da vice della Cai di Pacifici. Io all'epoca lo feci immediatamente.... Ho inviato una lettera anche a lui, gli ho ricordato alcuni episodi successi in questi anni..."

A Parma fischia De Marco - Sarà Andrea De Marco a dirigere, domenica 13 gennaio 2013, Parma-Juventus, la partita che apre il girone di ritorno, in programma al Tardini alle ore 15; sarà coadiuvato dagli assistenti Tonolini e Di Liberatore e dal quarto uomo Marzaloni; Tagliavento e Giannoccaro i due arbitri addizionali. Queste le designazioni per le altre gare della seconda giornata di ritorno, in calendario per domenica 13 gennaio, alle ore 15, salvo diversa indicazione in parentesi: Bologna-Chievo (anticipo di domani, sabato 12 gennaio, ore 18): Massa (De Pinto-Galloni; Faverani; Bergonzi-Gavillucci); Inter-Pescara (anticipo di domani, sabato 12 gennaio, ore 20.45): Russo (Petrella-Crispo; Dobozs; Celi -Tommasi); Torino-Siena (ore 12.30): Di Bello(Rosi-Cariolato; Preti; Orsato-Borriello); Cagliari-Genoa: Rocchi (Stefani-Manganelli; Niccolai; Rizzoli-Candussio); Catania-Roma: Damato (Grilli-La Rocca; Giachero; Mazzoleni-Baracani); Lazio-Atalanta: Peruzzo (Passeri-Iannello; Giordano; Giacomelli-Fabbri); Napoli-Palermo: Gervasoni (Barbirati-Maggiani; De Luca; Doveri-Pinzani); Udinese-Fiorentina: Romeo (Padovan-Musolino; Posado; Banti-Mariani); Sampdoria-Milan (posticipo delle ore 20.45): Guida; Paganessi-Bianchi; Di Fiore; Valeri-Calvarese).


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