Alessio: Conte è un vincente, presto sapremo il suo pensiero. Abete non conta gli scudetti.

News, 8 maggio 2013.

A Bergamo Conte dà spazio alle seconde linee: restano a Torino Buffon e Barzagli. Angelo Alessio: Antonio è un vincente, a breve vedremo quale sarà il suo pensiero. Abete: Non voglio alimentare polemiche sul numero degli scudetti; come Giancarlo Abete posso aver avuto la sensazione che un giudizio poteva essere diverso, ma il problema è il rispetto dei ruoli del funzionamento di una democrazia. Palazzi: Perché quel documento sull'Inter? Perché c'era l'esposto di una Società che chiedeva chiarimenti. Conte: I soldi aiutano a vincere, ma non bastano, servono organizzazione di gioco, investimenti mirati e una gestione oculata del vivaio.

I convocati per Bergamo sono 21 - Antonio Conte ha portato con sé a Bergamo 31 giocatori: Chiellini, Caceres, Marchisio, Vucinic, De Ceglie, Giovinco, Peluso, Anelka, Bonucci, Padoin, Pirlo, Vidal, Giaccherini, Lichtsteiner, Quagliarella, Storari, Branescu, Matri, Isla, Rubinho, Marrone.
Come si può notare, e come aveva preannunciato Carrera in conferenza stampa ("il mister darà spazio ai giocatori che non hanno avuto tante possibilità, ma che sono stati utilissimi per la conquista dello scudetto"), turno di riposo per qualche titolare (Barzagli e Buffon); Pogba fuori per squalifica, qualche problema fisico per Asamoah e Bendtner.

Alessio: Conte è un vincente, presto sapremo il suo pensiero - Come preannunciato non c'era Antonio Conte a rispondere alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa pre-Atalanta, ma i suoi due collaboratori Alessio e Carrera, quest'anno già portati alla ribalta quando l'assenza di Conte dovuta alla squalifica per il calcioscommesse li aveva catapultati sulla panchina bianconera. Un modo del mister per concedere spazio a due utilissimi e fidati collaboratori, ma anche per evitare le solite domande e, di rimando, altre considerazioni sul suo futuro, in un ping pong con Marotta che invece andrà portato avanti in Società, in un contesto nel quale sarà inevitabilmente la proprietà a prendere la responsabilità di decisioni dalle quali dipendono le prospettive della squadra e dello stesso Conte.
Ma le medesime domande sul futuro di Conte sono state rivolte ad Alessio e Carrera; e Angelo Alessio, che ben conosce Conte ("è il terzo anno che lavoro con Antonio e sono stati tre anni ottimi: una promozione con il Siena, due campionati vinti e una Supercoppa"), ha ribadito quello che lo stesso Conte detto: "Antonio è un vincente e credo che abbia detto che per migliorarci, per continuare a vincere, bisogna continuare a lavorare e nello stesso tempo a migliorarsi. E quindi vedremo quello che sarà il suo pensiero a breve". E così anche Carrera: "Sono domande che dovete fare a lui perché, come ha detto Angelo, è un vincente, vuole sempre migliorarsi. Se vuole questo chiarimento sarà per diventare ancora una squadra più forte. Quindi penso che tutto sommato sia una cosa lecita".
Sul loro futuro personale, l'idea di intraprendere una carriera personale come allenatore non sembra attrarli granché, anzi ad Alessio pare proprio non interessare: "Seguire Antonio per me è un onore, lo ringrazio, perché sono stati tre anni meravigliosi fin adesso. E continuare così, seguire lui, le sue indicazioni. Per quanto mi riguarda non mi interessa intraprendere una carriera, per quanto auspicabile, ma rimango fedele ad Antonio e credo che anche lui sia contento del mio contributo". E Carrera: "Penso che abbia detto tutto lui, siamo uno staff unito, abbiamo avuto la fortuna di giocare tutti e tre nella Juventus, anche assieme, quindi sappiamo cosa significa la mentalità vincente, i sacrifici per vincere, quindi penso che uno staff unito così è anche un mattone per poi riuscire a portare la squadra a esprimersi a certi livelli. Il merito è tutto di Antonio perché si è rivelato un grandissimo allenatore, ha carisma, personalità, è forte, quindi siamo contenti di stare con lui".
Si è anche parlato del loro periodo come surrogati del mister sulla panchina: "I primi due mesi ero squalificato - ha raccontato Alessio - quindi sono stato con Antonio e Antonio ha sofferto, come ho sofferto io in quei mesi. Gli mancava la panchina, si vedeva che gli mancava la panchina, era un leone in gabbia. Proprio per questo, il modo di preparare la partita durante la settimana era ancora più meticoloso, ancora più puntiglioso, determinato, far ripetere tante volte alcuni concetti, alcune situazioni tattiche, proprio per preparare la squadra a giocare a memoria la partita successiva. Il momento più bello per me è stato sicuramente la prima partita con il Napoli, partita difficilissima, che sentivamo tantissimo e siamo riusciti a vincerla. La prima in cui io ero in panchina, fisicamente, però, come ho detto prima, tutte le indicazioni, tutta la preparazione di questa gara e di tutte le gare, è sempre stata di Antonio, con maggiore rabbia rispetto al solito". E Carrera: "Per quanto mi riguarda, io ho cercato di riportare quello che in settimana si faceva sul campo quando io ero in panchina, quindi tutte le cose che preparavamo sul campo, che Antonio faceva fare, decidevamo magari andando avanti, pensando già alle sostituzioni che potevano fare le altre squadre. Quindi era tutta una preparazione definitiva, anche i cambi in base agli avversari erano già stabiliti. C'era solo da guidare il gruppo. Momenti bellissimi sono sempre stati tutti, ma lo sono anche ora, perché quando vinci e quando fai parte della Juventus penso non ci sia un momento più bello dell'altro. E' stato bellissimo stare lì, ma il merito va sicuramente ai ragazzi che in quei due mesi in cui sono ci sono stati io e poi quando è tornato Angelo, sono stati uomini, si sono responsabilizzati ed hanno fatto tutte le cose come se ci fosse Antonio a bordo campo".
Video della conferenza stampa di Alessio e Carrera (da Superfly, TifosiBianconeri).

Anche in Abete c'è un dissidio: tra Giancarlo Abete e il suo ruolo - Se in Antonio Conte c'è un interno dissidio tra l'uomo e il professionista, anche Giancarlo Abete sembra vivere dentro di sé una situazione di scissione tra Giancarlo Abete e il suo ruolo, una situazione che si evidenzia quando il pensiero corre al numero di quegli scudetti che la Figc non sa contare: «Ho telefonato ad Agnelli per fargli i complimenti sinceri per lo scudetto, con l’auspicio che questa situazione abbia uno sbocco a livello internazionale - ha detto, nel consueto, ermeticoamente vago, abetese, a margine del 6° seminario per giornalisti sportivi organizzato a Coverciano - Qualcuno dice che non ho avuto il coraggio di fare il numero esatto? Io non voglio alimentare polemiche. Quando finirò la presidenza e diventerò opinionista potrò essere più caustico. Ognuno svolge il proprio ruolo, se c’è una posizione uno la mantiene. Andreotti diceva: 'Non è importante solo avere ragione, è importante trovare uno che te la dia'. E’ una frase che non voglio che venga messa in relazione diretta al caso, ma rende l’idea. Come Giancarlo Abete anch’io posso aver avuto la sensazione che un giudizio poteva essere diverso, ma il problema è il rispetto dei ruoli del funzionamento di una democrazia. Si crea una grande confusione fra quello che è il sistema di giustizia ordinario e di giustizia sportiva. Sono due ordinamenti diversi, l’esemplificazione è dato dall’omessa denuncia: per la giustizia sportiva è un reato, per la giustizia ordinaria no». In questo caso però l'omessa denuncia c'entra come i cavoli a merenda: era semplicemente necessario acquisire telefonate e carte e attenersi al loro racconto; con la dovuta rapida solerzia, ovviamente, quella (male) utilizzata nel 2006 nei confronti della Juve e, per non farsi mancare niente, la scorsa estate nei riguardi di Conte.

Palazzi: Fu la Juve a chiedere chiarimenti - Al 6° seminario per giornalisti sportivi organizzato a Coverciano lunedì il tema del dibattito era: "Giustizia sportiva, quale futuro?", con l'intervento del procuratore federale Stefano Palazzi, del procuratore capo della Repubblica di Bari Carlo Laudati e del presidente della Corte Federale Gerardo Mastrandrea. Tra le domande cui Palazzi ha dovuto rispondere c'era quella mirante a conoscere perché presentò quel famoso documento sugli illeciti dell'Inter, pur consapevole che i fatti erano prescritti: "Perché c'era l'esposto di una Società (la Juve, ndr) che chiedeva chiarimenti", è stata la risposta. Evidentemente, senza questa richiesta, nemmeno in presenza di fatti ormai noti a tutti la Figc si sarebbe mossa; in risposta l'ha fatto, ad orologeria.
E' stato poi sottoposto alla sua attenzione il caso del capitano della Lazio, Stefano Mauri; indagato a Cremona per il calcioscommesse, non è mai stato ancora lambito dalla giustizia sportiva ed ha potuto scendere tranquillamente in campo per tutto il campionato. Palazzi obietta: "Prima di prendere una decisione, dobbiamo aspettare gli ultimi sviluppi investigativi della Procura di Cremona. Ci sono ancora le indagini in corso. Siamo in attesa degli atti di Cremona. C'è collaborazione tra noi e Di Martino. La fase istruttoria non è ancora terminata, ci sono ancora indagini in corso e la procura di Cremona non ha ancora trasmesso gli atti. Siamo in stretto coordinamento con il procuratore Di Martino, c'è grande collaborazione tra di noi. Ma le indagini non si sono ancora esaurite: la questione non riguarda la lentezza della giustizia sportiva ma il fatto che la fase istruttoria non è terminata. Il potere politico dovrà valutare la possibilità di interventi correttivi al sistema della giustizia sportiva. E' una giustizia che, infatti, ha poteri istruttori molto limitati e perciò ritengo che già si fa tanto".

Conte: I soldi aiutano a vincere ma non bastano - Nell'intervista di ieri alla Gazzetta Antonio Conte, pur lasciando al suo prossimo colloquio con la società la questione degli innesti più opportuni per la Juve, una cosa l'ha chiarita: soldi e acquisti servono, ma non bastano. "Certo, i soldi aiutano a vincere, ma non bastano - sono state le sue parole - Il modello da seguire è il Bayern: un progetto serio iniziato anni fa con Van Gaal, passato anche da sconfitte brucianti che hanno alimentato la ferocia dei calciatori. Alla base di ogni successo c’è: una organizzazione di gioco, una società disposta a seguire una strada precisa con investimenti mirati e una gestione oculata del vivaio. Solo così si può invertire la rotta. Il problema è che viviamo di ricordi... Devono migliorare tutte le componenti del nostro calcio. Scendiamo sul pratico: ho sentito Robben l’altro giorno dire: 'La nostra è stata una vittoria di squadra'. Ha capito, Robben è un talento puro. Come Ribéry. Eppure si sono messi al servizio della squadra. E’ l’organizzazione di gioco che esalta il talento, purtroppo da noi questo è un pensiero di minoranza".
Perché bisogna anche saper spendere, un'arte in cui la Juve, quella della Triade, è stata maestra; poi venne Calciopoli, e l'arte fu messa da parte; lo dimostra un aneddoto raccontato proprio da Conte nell'intervista, quando rievoca il suo primo approccio, fallito, con la Juve (era il 2009), che gli preferì Ferrara, e sappiamo tutti com'è andata: "Avevo incontrato il d.s. Secco cercando di spiegare come intendevo rilanciare la Juve. Puntando sul gioco offensivo, ma con un possesso palla a partire dalla linea difensiva. E poi avendo due esterni d’attacco per sorprendere gli avversari. Avevo anche indicato dei giocatori come modello: Robben, Lennon e Walcott...". Ma nella lista di Secco&C. c'era Diego, e ne fecero il nome a Conte: "Mi chiesero un parere: dissi con franchezza: 'E’ un buon giocatore, ma abbiamo in rosa Trezeguet, Del Piero, Amauri e Iaquinta. Io spenderei i 25 milioni in altro modo'. Sapete tutti come è finita". Milioni al vento, Conte all'Atalanta, Juve a Ferrara poi, dopo il suo esonero, a Zaccheroni, settimo posto. Non sarebbe stata la prima né l'ultima scelta infelice della Juve Smile.
Poi il capitolo Scommessopoli: "E' una cicatrice profonda. Quello che mi ha fatto più male è stato leggere articoli che davano per finita la mia carriera, avallando accuse prive di senso. Chi mi conosce sa che non accetterò mai compromessi. Alla fine ho subito una ingiustizia, senza prove. “Non potevo non sapere”. Faccio felice Crozza: la parola 'agghiacciante' ha fotografato bene il mio stato d’animo".


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