Media e tifo /2 - La carta stampata

mediaCome già detto, Roma è una piazza storicamente feroce contro la Juve, le radio e le tv locali impazzano nel trasmettere notizie relative al calcio e nel dare voce a soggetti più o meno esagitati e autorevoli, soprattutto di fede giallorossa, infervorati dal loro Vangelo: “Il Romanista”, ora prossimo alla chiusura, che fu diretto da Riccardo Luna (poi da Stefano Pacifici, un clone del predecessore) e che raccoglieva firme prestigiose (?) di vips televisivi o presunti tali, come quelle di Maurizio Costanzo (tra i soci fondatori e finanziatori, e pare che tra quei 50 originari ci fosse anche Matteo di Montezemolo: il nome vi dice niente?), Giovanni Floris (ideatore e conduttore del programma tv “Ballarò”), Mino Fuccillo (reduce da una direzione-lampo a “L’Unità” e dal fallimento di “Galagoal”, dove dispensava elogi sperticati al giovane Totti e al suo mentore Zeman, senza scordarsi di polemizzare contro la “Juve che rubba”), Michele Giammarioli (giornalista Rai, “Dribbling”), Massimo Ghini (ovviamente sublime esperto di calcio, nelle sale lo scorso Natale con il cinepanettone “Natale a Rio”...), Pato Moure (fratello di latte di Falcao, da quasi trent’anni campa grazie a questo), Marco Conidi (cantautore che in carriera ha raccolto meno di quanto meritasse: di certo colpa dell’ostracismo di Moggi che controllava anche il mercato discografico...), Stefano Petrucci (oggi inviato di Sky), Zibì Boniek (poteva mancare il polacco che odia tutto ciò che è Juve da quando, nell’estate del 1985, gli venne preferito Laudrup?), Giancarlo Dotto (ex opinionista di "Controcampo") e alcune “glorie locali”, menti eccelse del calibro di Tonino Cagnucci, Daniele LoMonaco e Alberto Mandolesi. Un vero Gotha di luminari del pensiero sopraffino…

“Il Riformista” di Antonio Polito (interista acceso) completa la “corte” dei grandi censori delle malefatte juventine e dell’esaltazione delle vicende morattiane. Esilarante il commento romanzato che fece il suo giornale all’uscita delle intercettazioni che coinvolsero Roberto Mancini la scorsa primavera.

Finora abbiamo analizzato i giornali che non campano di solo sport (escluso “il Romanista”), ma ora viene il bello. Infatti, passiamo ai tre quotidiani sportivi nazionali, e non possiamo che iniziare dalla Regina dei quotidiani, appartenente alla stessa scuderia del Re (il Corsera): la Gazzetta dello Sport (gruppo RCS), il giornale che per anni ha sollevato dubbi, ammiccamenti e strizzato l’occhio alle teorie complottistiche antijuventine, salvo diventare il vero e proprio braccio mediatico della procura (della facilità di prevedere e “orientare” le sentenze da parte del quotidiano rosa si lamentò persino Vocalelli del Corriere dello Sport in quanto concorrente a suo dire penalizzato). Come dimenticare l’atmosfera da “novelli Torquemada” che albergava negli scritti dei vari Cannavò (amico e sodale di Moratti, amico intimo di Facchetti e avvistato a San Siro con tanto di braccialetto nerazzurro in quella che avrebbe dovuto essere la giornata scudetto di due stagioni orsono, poi rinviata per colpa della vittoria della Roma a casa degli Onesti), di Carlo Verdelli (ex direttore di “Vanity Fair” sulle cui pagine confessava di addormentarsi ogni sera ripetendo la formazione dell’Inter di Herrera) e Ruggiero Palombo (romanista di nascita, l’uomo dal canale preferenziale con le procure e della linea giustizialista dettata ai tribunali sportivi).
Questi i carichi da 90, ma il resto della redazione non scherza.

Una redazione prevalentemente filo-interista, prima, durante e dopo Calciopoli: prima cambiano il nome da “Gazzetta dello Sport” ad “Internazionale Football Club magazine” e meglio è. Ne guadagnerebbero in credibilità, perché come possono pensare di passare per super partes Carlo Laudisa (sedicente esperto di mercato, molto sui generis, ma soprattutto uomo dall’alfabeto incomprensibile e sempre schierato pro-Inter), Nicola Cecere (interologo di provata fede), Andrea Elefante (idem come per Cecere), Luigi Garlando (autore di diversi libri sull’Inter e ora pure su Mourinho), Franco Arturi, Paolo Condò (innamorato di Mancini e ora di Mr. Special One), Antonello Capone (l’uomo della moviola), la prima firma calcistica Alberto Cerruti, Alessandro de Calò, Massimo Cecchini, Stefano Boldrini, Valerio Ciari, tutti filo milanesi all’ennesima potenza, con qualche concessione ai colori giallorossi romani? Luca Curino, attuale inviato incaricato di seguire la Juve, vanta pure lui trascorsi al seguito della Beneamata. Questa la parata di stelle.

Il Corriere dello Sport annovera la pregiatissima firma di Alessandro Vocalelli, direttore della testata e prezioso consigliere di Cobolli, l’uomo che dettò il parere decisivo nel momento in cui la Nuova Juventus si preparava a bere l’amaro calice della retrocessione senza lottare in tutte le sedi. Stefano Agresti e Antonio Barillà sono due ex di Tuttosport, e sono uno vicedirettore, l’altro esperto di mercato. Luigi Ferrajolo, padre di Giorgia, inviata Mediaset, è un altro romanista di lungo corso. Ma il grande lavoro ai fianchi, come paladino dell’antijuventinità (e di riflesso sostenitore delle squadre romane), il Corriere dello Sport lo sviluppò negli anni di Italo Cucci, bolognese che oggi imperversa alla RAI, un tempo direttore del Guerin Sportivo e con una cronica idiosincrasia per il bianconero, e l’altro immortale Mario Sconcerti: in due 11 anni di direzione a senso unico e contro la Juventus.

Per concludere Tuttosport, quotidiano torinese (tra i suoi direttori del passato vanta il granata Giampaolo Ormezzano, che oggi predica saggezza tra tv e “Famiglia Cristiana” salvo poi trasformarsi in una belva feroce quando vede bianconero) che ha avuto un improvviso cambio di direzione nel momento in cui l’ex direttore Giancarlo Padovan andò forse un po’ troppo controcorrente rispetto all’"omogeneità di pensiero" che un argomento come Calciopoli avrebbe dovuto suggerire nelle intenzioni dei sostenitori della farsa.

Da allora ci si ritrova alla direzione un ex vicedirettore della Gazzetta dello Sport, Paolo De Paola, autore da subito di una virata di 180° sulla linea editoriale, tutta concentrata sulle notizie (?) di mercato e sulle critiche inizialmente distruttive e, dopo un triplo carpiato, diventate improvvisamente elogiative nei confronti di rosa e allenatore bianconeri. E soprattutto un atteggiamento smaccatamente "nuovo corso Juve" in certi redattori, come Marco Bernardini (a volte persino surreale), Guido Vaciago, Camillo Forte e Vittorio Oreggia, che preferiscono trattare i temi più futili e innocui del mondo bianconero, evitando di tocccare i tasti più scottanti, retaggio di Farsopoli. In questo senso sono emblematici i casi di Sergio Baldini e di Elvira Erbì, scandagliatori di siti Internet bianconeri, che per la rubrica “Nella Rete” preferiscono prendere spunto da temi poco dibattuti come le bufale di mercato o le preoccupazioni per il clima rigido nel quale si giocheranno i posticipi di gennaio, evitando come la peste le roventi discussioni sulla farsa di due estati orsono.
C'è da dire che ultimamente, dopo la sentenza di primo grado per la GEA, anche su Tuttosport si è cominciato a intravvedere qualche timida e sporadica inversione di tendenza.


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