La patacca della correttezza, fortemente pretesa. Ora da revocare

scudetto cartoneNessuno, davvero, ha trovato la forza di scandalizzarsi, la forza di rovesciare tutto. Di cambiare. Ma chi era dentro come poteva davvero ignorare tutto? Persino certi giornali non ne scrivono più e ignorano l’argomento.
Non sono parole nostre. Sono state dette nel 2007 per rimproverare chi aveva smesso di parlare di Calciopoli/Farsopoli. Inviate ad altri indirizzi ma, come un boomerang, oggi tornano indietro, perché sono abbinabili a quanto accade dall'aprile di quest'anno ad oggi con le intercettazioni "sfuggite", perché oggi è vero che certi giornali ignorano l'argomento e che altri non ne scrivono più con i toni ed i modi usati nell'estate 2006.
Quando Bergamo disse a Matrix, e a Borrelli, che lo chiamavano in tanti, facendo anche dei nomi, nessuno di quelli che oggi possiamo sentire in telefonate "scartate" alzò il dito per dire che l'ex designatore aveva ragione, che era "normale" incontrarlo o parlare con lui di griglie.
L'articolo 1 del Codice di Giustizia Sportiva parla di lealtà, in termini generici. Abbiamo visto che è modellabile più della plastilina ma, per noi, chi ha taciuto allora non ha dato prova di lealtà. E hanno taciuto in tanti. Tutti sotto coperta. Qualcuno, però, ha esagerato, perché non solo non ha alzato il ditino ma ha anche indossato lo smoking bianco, o dispensato lezioni di etica e morale. Un grande inganno. Reiterato nel tempo.
Hanno fortemente preteso uno scudetto, "Lo scudetto della correttezza e del rispetto delle regole". Ma chiamare un arbitro in attività, per esempio, non era ammesso dalle regole. E chi era dentro come poteva ignorare? Nessun rimprovero, oggi, per i giornali che non ne scrivono più?
Rileggiamo alcune delle cose che hanno detto.

27 giugno 2006 - "Sono d'accordo con Massimo Moratti: è uno stimolo per chi si è comportato correttamente, non ci sono precedenti che facciano testo se non quelli dei giochi olimpici e delle gare internazionali dove, se uno è dopato viene squalificato, e il secondo diventa primo". Tronchetti Provera (La Gazzetta).

9 luglio 2006 - Che cos'hanno in comune Alessandro Profumo (banchiere) e Rebecca Moroni (bambina), Gabriele Salvatores (regista) e Giovanni Martinelli (sposo), Lella Costa (attrice) e Mustafa (venditore senegalese), Freddy (coniglio bianco) e Matrix (cane dal pelo rosso)? Sono tutti testimonial della campagna abbonamenti dell'Inter 2006-2007. [...] Bambini, genitori, ragazzi, animali protagonisti della sfilata virtuale dell' orgoglio nerazzurro. «Io sono interista e vado in giro a testa alta. E tu?» [...] "Ma perché proclamarlo proprio adesso, quando dire «io sono interista» equivale a dichiarare «io sono uno pulito»?". Elvira Serra (Corriere della Sera).

15 luglio 2006 - "Quello di due anni fa credo sia giusto non assegnarlo perché è passato troppo tempo. Quello di quest' anno, visto che la stagione si è conclusa da due mesi, credo sia giusto darlo all' Inter. Ma non lo vogliamo tanto per festeggiarlo, credo che sia giusto perché in tutti gli sport, se qualcuno vince barando, il premio va a chi è arrivato subito dietro. È giusto premiare la squadra che ha fatto le cose per bene e che si è classificata alle spalle di chi non le ha fatte". Roberto Mancini.

"Questa brutta storia non è che ci veda nel ruolo degli avvoltoi in attesa, è una situazione che tocca ogni appassionato di calcio. Nel caso l'impianto accusatorio venisse confermato dalle sentenze, dico solo che abbiamo vissuto dieci anni di emozioni inutili. Io e i tifosi". Massimo Moratti (La Gazzetta)

16 luglio 2006 - "Ci diano lo scudetto, perché è un diritto e perché deve essere chiaro al mondo intero che non tutti in Italia hanno fatto parte di un certo sistema. Lo scudetto ci spetta, perché è necessario fare un distinguo fra chi ha portato avanti un certo sistema e chi invece si è sempre comportato secondo le regole: fra chi ha barato e chi è onesto". Ed ancora: "Sì, sarebbe un messaggio sbagliato non assegnare lo scudetto. Un brutto segnale non solo all' Italia sportiva, ma a tutto il mondo. Un qualcosa che autorizzerebbe a pensare che proprio tutti erano sporchi. Noi no, alziamo la mano e urliamo: "Noi no. Con questo sistema sporco proprio non c'entriamo". Ripeto, direi le stesse cose se al terzo posto fossero arrivate altre squadre. Lo scudetto è un diritto di chi si è comportato bene, il titolo va dato a chi si è distinto più di altri. [...] Lo scudetto all'Inter mi sembra una soluzione elementare, un qualcosa che viene da sé. E parlo a prescindere da ciò che pensano gli stessi tifosi dell'Inter, anzi proprio non la cerco l'approvazione di certi tifosi". Su Guido Rossi: "E' interista e ha fatto parte della nostra società? Meglio, essere interista è garanzia di onestà, non certo motivo di imbarazzo". Massimo Moratti (La Gazzetta).

17 luglio 2006 - "Lo scudetto 2005-2006 ci spetta, perché sia chiaro a tutti che l'Inter con tutto ciò che ha sporcato il calcio italiano non c'entra. Ho sempre saputo di far parte di una società pulita, leale. E oggi lo posso dire con ancora più forza. [...] Abbiamo sempre creduto nella buona fede di tutte le componenti del calcio, buona fede che è nel Dna di Moratti e dell'Inter". Javier Zanetti (La Gazzetta).

Il 25 luglio 2006 arriva la sentenza di Sandulli, e il giorno dopo Guido Rossi, ex consigliere del Cda nerazzurro, assegna lo scudetto all'Inter.

26 luglio 2006 - "Provo piena soddisfazione per l'assegnazione del titolo alla societá e alla squadra che si è comportata correttamente". Massimo Moratti.

"Questo è lo scudetto della correttezza e del rispetto delle regole. Uno scudetto ottenuto da una squadra che ha dimostrato di avere forza tecnica e spirito importanti. È uno scudetto che arriva nel momento in cui il calcio italiano ha deciso di mettere al centro di tutto la questione etica. Per questo motivo è uno scudetto che ha un doppio significato". Giacinto Facchetti (La Gazzetta).

23 aprile 2007 - "Non c'è più quella banda là, quell'evento non si poteva ripetere. Anche se in molti non concorderanno con me, lo scudetto dell'anno scorso è perfino superiore, è stato uno dei titoli più belli, conquistato contro il malaffare che ha dominato il calcio per dieci anni. Questo è il secondo scudetto che vinciamo senza rubare, quello del 2005-06 lo abbiamo ricevuto perché rubavano gli altri. Questa vittoria è stata bella e meritata, contro una squadra fortissima, la Roma, complimenti, e contro un Milan non in tono minore, basta vedere cosa sta facendo in Champions. La Juve in B c'è andata da sola e ora c'è una nuova dirigenza, la società è più simpatica e saremo felici di ritrovarla in A". Massimo Moratti (Corriere della Sera).

15 maggio 2007 - "Abbiamo vinto, ma non sono soddisfatto perché il calcio è molto simile a quello di prima, tanta gente sempre uguale e troppe cose che non cambiano. Nessuno, davvero, ha trovato la forza di scandalizzarsi, la forza di rovesciare tutto. Di cambiare. Capisco i tifosi juventini. Loro devono credere in qualcosa. Devono urlare rabbia e magari trovare un nemico. Ma chi era dentro, forse anche qualche viso per bene, come poteva davvero ignorare tutto? Persino un autorevole commentatore in TV disse che quei fatti per la Juve non erano stati provati. Persino certi giornali non ne scrivono più e ignorano l’argomento. La verità è che nel calcio, a differenza di altri settori, non si teme la giustizia. E finché questo atteggiamento durerà saremo sempre sotto scacco". Massimo Moratti (Corriere dello Sport).

20 dicembre 2007 - "Visto? C'è ancora molto da fare. Non ne parlo volentieri, ma la situazione è sempre peggiore. E' brutto vedere coinvolti dirigenti che conosci in un modo e che poi si rivelano diversi. In una doppia veste. Da quel che leggo, siamo stati notevolmente danneggiati già dal campionato del famoso 5 maggio. Se ci manca un altro scudetto? No, ne manca più di uno". Massimo Moratti (La Gazzetta).

3 febbraio 2008 - "Il 5 maggio se non ci fosse stata quella banda di truffatori avremmo vinto con qualche punto di vantaggio". Massimo Moratti (Sky e Corriere della Sera)-

8 marzo 2008 - "L'Inter nel mondo è da sempre considerata la squadra di prestigio di Milano, non solo per quello che ha vinto, ma perché non ha avuto mai problemi con la giustizia. Con me ho avuto persone che hanno seguito questo comportamento con naturalezza, senza mai tentare di scavalcare o fare i furbi o conquistarsi gli arbitri, pensando di aiutare la società facendo qualcosa che si sarebbe rilevato terribile. La vergogna di doversi difendere di fronte a situazioni deprecabili è una cosa antipatica nella storia di una società. Che a noi non succeda mai, come mai è successo finora. E come d'altronde fino ad adesso a noi non è mai capitato di andare in serie B". Massimo Moratti (Raduno Inter Club).

Sicuro? Ritorniamo all'inizio, a quel maggio 2006.
26 maggio 2006 - Recoba e Oriali patteggiano. Sei anni dopo il caso scoppiato nel settembre 2000, sono state emesse le prime sentenze per la vicenda "passaporti falsi" la cui inchiesta è stata coordinata dalla procura della Repubblica di Udine. Alvaro Recoba, l'attaccante uruguaiano dell' Inter e il d.s. nerazzurro Gabriele Oriali hanno formalizzato il patteggiamento davanti al Gip Lombardi, la pena a sei mesi di reclusione con 21.420 euro di multa. I due dovevano rispondere di concorso in falso in relazione al passaporto del calciatore e di ricettazione per la patente italiana ottenuta dal giocatore. (La Gazzetta).

Oggi ne sappiamo di più, forse non ancora tutto ma di più.
2 aprile 2010 - Escono le prime intercettazioni "ritrovate", che gli investigatori avevano considerato "non utili investigativamente" e non avevano sottoposto alla valutazione della giustizia sportiva. Da allora spuntano come funghi le telefonate nerazzurre con designatori, con il Presidente dell'AIA, con Ghirelli, e persino con un arbitro in attività.

I tifosi juventini ringraziano Luciano Moggi per averci messo determinazione, e soldi, per svelare il grande bluff. Quello scudetto conferito dall'ex-Cda dell'Inter Guido Rossi, per ragioni "etiche", è una patacca senza valore agli occhi di tutti quelli che non sono offuscati da questioni di tifo. Le motivazioni per cui venne conferito non erano realmente rispettate, la diversità di comportamento non regge più.
Che la FIGC, in oltre cinque mesi, non abbia trovato il modo di ascoltare trenta telefonate, tante ne bastano per agire di conseguenza, non è un bel segnale di "parità di trattamento".
E non lo diciamo con uno sguardo fra il dolce e il severo, che questa cosa non potete chiedercela, non ne siamo capaci. Il nostro sguardo è solo severo.

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