Il tavolo della noia

andrea agnelliDa buoni cronisti, dovremmo riportare dettagliatamente, come abbiamo sempre fatto da quattro anni a questa parte, la cronologia dei fatti che, in queste ultime settimane, hanno fatto da contraltare al celebre tavolo della pace, propugnato dai vari Della Valle, Agnelli e Petrucci in epoche e con modalità differenti.
Dovremmo in realtà scrivere della noia che scaturisce dalla continua lettura delle parole che ruotano intorno a quel tavolo, dato che di cronaca non si può parlare: i fatti, infatti, non esistono. Nella pratica, abbiamo in mano dichiarazioni, pensieri, sproloqui vari ed eventuali dei protagonisti, veri o presunti, dell'incontro che, sempre fatti salvi i possibili/probabili rinvii, ritardi, defezioni e ricorsi, si terrà in data 14 dicembre prossimo venturo.
Quest'ultimo e definitivo - così pare - tavolo è stato chiesto dallo stesso Andrea Agnelli, di rimbalzo ad un intervento a gamba tesa di Petrucci, subito dopo la presentazione, da parte della Juventus, di un ricorso al TAR del Lazio, con annessa richiesta di risarcimento da 444 milioni di euro, e di altri esposti al Prefetto di Roma (con tanto di istanza di commissariamento della Figc) e alla Procura Regionale del Lazio della Corte dei Conti (per verificare l'eventuale sussistenza di danni erariali conseguenti ad atti compiuti dalla Federazione). E allora sarebbe anzitutto utile chiedersi il motivo di un'esigenza di chiarimento da parte del giovane presidente bianconero, se è vero, come è vero, che quegli atti sono stati effettivamente depositati. L'idea brillante è quella di mettersi in ridicolo? Oppure si vuole ancora una volta riempire il pertugio del solito tifoso gobbo, stizzito, nonché rancoroso? Tutto può essere, ma onestamente, i tempi ed i modi scelti da Andrea Agnelli, pur cordiali che fossero, non hanno lasciato trasparire certo l'insaziabile voglia di mettere in ginocchio se stesso, la sua Società o il suo stesso pubblico: in data 16 novembre, infatti, Agnelli ha tenuto una conferenza stampa in cui ha esposto la necessità di aprire un "tavolo politico", in cui guardare al passato, senza il "passo indietro" richiesto da Petrucci, ma facendo invece un passo avanti con un tavolo in cui "far confluire tutti i fatti che hanno contribuito a generare la situazione del 2006", ma anche "concentrare i nostri sforzi per creare un futuro sportivo migliore": un'autentica transizione, dunque, dal passato al futuro. Parole anche queste, è vero, ma che, almeno inizialmente, potevano far pensare ad un tentativo di discutere, in un tête-a-tête a quattro, dei due scudetti, dei risarcimenti e, perché no, di un eventuale accordo tra le parti per poter ristabilire la giustizia e rimettere a posto le cose nel prossimo futuro. Un tentativo di rientrare nel giro dei poteri federali e sportivi dopo gli anni bui di Calciopoli? O una richiesta ben più articolata che, unitamente alla restituzione del bottino tricolore, presenterebbe l'opportunità di mettere mano - finalmente - alle norme assurde che regolano lo sport più amato dagli italiani, in particolar modo per quanto riguarda la riforma della giustizia sportiva? Nessuno, finora, ha saputo dire di cosa si tratta.
E, naturalmente, il silenzio tombale di casa Agnelli delle ultime tre settimane ha permesso alle solite mille voci bianche di alzarsi al cielo, fino a raggiungere le orecchie del presidente del CONI Petrucci.
Chissà in quanti hanno pensato: "Che diavolo vuole ancora il rampollo piemontese, dopo le condanne di Moggi? Vorrà mica parlare dei due scudetti, vorrà mica parlare di soldi..."
Ma prima dei giornalisti, è stata la volta delle parole di tre tra i componenti certi del tavolo: Abete, Petrucci, Moratti. In realtà, lo spunto alla conferenza di Agnelli in cui il presidente bianconero ha esposto le ragioni del club l'aveva offerto proprio Petrucci, lamentando a gran voce il gran danno provocato da un "doping legale" di cui il calcio italiano sarebbe affetto: giusto, diremmo noi; però, se fossero state fatte le cose come si sarebbe dovuto, a quest'ora ci staremmo godendo un calcio non perfetto, ma migliorato. Tuttavia, una volta sentita la proposta di Agnelli, in tempo reale il tavolo è diventato effettivo, "un primo atto di distensione". L'eco al leader dello sport italico l'ha data Moratti, che ha accettato l'invito di Petrucci ("non mi posso sottrarre"), ma guai a parlare di scudetti. E certo, peccato che Agnelli avesse parlato di revisione dei fatti - e dunque anche degli errori - dal 2006 ad oggi, non certo imputabili solo alla compagine nerazzurra, ma più propriamente e più ampiamente, alla Federazione stessa. Pertanto, cosa teme Massimo Moratti? La perdita di uno scudetto che sarebbe ben vista anche da alcuni settori del tifo interista?
E che ci ha detto Abete sulla questione? D'accordo sul tavolo, ma la FIGC "non è un fortino da espugnare", nemmeno da società con milioni di tifosi. Il timore dei primi giorni, dopo le parole incrociate di Agnelli e Petrucci, è quello di possibili sgambetti, dunque, o addirittura di ribaltoni... Eppure Andrea era stato chiaro: "Chi mi conosce bene sa che non sono né arrogante né furbetto".
Tuttavia Petrucci, dopo aver messo in agenda l'incontro, non ha ancora chiarito, almeno pubblicamente, quali saranno i punti sui quali si discuterà. E non si fa chiarezza nemmeno sui papabili partecipanti: dovrebbero essere sicuri Petrucci, Pagnozzi, Abete, Agnelli, Moratti, cui si sono aggiunti, via via, Della Valle, Galliani e anche De Laurentiis. Ci sarà, alla fine, Beretta o qualche emissario della Lega? Rappresentanti delle società escluse dal tavolo, che, capeggiate da Zamparini e Cellino, sono ormai sul piede di guerra? Il tutto mentre si discute dell'articolo 22 delle Noif e mentre si cerca un nuovo presidente della Lega stessa. Siamo sicuri che nell'agenda di Petrucci questo benedetto tavolo stia al primo posto? E che si prenderanno decisioni unilaterali, senza accogliere la parola di chi resta fuori dalla porta ad origliare? Difficile, a mio modesto avviso, che si possa entrare nel dettaglio di regole e di rivoluzioni generali. Gli interessi sembrano più che mai personali, societari, strettamente legati ai ricorsi Juve. Ma andiamo avanti. Perché di concreto non c'è nulla, ma di parole ce ne sono ancora tante, troppe, senza dover nemmeno citare gli sproloqui sul fatto che sia da 'cafoni' andare in giro a dire che abbiamo 29 scudetti (ci manca che ci chiamino pubblicamente figli di puttana, e poi le abbiamo sentite tutte).
Il dato di fatto è che Moratti ha accettato, sempre a parole, il tavolo promosso da Petrucci, mentre aveva declinato quello di Della Valle, nonché le avances di Abete, che aveva espresso la sua delusione perché l'Inter non aveva rinunciato alla prescrizione. Non è un segreto che sinora il vertice della Federcalcio abbia sempre preferito rispondere a tono alle iniziative di Andrea Agnelli, avallando le posizioni di Moratti, da sempre irremovibile, anche in maniera prepotente, di fronte a richieste di giustizia, e andando pedissequamente a braccetto con il club nerazzurro nell'accompagnare la Juve, attraverso le incompetenze di Tnas e Alta Corte del Coni, fuori dal recinto della giustizia sportiva. Tranquilli, Moratti se ne andrà via a gambe levate, se si citerà il 2006 (per la serie 'è Natale, ma non regalo nulla'). Bene, allora che si parli delle omissioni successive, dei ritardi della giustizia sportiva e delle falle nell'acquisizione delle intercettazioni telefoniche!
E dunque, quando saltano fuori i nomi di Della Valle e Galliani, Cellino sbotta, mentre Petrucci continua a distendere gli animi: ma l'agenda dove sta? Da quali punti è composto l'ordine del giorno? Petrucci, si faccia vivo!
Altrimenti continueranno le voci ingiustificate che mettono in ridicolo Juventus, CONI e FIGC (nonché lo stesso tavolo) e si scrivono falsità o semplici illazioni sui possibili contenuti della discussione del 14: le indiscrezioni degli ultimi giorni vorrebbero un Agnelli rinunciatario, che non parlerà di scudetto e, forse, nemmeno dei soldi. Un po' come schiantarsi a mille all'ora contro un muro.
Sarà vero? E chi lo può dire?
Solo il tempo, per chi è paziente, svelerà le strategie reali degli astanti. Al di là della nostra opinione sul meeting, tuttora senza agenda e senza certezze, non ce la sentiamo di fare previsioni, né di prendere in giro i lettori.
Che il tavolo sia con voi, cari amici.
E che il cuore di Andrea sia ju29ro.

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