Seven

Seven, sette. Come i peccati capitali, le note musicali, i giorni della settimana, i nani, i saggi, le sorelle, i colori dell'arcobaleno, le vite del gatto, le arti, le meraviglie del mondo, i mari, i samurai, i magnifici, le spose per i fratelli, le cinture di karate, i cieli, gli attributi di Allah, i sacramenti, le chiese, i sigilli, i veli di Salomé, i colli, i re di Roma, etc. Già, a proposito di Roma, forse c'è anche qualche ricordo calcistico recente (perfino recentissimo) legato al sette... ma pensiamo alle cose nostre.
La partita col Parma poteva presentare qualche insidia. Gli emiliani avevano appena battuto l'Inter e apparivano desiderosi di rialzarsi dopo il disastroso inizio di campionato. Da parte nostra, numerose assenze di peso: Barzagli e Caceres in difesa, Asamoah ed Evra a sinistra, Vidal e Pirlo in mezzo al campo. Qualche dubbio, dopo le ultime (non esaltanti) prestazioni sullo stato di forma di alcuni, in particolare di Lichtsteiner e Tevez. Il campo ha detto 7-0, e raramente dice bugie. Difficile commentare una partita che si chiude con un risultato di tale portata: sono maggiori i meriti di chi ha vinto in maniera tanto schiacciante o i demeriti di chi ha perso così malamente?
Dopo i primi 20', nei quali la squadra sembrava testare e studiare non tanto l'avversario quanto il proprio "nuovo" assetto, abbiamo assistito ad un monologo bianconero. Alcuni spunti interessanti questa partita li ha comunque forniti. Dopo la convincente vittoria "da irriducibili" conseguita in coppa contro i greci, abbiamo rivisto anche in campionato la squadra giocare secondo gli schemi preferiti da Allegri. Ed è stata un'altra vittoria, con sette reti realizzate e almeno altrettante occasioni da goal. Al di là del risultato, e tenendo conto dalla pochezza dell'avversario, anche in quest'occasione il gioco è apparso fluido, veloce e divertente, e meno prevedibile, soprattutto (ma non solo) nella fase offensiva.
Dopo il periodo iniziale, nel quale il nuovo mister si era inserito in punta di piedi e con intelligenza negli equilibri che Conte aveva dato alla squadra nel fantastico triennio precedente, sembra essere arrivato il momento della svolta tattica che abitui i giocatori all'idea di calcio che Allegri predilige. La mobilità di un centrocampo molto ben diretto ha supportato efficacemente tanto l'attacco quanto la difesa.
Difesa a quattro, nonostante le (o in virtù delle) assenze, con la coppia centrale Bonucci-Chiellini assai poco impegnata, e Lichtsteiner e Padoin terzini. Lo svizzero ha sfruttato al meglio la propria progressione sulla fascia e il campo a disposizione, segnalandosi come goleador e fornitore di assist: davvero difficile trovare in giro un terzino più forte di lui. Padoin ha ancora una volta dimostrato di saper svolgere con la consueta professionalità qualsiasi compito gli venga assegnato e di avere, quanto ad affidabilità e utilità, assai poco da invidiare anche a giocatori più celebrati.
Centrocampo a tre (più uno) con Marchisio, impiegato come vice-Pirlo, ancora una volta grande protagonista tanto in interdizione quanto in costruzione: forse il migliore in campo. Si è fatto apprezzare il (finalmente) rientrante Romulo, per il suo movimento continuo e la sua intraprendenza nel proporsi. Pogba ha confermato le sue qualità e i grandi progressi di queste ultime partite, propiziando anche, con i suoi tiri da fuori, un paio delle reti segnate dalle punte. Pereyra, libero di spaziare tra le linee, ha corso molto ma è apparso più generoso che efficace: da rivedere.
Una doppietta ciascuno, oltre a diverse giocate interessanti, per un Llorente in nettissima ripresa anche come finalizzatore, per Tevez (autore di una rete da cineteca) e per Morata, che ha confermato le sue doti realizzative. Il numero di tiri in porta e di occasioni da goal costruite non è stato particolarmente più elevato rispetto alle partite precedenti, ma stavolta la precisione è stata finalmente chirurgica. Due parole per il giovane Coman, che ha entusiasmato, mostrando di possedere velocità, fisico, personalità e tocco di palla. Nel finale, le sue verticalizzazioni con Morata (40 anni in due!) hanno incantato il pubblico allo Juventus Stadium: l'assist per il primo goal del giovane spagnolo oltre a sbalordire fa pensare bene per il futuro.
Dopo l'undicesima giornata, 9 vittorie, un pareggio e una sconfitta. Ventotto punti, esattamente come l'anno scorso, esattamente come due anni fa. Con 25 reti segnate (un paio in più rispetto ai due anni precedenti) e solo 4 subite: erano state 10 nella scorsa stagione e 8 in quella precedente. La pausa per le Nazionali riporterà in organico alcuni degli infortunati, e sarà seguita da un tour de force significativo per quantità e qualità degli impegni. Le sensazioni ad oggi sono positive, soprattutto in relazione alla possibilità di esprimersi in campo con modalità e soluzioni diverse (ma ugualmente affidabili e portatrici di risultato) rispetto al recente passato.
Coloro che speravano in una Juventus in difficoltà dopo il cambio di guida tecnica, magari confidando nell'inizio di stagione tradizionalmente lento delle squadre guidate da Allegri, sono stati finora delusi dai fatti, dal gioco e dai numeri. Siamo là sopra, come sempre, a giocarcela anche quest'anno...