Il Parma suona la sveglia alla Vecchia Signora

Ieri mezza Italia ha potuto finalmente gioire in campionato dopo mesi di magra: il Parma riesce nell'impresa al Tardini di fermare la corsa della Juventus.
Prima della partita Allegri aveva fatto capire che, come in Coppa Italia, ci sarebbe stato un ampio turnover, in attesa del big match di martedì allo Stadium: l'occasione era quindi ghiotta per molte seconde linee di mettersi in mostra e cercare di far cambiare idea all'allenatore sulle gerarchie.
L'opportunità, purtroppo, è andata sprecata.
Sgomberiamo subito il campo da eventuali proteste arbitrali: sì, Gervasoni ha dimostrato ancora una volta di essere un arbitro profondamente inadeguato, confermando la sensazione che l'incompetenza in FIGC sia ritenuto un valore fondamentale nell'assumere il personale. Pensiamo ad esempio al caso Marchisio, dove un giocatore che si era semplicemente fermato in allenamento, e che è entrato nell'Istituto Fanfani con le sue gambe, si è ritrovata diagnosticata una rottura del crociato; e il tutto sotto l'occhio (poco) vigile di Castellacci, il quale, a figura barbina avvenuta, ha tenuto a confermare le tesi dell'Istituto. Potete ben immaginare quindi lo smacco ricevuto dal professore quando, a pochi passi da Coverciano, Marchisio partecipava alla netta vittoria sulla Fiorentina al Franchi.
Tornando alla partita, Gervasoni ha sicuramente agevolato il compito agli emiliani, negando ad esempio un rigore a Llorente e, nei minuti finali, invertendo un fallo dove lo stesso basco aveva ricevuto una gomitata.
Fatta questa premessa, la partita doveva essere vinta; il Parma, fanalino di coda del campionato, ha prodotto davvero poco: il gol dei padroni di casa è arrivato da uno svarione del centrocampo, che non ha minimamente fatto filtro e ha permesso a Mauri di inserirsi e calciare indisturbato.
Sebbene Marchisio, e soprattutto Vidal, abbiano giocato a ritmi contenuti, plausibilmente con la mente già all'andata dei quarti di Champions, non ci sono scuse per molti altri giocatori scesi in campo. Partiamo dall'attacco: se Coman può avere la scusante di essere stato impiegato poco e di essere ancora molto acerbo, Llorente ha ormai invece finito il campionario di scuse. Lontano parente di quello dell'anno scorso, lo spagnolo soffre indubbiamente il modulo di Allegri, ben diverso da quello adottato da Conte, dove la sua azione da torre era fondamentale per gli inserimenti dei centrocampisti. Decisamente più efficace invece è stato Morata, anche se purtroppo negli ultimi minuti il Parma si era arroccato a difesa del vantaggio.
A centrocampo, Vidal più sottotono di Marchisio, che si è limitato a fare il suo compito. Molto bene invece Pereyra.
Ma la vera chicca oggi è in difesa. No, non parlo di Chiellini, che dopo l'andata di Dortmund è vittima di molti attacchi da parte della tifoseria. Lo scivolone in occasione del gol non è la causa del vantaggio emiliano, dato che è mancata invece copertura da parte dei centrocampisti. Il vero "eroe" di giornata è Ogbonna.
Arrivato per ben 15 milioni due estati fa, da allora le migliori partite che gli abbiamo visto fare sono quelle da terzino. Per giunta a destra e non sulla sua fascia naturale. Non sa dirigere la difesa come Bonucci, non sa leggere i movimenti degli attaccanti e di conseguenza non riesce mai ad anticiparli. Ma la cosa che fa più infuriare è la mancanza di personalità: tralasciando i molti passaggi sbagliati, difende sull'uomo lasciandogli sempre 2-3 metri, con la stessa paura di un bambino che si è appena perso tra la folla in un centro commerciale.
Ha avuto molte chances per dimostrarsi valido, ma ha ben palesato come la maglia bianconera sia un macigno sulle sue spalle. Se ne faccia una ragione, non tutti possono indossare quella maglia.
Vi sono comunque alcuni lati positivi in questa sconfitta: tutto questo parlare di triplete aveva eccessivamente galvanizzato l'ambiente, e una sconfitta così riporta coi piedi saldamente per terra la squadra. I punti di vantaggio sono ora 12, ma le prossime partite, soprattutto con la Lazio, potrebbero rendere questo vantaggio più esiguo. Un campanello d'allarme insomma, che è meglio sia arrivato ora, prima dell'importantissimo match con il Monaco. La speranza è che la squadra sappia far tesoro di queste batoste, per uscirne più motivata e per mettere in campo quella rabbia e quell'attenzione in più che sono purtroppo mancate al Tardini.