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La Juventus ha chiuso il discorso campionato: lo ha fatto in maniera decisa, concedendo poco ai suoi avversari e con ben quattro giornate d'anticipo.
Non so voi, ma io ho vissuto la partita con molta serenità, preoccupato solo da eventuali infortuni, che per nostra fortuna non si sono verificati. Sebbene abbia storto il naso di fronte all'ampio utilizzo di titolari, va anche detto che forse questa era la mossa più giusta: incalanare bene la partita sui binari giusti e, a vantaggio acquisito, far rifiatare alcuni uomini chiave. In questo senso, il cambio di Pereyra fa intuire la volontà di Allegri di giocarsi l'andata della semifinale con il suo 4-3-1-2. Comunque, anche se si fosse preoccupati dall'eventuale stanchezza fisica dei giocatori, dall'altro lato, sponda Madrid, il Real si è impegnato in una partita serrata con il Sevilla, vinta 3-2 ma con tanto dispendio di energie. D'altronde, la questione campionato lì è ancora ben aperta.
Ma importa davvero la freschezza fisica a questo punto della stagione? Beh, sì, ma molto farà anche la tenuta psicologica dei calciatori. In questo senso, le parole di Allegri fanno ben sperare: pochi festeggiamenti, perché la stagione è ben lungi dall'essere conclusa.
Tornando però al campionato, fatico a trovare noiosa l'abitudine sviluppata negli ultimi anni dai bianconeri di chiudere i giochi ben prima del tempo. Non mi riferisco solo alla questione fisica, cioè abbandonare le restanti partite per concentrarsi su altri obiettivi. Chi si ricorda i tempi pre-Calciopoli? Quando gli juventini avrebbero barattato un indefinito numero di scudetti per una Champions? Beh, io ora non lo farei mai.
E non lo dico nel senso che vorrei vincere tutto sempre. Beh, anche in quel senso... ma soprattutto perché dopo i fatti di Farsopoli, vincere e vincere e vincere in Italia non mi dà affatto fastidio. Anzi, a giudicare dalla quantità di giornalisti che si sta apprestando a twittare, scrivere, affermare che "la Juventus ha vinto 31 scudetti punto", continuare a dominare nella penisola è decisamente godurioso.
Sembra ieri quando la Juventus di Conte, alla 6° giornata, incontrava il Milan di Allegri, fresco campione d'Italia, e gli rifilava una sonora lezione di calcio, dominandolo in lungo e in largo. E dopo quelle giornate, ricordo nitidamente i media bollare quella Juventus come un caso sui generis:
"Anche con Ferrara erano partiti forte, probabile che fra 3-4 mesi scoppino e il Milan e l'Inter vadano in Champions".
"Sono solo corsa e niente tecnica, e questo Vidal sembra solo un giocatore fisico e falloso"
"L'organico bianconero non farà molta strada negli anni a venire"
E così via. Ma la frase più gettonata era sicuramente questa, pronunciata un po' da tutti quando lo scudetto era ormai sulla via di Vinovo: "Mi ricordano il Verona di Bagnoli, l'anno prossimo sarà difficile che si ripetano".
4.
Ci siamo ripetuti per 4 volte, signori. Sarà facile l'anno prossimo quindi? Assolutamente no. Un gruppo vincente va costantemente rinnovato, e in questo senso l'acquisto di giovani di prospettiva, come Morata, Coman o Rugani va in quella direzione. Da quando Agnelli ha preso in mano le sorti della Vecchia Signora, in 5 anni ha vinto 4 scudetti e due Supercoppe (finora). E credo che il presidente sappia bene che la squadra andrà sempre rinnovata, se si vuole cercare di raggiungere i mostri sacri che ogni annata si candidano stabilmente per i primi 4 posti in Champions League. La differenza di fatturato, d'altronde, è enorme, ed è anche per questo che Agnelli sta tentando con tutte le sue forze di cambiare la Serie A. Purtroppo non è affatto facile, poiché Agnelli sembra essere 20 anni avanti rispetto al sistema italiano, che con l'elezione di Tavecchio ha dimostrato di non voler guardare al futuro e al cambiamento.
Ma torniamo alla partita di martedì; non voglio assolutamente dire che si è spacciati, anzi: come la storia ha insegnato, in Europa non sempre vince il più forte o quello con il fatturato più alto. Noi juventini lo sappiamo bene, avendo spesso perso da strafavoriti; ma anche senza ripensare alle finali perse, si consideri ad esempio l'impresa del Chelsea di Di Matteo, sul quale nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato.
La sfida si avvicina e, sebbene i favori del pronostico siano tutti per Ancelotti, sarà nostro dovere provarci fino all'ultimo, ricordando che comunque vada martedì, ci saranno altri 90 minuti da giocare la settimana dopo.