La bussola d'oro

faroUltimamente, qualcuno forse lo avrà notato, sono un po’ riflessivo. Capita a tutti prima o poi. Può capitare...
Spero che voi lettori abbiate la buona volontà e la sana pazienza di leggere tutto per capire bene il mio ragionamento.
Spesso ci si chiede, qui e da altre parti, quanti danni ha fatto Calciopoli alla Juventus e, conseguentemente, a molti di noi. Moltissime persone si interrogano su questo punto, è logico.
I danni subiti sono di dimensioni colossali, lo sappiamo, e Calciopoli è una porcheria. Detto questo, però, prendendo spunto da un ragionamento fatto in un forum proprio da me, vorrei farvi notare un effetto collaterale molto interessante.
Calciopoli ci ha dato la possibilità di aprire una serie di porte che nessuno di noi si aspettava. Chi conosce bene lo scandalo sa che ha poco a che fare col pallone. E' come se nei nostri preconcetti quotidiani (filosofici, politici, ideologici, ecc), nelle nostre opinioni abituali, dal 2006 in poi, si fosse infilata una luce.
E da quel momento niente è stato più come prima.
E' come se tutti noi avessimo trovato una splendida cartina tornasole con cui fare le nostre verifiche su cose, fatti, persone, quotidiani, giornalisti, politici, ecc. Calciopoli, a dispetto di chi l'ha organizzata, è diventata per molti di noi uno strumento molto attendibile con cui testare facilmente qualunque cosa. E' incredibile ma, utilizzando alcune semplici verità incontrovertibili, si scoprono subito gli altarini, i buffoni, i bugiardi, i servi, gli interessati, i trafficoni, i voltagabbana, ecc.
A forza di scavare nei meandri di questo scandalo abbiamo trovato, tutti insieme, le porte, le botole, le cantine, i paraventi, e le impalcature nascoste di un sistema di potere marcio fino alle fondamenta. Il calcio è solo uno dei tanti aspetti in cui si estrinseca il potere.
A forza di analizzare lo scandalo da tutti i punti di vista, abbiamo aperto botole come il CIP6, le colpe degli Elkann, le colpe di Berlusconi, le colpe della sinistra al governo nel 2006, Telecom, Unicredit, Capitalia, Procure, Editoria, ecc. E, inaspettatamente, abbiamo aperto anche alcune porte che mai avremmo dovuto aprire, se avessimo voluto risparmiarci lo sdegno e il dolore.
Grazie a Calciopoli io, tanto per fare un esempio, lo affermo con grande amarezza e grande delusione, ho anche visto il crollo di molti monumenti bianconeri che, fin dal 2006, invece di contrastare lo scandalo, hanno appoggiato, avallato e coadiuvato l’operato allucinante di casa Juve.
E, come nei peggiori incubi, per la prima volta nella mia vita juventina, mi sono sentito solo. Abbandonato persino da coloro che ritenevo fedelissimi.
Mentre nuotavo in questo mare di solitudine, vedevo Boniperti che diceva cose poco edificanti all’assemblea degli azionisti, Platini che premiava i sempreonesti longobardi con la coppa gelato, tifosi Juventini che accusavano la Triade di colpe pescate da discorsi fatti nei peggiori bar di Milano, il Presidente della Juventus che offendeva in più occasioni i tifosi, giocatori che pensavano serenamente al contratto e all’ingaggio disinteressadosi beatamente della verità, ex grandi giocatori del club che ci suggerivano di guardare avanti, giornalisti tifosi della Juventus che su tutti i media parlavano a vanvera aiutando di fatto i nostri peggiori nemici, ecc.
E poi, mentre nuotavo, mi sono accorto che eravamo in tanti a nuotare, e che di giorno in giorno aumentavamo di numero. Ci aiutavamo l’un l’altro, passandoci informazioni e organizzando la resistenza. La solitudine di ognuno, però, restava intatta, e intatta è tuttora, perché basata sul rapporto tra il tifoso e il club (nel senso più ampio del termine), e il rapporto con gli altri commilitoni serviva allora, e serve oggi, solo a sopravvivere.
Ma, ad un certo bel momento, nelle nostre rispettive solitudini in compartecipazione, ci siamo accorti di essere tutti un po’ cambiati. Sì, perché ora abbiamo la cartina tornasole, la bussola che può orientarci in qualunque situazione. Adesso abbiamo preso tutti le misure con il mondo intero.
Ognuno nel suo piccolo è cambiato. E' un fatto quasi inconscio. Perché credo che, in questi quattro anni, ognuno di noi è diventato una persona diversa. L'indifferenza quotidiana e la rassegnazione dei tempi passati sono state abbattute quando è stato toccato un tasto sensibile per ognuno di noi: una grande passione. Io credo che da oggi in poi, ma anche da molto prima, quasi nessuno voterà esattamente come votava prima, quasi nessuno fa la spesa esattamente come la faceva prima, quasi più nessuno guarda la Tv con gli stessi occhi con cui la guardava prima, quasi nessuno legge i giornali con gli stessi occhi con cui li leggeva prima, ecc ecc. Prima la vista era appannata, poi Calciopoli ci ha pulito gli occhiali, e noi ci siamo accorti che non sono comuni occhiali da vista quelli che indossiamo. I nostri sono occhiali a raggi X.
L'ho detto tante volte: "Per colpa di qualcuno, non si fa più credito a nessuno". Nemmeno alla casa madre.
E’ un bene ma, nonostante la preziosa bussola, la situazione non è affatto bella. Siamo tutti sempre più soli perché, anche se il vento è cambiato, sappiamo che moltissime persone celebri cavalcheranno il nuovo corso per interessi propri…
E forse alcuni di noi, guardando dentro se stessi, sanno già che, quando tutto un giorno sarà finito, e giustizia sarà fatta, non avranno più la voglia di ritornare a tifare come facevano una volta. Affogheranno sportivamente in quel mare di solitudine, e non si innamoreranno mai più, perché il tifoso si deve poter identificare con il club, i suoi eroi e la sua storia, ed è proprio in questo punto specifico che si è aperta la falla più grande.
Coloro che affogheranno, o che sono già affogati come me, avranno in eredità solo tre cose: la consapevolezza di essere tutto ciò che rimane della Juventus, qualche nuovo amico e la bussola d’oro. Ma sono tutte e tre parti di un’eredità molto difficili da gestire.
Essere tra quelli che hanno voluto bene al club in modo disinteressato non vuol dire averne fatto la storia, e non vuol dire poterne fare la storia in futuro. Il tifo consiste proprio in questo: osservare, amare e goderne. Ma se sono gli stessi grandi personaggi della storia del club ad essere in fallo, il rapporto è guastato per sempre. E allora ciao Juve e tanti saluti. Sei una minoranza, o ti adatti o affoghi. Praticamente un avanzo o un residuato bellico.
Le amicizie nate per l’interesse comune, invece, solitamente si esauriscono quando l’interesse non esiste più. E’ la vita ad esser così, perché l’essere umano è fondamentalmente un pirla.
E poi rimane la bussola perfetta di cui sopra. Bussola d’oro, certo, utilizzabile anche nella vita quotidiana per capire tante cose, con la quale si può sfidare l’Italia intera, ma che funzionerà solo fino a quando ci saranno in giro personaggi che il 2006 lo hanno vissuto da protagonisti, (giornalisti, dirigenti, politici, ecc). Poi si guasterà.
Per correttezza però, va precisato che esiste anche il tifoso che non affogherà. Sì, perché qualcuno di voi invece continuerà a nuotare, e arriverà su una spiaggia dove magari si festeggeranno le future vittorie bianconere, e dimenticherà/archivierà il passato più buio. Si turerà il naso e continuerà a percorrere la sua strada via terra, in felice (ma spesso falsa) compagnia. Con tanto di monumenti bianconeri che cambieranno nuovamente idea, giornalisti bianconeri che festeggeranno in tv e sui media il nuovo corso, ecc.
Concludo dicendo che Calciopoli è stata, ed è, incredibilmente totalizzante, e abbiamo tutti imparato moltissimo. Una bussola d’oro in ogni taschino, mi permetto di dire.
Un’esperienza traumatica e affascinante allo stesso tempo. "Quasi" affascinante, sia ben chiaro.
Ed ora, basta chiacchiere, continuiamo pure a nuotare, perché la spiaggia è ancora molto lontana. Godiamoci le bracciate che ci restano da fare tutti insieme.
Il giorno in cui dovremo salutarci è ancora laggiù, distante, oltre l'orizzonte.
Un giorno molto lontano, molto più lontano dell'orizzonte, penserò a questo strano, inaspettato e sorprendente viaggio che abbiamo fatto in perfetta solitudine compartecipata.
Ma di ciò che proverò quel giorno… ve ne parlerò, forse, un’altra volta.
Oggi proprio non me la sento.