Crazeology e la camera oscura

misteroC'era una volta una stanza buia
La camera oscura,
Il buco nero,
o giù di lì.

Ho fatto uno strano sogno.
Io camminavo in un lunghissimo corridoio pieno di quadri e ritratti. Per giorni interi, per mesi interi, forse erano anni addirittura. Camminavo senza stancarmi mai. Camminavo... camminavo... camminavo...
Ad un certo punto, passando davanti ad una delle migliaia di porte chiuse che si affacciavano sul corridoio, ho sentito un brusio provenire dall'interno. La curiosità era fortissima, e allora silenziosamente sono entrato. C'era una grande stanza buia. Al centro c’erano due uomini vestiti di nero, ed erano di spalle, intenti a chiacchierare. Erano seduti su due sedie di pelle nera. Era buio, tutto nero intorno. Un nero così avvolgente che avrebbe inghiottito intere mandrie di elefanti.
Ma c’era una piccola luce in fondo alla stanza e, dunque, in mezzo a quel buio quantomeno i due uomini li intravedevo abbastanza distintamente, ma ovviamente non sono riuscito a riconoscerli.
Ero dietro di loro e ho sentito buona parte del loro discorso. Per fortuna non mi hanno visto.

- Come la vedi la faccenda?

- Benino perché, al di là delle sentenze, noi abbiamo già vinto.

- In che senso?

- I vecchi non ci sono più, e quello che resta loro da vivere forse lo dovranno passare a ricostruirsi un’immagine. E non saremo certo noi a dar loro una mano.
Gli amici cui abbiamo fatto delle promesse a loro volta hanno fatto molto bene mi sembra, più di così non potevano fare…
Noi siamo a cavallo. Siamo liberi di fare quasi tutto quello che ci pare. C’è stato qualche momento difficile certo ma, come avevamo preventivato, tutto è sempre stato messo a tacere. E’ così fin dal primo giorno.

- Però c’è qualcuno che ha scoperto la verità. E poi piano piano la verità si è diffusa.

- E’ vero, ma la verità non ha mosso niente che ci riguardi.

- E se ci fosse l’assoluzione?

- Non cambierebbe nulla, a breve partiamo con le cose nuove che stiamo preparando da tempo, anche qualche nuovo innesto, e così, ancora una volta, la gente dimenticherà.

- Siamo sicuri che dimenticherà? In fondo c’è sempre qualcuno pronto a ricordarle come stanno le cose.

- Si stancheranno. Prima o poi si stancano tutti. In fondo sono solo qualche migliaio. Sono stati anni difficili, pieni di imprevisti, ma anche di fronte a problemi di un certo rilievo abbiamo sempre guidato noi la carrozza. All’occorrenza abbiamo cambiato il cocchiere, per dare un segnale importante, ma le cose sono sempre come piacciono a noi. E poi più il tempo passa e più i rischi diminuiscono.
Avverrà tutto lentamente, sta già avvenendo, sotto i loro stessi occhi. Accadrà senza che nessuno se ne accorga. Pian piano tutti si concentreranno su altre cose, oppure si allontaneranno, prima giusto un poco, poi sempre di più. E’ una discesa lenta ma costante. E un bel giorno non ci saranno più. Saranno come quei vecchi nostalgici dei tempi andati, e come loro racconteranno certe cose solo più al bar, tra gli sguardi increduli e annoiati di chi li osserverà come dei matti. Si estingueranno.

- Dunque questo è l’ultimo obiettivo da raggiungere, stancare tutti quelli che non ci stanno?

- Come sai fin troppo bene, in passato abbiamo dovuto intervenire qualche volta, per dividere preventivamente… Per evitare che si creasse un fronte troppo coeso. Divide et impera. Ma ora non servirà. Questo è un obiettivo che possiamo raggiungere sostanzialmente senza neanche muovere un dito.
Sono fatti così: parole, parole, parole e lamentele, ma di fatti nessuno.
Basta aprire e chiudere le porte nei momenti giusti per creare le esche giuste, basta fare in modo che si raccolgano le diverse posizioni sotto alcuni stemmi, e poi serve indirizzare le diverse rappresentanze verso l’imbocco di strade chiuse. Ogni entità resterà sola e al buio.

- Qualcuno però, a nostra insaputa, potrebbe lavorare nel senso opposto.

- A parte il fatto che noi sappiamo tutto. Tutto di tutti. Nomi, cognomi, lavoro, ecc. E poi, certo, potrebbe essere che ci sia qualcuno che ancora non è mai uscito allo scoperto che lavora in modo diverso. Ma a questo si può sopperire con le informazioni false diffuse ad hoc. Noi sappiamo la verità e ciò che stiamo facendo, mentre loro al massimo deducono. E possono dedurre solo fino ad un certo punto, dall’esterno. Se ci aggiungiamo anche delle esche avvelenate, le scelte e le strategie dei pesciolini ne vengono condizionate. I media, amici o nemici, servono proprio a questo. Basta saperli usare, direttamente o indirettamente. Sicuramente sono molti quelli che ci rimangono avvinghiati. Gli uomini sono intelligenti, ma le masse sono sempre tonte.

- E i pesci grossi?

- Sono molto più piccoli di quello che ritengono di essere. E poi sono privi di qualunque strategia. Per fortuna quel poco che fanno ha il valore di una pallina di carta tirata ad un monumento di bronzo. Fino a quando sono divisi non rappresentano nessun pericolo. Quelli che sfuggono alle trappole, da soli non possono di certo rappresentare un qualunque pericolo degno di nota. E all'occorrenza noi siamo sempre pronti per intervenire.

- Dunque loro camminano su una strada che va dove vogliamo noi?

- Come sempre. Di certo non possiamo permetterci di fare quello che davvero andrebbe fatto. In fondo il sistema è stato autorizzato da noi. E il sistema ha lavorato bene. Alla fin fine, nonostante tutto, il tempo è passato e non ci sono stati grossi sbarramenti al corso degli eventi. Una specifica intercapedine del passato così lunga non si può di certo cancellare senza la nostra volontà. Qualche deviazione c’è stata, ma fa parte degli imprevisti di ordine fisiologico. Le deviazioni del percorso hanno solo riportato i turisti in un punto diverso del percorso originale. Ma il bello è che loro non se ne rendono conto. Questo mi fa molto ridere quando ci penso. Credono di essere su una strada nuova.
Ma c’è un'altra cosa che mi fa ancora più ridere.

- Quale?

- Quella che la verità è sotto gli occhi di tutti. I rapporti e gli intrecci sono noti. Basterebbe confrontarli con le strategie da attuare, e quelle che davvero abbiamo attuato, per capire qual è la verità.

- Mi stai dicendo che sono tutti seduti attorno alla gradinata del monumento, si guardano in cagnesco tra loro, hanno tutti la mappa in mano per cercare il monumento, gridano e bestemmiano perché non riescono a trovarlo, e invece basterebbe girarsi e guardare in alto?

- Sì, questa è un'idea che mi piace. Corrisponde abbastanza alla realtà.
Mi sembra che non ci si possa lamentare no? E sai perché?

- Perché?

- Perché se anche si girassero, e poi guardassero in alto, sono così confusi e impacciati che non lo vedrebbero. O magari lo scambierebbero per un altro monumento, e allora partirebbero alla ricerca del primo tuffandosi in qualche altra avventura inconcludente.

- Abbiamo vinto…

- Certo. Come sempre da cento anni circa a questa parte.


Poi sono scivolato via dalla stanza e appena ho chiuso la porta ho realizzato una cosa che mi ha spaventato. La voce dell'uomo più loquace, quello che dava spiegazioni, non era normale. Era come se... Come se... Come se fosse tante voci tutte insieme. Come se la voce cambiasse ogni dieci parole pronunciate. Era come se quell'uomo fosse tante persone tutte insieme. Uomini e donne di tutte le età. Saranno state quasi un centinaio di voci. A quel punto, istintivamente, ho cominciato a scappare. Correvo lungo il corridoio e da distante ho sentito un trambusto provenire da dietro quella porta.
"Mi hanno scoperto!" ho pensato. Correvo e di tanto in tanto mi giravo per vedere se dietro di me succedeva qualcosa di importante.
Ho intravisto la maniglia della porta che si apriva e la luce che invadeva l'interno. Un primo uomo vestito di nero che usciva a grande velocità da quella camera e un pezzetto di un altro uomo vestito di nero che lo seguiva a ruota. E quelli non erano i Blues Brothers.
Poi ho sentito uno dei tappeti del corridoio muoversi sotto i miei piedi e sono scivolato lateralmente battendo la testa su un mobile che in quel punto costeggiava con grande disinvoltura e sicurezza uno dei muri del corridoio. D'un tratto ho sentito il mondo che si allontanava, la testa che girava e il sangue caldo dalla parte alta della fronte che scivolava lungo le tempie fino alla guance. I passi di due uomini che si avvicinavano, ma che si allontanavano anch'essi come mi stavo allontanando io dallo stato di coscienza. E poi, di colpo, mentre perdevo i sensi, li riguadagnavo da un'altra parte, ossia mi sono svegliato nel mio letto. E visto che i due uomini non hanno fatto in tempo a raggiungermi ci è scappato un sano e liberatorio gesto dell'ombrello tra le lenzuola.
Ora, io capisco perfettamente che questo sogno che vi ho raccontato in fondo non parla di Juventus, e neanche di calcio.
Ma io vi voglio bene; con voi, cari lettori, mi sono sempre sentito tra amici, ve lo volevo raccontare. Tutto qui.
E' un uso privato di un bene comune il mio. Niente di più. Chiedo venia.
Vi ringrazio e vi saluto tutti, uno per uno.
Ah proposito, quasi mi dimenticavo...
Qualcuno di voi, per caso, sa darmi una mano per interpretarlo?