Stanco di questa Juve

stanco di questa Juve"Dietro lo pseudonimo Dr.Zoidberg si cela Emilio Cambiaghi, uno dei primi juventini veri a capire subito tutto a proposito di quell’immane farsa che, dalla primavera del 2006, si stava consumando ai danni della più gloriosa società calcistica italiana. E’ grazie a lui se chi scrive ha compreso molte delle nefandezze perpetrate ai danni di quella squadra, di quella maglia, di quei colori. Emilio è l’autore del “Manuale di autodifesa del tifoso juventino”, quello che resta ancora oggi il più vero e attendibile strumento di analisi e comprensione dei fatti che stravolsero la storia recente (e pure quella futura) del calcio italiano. Il “Manuale” è un’opera che si attiene ai fatti, non alle chiacchiere o alle invenzioni, di cui sono piene altre pubblicazioni uscite per consolidare quel “sentimento popolare” che la stampa di regime, con inaudita quanto sospetta ferocia, cavalcò fin dal primo istante. Emilio è un tifoso vero, un innamorato della Juve ma soprattutto un appassionato del calcio come gioco, dove l’aspetto sentimentale prevale sul business e le modernità; per intenderci, del calcio in cui il “contropiede” non era ancora diventato “ripartenza” ed esistevano i “terzini”, gli “stopper” e l’”ala tornante”. Dopo essere stato tra i promotori dello Ju29ro Team, per il quale ha firmato la maggior parte dei pezzi relativi al periodo di Calciopoli, Emilio ha attraversato una fase di repulsione per tutto ciò che può riferirsi ai tornei aziendali Figc/ TIM e a tutto ciò che ruota attorno al mondo del calcio. Nuova Juventus compresa. Il suo coinvolgimento attivo nel Team è andato via via riducendosi, anche se abbiamo continuato a sentirlo e a vederlo in più occasioni, sollecitando a più riprese il suo ritorno. E a chi lo incalzava con la solita domanda: “Emilio, quando torni a scrivere?”, lui rispondeva: “Quando parlo di Calciopoli e penso a quello che hanno fatto alla Juventus, sto male. Mi hanno disilluso, non riesco più a vedere le partite con lo spirito di prima, niente è più come prima. E allora è meglio pensarci il meno possibile”. Ma i fatti delle ultime settimane (l'ultima in particolare) hanno allarmato tutti i tifosi juventini, preoccupati per il futuro della loro squadra, che appare addirittura più nebuloso di quanto immaginassero i più pessimisti. E questo deve aver pungolato l’orgoglio del nostro Dr.Zoidberg.
Evidentemente, come per tutti noi, questa Pasqua bianconera ha un significato simbolico: non una resurrezione, ma la definitiva pietra sepolcrale su 109 anni di grandezza".

 

Stanco di questa Juventus senza peso, senza idee, calpestata, derisa, umiliata.

Stanco di chi la dirige, senza ambizioni, senza cattiveria, senza passione. Stanco degli Elkann, che non sanno nulla di calcio e si fanno comandare da gente che ne sa ancora meno. Stanco di Jean-Claude Blanc che vuole tenere il piede in due scarpe senza neanche aver dimostrato il merito di calzarne una.

Stanco dei consigli di amministrazione fatti sui giornali, di gente inutile che non conosce (e non rispetta) la storia della Juventus. Stanco delle loro promesse mai mantenute, a partire dal ritiro del ricorso al Tar fino alle disastrose campagne acquisti.

Stanco di Alessio Secco, dei suoi sorrisini e delle sue(?) trattative di mercato alla luce del sole (senza dimenticarsi di Knezevic “strappato” ai granata dopo un lungo braccio di ferro, in quella che lui stesso ha definito “la trattativa più difficile dell’estate”).

Stanco di Giovanni Cobolli-Gigli e della sua aura mediocritas, delle sue insane dichiarazioni, del suo finto perbenismo, delle sue amicizie-connivenze con Moratti e i giornali che ci detestano, del suo non sapere nulla del nostro passato, del suo metterci in ridicolo ogniqualvolta apre bocca. E stanco di chi lo difende dicendo che lui non c’entra niente, che è solo una marionetta. E invece no, perché se vuoi solo compiacere quelli che ti pagano, alla fine sei come o peggio di loro.

Stanco di Claudio Ranieri, delle sue non-ambizioni, dei suoi occhi che sbattono durante le interviste, del suo profilo basso, del suo allinearsi al ridimensionamento, della sua gestione dei senatori, della sua gestione dei giovani, del suo non saper leggere le partite, dei suoi assurdi cambi durante le partite, della sua pochezza tattica, delle sue scelte per la campagna acquisti, delle sue frasi senza senso, del suo continuo prenderci in giro (Xabi Alonso è lento, Poulsen è meglio di Sissoko, Giovinco è il nostro Messi, è stata una stagione strepitosa, lo scudetto non è affar nostro…).

Stanco dei giornali e di tutti i mass-media, che continuano come se nulla fosse. Basterebbe un’occhiata ai forum per capire che non ne possiamo più di Ranieri, di questa conduzione tecnica e di questa conduzione societaria. Sono ormai tre anni che lo si legge in ogni messaggio, persino negli avatar e nelle firme (via gli Elkann dalla Juve, Trenta denari, Ranieri vattene, Secco torna a fare le fotocopie, avete venduto 109 anni di storia, infami sodali di Moratti, ecc…). Mai, in oltre un secolo di storia juventina, si era visto tutto il popolo bianconero (e non solo) convergere verso un’unica idea: tutti, tranne le curve, sanno che è stata una farsa, tutti sanno chi sono i colpevoli, ma i giornali nulla, nemmeno un accenno alla rabbia dei tifosi. Solo sorrisi preconfezionati in linea con i dettami del nuovo corso.

Stanco dei nostri preparatori atletici che non sanno spiegarsi perché la squadra ha avuto il doppio degli infortuni muscolari rispetto alle altre di serie A. Stanco di chi si appiglia agli infortuni per giustificare le sconfitte.

Stanco di Gianluca Pessotto, Ciro Ferrara, Fabrizio Ravanelli, Michelangelo Rampulla e tutti gli altri come loro che, per mantenere un posto (o cercare di guadagnarne uno) nella nuova Juventus, non hanno mosso un dito per difenderla e hanno sputato nel piatto dove hanno (riccamente) mangiato per anni.

Stanco di Alessandro Del Piero che a quasi 35 anni pensa di averne 20. Stanco di lui, grande giocatore, ma mai veramente fuoriclasse. Stanco dei suoi egoismi, del suo non passare il pallone, del suo non mettersi al servizio della squadra per ricercare glorie personali. Stanco delle sue lamentele quando viene sostituito a trenta secondi dalla fine, stanco delle sue invidie e delle sue ripicche da bambino, dei suoi battibecchi con tutti gli allenatori che ha avuto.

Stanco di Pavel Nedved e della sua ostinazione. Del suo pretendere di essere titolare e da chi lo schiera continuamente titolare quando è ovvio che, a 36 anni suonati, non può giocare 50 partite a stagione. Stanco del suo simulare falli, stanco del suo ruzzolare per terra ogni volta che viene toccato, stanco del suo far finta di farsi male per poi rialzarsi dieci secondi dopo, stanco delle sue proteste nei confronti dell’arbitro, di ogni arbitro. Stanco di chi continua a parlare di erede di Nedved, perché non si è accorto che forse si può anche cambiare tipo di gioco.

Stanco di Jonathan Zebina, della sua completa inutilità tecnica, tattica e umana. Stanco dei suoi falli di reazione, dei suoi falli di frustrazione, del suo rincorrere l’avversario per falciarlo platealmente, stanco del suo pretendere milioni di euro, stanco dei suoi infortuni. Stanco di chi, dopo tanti anni, non ha pensato di prenderlo a calci nel sedere e a cacciarlo il più lontano possibile dalla Juventus.

Stanco di Mauro German Camoranesi, della sua testa bassa, del suo non saper essere più decisivo, dei suoi comportamenti alla Zebina, delle sue continue espulsioni, delle sue inutili polemiche, dei suoi ripetuti infortuni.

Stanco di Gianluigi Buffon, della sua faccia buona per tutte le stagioni, del suo essere tifoso del Genoa, del suo essere uomo Figc, uomo simpatia per tutte le squadre, dei suoi sorrisi anche quando si perde, del suo essere diventato un portiere normale. Stanco di chi non ha ancora capito che sarebbe ora di venderlo.

Stanco di David Trezeguet, dei suoi atteggiamenti da divo, della sua claque in tribuna, dei suoi proclami, dei suoi infortuni, delle sue polemiche con gli allenatori, del suo pretendere soldi, del suo padre/procuratore, del suo non saper mettersi al servizio della squadra, del suo stare fermo davanti per spingere dentro l’ultimo pallone. Stanco di chi non ha ancora capito che sarebbe l’ora di venderlo.

Stanco dei parametri zero che non servono a nulla. Stanco di Grygera, che non giocherebbe titolare nemmeno nel Lecce, stanco di Mellberg che ha gettato via le ultime, illusorie, speranze di scudetto.

Stanco dei bidoni spacciati per campioni. Stanco di Tiago Mendes Cardoso, del suo essere così incredibilmente molle, del suo pallore spettrale, del suo non parlare italiano, del suo non contare nulla nell’economia di una squadra, stanco di Christian Poulsen, emblema della pochezza di chi tira i fili societari. Stanco di chi li ha scelti, stanco di chi si illudeva di rifondare un centrocampo con la coppia Tiago-Almiron. Stanco di chi prometteva tre campioni (uno per reparto), stanco di chi annunciò che avremmo speso come il Manchester. Stanco di Jorge Andrade e di chi l’ha acquistato sapendo che aveva disputato solo undici partite dopo il rientro da un gravissimo infortunio. Stanco di Dario Knezevic, assurdamente conteso al Torino e poi dimostratosi, prevedibilmente, inutile per la causa bianconera.

Stanco dei tifosi della curva che non hanno mosso un dito quando ci hanno mandato in serie B senza NESSUNA ragione. Stanco di quelli che “vedono” la partite con le spalle al campo, di quelli che dicono che conta solo la maglia, di quelli che ti rispondono che importa solo sostenere i ragazzi e mentre io sono a casa che friggo, che piango, che impazzisco per questa Juve puttana, loro organizzano feste con Lapo e con la dirigenza, quella dirigenza che ha voluto e accettato il ridimensionamento.

Stanco dei tifosi juventini medi, per i quali va sempre bene tutto, che in fondo va bene il terzo posto, che reclamano qualità in mezzo al campo ma poi Del Piero 35enne è meglio di chiunque altro, Nedved non si tocca e senza Gigi non si può stare, che si lamentano degli arbitraggi, che chiamano gli interisti “le merde”, esattamente come loro chiamavano noi qualche tempo fa.

Stanco di me stesso che sono ancora qui a soffrire come un cane bastonato per qualcosa che sentivo mio, per quel nome, Juventus, che quando veniva pronunciato era come se tirassero in mezzo me in persona, stanco di vedere il mio orgoglio calpestato da gente che meriterebbe esclusivamente di essere mandata a quel paese. Per la loro incompetenza, per la loro falsità, per la loro presunzione, per la loro non passione, per l’essersi venduti, per essere scesi a patti, per averci preso in giro, per aver “voltato pagina”, per non aver CAPITO UN CAZZO DI COSA SIGNIFICA ESSERE E VIVERE VERAMENTE DA JUVENTINI.