Davanti ad un muro

discaricaAnno domini 2008, mese di giugno.
Ventiquattro mesi prima.
Non conoscevo nessuno, ma proprio nessuno delle molte persone che conosco oggi.
Stavo vivendo una di quelle stagioni che mai avrei immaginato potessero rimanere nel tempo scolpite come la lava scolpisce le roccie dopo la sua calata a fondo valle.
Stava nascendo, quasi incosapevolmente, qualcosa che mi rimmarà dentro per sempre, perchè come ha scritto una di quelle persone che non conoscevo, è ciò che resta di un'estate che non ho capito, anzi si!
Ventiquattro mesi dopo, oggi.
Di sentenze, informative, capi di imputazione, ricorsi e quant'altro ne sono passati a decine sotto i miei occhi, sotto la mia voglia di capire, di analizzare, di scrivere, di leggere e rileggere.
Per quel che riguarda l'ovatatto e a volte, per non dire spesso, reticente mondo del calcio, di quell'aborto giuridico che si è denominato "calciopoli" non ne è scaturita una sola condanna, che successivamente i tribunali giuridici ed amministrativi hanno giudicato.
Eppure siamo ancora qui, a sentire da ogni dove che la Juventus rubava, comprava arbitri, gestiva il mercato dei calciatori, gestiva addirittura le griglie dei designatori, e per non farsi mancara nulla, ma proprio nulla, aveva dirigenti che avevano la capacità di chiudere dentro stanzini più o meno fatiscenti chiunque si opponesse al loro volere.
Da un articolo pubblicato in data odierna da un giornalista, Davide Giacalone, che con il calcio non ha mai avuto un grosso feeling e, sopratutto, un grosso interesse (in alcune conversazioni personali il suo verbo verso il calcio è stato di tenore simile), recuperiamo la notizia che il processo sulle spiate illegali, di cui si resero protagonisti settori di Telecom Italia, con molta probabilità andra a morire, pur non essendo in realtà mai nato.
"Già morto - come scrive Giacalone - perché, se si farà, servirà a giudicare un passato remoto, mentre sul fenomeno vivo hanno agito gli arresti cautelari e le notizie diffuse nel corso delle indagini, confermando la triste condizione di una giustizia che s’amministra usando tutto, tranne che le sentenze."
In parole povere i coinvolti nelle indagini sono liberi e sopratutto da considerarsi innocenti. E ci mancherebbe. Per me che ho sempre sostenuto la tesi del garantismo e non quella del giustizialismo spiccio è il minimo; senza un processo degno di tale nome è giusto che sia così.
Siamo nei giorni in cui si dibatte sul nuovo decreto legge inerente le intercettazioni telefoniche, il quale dovrà passare attraverso l'iter di Parlamento e Senato per poi giungere definitivamente al Presidente della Repubblica.
E le montagne di dossier, spiate, pedinamenti, accumulo di materiale a scopo diffamatorio, tentativi di condizionare chi liberamente scriveva?
Fermi!
Fermi nell'attesa che la Corte Costituzionale faccia sapere come deve essere interpretata la legge che impone la distruzione di tutta quella roba.
E se si distrugge, tra un rinvio ed un attesa, su cosa si faranno mai questi eventuali processi?
Il tempo incalza, direbbe qualcuno, ma qui oltre che i processi non si vedono neppure dei rinvii a giudizio e la prescrizione sta prendendo il sopravvento, nell'attesa che Tizio aspetti Caio e Caio attenda Sempronio.
E tutto questo potrebbe inevitabilmente servire solamente a non rendere più perseguibile un gigantesco intreccio di politica, affari e spie private.
Il compianto Enzo Biagi, all'epoca dello scandalo di "calciopoli" esternò il suo pensiero, riportato in un'edizione del Tirreno in data 16 luglio 2006, riguardante proprio il mondo del pallone:
"Una sentenza pazzesca, e non perchè il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perchè costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome, una sentenza pazzesca perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perchè tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l'ex Re d'Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?"
Guarda caso, in quei faldoni ormai impolverati giacciono da tempo immemore dossier inerenti proprio il mondo del pallone.
Nel 2006 destra e sinistra votarono per la distruzione, in modo che degli innocenti non fossero calunniati. Peccato che fosse già tutto (o quasi) sui giornali.
E come non ricordare, con il senno di poi e senza una condanna, che i presunti innocenti finirono sui giornali grazie alle intercettazioni.
Furono presi di mira dall'intera opinione pubblica, perchè era proprio sulla base di "opinioni" che la gente giudicava e giustiziava, proprio come scritto da Enzo Biagi: "hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino".
E oggi, come ciliegina sulla torta, si manda a processo l’ex capo dei servizi segreti statali.
Riprendendo l'articolo di Giacalone: "nel migliore dei casi, un ridicolo paradosso".
Allora adesso mi chiedo: è giunto il momento di voltare per sempre pagina?
Non lo so e non lo voglio nemmeno sapere.
Di certo l'ottimismo, quel gran bel profumo della vita citato in un noto spot pubblicitario, sembra arrivato al capolinea della sua essenza.
E a noi che ci resta?
Come dice il buon Trillo, precedentemente citato, ci resta un'estate, quella del 2006, che non abbiamo capito, anzi si, e poco altro.
Continueremo sicuramente nella nostra "povera" ma sincera informazione, continueremo a ribattere i contenuti di tutto ciò che siamo riusciti ad estrapolare dalle pagine delle sentenze, dalle informative che abbiamo avuto modo di leggere, ma credo che dopo questo, il film è giunto ad elencare i titoli di coda, con sempre gli stessi nomi e cognomi, che ancora una volta, chiuso il sipario, rimarranno dietro a pagine come questa: “Nella valutazione del materiale probatorio la Commissione (la Caf, ndr) si limiterà ad indicare quegli elementi di sicura valenza, che non si prestano ad interpretazioni equivoche, perché già solo dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emerge a chiare lettere ciò che era nella OPINIONE di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio, e cioè il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus”.
Non vuole essere una resa e neppure uno scetticismo dilagante da infondere a chi ha seguito passo passo le vicende, dal primo giorno del loro lungo e inesorabile cammino.
Ma la realtà di oggi dice che si è sciolto un governo e che ne è entrato un'altro, che si sono consumati alcuni ricorsi al Tar con gli esiti che tutti sappiamo, che è di pochi giorni la notizia del "patteggiamento", sempre quell'ammettere le proprie colpe, dell'Inter sul caso Bilanciopoli. Tutto è finito in una bella "multina", come direbbe il buon Giacomino di "Aldo Giovanni e Giacomo" al controllore di tram che verificava i documenti al disperato Ajejeje Brazov. Sul caso Telecom ora questo sviluppo, con la concreta possibilità che i primi che potranno usufruire di tale decreto legge saranno proprio coloro che hanno il loro nome spiccicato sui faldoni di dossier ormai impolverati, per non dire della sparizione di tutti i propositi bellicosi della Kroll di qualche mese orsono.
E allora credo che sia giusto mettere un punto, andare a capo e proseguire con la corretta informazione che è sempre stata proposta, senza ideologie di sorta, ma prendendo sempre e comunque in esame le notizie che, approfondite e verificate, sono state messe sotto gli occhi di tutti, perchè d'altronde e purtroppo, come dice Giacalone, "si è avuta la conferma della triste condizione di una giustizia che s’amministra usando tutto, tranne che le sentenze" .