BarzagliBonucciChiellini - Finché Conte non vi separi (1/2)

RubricaCampionario - Carico e scarico di calciatori che malgrado tutto non dimenticheremo mai

Prendi una coppia di attaccanti. La possibilità che esistano reciproche stima ed affetto è molto bassa. In una squadra di calcio, questa conflittuale omeostasi è non solo tollerabile, ma finanche, secondo molti, desiderabile. La somma dei loro egoismi si trasformerebbe infatti più facilmente in bene collettivo (carriole di goal da parte di entrambi), come teorizzato dal celebre bomber scozzese, Adam Smith. Nessuna compunzione, nemmeno simulata, nell'atto di fregare un goal fatto al compagno. Celebrazione del goal altrui con bestemmia a mezza bocca e sorriso complice augurante la morte. Tiri in porta dalla linea di fondo campo preferiti ad assist elementari. Poi far segno che "non ti avevo visto". Quando ancora ci si guarda in faccia.
Il paradigma è la leggendaria pariglia Inzaghi-Del Piero. Ognuno si fa i goal suoi e alla fine si conta.

Ora prendi le figurine e forma una coppia di centrocampisti centrali. (Devi farlo, non è per dire!) Se non hai lavorato alla Juventus nel breve interregno di Blanc, avrai scelto due giocatori molto differenti tra loro. Il segreto per un buon centrocampo, infatti, è semplicemente questo. Soltanto ignorando questa regola, è stato possibile comporre consecutivamente coppie come Tiago-Almiron, C.Zanetti-Nocerino e Aquilani-Melo, che sembrano uscire più da una partita a Memory che da una riunione tecnica. Se infatti entrambi i nostri ometti si credono registi con potere di lancio, vedremo replicate le misere invidie sopra descritte, ma questa volta con grave detrimento per il gioco di squadra. In mezzo al campo, infatti, si gioca per tutti, non per sé. Se invece accoppieremo due mazzolatori fratelli e solidali, il gioco diventerà prevedibile e difensivo. Anche impiegando tre centrocampisti, come si usa ora, la varietà rimane un valore aggiunto: uno lancia, uno mena, uno fraseggia. Xavi-Busquets-Iniesta, Pirlo-Vidal-Marchisio, Pirlo-Gattuso-Seedorf.

Un'autorevole scuola di pensiero, composta quasi esclusivamente da filosofi che da ragazzini giocavano nel ruolo di libero, sostiene che anche in difesa il criterio fondante sia la varietà. Ci vuole un pensatore, un uomo che guidi la difesa, abile nell'impostazione del gioco, e un "martello" dal fisico esplosivo, costante negli anticipi e roccioso nei contrasti. Questa teoria spiega, ad esempio, perché funzionasse la coppia Legrottaglie-Chiellini e fosse invece disastrosa la più blasonata diade Cannavaro-Chiellini. Altri, più cinici, tendono a far notare la differenza tra l'avere a sostegno in mediana Nocerino e Zanetti anziché Melo e Aquilani. E' ovvio: non difendono soltanto i difensori, ma, proprio perché è un'ovvietà, non ce ne preoccuperemo. Altre teorie: la coppia centrale deve possedere simmetria pedatoria. Uno buono col destro, uno col sinistro. E ancora: poliziotto buono e poliziotto cattivo. Uno bello e uno brutto (questa tra l'altro funziona: Montero-Ferrara, Piqué-Puyol, Nesta-Stam). Un borghese e un proletario. Uno vecchio e uno giovane, con Cat Stevens in sottofondo. Frivolezze, direte. Intanto, il Nobel per l'Economia 2012 è stato assegnato per lo studio di argomenti poi non così dissimili. Teoria dei giochi.

Anch'io ho una teoria. I numeri non possono spiegarci molto. I difensori, secondo me, devono volersi bene. Tra loro, ci deve essere un legame umano, che supera i valori tecnici. Come si spiegano, altrimenti, i risultati conseguiti da coppie come Castellini-Falcone, Legrottaglie-D'Anna, Bertotto-Sensini? Come diventò Mark Iuliano un giocatore da Nazionale, se non frequentando i postriboli torinesi in compagnia di Montero e Tudor? Come si arriva in finale di Champions League schierando Van Buyten e Dante?
Per rispondere a queste domande, possiamo pensare di utilizzare il pioniere di tutte le App, il misuratore delle affinità elettive? Quello che una volta inseriti due nomi propri di persona restituisce, in base a un algoritmo, una percentuale che indica non si sa bene cosa? Evidentemente no, e non perché in realtà dietro allo sfogliare delle margherite non ci sia nessun algoritmo, ma proprio perché qui la questione non si risolve ad algoritmi.

Difendere implica una solidarietà che è spesso superiore a quella professionale. Solo vent'anni fa si trattava ancora essenzialmente di una sfida personale. Il difensore doveva badare solo ai movimenti dell'attaccante avversario. Seguilo anche dovesse andare in bagno, si diceva. La Storia si nutriva di duelli tra il bene e il male: Gentile-Maradona, Kohler-Van Basten, Bruno-Baggio.
Nel calcio post-eroico, mansioni e responsabilità sono identiche per i difensori centrali. Devono fare le stesse cose. Risponderne insieme. I mutui vantaggi non possono che dipendere dal mutuo sostegno. Dividere gli onori: mica che ti nascondi nei raddoppi per evitare di essere preso in velocità e fare brutta figura (un trucco tipico dei post-liberi: assumere una posizione inutile ma priva di responsabilità), mica che per fare un passaggio facile e aggraziato la dai a me che ne dovrò fare uno difficoltoso. Questo genere di cose. Dividere gli oneri: tra difensori non ci si manda a quel paese con l'isteria di un attaccante, per un errore del compagno. Si fa di tutto per rimediare e poi si incrociano gli sguardi che si dicono: oggi a me, domani a te. Come amici, insomma.
Solo così può funzionare una difesa, secondo me.

(sta per cominciare un pippone pseudotecnico che potete saltare a piè pari)

Anonimo Fusignanese ha scritto:
Ohi, ohi, fermati un attimo con questi discorsi sulle coppie. La Juve gioca a tre. Proprio questo è il punto. Spesso, si difende con tre centrali perché i due titolari non sono abbastanza dotati: mi sembra questo il caso del Napoli di Mazzarri, ad esempio. Una questione di quantità che sopperisce alla qualità. Altre volte, un gioco particolarmente offensivo impone una copertura più pesante. Potrebbe sembrare il caso della Juventus di Conte, ma non lo è. Anzitutto la Juventus gioca davvero con tre difensori, e non con cinque, come si fa altrove. Il segreto è nella dinamicità del ruolo dei terzini, che assumono posizione sia centrale che propriamente laterale, a seconda della fase di gioco, cosa che permette ai due laterali bianconeri di assumere più frequentemente posizione di ala. E' un'innovazione non da poco, perché di fatto permette l'utilizzo di più giocatori sul fronte offensivo, una ricerca su cui si è inutilmente arrovellato Zeman per anni, senza trovare la quadra. Inoltre la presenza di Bonucci, che dei tre in partenza era quello di scarto, sembra necessaria per avere un succedaneo a Pirlo in fase di impostazione, quando il bresciano - e poi dicono che il trapattonismo è morto - è marcato a uomo nella nostra metà campo.

Per queste ragioni, mi sembra, e cioè in sostanza per impiegare più giocatori offensivi, Conte impiega tre difensori centrali, anziché soltanto due. Tuttavia, è opinione di molti che, nel passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2, il gioco offensivo della Juventus si sia fatto più prevedibile in favore di una maggiore stabilità difensiva. Opinione, tutto sommato, innegabile. Gli incessanti movimenti tra l'interno e l'esterno del campo che oggi sono prerogativa del reparto difensivo, in precedenza erano eseguiti nell'altra metà del campo da attaccanti e mezzali. Il migliore interprete del cambio di posizione era sicuramente Simone Pepe. Proprio il suo infortunio, avrebbe determinato, secondo lo stesso Conte, l'abbandono di questo modulo di gioco. La Juventus odierna occupa l'altra metà campo in modo più statico, seppur più agevolmente e autoritariamente di prima. Il punto è che per attaccare senza essere prevedibili c'è bisogno di spazi, e gli spazi vengono creati dai movimenti dei giocatori ma gli stessi spazi possono essere intasati da una presenza eccessiva di giocatori. Per questa ragione, mi sembra il 4-3-3 sia in definitiva più adatto a un gioco offensivo, come quello che pratica Conte, seppur impieghi più giocatori con compiti strettamente difensivi.

Di qui l'esigenza di scrivere questo pezzo: formare una coppia di difensori, anziché una terna.



Dei tre, due, insomma. Non li sceglieremo considerando i valori tecnici individuali, né cercando di capire quale complemento sia necessario a una certa mancanza. Calcoleremo invece quale sia la possibilità che i due possano dividere una canadese durante un viaggio Interrail in Spagna. Se una donna, prima di un allenatore, possa dividerli. Se siano disposti a prender botte per difendere l'altro.
Potremmo studiare le loro biografie su Wikipedia e pretendere di capire tutto di loro, proprio come facciamo per chiunque altro. O invece


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