EUROLISTE DI MOriBILITÀ /2

Juventus-Galatasaray 2-2

BUFFON: 5. Non che sia in cima alla lista dei moribili di ieri sera, ma ultimamente sarebbe bello che ogni tanto salisse alla ribalta per avertelo fatto fare, un punto in più, piuttosto che per avertelo fatto perdere. E rimane il fatto che comunque, sui due gol dei turchi, avesse più l'aria di Pizzaballa che del Buffon di qualche anno fa.

BONUCCI: drei. Il miglior regista difensivo al mondo (cit.) sfodera una prestazione non dico mondiale, ma quantomeno europea. Non appagato dal ruolo di vice-Pirlo, impeccabilmente interpretato nei primi venticinque minuti con alcuni lanci illuminanti che quasi spaccano i cartelloni pubblicitari sistemati a ridosso della curva Scirea, sublima la prestazione con uno scazzatissimo retropassaggio a Didier Drogba che in pratica mette in ghiaccio il passaggio del turno del Real Madrid con quattro giornate di anticipo. Se, come auspica Emilio Cambiaghi, la Juventus dovesse mai un giorno ritornare al modulo a quattro in difesa, per trascorrere con i compagni più di due ore a domenica a Bonucci non rimarebbe che prendere la patente D. Quella per guidare il pullman.

ISLA: minchia ma non ti viene mai 41 di febbre la mattina della partita?. Il miglior terzino destro cileno con il cognome che inizia per I ad aver militato in due club con la maglia bianconera al mondo entra e, da par suo, spacca il match. Irresistibile tanto in fase offensiva quanto in fase difensiva, è il classico campione che marchia a fuoco le partite senza mai dare nell'occhio, mai invadente. Come in occasione del 2-2, quando è appena appena fuori posizione di quei trenta-quaranta metri ma, al di là di questi piccoli dettagli, quando poi la telecamera lo inquadra, lo vedi dalla faccia che ci rimane malissimo e capisci che gli dispiace.

POGBA: 4. Ormai è ufficiale: quando Conte gli ripete di essere più cattivo, lui fa segno di sì con la testa ma poi va al bowling insieme al nipote di Mino a buttare un venti nella macchinetta del videpoker e con le luci e il dlin-dlin-dlin non si ricorda più un cazzo. Questo di cattivo avrà giusto l'odore delle ascelle a fine partita e, tra balocchi stilistici inutili e fuggi fuggi in cantina quando il gioco si fa duro, gli manca solo un cappello da pirla per assomigliare sempre meno a un gladiatore e sempre più a Huggy Bear. Se tanti indizi fanno una prova, sappia che alla sua giovane età centinaia di bestemmie dedicate fanno addirittura curriculum.

LLORENTE: 4. L'insostenibile leggerezza di questo essere è tutta nell'appoggio verso Isla, nel tentativo di costruire l'azione dopo avere ricevuto palla spalle alla porta, bombato a mezza altezza che il malcapitato di turno una palla del genere non la può prendere nemmeno con la rete per i fagiani. Così come nella puntatazza da buonissima posizione cacciata fuori di quattro metri, come se gambe, tronco e testa glieli avesse progettati Adrian Newey in un unico pezzo a mo' di abitacolo di F1.

TEVEZ: 5. Il dramma di averne uno buono e gli altri no, è che poi quello buono finisce per giocare sempre, compreso quando è mezzo rotto. Così non incide, la caviglia magari peggiora, lui si innervosisce, i compagni mugugnano, i tifosi si incazzano, la notte si avvicina, la qualificazione traballa, la mucca è nella stalla.

VUCINIC: 6. Sicome che no è uno che corre sempre sempre, quando è di umore che "stasera corro perché c'è l'Eurovisione e mi va di fare figura bene con miei amici che vedono partita su tv montenegrina", sucéde che a secondo o terzo scatto porca troia gamba gli tira e partita finita. Ma no era partito male. Pecàto.

CONTE: 4,5. È talmente gobbo che, nel giro di due anni, è riuscito nell'impresa di diventare lui stesso l'incarnazione della Juventus: vincente e, in quanto tale, antipatico. Purché il tutto rimanga circoscritto rigorosamente in Italia.