Pagella 2008-09 /1 Dirigenza, proprietà e staff tecnico

blanc-ranieriDirigenza e proprietà.

Va in archivio la terza stagione post Calciopoli, la terza anche per la Nuova Juventus, società che si era data, al momento dell’insediamento in Corso Galfer, 5 anni per tornare ai livelli della precedente.
Molte cose sono successe, purtroppo poche piacevoli e moltissime sgradevoli.
I tempi previsti sembrano allungarsi, le promesse, già apparse vaghe e confuse dal momento in cui vennero effettuate, assomigliano sempre più a bugie raccontate per calmare la piazza e far digerire il ridimensionamento ad una tifoseria che mai ha esultato per un secondo posto o per una dignitosa uscita agli ottavi di finale di Champions League.
La sensazione è che si navighi a vista, che l’incompetenza continui a regnare sovrana in società (voto 3), ogni tanto qualche voce sembra indicare la volontà di fare sul serio, ma immediatamente dopo i fatti tendono a smentire ogni minima parvenza di serietà.
Una società cui nulla è concesso in termini di autorità, come se una distratta proprietà (voto 2) delegasse il fastidio di sbrigare l’ordinario a gente di cui non si fida ma che è costretta a pagare profumatamente per evitare la noia di doversi occupare della Juventus regolarmente, cosa che invece avviene ogni volta in cui è necessario prendere una decisione, sia questa la scelta di un allenatore (stucchevole la vicenda attuale, con una valutazione che, alla fine dei conti, durerà circa un mese e una scelta che verrà effettuata da Blanc, noto “intenditore”), piuttosto che, ipotizziamo, approvare le spese di cancelleria…
Difficile elencare la serie di record negativi stabiliti da questa gestione, proprietà sostanzialmente assente (per scelta o per disinteresse, non sappiamo cosa è peggio), dirigenti reclutati giocandoseli ai dadi (l’ex liquidatore di aziende specializzato in gaffes dialettiche e comportamentali, l’ex allenatore di pallavolo, l’ex tennista-ciclista-sciatore dalla parlata che fa il verso all’ispettore Clouseau, l’ex team manager addetto alle fotocopie: per farla breve, uomini di calcio, nessuno) e staff tecnici subito entrati in conflitto (quello di Deschamps) oppure completamente inadeguati (quello di Ranieri).
In fondo, la rosa, incompleta, iper o ipovalutata a seconda delle convenienze e dei momenti, certamente poco protetta e tutelata dalla società.
Vediamo come si è comportata la parte tecnica nell’annata appena terminata con un secondo posto pieno di rimpianti, una semifinale di Coppa Italia buttata alle ortiche e una Champions League persa agli ottavi più per la timidezza dimostrata in trasferta che per reale superiorità dell’avversario, che in quel momento ancora stava assimilando il credo del nuovo tecnico.
A dimostrazione che cambiare un tecnico che fa danni serve eccome.

Lo staff tecnico

Claudio Ranieri (voto 5 a lui e al suo staff) non è più l’allenatore della Juventus.
E tutto sommato, meno male.
Tutto sommato perché il modo in cui i senatori (o almeno qualcuno di loro, condizionando il rendimento di tutta la squadra) lo hanno scaricato non è elegante, corretto e soprattutto non lascia presagire nulla di buono per il futuro, in quanto scegliendo la sostituzione in corsa la società ha rivelato due aspetti:
(1) il primo è quello di chi è sensibile agli spifferi dello spogliatoio, e invece di reprimerli ne subisce i malumori, mostrandosi di fatto ricattabile;
(2) il secondo riguarda chi ha scelto Ranieri come capro espiatorio per giustificare tre anni di colossali errori di valutazione.
Che poi Ranieri abbia dimostrato ampiamente la sua inadeguatezza alla panchina juventina è un fatto altrettanto acclarato.
Ma che fosse inadatto lo si sapeva al momento della scelta di due anni fa, quando, fedeli alla profezia di Deschamps, a Torino presero “uno che si accontenta”, tanto per ricordare un esempio arcinoto, di un Poulsen al posto di uno Xabi Alonso.
Ranieri, l’uomo dal basso profilo, l’uomo che storicamente traghetta a destinazione squadre che hanno pochi mezzi o devono impostare un programma di ricostruzione. Ma, se ricostruzione doveva essere, doveva essere totale.
Impensabile pensare che Ranieri potesse gestire personalità forti e vincenti quali quelle trovate all’interno dello spogliatoio juventino.
Lo dice la sua carriera: lui prepara il terreno, finchè il programma della sua società si fa ambizioso e con molti ringraziamenti (e soldini) lo si lascia a casa per puntare su qualcuno più adatto a raggiungere certi obiettivi.
Tempo perso affidare ad un allenatore con questo passato la ricostruzione della Juventus, almeno per quello che è sempre stata la Juventus, e questo lo sapeva anche lo stesso Ranieri, che, in seguito ad una salvezza ottenuta a Parma, in condizioni normali mai avrebbe potuto aspirare a sedersi sulla panchina più prestigiosa d’Italia.
Sorvoliamo sulle dichiarazioni ondivaghe, sulle sciagurate scelte tecniche e sui mirabolanti “prodigi” tattici illustrati a più riprese in queste due stagioni, quest’ultima in particolare, dall’ormai ex allenatore bianconero.
L’errore più grande di Mr.Tinkerman
resta forse la tendenza all’autolesionismo e al ridimensionamento, con la predisposizione al piangersi addosso non molto pertinente con la storia bianconera, i continui richiami alla serie B appena affrontata, per giustificare gli insuccessi, affermazioni che sapevano di offesa nei confronti di chi quella B l’aveva vissuta ma, ovviamente, non riteneva di averla meritata.
E’ bastato sostituire Ranieri con il furbo Ferrara per sentire lo spogliatoio pronunciare parole più serene e, soprattutto, più juventine.
Chiudiamo la nostra analisi (e chiudiamo il capitolo Ranieri una volta per tutte come appartenente al passato) semplicemente spendendo due parole sul preparatore atletico Capanna, un rispettabile 62enne scelto da Ranieri per gestire i muscoli dei giocatori juventini ma sprovvisto di abilitazione alla professione (si è scoperto qualche giorno fa), fino a due anni fa allenatore di ragazzini in una squadra di un quartiere genovese e prima ancora (per trent’anni) insegnante di educazione fisica in un istituto agrario.
Per la serie, quella che fino a tre anni fa era un modello gestionale invidiato e copiato in tutta Europa ora è diventata la “Casa dell’approssimazione”.
Gli oltre 70 infortuni stagionali (più di 60 di origine muscolare) sono lì a testimoniarlo.