Assemblea azionisti Juve 2009: secondo intervento

ranieriSignor Presidente,
signor Amministratore Delegato,
signori Consiglieri,

la decisione di convocare l’assemblea qui a Vinovo mi ha piacevolmente sorpreso e mi auguro venga confermata anche in futuro.

Mi ha sorpreso invece un po’ meno piacevolmente l’incipit della lettera agli azionisti. Mi auguravo, infatti, che con il licenziamento di Claudio Ranieri nessuno avrebbe più menzionato, in dichiarazioni o documenti ufficiali, la Serie B. E invece la Serie B è citata, con malcelato orgoglio, già alla quarta riga della lettera. “Si è … chiuso un mandato – ci scrivono Cobolli e Blanc – nel corso del quale la Prima Squadra ha migliorato ogni anno il risultato della stagione precedente, partendo dalla Serie B per arrivare poi al secondo posto in Serie A”.

A ben vedere, però, non c’è poi molto da stupirsi, visto che la Coppa Zaccone è stata esposta in pompa magna nella mostra di Palazzo Bricherasio. Per chi non lo sapesse, la Coppa Zaccone è la coppa che è stata istituita nel 2007 dalla Lega Calcio, proprio in nostro onore, per premiare il vincitore del campionato di Serie B. Sembra quasi che per la Nuova Juventus 2006 aver partecipato alla serie cadetta sia un titolo di merito da pubblicizzare in tutte le occasioni. Peccato non ci sia più la Mitropa Cup, avremmo potuto toglierci altre grandi soddisfazioni.

Nella lettera agli azionisti viene anche affrontato il tema del “fair play finanziario”. In questi tre anni – leggo testualmente – la Juventus “ha rispettato un’idea di ‘calcio sostenibile’ che mette insieme competitività sportiva ed equilibrio economico. Una gestione attenta, che ha permesso di mettere in campo investimenti importanti sul piano sportivo e al tempo stesso di chiudere il presente bilancio con un risultato positivo, dopo imposte, per 6,6 milioni di euro”. Queste poche righe meritano alcuni commenti:

1. leggendo il testo, sembra che la Nuova Juventus 2006, dopo anni di spese folli e di gestione dissennata alla Moratti, abbia virato rotta a fine giugno 2006, imboccando la retta via del fair play finanziario. Evidentemente, non è così. Il cambio di rotta c’è stato, ma nel 1994, quando, su felice intuizione di Umberto Agnelli, dopo nove anni di risultati sportivi insoddisfacenti (con la parziale eccezione del biennio di Dino Zoff) e di risultati economici pesantemente negativi, la Juventus fu affidata alle cure di Antonio Giraudo, Roberto Bettega e Luciano Moggi. In poco tempo, infatti, la società divenne un modello per il mondo del calcio dal punto di vista sportivo, economico ed organizzativo. Sono stati loro, non certo i dirigenti insediati nel 2006, ad introdurre e rispettare un concetto di calcio sostenibile, riportando in equilibrio i conti economici, raggiungendo risultati sportivi incredibili e moltiplicando di conseguenza il valore della società. Non a caso, l’UEFA, nel proprio magazine Champions, ha definito di recente quella Juventus “rivoluzionari(a) in tutto e per tutto. Nelle scelte societarie, nei bilanci, nella mentalità e nel gioco. Un mix di innovazioni che ha fatto scuola in Italia, in Europa, nel mondo”. E, in tutta sincerità, mi stupisce (anche se non più di tanto) e mi dispiace che questo riconoscimento non sia stato menzionato nel bilancio (così come non se ne è mai fatto cenno sul sito ufficiale).

2. Non sono poi così certo che si possa definire “attenta” una gestione che ha investito oltre 40 milioni di euro nell’acquisto di bidoni come Andrade, Tiago, Almiron, Poulsen e che ha lottato con il Torino per assicurarsi le prestazioni di Knezevic. Dubito che si possa definire “attenta” una gestione che ha acquistato un giocatore a forte rischio recidiva come Andrade senza tutelarsi in maniera adeguata dal punto di vista contrattuale. Escludo che si possa definire “attenta” una gestione che ha corrisposto, a titolo transattivo, 3,7 milioni lordi a Ranieri ed al suo staff e circa 3 milioni lordi ad Andrade. La gestione sembra in realtà tutt’altro che attenta, sia che si tratti di scegliere i giocatori da acquistare sia che si tratti di stipulare contratti con le società di provenienza e con i nuovi tesserati.

3. Bisogna anche intendersi sul concetto di “competitività sportiva”. La gestione precedente aveva saputo coniugare equilibrio economico ed una “competitività sportiva” ai massimi livelli, vincendo l’impossibile (ad esclusione, lo ammetto, della Coppa Zaccone). La nuova gestione, invece, pur potendo ancora contare su una forte ossatura di squadra, nonostante le svendite dell’estate 2006, e su un aumento di capitale da 105 milioni, non ha conseguito alcun risultato sportivo degno di nota (seru tituli, ad eccezione sempre della famigerata Coppa Zaccone). E, cosa ancora più grave, non è stata in grado, nonostante investimenti per decine di milioni di euro, di rinforzare adeguatamente la prima squadra e di ridurre il gap dai collezionisti di cartoni.

4. Il risultato economico positivo di quest’anno (6,6 milioni) deve essere valutato con attenzione, poiché risente, direttamente od indirettamente, di poste ed operazioni straordinarie. L’aumento di capitale, ad esempio. Oppure, 10 milioni di ricavi relativi all’opzione Mediaset, contabilizzati nel bilancio 2005/2006 in base ai principi contabili italiani allora applicati e poi invece rinviati a questo esercizio per effetto di una diversa contabilizzazione imposta dai principi IFRS. Ed anche, 17,2 milioni di euro di proventi da gestione diritti calciatori. Si tratta delle famigerate plusvalenze. Eppure, mi sembrava di aver percepito, leggendo un’intervista al Sole 24 Ore rilasciata da Blanc in ottobre 2008, che la Nuova Juventus 2006 volesse puntare all'equilibrio senza interventi straordinari, senza vendere grandi campioni o fare altre operazioni perché la gestione caratteristica deve stare in piedi da sola. Mi sembra quindi che Blanc, esprimendo la propria soddisfazione per il risultato positivo di quest’anno, abbia sostanzialmente cambiato idea in merito alla rilevanza delle plusvalenze. E me ne compiaccio, perché a mio avviso la gestione dei calciatori (e, cioè, il saper comprare a poco e saper vendere a molto) costituisce parte integrante ed essenziale della gestione caratteristica di una società di calcio. Ed è anche su questi aspetti che si valuta la bravura di un dirigente. E’ in gamba infatti quel manager che compra, ad esempio, Felipe Melo ad 8 e, dopo solo un anno, trova qualcuno che glielo compri a 25 (20,5 cash più Marchionni). E’ molto meno in gamba, invece, quel manager che compra Melo a 25, Amauri a 23, Tiago a 14, Poulsen a 10, Andrade a 9,5, Almiron a 8,5 (e tralascio, per carità di patria, gli stipendi riconosciuti a questi giocatori) e vende Marchionni a 4,5 e Zanetti a 2.

5. Sono anche io un deciso fautore del fair play finanziario, come Michel Platini e, un po’ troppo a parole, la Nuova Juventus 2006. Tuttavia, non è sufficiente limitarsi a praticare il fair play finanziario. Bisogna anche impegnarsi nelle sedi istituzionali – Lega e FIGC – affinché questi criteri di gestione siano applicati da tutti. E, in particolare, bisogna pretendere che siano quanto meno applicate le regole ora in vigore, senza alcuna condiscendenza nei confronti di operazioni straordinarie ed artifici contabili volti esclusivamente ad eludere queste regole. Non basta dichiarare ai mass media, come ha fatto Blanc poco più di un mese fa, che “la Lega potrebbe tutelare meglio le squadre italiane dedicando maggiore attenzione alle nuove regole del fair play finanziario”. Occorre essere decisamente più incisivi. E pretendere che le istituzioni tutelino chi sta rispettando le regole e puniscano chi, invece, non le rispetta o le elude. Ad esempio, mi chiedo (e mi auguro che Blanc lo chieda nelle sedi opportune) quali criteri siano stati applicati per consentire l’iscrizione al campionato di una società come l’Inter che aveva (ed ha nuovamente) un patrimonio netto negativo, nonostante sia stato gonfiato ad arte grazie a diverse operazioni di finanza creativa (conferimenti, sale and lease back sul marchio), ed i cui revisori hanno dichiarato che il bilancio è stato redatto nel presupposto della continuità aziendale in base all’impegno del socio di riferimento a supportare economicamente e finanziariamente anche per il futuro la società.

Più in generale, mi sembra vi sia un insopportabile strabismo da parte di coloro che sono tenuti a far rispettare le regole e a sanzionare chi non le rispetta. Non è ammissibile, ad esempio, che Alessio Secco e Roberto Bettega siano stati deferiti dal Procuratore Palazzi (e poi sanzionati con un mese di sospensione dalla Disciplinare) “per aver partecipato alla trattativa di mercato relativa al calciatore Criscito con il signor Enrico Preziosi, soggetto inibito in via definiva dalla giustizia sportiva”, senza che analogo provvedimento sia stato preso nei confronti di Massimo Moratti per le operazioni Thiago Motta e Milito, entrambe portate a termine sempre con il padrone-presidente del Genoa. Ed è francamente allucinante la risposta che Palazzi ha dato a Beccantini, che gli chiedeva conto di questa disparità di trattamento a fronte di situazioni identiche: “mi permetto di osservare – questa la risposta - che anche notizie apparentemente simili vanno vagliate in profondità perché, lei capirà, non tutto quello che è, sembra; e non tutto quello che sembra, è. Mi scuso, dunque, se non posso proseguire in quel processo deduttivo e intellettivo che, immagino, lei vorrebbe che portassi a termine. Lei mi capisce, vero... ?”.

Nella lettera agli azionisti, viene anche sottolineato il ruolo svolto dalla Juventus nella rivisitazione della governance del calcio italiano e nel processo di assegnazione dei diritti televisivi e di definizione dei criteri per la ripartizione dei relativi proventi. Applicando i nuovi criteri di ripartizione, approvati dall’assemblea di Serie A della Lega Calcio ed in vigore dalla stagione 2010/2011, il valore annuo dei diritti televisivi di competenza della Juventus dovrebbe ridursi di 8 milioni di euro (sulla base del minimo garantito di 900 milioni previsto dal contratto Lega-Infront). Il dato è già significativo di per sé, ma sarebbe ancora più utile conoscere quale sia l’impatto dei nuovi criteri per Inter e Milan e, in particolare, se e di quanto si riduca il gap attuale tra la Juventus e le due squadre milanesi. E’ interessante notare, comunque, come il 15% dei diritti televisivi venga ripartito sulla base dei risultati sportivi delle cinque stagioni comprese tra il 2005/2006 ed il 2009/2010. Casualmente, si tratta proprio delle stagioni che risentono direttamente (è il caso delle stagioni 05/06 e 06/07) o indirettamente (le 3 stagioni successive) della farsa di Calciopoli. Per effetto della sentenza farsa della Corte Federale, infatti, la Juventus è stata retrocessa all’ultimo posto in classifica nella stagione 05/06 ed ha disputato il campionato di Serie B l’anno dopo. Gli effetti di quella sentenza, inoltre, si sono riverberati nelle tre stagioni successive (le due già disputate e quella attualmente in corso), poiché la Juventus non è stata (e non appare tuttora) in grado di competere con l’Inter (anche, è doveroso ammetterlo, per certe discutibili scelte di mercato). Parallelamente, nello stesso arco temporale, la società a più alto tasso di onestà del calcio italiano risulta aver vinto (almeno sulla carta) quattro scudetti e si appresta a vincere (sempre sulla carta) il quinto quest’anno. Concludendo sul punto, mi chiedo come possa una società come la Juventus accettare che i propri ricavi siano influenzati, in negativo, dalle risultanze del processo sportivo farsa che si è svolto nell’estate del 2006. Quanto meno, sarebbe opportuno accettare sub judice la ripartizione dei diritti sportivi in attesa delle risultanze del processo di Napoli.

Proseguendo nell’analisi critica della lettera agli azionisti, apprezzo che si sia deciso di nominare nello staff un ingegnere cui affidare la responsabilità dei progetti immobiliari in corso (nuovo stadio ed ampliamento del centro di Vinovo). E’ una decisione corretta. Preso atto di non possedere all’interno le competenze necessarie, si è ritenuto opportuno reperirle all’esterno. Mi chiedo, tuttavia, come mai il medesimo approccio non venga adottato in relazione alla Gestione Sportiva. E’ ormai evidente come non vi siano all’interno della società le competenze necessarie per una efficace ed efficiente Gestione Sportiva. Queste competenze non le ha il Direttore Generale, non le ha il Direttore Sportivo e non le ha il Responsabile degli Osservatori (Castagnini, il cui unico titolo di merito è l’amicizia con Franco Baldini). Che vi sia una palese mancanza di competenze specifiche all’interno della Gestione Sportiva è confermato dalla approssimazione con cui sono affrontate le operazioni di mercato e dall’assenza di un adeguato filtro e raccordo tra dirigenza, staff tecnico e giocatori. Non c’è nessuno nella dirigenza con cui Ferrara posso confrontarsi sulle scelte tecnico-tattiche. E non c’è nessuno che abbia la sensibilità per capire gli umori dello spogliatoio ed il carisma per imporsi quando ci sono dei problemi. La gestione dei rapporti tra Ranieri e la squadra, l’anno scorso, è emblematica. Ranieri è un allenatore modesto, non adatto alla Juve e mi compiaccio che non sia più con noi. Al di là di questo, Ranieri non è stato adeguatamente tutelato dalla società che lo ha lasciato allo sbaraglio ed in balia dei capricci dei giocatori più rappresentativi. Questi rilievi non li faccio solo io. Le stesse cose le scrive, ben più autorevolmente di me, Roberto Beccantini, che si esprime in questi termini: “il problema [della Juve] è la competenza tecnica della società. Sogno un «presidente» che sbagli i congiuntivi e detesti la buona tavola ma magari, all’ultimo momento, prima di buttarsi su un laido hot dog, urli dal tavolo imbrattato di senape: ehi, ragazzi, prendete pure Andrade ma visto il ginocchio che si ritrova, perché non ci cauteliamo con una bella clausoletta? Obiezione: questo non era compito del presidente. Avrebbero dovuto pensarci il direttore generale o il direttore sportivo. Verissimo. Purtroppo. Manca un dirigente che sappia di calcio e, per questo, possa dare una mano al giovane Alessio e all’apprendista Ciro, dal momento che nessuno nasce imparato. Il referente che avrebbe aiutato Ranieri a gestire meglio la crisi primaverile della stagione scorsa. Serve, urgentemente, competenza tecnica fra il vertice e la squadra. Lì è il vuoto, lì è il ritardo dall’Inter. Non si pretende la luna, ma un manager che, non appena Corvino fissa il prezzo rescissorio di Felipe Melo, attenda almeno un minuto, dicasi uno, e ci pensi su, prima di precipitarsi a Firenze con 23 milioni di euro e Marchionni al guinzaglio. L’onnipotenza riconosciuta a Blanc lascia perplessi. Blanc viene dallo sci e dal tennis, Montali, fresco di uscita, dal volley: d’accordo, siamo in Italia, il più anomalo dei Paesi anomali, ma è chiedere troppo uno specialista di calcio all’interno di una società di calcio?”.

Oltre all’area tecnica, anche la gestione della comunicazione è assolutamente deficitaria. La. Juventus viene costantemente denigrata sui mass-media e dagli avversari. Da Repubblica alla Gazzetta. Dal Corriere della Sera a quello dello Sport. Da Sky a Mediaset. Dalla Rai alle varie televisioni private. L’elenco ovviamente non è esaustivo. Dalla società, nessuna reazione. Si continua con la politica del sorriso simpatico inaugurata nel 2006. Tesserati della società partecipano tranquillamente alle trasmissioni televisive e rilasciano in continuazione interviste, anche quando sarebbe più opportuno stare in silenzio. Addirittura, Capitan Del Piero si permettere di girare uno spot televisivo in cui la voce narrante racconta che il nostro capitano avrebbe vinto CINQUE scudetti, mentre in realtà sono SETTE. Le accuse vengono lasciate passare senza alcuna presa di posizione. Si ribatte ai calamari dello Specialone, a colpi di acciughe, a distanza di una settimana e con scarsissima efficacia. Nessuno in società ha sentito l’esigenza di manifestare il proprio sdegno per le maglie indossate da alcuni tifosi della Fiorentina con la scritta MENO 39, in spregio alle vittime dell’Heysel. I responsabili della comunicazione dormono palesemente della grossa. E,  forse, è meglio così. Perché l’unica volta che si sono svegliati dal loro letargo, ci siamo trovati l’intertriste Verdelli che dalle pagine di Hurrah Juventus insultava i tifosi bianconeri. Lasciamo quindi Gattino e compagnia al sonno dei giusti, per carità. Ma stupisce che l'amministratore delegato (nonché direttore generale nonché presidente esecutivo) non sia in grado di percepire come sia necessario gestire in maniera completamente diversa la comunicazione e reagire tempestivamente ed efficacemente a questa continua campagna diffamatoria, che danneggia l’immagine della Juventus e deprezza quindi il valore del marchio bianconero.

Prima di formulare alcune domande specifiche, desidero salutare i partenti. Oggi infatti è l’ultimo giorno in Juventus per Giovanni Cobolli Gigli e per Gian Paolo Montali. Non ho condiviso praticamente nulla di quanto il Presidente abbia detto e fatto in questi tre anni abbondanti di mandato. Leggendo la sua ultima intervista al Guerin Sportivo, mi sembra comunque che il Presidente Cobolli abbia finalmente riconosciuto i meriti della gestione precedente, definita “efficace, robusta e vincente”. E questo, ovviamente, non può che essere un punto di accordo, anche se resta lo sconcerto per il trattamento riservato alla Triade (e quindi alla Juventus) dall’azionista di maggioranza. Comunque sia, desidero inviare al Presidente Cobolli i miei migliori auguri per il futuro e confido che a mente fredda, senza la pressione della carica, saprà riconoscere che le critiche che gli ho rivolto non erano certo pretestuose ed erano in ogni caso dettate da un grande amore per i colori bianconeri. Da parte mia, pur confermando senza riserve la sostanza di quanto sostenuto in questi anni, mi scuso se in qualche occasione, soprattutto nei primi tempi, i toni non sono stati particolarmente cordiali. In questi anni si è molto ironizzato, anche dal sottoscritto, sulla presenza di Gian Paolo Montali nel CDA e nel comitato sportivo della Juventus, nel presupposto (invero abbastanza fondato) che un allenatore di pallavolo (anzi, l’allenatore di pallavolo, come mi ha simpaticamente chiesto di essere definito) fosse più adatto ad una società di volley. A Montali devo comunque riconoscere la disponibilità e la cortesia che ha sempre dimostrato nelle occasioni in cui ci siamo incontrati. Rivolgo quindi anche a lui i miei migliori auguri per il futuro. Solo quello personale, però, visto che ha appena firmato per la Roma. Colgo l’occasione per dare il mio benvenuto al Sig. Khaled Fareg Zentuti, augurandomi che almeno lui abbia qualche conoscenza di calcio.

Tornando al bilancio e, più in generale, alle scelte gestionali di questi anni, ci sono diversi aspetti che a mio parere richiedono un chiarimento.

1. A partire da oggi, le responsabilità e gli impegni di Blanc non potranno che aumentare. E, con tutta probabilità, si ridurranno le sue visite a Vinovo, già oggi non particolarmente frequenti e salutate come un evento eccezionale sul sito ufficiale. Come pensa di poter gestire questo cumulo di cariche e di impegni? Acquistando sul mercato, come un novello Massimino, il dono dell’ubiquità?

2. Nel bilancio non viene data la benché minima indicazione in merito all’andamento del merchandising. Se è vero che, sulla base del contratto con Nike, l’attività di licensing e merchandising e la distribuzione di prodotti e servizi con il brand Juventus sono affidate a Juventus Merchandising, società interamente di proprietà del Gruppo Nike, è altrettanto vero che vi è un evidente interesse della Juventus (e dei suoi azionisti) all’andamento di queste attività. Da un lato, infatti, il contratto con Nike prevede la corresponsione di royalties alla Juventus in relazione alle attività di licensing e retail operations. Dall’altro, i risultati di Juventus Merchandising rappresentano un utile indicatore dell’apprezzamento o meno sul mercato del brand Juventus. Non a caso, nel consiglio di amministrazione di Juventus Merchandising siedono ben tre dirigenti di Juventus: Blanc, Fassone e Bergero. Chiedo pertanto al nostro amministratore delegato che ci relazioni in merito all’andamento della società che si occupa del merchandising bianconero.

3. I ricavi da sponsorizzazione e pubblicità erano 55,4 milioni nel bilancio 2005/2006. Quest’anno, nonostante una crescita di circa 5 milioni rispetto all’esercizio scorso, sono solo 46 milioni, target che la Juventus aveva già raggiunto nel lontano 2002 (per poi superarlo negli anni successivi). La differenza tra i ricavi di quest’anno e quelli del 2005/2006, pari ad oltre 9 milioni, corrisponde in pratica al gap tra il contratto di sponsorizzazione Tamoil, allora in vigore, ed il più modesto contratto con Fiat New Holland. Questi dati, se da un lato portano a nutrire più di una perplessità sulla validità della strategia commerciale adottata, incentrata sui principi del “less is more” e della esclusività merceologica, dall’altro dimostrano l’evidente importanza del contratto con il main sponsor. Il contratto attualmente in essere scade al termine di questa stagione e ritengo che non sarà rinnovato. Chiedo, pertanto, all’amministratore delegato che ci spieghi se ritiene sempre valida la strategia commerciale seguita e che ci ragguagli in merito alle iniziative prese, o che intende prendere per trovare un nuovo main sponsor all’altezza del brand Juventus.

4. Nella stagione 2008/2009 è diventato operativo il progetto del nuovo stadio: sono stati ottenuti i permessi ed i finanziamenti necessari e sono iniziati i lavori di costruzione. Va dato quindi atto alla nuova dirigenza, ed in particolare all’amministratore delegato, di aver saputo portare a termine quanto iniziato con lungimiranza dalla gestione precedente. Quando finalmente potremo assistere alle partite della Juve nel nuovo stadio dovremo quindi ringraziare tutti coloro che – adesso ed in passato – hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto. Non ho nessuna difficoltà a riconoscere i meriti del Dott. Blanc. Mi auguro che, analogamente, il Dott. Blanc, gli altri consiglieri e la proprietà dimostrino altrettanta onestà intellettuale e sappiano riconoscere ed ammettere i meriti della Triade. Detto questo, le perplessità relative al progetto Stadio riguardano la cessione a Nordiconad delle aree commerciali esterne. In questo modo, infatti, viene abbandonata la strategia di diversificazione dei ricavi che si era deciso di perseguire in passato con lo sviluppo dei progetti immobiliari. Alla luce del finanziamento ottenuto dal Credito Sportivo e del contratto con Sportfive, era davvero necessario cedere le aree commerciali esterne?

5. La controversia giuslavoristica instaurata da Ranieri e dal suo staff si è conclusa ad inizio settembre con la corresponsione di una buonuscita di 3,7 milioni di euro. Si tratta di un esito a dir poco singolare, in considerazione del fatto che il medesimo staff tecnico era già stato ingaggiato dalla Roma il 2 settembre e di regola un allenatore esonerato che trovi un nuovo ingaggio non viene più remunerato dal precedente datore di lavoro. Quali sono le considerazioni giuridiche ed economiche che hanno suggerito di procedere in quel modo? In particolare, qual è la differenza, if any, tra l’ammontare richiesto da Ranieri e quanto corrisposto a titolo transattivo?

6. Anche l’esito della controversia che ha visto contrapporsi la Società ed il giocatore Andrade è piuttosto sorprendente. La Società ha dapprima richiesto la risoluzione del contratto al Collegio Arbitrale della Lega a causa della inabilità del giocatore (confermata da una visita medica disposta dalla Lega). Poi, in seguito alla reazione di Andrade, che ha chiesto al medesimo Collegio Arbitrale la risoluzione del contratto per fatto e colpa della Juventus ed il pagamento dei danni, la Società ha deciso di definire amichevolmente la vertenza con il pagamento di circa 3 milioni di euro. Quali sono le considerazioni giuridiche ed economiche che hanno suggerito di procedere in quel modo? In particolare, qual è la differenza, if any, tra l’ammontare richiesto da Andrade e quanto corrisposto a titolo transattivo?

7. La conclusione delle vertenze con Ranieri e con Andrade suggerisce come vi sia stata, a monte, una congrua dose di superficialità nella stipula dei contratti di lavoro. La stessa superficialità che si è riscontrata nella definizione degli accordi con il Deportivo per l’acquisto dello stesso Andrade, laddove non ci si è premurati di inserire clausole contrattuali a tutela della Società nell’ipotesi, invero non certo remota, di una recidiva dell’infortunio al ginocchio. In considerazione di questi errori marchiani, che chiamano in causa non solo i dirigenti della Juventus che hanno partecipato alle trattative (in primis, Blanc e Secco), ma anche i consulenti legali esterni che si sono occupati della stesura degli accordi, chiedo al Dott. Blanc se non ritenga opportuno decidere di avvalersi di professionisti maggiormente qualificati.

8. In relazione al procedimento presso il Tribunale di Napoli, l’informativa di bilancio non appare esaustiva. Nella Relazione sulla Gestione e nella Nota Integrativa, infatti, si precisa semplicemente che “a seguito dell’ordinanza del Tribunale resa in data 24 marzo 2009, che ne ha accolto le eccezioni procedurali, la Società è stata estromessa dal processo, che sta proseguendo nei confronti degli ex amministratori”. Sarebbe, però, interessante capire meglio quali siano le eccezioni procedurali fatte valere dalla Società ed accolte dal Tribunale. Non viene precisato, infatti, se ci si riferisca alla mera esclusione delle parti civili, disposta effettivamente dal Tribunale con ordinanza del 24 marzo scorso. In proposito, è noto a tutti come la Cassazione, con sentenza 39321 del 9 luglio, abbia riammesso come parti civili il ministero dell’economia, quello per le politiche giovanili, la FIGC, Brescia, Atalanta, Bologna e Salernitana. Chiedo pertanto che l’amministratore delegato fornisca all’assemblea una adeguata informativa in merito alle implicazioni processuali della sentenza della Cassazione per la Juventus e se si senta di confermare, come indicato in bilancio e da lui dichiarato pubblicamente in più occasioni (anche in data successiva alla sentenza della Cassazione), che la Società è definitivamente uscita dal processo.

9. Nell’ambito del procedimento in corso presso il Tribunale di Torino, la Procura ha chiesto di condannare Giraudo, Bettega e Moggi per falso in bilancio, infedeltà patrimoniale, ostacolo agli organismi di controllo e truffa alla FIGC. Il processo è tuttora in corso e dovrebbe andare a sentenza verso fine novembre. La particolarità di questo procedimento è che la società Juventus ha deciso di facilitare il compito della Procura, presentando una denuncia contro ignoti. Grazie a questa denuncia, la Procura ha potuto procedere per il reato di appropriazione indebita, che è perseguibile solo a querela di parte, e compiere una indagine ad ampio raggio sulle operazioni di mercato concluse dalla società. La Juventus, indagata come persona giuridica responsabile, ex D.Lgs 231 del 2001, per mancanza del modello organizzativo, rischia poco o niente ed ha chiesto di patteggiare una pena pecuniaria di 70.000 €. Tuttavia, gli ignoti contro cui è stata presentata denuncia sono in realtà tutt’altro che ignoti e rispondono in realtà ai nomi di Giraudo, Bettega e Moggi. Ed è questo l’aspetto sconcertante. In primo luogo, è assolutamente inconcepibile che si possa ipotizzare una infedeltà patrimoniale in relazione ad una operazione – come la cessione di Zidane per 150 miliardi di lire nel 2001 – che rappresenta ancora oggi, a valori attuali, la più grande operazione di mercato mai realizzata nel calcio. Inoltre, nel presentare la denuncia non si è minimamente tenuto conto dei danni di immagine che la Juventus avrebbe comunque ricevuto da questo procedimento nei confronti dei vecchi amministratori. Chiedo, quindi, che il presidente e l’amministratore delegato spieghino all’assemblea quali sono le valutazioni che li hanno indotti a denunciare in sostanza gli amministratori precedenti per infedeltà patrimoniale.

10. La Società non si è costituita parte civile nel processo di Milano sull’attività di dossieraggio della security Telecom. Eppure, la “macchina spropositata” messa in piedi da Tavaroli e dai suoi collaboratori è servita anche per spiare la Juventus, Moggi e Giraudo. Quali sono le ragioni che giustificano la scelta di non costituirsi nel processo?

11. La Guardia di Finanza ha condotto nel mese di luglio una verifica sostanziale a carattere generale in relazione agli esercizi che vanno dal 2001/2002 al 2007/2008. Nel processo verbale di constatazione, consegnato alla Juventus in data 23 luglio, sono contestate violazioni, per importi rilevanti, delle norme fiscali. Nel bilancio, tuttavia, non vengono fornite ulteriori delucidazioni. Chiedo pertanto che l’amministratore delegato illustri in dettaglio le contestazioni contenute nel pvc, indicando anche quale sia l’importo complessivo delle maggiori imposte eventualmente dovute dalla società (sulla base delle riprese evidenziate nel pvc) nonché l’importo stimato delle possibili sanzioni (benché probabilmente non indicate nel processo verbale).

12. Nel 2004, la società ha chiesto a rimborso l’IVA relativa alle competizioni UEFA del 2001/2002 e 2002/2003 per 5,4 milioni. Una parte del credito, pari a 1,2 milioni, è stata incassata in tempi rapiti. L’importo residuo del credito  (4,2 milioni) è stato ceduto ad una società di factoring e quindi stornato dal bilancio. L’Agenzia delle Entrate, dopo aver rimborsato per tranches ulteriori 2,8 milioni, nel luglio del 2008 ha comunicato alla Juventus ed alla società di factoring il diniego del rimborso dell’ultima tranche (1,4 milioni) adducendo contestazioni in merito alla richiesta di rimborso presentata a suo tempo. La Juventus e la società di factoring hanno presentato congiuntamente ricorso, che è stato accolto il 21 maggio scorso dalla Commissione Tributaria Provinciale. In considerazione della probabile prosecuzione del contenzioso dell’Agenzia delle Entrate, chiedo che sia fornita una più esauriente informativa sulle contestazioni addotte dall’Agenzia per negare il rimborso dell’ultima tranche. In proposito, riscontro come nella relazione sulla gestione si sostenga che tale diniego sarebbe in contrasto con l’originaria attestazione del credito, rilasciata nel maggio del 2004 dalla stessa Agenzia delle Entrate. Tuttavia, l’attestazione dei crediti tributari non preclude all’amministrazione finanziaria il diritto di effettuare ulteriori verifiche sulla pratica di rimborso e sulla posizione fiscale del richiedente.

13. Che si tratti di api o di calamari, la gestione della comunicazione è assolutamente insoddisfacente. Chiedo pertanto all'amministratore delegato se non ritenga che sia ormai giunta l’ora di ridisegnare la strategia di comunicazione e di affidarne finalmente la responsabilità ad un professionista qualificato e reattivo.

14. Quali interventi ha messo in atto l'amministratore delegato per assicurare una tempestiva apertura delle raccomandate pervenute in sede e l'accensione dei fax 24 ore su 24?

In conclusione, qualche parola deve necessariamente essere spesa sulla rinnovata governance societaria.

Nell'estate del 2006, ci è stato spiegato che, per evitare il riproporsi di vicende riprovevoli e per evitare di dover nuovamente chiedere scusa al calcio italiano, nessuno alla Nuova Juventus 2006 avrebbe avuto i poteri in passato attribuiti a quella banda di truffatori (ai cui valori è meglio non ispirarsi, essendo preferibile fare riferimento a quelli di Facchetti). John Elkann infatti disse: “mai più tanto potere ad un gruppo di lavoro”.

Per questi motivi, i poteri del nuovo presidente e del nuovo amministratore delegato sono stati fortemente limitati, con la conseguente necessità di dover convocare il CDA per tutte le decisioni più importanti, ivi comprese quelle relative al calciomercato.

Ora, invece, ci è stato spiegato che, in un'ottica di “progression”, è meglio che a gestire tutta la baracca sia una persona sola. Prendendo a prestito le parole pronunciate da John Elkann a Pinzolo, anche se riferite al tema degli scudetti revocati, possiamo sintetizzare il tutto con questa frase: Poteri che noi diamo sappiamo quelli che diamo. E quella è quella cosa importante.

Comunque sia, la gestione collegiale della società è stata una delle (tante) palle al piede della Nuova Juventus 2006. Quindi, ben venga a mio avviso un modello di gestione più snello ed efficiente.

Resta tuttavia un problema di fondo. Montali ci ha insegnato che i tacchini non sono adatti a salire in cima agli alberi. Analogamente, questi ultimi tre anni ci hanno insegnato che Jean-Claude Blanc non è adatto a fare contemporaneamente il presidente esecutivo, l’amministratore delegato ed il direttore generale di una società come la Juventus.

Vittorio Salvadori