Sesti, ma pur sempre il bersaglio grosso

gogna mediaticaUna Juventus ha trionfato, ma è solo la formazione Primavera (la Primaverile di cobolliana memoria), che ha stravinto il Torneo di Viareggio; bene, se i tempi sono grami, di questo ci dobbiamo accontentare. La vera Juventus, invece, non occupa certo, nella classifica della serie A, quel posto che la sua storia vorrebbe; e si trova dove si trova in virtù del più grande imbroglio della storia, Farsopoli. Logica vorrebbe che adesso tutta la malevolenza suscitata dall’invidia di chi stava dietro da sempre per manifesta inferiorità si fosse sopita. E invece no. Nemmeno per sogno. Neanche il nostro rancore ci lasciano vivere in pace. E’ bastata una vittoria dopo una serie innumerevole di risultati non proprio positivi per riscatenare la caccia alla Vecchia Signora. Anche, e soprattutto, da parte di chi dovrebbe stare zitto di suo, e badare all’anta del suo armadio, perché, dovesse aprirsi, ne uscirebbero scheletri a volontà.
Prendiamo ad esempio Mourinho. Direte, ma che c’entra? Sta sedici lunghezze avanti, un’enormità, la sua Inter giocava a Napoli e, per quel che si è visto in campo, il pareggio va stretto proprio al Napoli… E poi la Juve che c’entra?? Mah. Il portoghese (che di combines potrebbe capirne, visto che il Porto, da lui all’epoca allenato, fu coinvolto in un caso di corruzione di arbitri e aggiustamento di incontri), dopo essersi lagnato per un rigore non concessogli dall’”arbitro torinese” (una città a caso), comincia dissertare sugli errori a favore della Juventus, “meno male che non lottano con noi’ (se è per quello neanche nel 2005-2006, 91 punti noi, 76 loro, ma poi arrivò il cavaliere mascherato): “Il rigore dato alla Juventus è vergognoso, settimana prossima pagheremo andando a giocare contro il Genoa che ha subìto”. E giù con un’altra protesta preventiva, tipo quella della vigilia pre-Napoli, è decisamente la specialità della casa, l’”avvertimento” intriso di sospetto con una sottile vena intimidatoria (parafrasando il Carraro di Farsopoli: “Ma che non faccia errori a sfavore dell’Inter”). Adesso in corso Galfer c’è qualcuno che ha orecchie per intendere: e infatti Bettega gli ha detto di farsi i fatti suoi. Ma Mou ci riproverà, si può esserne certi.
Però, naturalmente, il rigore è bruciato soprattutto ai genoani: a botta calda ha iniziato Gasperini che, prontamente supportato dalle compiacenti moviole di Sky, ha accusato Del Piero di aver commesso una furbata, subito rintuzzato dal capitano bianconero. Ma il bello doveva ancora venire: chi è l’animella candida che interviene a denunciare di aver subito un “furto con scasso”? Sorpresa: il presidente Preziosi, proprio lui, quello della valigetta fumante che, oltretutto, è pure smemorato: non ricorda quanto accaduto nella gara di andata, quando uno scandaloso arbitraggio pro-Genoa tolse due punti alla Juve di Ferrara, in una delle sue migliori partite, grazie a due goal regolari ma annullati.
E naturalmente ai due tenori stonati ha fatto subito eco la canèa mediatica: da uno Ziliani che tuona “la Juve è tenuta in piedi dagli arbitri”, a un Corbo che “Il vero nemico del Napoli è il mondo arbitrale che vuol far risalire la Juve”: già, quel mondo arbitrale retto dall’arbitro di pallanuoto, ma insegna anche pallavolo, se il pallone è nerazzurro.
E, dulcis in fundo, non poteva mancare il foglio rosa che, dai banconi dei bar, ripete la sua solita, monotona cantilena: sì, perché i direttori possono cambiare, ma la qualità resta sempre quella. E quindi giù con il ritorno di Farsopoli. “Ci risiamo” “Così non va…. Diventa difficile continuare a credere che si tratti di semplici errori umani in perfetta buona fede. Lo si diceva anche prima di Calciopoli e si è visto come stessero le cose”. A parte il fatto che, finché la Juve perdeva, il calcio era tornato pulito: ma sono bastati due pareggi e una vittoria per far risorgere la Cupola, per vedere “un’ombra che si allunga sul campionato di serie A”: è vero, c’è un’ombra, c’è da quasi quattro anni, è l’ombra del grande inganno, che ha seppellito una società onusta d’anni e di gloria, e l’ha portata a caracollare a metà classifica come un ronzino qualsiasi. E come stessero le cose lo vediamo a Napoli, non al San Paolo, ma nelle aule di tribunale, quando veniamo a sapere che quanto il signor Coppola aveva da dire sull’Inter non interessava, era l’ombra sbagliata.
E la muta di cani continua così ad inseguire la Vecchia Signora malandatuccia e in fuga, verso non si sa dove: ma noi, con la voce limpida e chiara delle verità cui restituiamo la vita, continuiamo a chiederci: Ma che fine ha fatto la Juve?