BATTIBECK! Il dottor Moggi e Giuseppe Murino

battibeckL'ALLENATORE DEI PORTIERI
Caro Battitore,
ieri leggevo commosso un'intervista olandese a Zlatan, in cui raccontava come la Juve e Capello gli avessero cambiato la vita. Capello si reca da lui, da poco sbarcato in Italia, e gli domanda con la faccia seria (perdona la tautologia): "Chi è il più bravo a calciare nella Juve secondo te?"; lui, che non è un fesso, ci pensa ma non sa scegliere: "Del Piero o Nedved?". Capello insegna: "L'allenatore dei portieri perché calcia mille volte al giorno, tutti i giorni". E giù a calciare tutto il giorno anche Ibra, che al tempo col goal ci litigava. Bum bum bum. L'etica protestante e lo spirito dello juventinismo. Mi commuovo, è più forte di me.
Chissà quante volte calcia in porta Diego, a Vinovo. Fatto sta che ha addirittura paura di farlo, durante la partita. Miccoli, tanto poco, gli insegna che per essere chiamato fantasista, una volta ogni tanto, bisogna poi farlo: finta e tiro in mezzo secondo. Sono quei sei mesi che non glielo vedo fare. Ho smesso di sperare che gli passi.
Ho anche avuto paura che domenica sera abbiamo giocato contro una squadra più forte di noi, seppur composta da molti dei nostri scarti. Il che ci riporta alla questione prioritaria della cultura del lavoro, che è cosa decisamente più importante della campagna acquisti. Se quelli che da te erano pippe, altrove danno il massimo, il problema ce l'hai evidentemente in casa. Succedeva infatti anche all'Inter di Moratti, che l'attaccante più forte ce l'aveva sempre in prestito.
Alla Juve si lavora male, c'è una sorta di analfabetismo riguardo ad alcune questioni di estrema rilevanza, segnatamente la gestione dei giocatori. Come per lo stadio alla fine hanno esternalizzato (una specie di imprendibile lancio di Melo sulla destra, hai presente?) molte delle attività dandole in gestione a Sportfive, non è detto che domani Blanc non si metta in mano ad Adecco o Manpower per le risorse umane, visto che nessuno sembra capirci nulla di come funziona. Qua e là qualche interinale, tipo Leonardo Meani, ricordi? Gente tipo Grygera e Mellberg, ma che almeno li sfrutti tu, non il contrario.
Il calciatore, insegna Locke, un ex terzino dell'Arsenal, è una tabula rasa: di base la cultura del lavoro non ce l'ha, la professionalità nemmeno, non di meno è l'unico lavoratore dipendente a guadagnare milioni di euro senza avere studiato per fare quello che fa. Nel calcio, il professionismo, a differenza di sport molto più nobili e pallosi, non è affatto spietato, spesso non richiede alcun sacrificio, nonostante certa retorica da miniera di cui ci si impasta la bocca. Il calciatore è ad ogni modo un ragazzo sensibile, esposto all'incubo della depressione, seppur capace di mostrare fierezza, soprattutto per difendere il suo stipendio con piglio da sindacalista. La sua unicità sta inoltre nel fatto che è uno dei pochi esseri umani che è legale comprare o vendere, come le vacche. Le vacche però, quanto a menischi e legamenti, nessun problema, e tra loro non sono litigiose. Riassumendo: lo compri per 30 milioni e ancora ti tocca formare un bamboccione con la passione delle discoteche, degli aumenti di contratto, e dei problemini al ginocchio per non allenarsi. Questo quando ti va bene: si potrebbe infatti fare male, litigare con tutti i compagni, cadere in una piscina vuota, come succedeva non per caso all'Inter. Per tutto questo c'era Moggi.
Oggi invece, capace che, se mi leggono, danno la maglia numero dieci all'allenatore dei portieri.
E non provare a darmi del populista, questo è confucianesimo militante: da cui, insegna la storia, la Triade.

Una piccola postilla: il tuo delirio della scorsa settimana - molto volenteroso ma non un fatto che combaciasse con la fragile teoria - ha partorito infine la prova provata del mio di discorso: l'arbitraggio di Mejuto, l'arbitro forzuto. Voto del Corriere: 6,5. E se permetti, io del Corriere mi fido.

L'ALLENATORE DEI TELEFONI
Carissimo,
chissà perché l’allenatore dei portieri mi ha fatto venire in mente il cacciatore di aquiloni. Ho trovato l’aneddoto di Zlatan «olandese» molto struggente, molto poetico. Grazie! Provo un’immensa nostalgia per il calcio degli allenatori dei portieri, un calcio - sia chiaro - mica santificato o eroificato (Dio, che cacofonia), ma infinitamente più umano, in cui c’era chi allenava i portieri ogni giorno e gli arbitri una volta la settimana; e non viceversa.
No, «per tutto questo c’era Moggi» è sbagliato. Credimi, Carissimo: hai ragione quando critichi la Juventus attuale, ci vuolo poco ma è giusto, perché se una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio (Giovanni Agnelli), una cosa fatta male può essere sempre fatta peggio (Jean-Claude Blanc). Certo, Lucianone era bravo a fustigare e coccolare, controllava lo spogliatoio con il periscopio del suo «sopramarino» atomico, non faceva mancare niente e, se era il caso, non si faceva mancare niente. Lo staff tecnico funzionava, infortunarsi - per dirla con il penultimo Celentano - era lento e non rock come adesso: mentre rispondo alla tua missiva, è statisticamente impossibile che a Vinovo non stia succedendo qualcosa a qualcuno. Ah, la stupefacente erba del nostro centro sportivo: i suoi fili, i suoi ciuffi, quel suo potere così occulto e così perverso.
Però con Moggi vacci piano. È stato il nostro allenatore dei telefoni, non dimenticarlo mai. Competente, capace con la sua rete di scovarmi Gianfranco Zola e farne il vice Maradona, e di credere a coloro che gli avevano sussurrato di prendere Zinedine Zidane e non Christophe Dugarry, lasciato allegramente al Milan. Facciamo un patto: io non demonizzo Moggi, tu non lo mitizzi. Ci stai? Se siamo precipitati in serie B, sai a chi lo dobbiamo: al signore del sigaro e delle schede. Non so se domenica scorsa hai seguito la teleintervista di Marcello Nicchi, l’attuale presidente dell’Associazione Italiana Arbitri. A un certo punto, in collegamento da Udine è comparso Marco Branca, direttore dell’area tecnica dell’Inter. Prova a indovinare come Nicchi l’ha apostrofato? «Dottor Branca, buona sera». Giuro: dottor Branca. Ho verificato chez Inter: Branca è tutto tranne che laureato. Il presidente degli arbitri a un dirigente della capolista. Robe dell’altro mondo. La memoria mi ha dato un calcio, spingendomi verso l’armadio del passato, dalle cui ante è uscito lo scheletro del lessico con il quale i servi di allora, i padroni di oggi, si rivolgevano a Moggi: dottore, direttore...
Una fitta allo stomaco che non ti dico. Un conato di vomito che ho faticato a reprimere. Carissimo, prima che sia troppo tardi porta i tuoi figli fuori da questa Italia che ha trasformato il rotocalco in borotalco e usa la saliva come se in bocca avesse sempre un francobollo, e per questo lecca, lecca, lecca. Non limitarti a cambiare canale: cambia Paese. Va' dove ti porta l’allenatore dei portieri, in posti non fatati o incontaminati, ma meno falsi, in cui l’errore dell’arbitro non diventerà mai l’arbitro dell’errore, dal gol di Turone al gol con cinque in fuorigioco brevettato dall’Inter a Siena. Consegna la tua prole a culture in cui i Balotelli possano serenamente convivere con gli ariani come Poulsen, senza sputi e senza vaffa, senza razzismo della pelle e della squadra.
Fidati del tuo scriba saltuario ma affezionato. Lascia l’Italia al più italiano di tutti, Giuseppe Morino detto José Mourinho, e prendi il primo aereo, il primo treno. Dimenticami.
«Per tutto questo c’era Moggi». Purtroppo.
Il Battitore Libero

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