BATTIBECK! Attenti al Milan!

battibeckSIAMO FATTI COSI'
Caro Battitore,
la rabbia non mi rende viola né la sconfitta mi dipinge nerazzurro. Perciò tutto quello che posso dire alla fine della fiera europea è: complimenti al Fulham, all'Inter e al Bayern Monaco. E al Bayern Monaco, bada bene.
Naturalmente mi vergogno per la Juve. E non mi vergogno come un ladro, come un fesso semmai.
Un fesso costretto - oltre al danno l'immancabile beffa - ad ascoltare pure le accuse di Oriali. Mi ha molto divertito Sconcerti che, curiosone, si è domandato: ma perché per l'Inter parla un consulente di mercato, anziché l'allenatore o l'amministratore delegato o il presidente? Insomma, si chiedeva: Oriali, chi ti ha dato la patente? La motorizzazione di Latina, ecco chi.
Cosa sono io, se non un fesso? E' passata Calciopoli, e l'Inter isterica ancora piange e strilla che gli altri rubano. L'Inter. Ma come diavolo facevate a prenderli sul serio, me lo dici? Ma soprattutto: ti accorgi o no che ancora oggi c'è gente che li prende sul serio, fischiettando con affettata noncuranza? Bella gente.
E' pacifico che per provare a sostenere una simile antinomia, l'Inter mandi in tv il più sputtanato di tutti. Mica puoi costringere George Clooney a raccontare le barzellette di Pierino. E invece in Italia stiamo a prendere sul serio anche Alvaro Vitali, ci facciamo fare la morale tra una scorreggia e l'altra.
E così ho capito, insomma, che per ripulire il calcio italiano non c'è una ricetta, ma la ricettazione.

E' stata questa anche la settimana in cui il celebre giusnaturalista Auricchio ha esposto davanti agli increduli avventori del Bar Sport di Napoli le sue rivoluzionarie teorie giuridiche. Decisamente superato infatti, secondo l' Auricchio, è il ruolo del notaio. Il maestro supponeva, infatti, che i sorteggi fossero truccati, ma ha ammesso, virgineo, di non essersi mai preoccupato di interrogare i notai che ne certificavano la regolarità. Posto che fossero stati irregolari i sorteggi, i notai sarebbero stati da denunciare, cosa mai avvenuta. Questa una perla, ma ce ne sono state parecchie altre.
E' stato rassicurante scoprire il contributo della Gazzetta alle indagini, divertente la scelta di escludere il Tuttosport di Padovan, perché “di parte”: in tutto questo Auricchio non sa che Paparesta, dopo aver danneggiato la Juve, è tornato subito in griglia, mentre Racalbuto, per un errore a favore, è stato fermo nove turni, non conosce i meccanismi di designazione, non si ricorda come si è giunti a intercettare alcuni imputati, ammette di non aver fatto riscontri in dettaglio sulle ammonizioni mirate o sui favori arbitrali. Non sa un sacco di cose, a dire la verità. Tutto Gazzetta e distintivo. In un anno di indagini ha visto tre partite e si confonde sui risultati.
E ancora prima che venga interrogato dalla difesa di Moggi, te lo posso dire, con grave serietà: è sconcertante la leggerezza con cui è stata condotta l'indagine e grazie alla quale non sono stati effettuati molti riscontri, in base a quanto emerso finora. Sconcertante.

Alvaro Vitali e Lino Banfi. E' un'Italia un po' vintage ma, credimi, non muore mai.


GALLIANI, NON ORIALI: SVEGLIA!
Carissimo,
tu provi per l’Inter un’ossessione ingiustificata. La usi come cestino per gli aeroplanini di carta decollati dalle telefonate della Triade, t’indigni per la tele-epifania di Lele Oriali il patteggiatore, dimentico delle botte che si prese da Stielike la notte in cui, al Bernabeu, non protesse soltanto i suoi stinchi ma anche il tuo onore, le tue fregole di italianuzzo improvviso. E poi Oriali ha pagato: in base a un ragionamento così perverso, io non potrei accogliere a cornette aperte Lucianone Moggi quando, nel 2011, avrà scontato la squalifica e fingerà di tornare da noi: ho scritto «fingerà», perché non risulta che ci abbia mai lasciato; e la proposta di radiazione che pende sul suo capo, continua, appunto, a pendere come una torre di Pisa qualsiasi. Suvvia, smettilla di dedicarti all’Inter. Sai benissimo che il bersaglio è il Milan, e fu Adriano Galliani a suggerire che in Federazione giacevano certe bobine troppo saporite perché nessuno le assaggiasse; soprattutto dopo che qualcuno aveva osato vedersi a Palazzo Grazioli con il Massimo Fattore. L’Inter ha fornito i telefoni, così come, temporibus illis, la Fiat offriva le auto. Dov’è l’illecito?
Fu Silvio Berlusconi in persona a prendere un solenne granchio: era così sicuro che l’imene della sua squadra fosse vergine da rifiutare il ruolo di commissario straordinario offerto a Gianni Letta. La considerò una proposta di «serie B»: classico esempio di umorismo involontario (e, ahinoi, trasversale). A Romano Prodi e al suo mentore, Angelo Rovati, non parve vero: Guido Rossi, why not. Non puoi non ricordare come Moratti si accontentò pubblicamente di uno scudettino. L’ingordo era, e rimane, il Cavaliere. Sbraitò: è tutta una farsa, ma rivoglio i due scudetti. Ahi ahi ahi, per citare il suo audio dopo Milan-Napoli 1-1. Ahi ahi ahi. Era il Milan l’obiettivo numero uno della Triade. L’Inter non c’entra un tubo. L’Inter di Robertino Mancini sfilava ai piedi del podio, a distanza di sicurezza. Il derby si giocò fra la Triade e Gallianone, il preservativo del Berlusca, con Leonardo Meani addetto agli sbandieratori. Scusa, chi fa squalificare Ibra per il più casto dei falli a palla lontana mai commessi da Zlatan (in Juventus-Inter)? Le riprese di Mediaset o i registi de La 7? Sveglia!

Hai inoltre presente cosa dovette inventarsi il povero Bertini in Juventus-Milan della stagione 2004-2005 per arrivare a un travagliatissimo zero a zero? Non fischiò un paio di rigori su Crespo e Kaladze, fermò Kakà, ormai solo, per ammonire Thuram e pregò un assistente di segnalargli un fuorigioco di Shevchenko (che, naturalmente, non c’era). Il tutto, a fronte di una bracciata di Costacurta su sventola di Ibra, forse in area, forse no. L’Inter che cavolo ci azzecca? Tu ti incazzi quando vedi Oriali, io mi incazzo quando vedo Oriali e Galliani, ecco la differenza. Per te e i tuoi pari il silenzio è un segno di debolezza. Ma allora, scusa, cosa dovrei pensare di Antonio Giraudo, muto da quattro anni? Meglio Auricchio, qui concordo. Meglio Auricchio con i suoi non-sense. Vedrai, presto Napoli diventerà una bolgia, e la signora Casoria un vulcano. Però ricordati: se è grave, come scrivi, la leggerezza con cui è stata condotta l’indagine, ancora più grave è la leggerezza con cui certi dirigenti tenevano i rapporti con la classe arbitrale. «Gli uomini si dividono in due categoria, diceva l’Avvocato, chi parla di donne e chi parla con le donne». Parafrasandolo: «I dirigenti si dividono in due categorie, chi parla di arbitri e chi parla con gli arbitri». Bei tempi quando la Triade eleggeva Galliani presidente di Lega. Bei tempi. E bei pirla.
Il Battitore Libero

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