Elkann, Zaccone, Montezemolo: spiegate

elkannHa riassunto ieri sul Corriere Mario Sconcerti, per quanto concerne le prove della colpevolezza della Juventus in Calciopoli: "Primo, è stato John Elkann, cioè la Juve, a prendere subito le distanze dai suoi dirigenti. Secondo, la sentenza cardine dei processi, quella della serie B con penalizzazione, fu praticamente richiesta dall’avvocato della Juve; ci fu cioè una specie di patteggiamento pubblico. Terzo, la Juve ha accettato per intero la giustizia sportiva rifiutando di rivolgersi al Tar. "
Mario Sconcerti ieri, ma prima di lui il cugino interista, lo zio romanista, il collega milanista: "Ma se siete stati voi, rei confessi!"
Con pazienza, ogni volta, raccontargli la "moncalva": le differenze tra Jaki e Andrea, il vuoto lasciato dalla morte di Gianni e Umberto, il ruolo di Gabetti e Grande Stevens, e via dicendo... spiegare insomma che la Juve non è la Juve, che c'era chi, all'interno della grande famiglia, non vedeva l'ora di allontanare Giraudo e Moggi, che i giornali che ci hanno distrutto erano "loro". I ringraziamenti di Blatter a Montezemolo, quelli di Luca De Meo alla "Juve perdente", la cessione di Ibra, i ribaltoni di Baldini, il diesse favorito di Jaki e Luchino. Raccontarlo un'altra volta, fino allo sfinimento, e aspettare il prossimo che ti dirà: "Ma se l'avete chiesta voi la B! Perché meritavate la serie C!".
Il merito, comunque la si voglia vedere, è appunto, come riassume Sconcerti, di John Elkann in primis, che scaricò la Triade dopo aver letto alcuni stralci da un procedimento di archiviazione nei confronti di Moggi, quindi dell'avvocato Zaccone, stipendiato da Elkann, che chiese la serie B al di là degli artifici retorici, e infine di Luca di Montezemolo che, come raccontò il presidente della FIFA Blatter, fu decisivo nel ritiro del ricorso al TAR.
Grazie a loro, la Juve è andata in B, ma non solo. Ci è andata da colpevole. Colpevole per sua stessa ammissione. Colpevole, dunque, nella storia. Per sempre. E ancora parlate.
Sì, abbiamo parlato ancora, in questi quattro anni, convinti che il processo sportivo fosse stato portato a termine senza alcuna garanzia per gli imputati, che il giustizialismo a senso unico dei giornali fosse tanto prodotto di una subcultura particolarmente fiorente in Italia quanto interessato a proteggere gli interessi di chi quei giornali li possiede e li possedeva, e che in un processo vero, con un contraddittorio vero, queste cose sarebbero venute a galla.
Nonostante la pietra tombale posta da Elkann, Zaccone, Montezemolo, abbiamo provato a parlare, nell'indifferenza generale, ignorati da chi voleva girare pagina in fretta e impedire ogni revisionismo, soprattutto all'interno della società Juventus: Giovanni Cobolli Gigli e Jean-Claude Blanc, gli uomini che hanno guidato la Juve nel dopo Calciopoli, portandola nell'inferno di oggi. La squadra mediocre che ha perso 3-0 a Udine non merita di essere dimenticata, mentre torniamo a parlare di Calciopoli, grazie a queste intercettazioni che confermano le nostre intuizioni di allora. Anzi. La squadra in campo a Udine è figlia di Elkann, esattamente come la visione colpevolista di Calciopoli che Sconcerti racconta.
Per questo, prima di volgermi a Moratti o Galliani, penso sempre a loro: Elkann, Zaccone e Montezemolo.
E' forse tempo che spieghino. Perché, perché, perché. Il primo racconti perché, interrompendo una tradizione famigliare piuttosto longeva, scaricò i manager che guidavano la Juventus, quando ancora erano innocenti, e nemmeno presunti, visto che si pubblicava un atto di archiviazione. Zaccone spieghi quella richiesta assurda e, perché no, tutti i successivi inutili patteggiamenti. Montezemolo spieghi perché si impicciò di faccende juventine, chiedendo il ritiro di un ricorso al TAR, sacrosanto nelle motivazioni, che avrebbe probabilmente salvato la Juve dalla B, in barba all'immagine della FIAT.
Per ora dei tre ha parlato solo l'avvocato Zaccone e ha detto: "Se queste intercettazioni dimostrano le responsabilità di altre società, a me servono a poco perché la Juventus resta comunque coinvolta. Anche se tutti telefonavano al designatore, la consuetudine rimane pur sempre illecita. Tuttavia, cambierebbe la contestualizzazione di quei fatti, ci sarebbe una valutazione diversa del quadro generale in cui si muovevano le società di calcio. E anche la linea giudicante avrebbe potuto essere più morbida."
L'avvocato Zaccone sa, perché c'è scritto nella sentenza sportiva, che la consuetudine di telefonare ai designatori non era affatto un illecito. La contestualizzazione dei fatti "altrui" però, da lui suggerita, è da tenersi in forte considerazione, proprio perché Zaccone ancorò la B della Juve a quella delle altre squadre, su cui spuntano ulteriori addebiti. E allora: che lo sappia o no, è proprio Zaccone a dire che la Juve si dovrebbe muovere, che la B era ingiusta.
Che la Juve si muova dunque. Aspetti pure il 13 aprile, quando le intercettazioni approderanno in tribunale, ma poi si muova. Altrimenti, fatalmente, le prove della colpevolezza della Juve diventeranno quattro, come gli illeciti di cui vaneggiava Zaccone. E la Juve sarà colpevole per sempre.