Una giornata a Torino, 25 anni dopo Bruxelles

39angeliSarà impazzito di gioia quando il papà gli disse che sarebbero andati a vedere la finale di Coppa Campioni della Juventus contro il Liverpool. Ha sicuramente contato i giorni che mancavano all'evento: assistere alla partita più importante degli ultimi anni della Juventus, la sua Juventus. Magari sognava di diventare un giorno come Platini, “Sarò nello stesso stadio di Platinì, di Scirea di Cabrini” avrà pensato. I bambini sognano ad occhi aperti, e lui sicuramente sognava la sua squadra che portava in trionfo la Coppa Campioni. Andrea Casula aveva 11 anni quando morì in uno stadio di calcio, e con lui morirono altre 38 persone. Era il 29 maggio del 1985, lo stadio era quello dell'Heysel di Bruxelles. Trentanove morti da ricordare, e da onorare. Questo era l'intento degli organizzatori della manifestazione di sabato 29 maggio 2010, 25° anniversario dalla strage.
Il programma prevedeva una messa in suffragio delle vittime per le 11.00 nella chiesa di S. Rita.
Poi nel primo pomeriggio ritrovo in piazzale Caio Mario, dov'erano previsti dei brevi interventi, e poi una marcia con destinazione finale corso Galileo Ferraris, sede della Juventus.
Alle 11.00 come previsto la chiesa di S. Rita era stracolma di tifosi, cosi come il piazzale antistante.
Una cerimonia sobria e toccante, fuori due striscioni recitavano: “Mai più un altro Heysel” e “39 angeli: il popolo gobbo non vi dimentica”. Finita la messa, appuntamento a piazzale Caio Mario.

I gruppi di tifosi sono arrivati alla spicciolata, per le 14.00 erano presenti oltre 3.000 tifosi. Molti i gruppi organizzati, ma tanti anche i singoli venuti da ogni parte d'Italia. Un tifoso esponeva un cartello: “Da Partanna (TP) per 39 angeli”. Oltre 1.500 km di viaggio, per ricordare i morti dell'Heysel, e per amore della Juve. Questo doveva essere lo spirito della manifestazione, e per molti è stato così. Per alcuni (pochi per fortuna) è stata l'ennesima occasione per marcare il territorio, per ribadire la propria presenza, e le proprie priorità. Non si spiegherebbero altrimenti i cori contro la tessera del tifoso, o contro i “nemici” storici del Torino. Eppure gli organizzatori hanno chiarito, con i loro interventi sul palco, quale fosse il senso della manifestazione: ricordare i morti ed essere uniti nel sostegno alla Juventus. I primi interventi sono stati dedicati alla memoria, al ricordo delle vittime. Patrizia, una delle organizzatrici, ha letto una poesia, molto toccante, di un utente del forum J1897, dedicata ad Andrea Casula, la più giovane vittima dell'Heysel. Poi c'è stato l'intervento di due giornalisti juventini che quella tragedia l'hanno vissuta in prima persona, perché c'erano, a quella maledetta partita: Luigi Piccolo e Marco Venditti. Infine Annamaria, altra organizzatrice, ha letto, con voce tremante per l'emozione, i nomi delle vittime. Gli altri interventi sono stati dedicati all'affare Farsopoli, “la ferita” aperta per tutti gli juventini. E qui la calma e la compostezza di molti tifosi ha cominciato a vacillare. Le diverse anime del tifo hanno preso sopravvento, con i diversi gruppi desiderosi di ribadire più le loro particolarità rispetto agli altri, che l'unità in quanto tifosi della stessa squadra. E qualche petardo è esploso quasi a segnare il confine tra il ricordo delle vittime che unisce tutti e i diversi modi di intendere il tifo. E tutta la marcia successiva è stata un continuo susseguirsi di slogan “contro”, intervallati da qualche petardo a mo' di metronomo. Molti gli slogan urlati e scritti, certamente non ideati da studenti delle Orsoline. Ma pretendere equilibrio dagli ultras è come pretendere che De Ceglie azzecchi dieci cross di fila. E cosi stancamente si è arrivati davanti alla sede della Juventus. Chi si aspettava una delegazione a ricevere il corteo è rimasto deluso: la sede era sbarrata. Alcuni tifosi hanno attaccato al cortile della sede degli striscioni commemorativi dei morti. Era nell'intento degli organizzatori sollecitare alla società un modo per ricordare le vittime dell'Heysel nel nuovo stadio (in seguito s'è saputo che Andrea. Agnelli s'era espresso in tal senso nella commemorazione ufficiale organizzata dalla Juventus). Qualche emulo di Rambo ha invece avuto la felice idea di lanciare qualche bomba carta e qualche fumogeno nel cortile . E così una giornata iniziata con una messa religiosa si è chiusa con la messa laica degli ultras: bombe carta e fumogeni. Citando Shakespeare: “Molto rumore per nulla”. Solo un modo molto idiota per dire: io esisto.

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Poesia per Andrea Casula
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