Il silenzio degli innocenti

moggiLa notizia di questi giorni è la visita di Andrea Agnelli, Beppe Marotta e Claudio Albanese (responsabile della comunicazione, attualmente vera ombra del presidente) a Roma, nella sede della Figc. La mossa di Andrea non è ovviamente piaciuta al presidente della squadra che ama indossare scudetti altrui il quale, stuzzicato sull’argomento, ha subito rilasciato una dichiarazione al vetriolo su presunti accordi segreti tra Juve e FIGC in merito alla questione “scudetto di cartone”.

Come avevo anticipato in molti articoli pubblicati su questo sito, la Juventus avrebbe cambiato radicalmente atteggiamento nei confronti della vicenda Calciopoli. E lo avrebbe fatto senza effetti speciali, con molta discrezione. E' verosimile che Andrea consideri la vicenda Calciopoli un siluro non solo verso la Juventus e i suoi tifosi, ma anche verso la sua famiglia e in particolare verso le scelte del suo papà. Ecco perché sono convinto che andrà fino in fondo. Nelle poche occasioni in cui si è concesso alla stampa ha sobriamente ma chiaramente annunciato le mosse della società e subito dopo si è messo al lavoro in più direzioni. Da un lato ha cominciato a ricostruire la reputazione della Juventus all'interno dei palazzi istituzionali, senza proclami, con un impegno discreto, fatto di fermezza e di importanti proposte, soprattutto nell'ambito dei rapporti con i calciatori. Dall'altro ha ricompattato e arricchito il Team di legali, capeggiati da Briamonte e Chiappero, e, da informazioni assunte, avrebbe spiegato loro che la musica su certi spartiti andava cambiata. Ne sa qualcosa la Gazzetta dello Sport che, a quanto mi risulta da fonti vicinissime alla società bianconera, è stata richiamata recentemente all'ordine per una questione di sfruttamento del marchio su una pubblicazione proposta in edicola, e attualmente sarebbe ancora sotto osservazione da parte dello staff legale della società.
E sembra anche definitivamente cancellata dai partner commerciali e dai seggiolini dello stadio!

Denominatore comune di tutto il suo lavoro relativamente alle vicende societarie (e quindi anche quelle relative agli obbrobri del 2006) è la discrezione. Tutto avviene nella massima riservatezza, come è giusto che sia. La società sembra voler mediaticamente sottoesporre tutto quello che non attiene la parte prettamente sportiva: e mi trova assolutamente d'accordo. In certi ambiti è meglio muoversi lasciando spazio ai fatti anziché alle parole: e a questo riguardo voglio soffermarmi un attimo per commentare la strategia mediatica di Luciano Moggi. E’ stato molto importante il lavoro dell’ex Direttore Generale in questi quattro anni. Con la sua tenacia e con la sua capacità di non mollare ha tenuto accesa la fiammella della speranza e della verità. Ha girato l’Italia in lungo e in largo, fatto incontri, rilasciato interviste, scritto libri, con ritmi a volte anche superiori a quelli pre-2006. Il tutto mentre affrontava anche i processi in cui è stato coinvolto. La sua scelta di fare il giornalista a tempo pieno ci ha regalato ottimi articoli di commento al calcio giocato. Ma a mio parere era molto meglio assistere al suo lavoro di Direttore Generale di club e ascoltare le mitiche "palle" che regalava ai giornalisti mentre, sottotraccia, comprava e vendeva campioni.

Molto lucidamente però mi rendo conto che la sua nuova veste di opinionista e commentatore rischia di impedirgli in futuro di tornare al suo vero lavoro. Anche perché bisogna essere chiari, alla gente non piace la confidenza che lui offre in alcuni ambiti, specie televisivi, a personaggi che meriterebbero solo querele e carta bollata. In definitiva io credo che oggi, a pochi giorni dalla ripresa del Processo di Napoli, Luciano Moggi dovrebbe convocare una conferenza stampa alla quale farsi accompagnare solo dal suo avvocato. In quella sede, con faccia incazzata dovrebbe pronunciare queste parole: "Cari amici, sono quattro anni che per scelta indipendente dalla mia volontà sono stato costretto a fare il giornalista e l’opinionista. Mi sono divertito e vi ringrazio tutti per avermi accolto nel ruolo. Oggi però voglio annunciare che, nell'imminenza della ripresa dei lavori dibattimentali, che avverrà il 1° Ottobre, ho deciso di fermarmi un attimo e concentrare tutte le mie energie per vincere la mia battaglia più importante. Il Processo entra nella fase decisiva e ritengo giusto affrontare le ultime fasi e attendere le sentenze con fiducia e umiltà, ma nella massima riservatezza. Voi tutti sapete che io vivo per il calcio e per questo motivo i prossimi mesi saranno i più importanti della mia vita. Li voglio affrontare nella massima concentrazione, come chiedevo di fare ogni volta ai miei giocatori prima degli appuntamenti importanti. Nel caso in cui dovessi avere qualcosa di importante da sottolineare in questo periodo, provvederò a convocare una breve conferenza stampa, ovviamente sempre in compagnia del mio avvocato".

Un atteggiamento di questo tipo sarebbe un fulmine a ciel sereno e faciliterebbe non poco anche il compito di Andrea Agnelli. E' evidente infatti che la sovraesposizione mediatica di Luciano Moggi sta mettendo in difficoltà anche la stessa Juventus. Se è vero come è vero che la società sta ripensando l'atteggiamento processuale da mantenere a Napoli, nonché la strategia verso gli organi federali, è indubbio che dover ogni giorno confrontarsi con le dichiarazioni di Moggi sui giornali e in TV rende tutto più difficile. Lo dicevamo prima, certe cose vanno affrontate a fari spenti, lontano dal clamore mediatico. Un esempio lampante lo abbiamo avuto proprio venerdi, quando abbiamo scoperto, tra le pieghe del progetto di bilancio, la notizia del ritiro della denuncia contro ignoti che aveva innescato il processo per infedeltà patrimoniale a Torino. Ne avevo parlato recentemente e mi aspettavo che venisse compiuto questo importante passo. Eppure i giornali non ne sapevano nulla e lo hanno appreso quindi solo dalla lettura del documento societario. E' evidente che in Corso Galileo Ferraris (e in Corso Matteotti, dove Andrea ha spiegato molte cose su Calciopoli) non è graditissima l'esuberanza mediatica dell'ex Direttore. Da sempre è nello stile della famiglia affrontare le faccende più delicate lontano dai riflettori. A tale proposito affinchè la Juventus imposti un atteggiamento più combattivo in aula a Napoli, anche a sostegno delle posizioni dello stesso Moggi, a mio parere farebbe comodo che lui fosse più defilato e lontano dalle polemiche nei confronti del sistema.

E dire che lo stesso Andrea Agnelli gli aveva lanciato un segnale importante tra le righe dell'ultima intervista rilasciata. "Luciano Moggi è stato il miglior dirigente di calcio d'Europa". Un segnale di stima evidente, ma anche un verbo coniugato al passato per fargli capire che su questa strada non si cantano messe e che ora è il momento di fare sul serio, di recuperare la sua dimensione professionale. Non ce ne facciamo niente di Moggi giornalista. Ci serve il Moggi uomo di calcio, quello vero.


PS: un'ultima annotazione la voglio dedicare alla parte sportiva: come qualcuno avrà notato sono stato accusato di essere troppo critico nei confronti del calciomercato di Marotta e di aver maliziosamente coniato il termine Juvinese che qualche opinionista TV ha poi mutuato spacciandolo per suo. Ribadisco che a mio parere Marotta dovrebbe spiegare alcune cose: primo, quali sono le ragioni tecniche, tattiche e finanziarie dell'acquisto di Martinez a 12 milioni di euro. Secondo, conoscendo il gioco di Del Neri e l'importanza che l'allenatore friulano dà alle fasce, come è possibile iniziare la stagione con Motta, Grygera, De Ceglie e Traoré come terzini?