Poulsen, la fine della favola

PoulsenC'era una volta la Juventus dei Grandi Danesi.
La Juventus degli anni Cinquanta, quella del bomber John e dell'universale Karl Aage Hansen, e dell'imprendibile ala sinistra Praest. Una squadra tra le più amate dai tifosi e in particolare dai giovani Gianni e Umberto Agnelli, per il divertimento che regalava, per la classe degli interpreti, grandi giocatori e gentiluomini, esponenti di un periodo romantico della storia juventina.
Degno erede di quei Grandi Danesi fu il pallido ma geniale Laudrup, ragazzo splendido, calciatore di enorme talento e fantasia, capace di issare la Juve sul tetto del mondo e in grado di realizzare numeri stratosferici con tale naturalezza che spesso nemmeno gli spettatori se ne accorgevano.
Era uno di quei giocatori che accendevano la fantasia dell'Avvocato, quei tipi estrosi che magari quando erano in giornata negativa maledivi perchè irritavano, ma il biglietto lo pagavi per vedere loro, non per i pur dignitosissimi "gregari".

Nell'estate 2008, Christian Poulsen chiude definitivamente quell'epoca romantica dei grandi talenti venuti dal Nord, perché di romantico il giocatore nato ad Asnaes il 28 febbraio 1980 ha davvero ben poco.
Poulsen, al contrario, è quello che si definirebbe "un cagnaccio". Un centrocampista di sostanza e di impostazione difensiva, tecnica non eccezionale ma dinamismo e temperamento da vendere, e forse questo sarebbe il verbo che il biondo nordico dovrebbe imparare alla lettera prima di intraprendere l'esperienza bianconera, visto come in carriera l'ex giocatore del Siviglia si sia distinto per qualche atteggiamento provocatorio, in particolare nei confronti di due "intoccabili" dell'italica pedata: Totti e Kakà. La qual cosa, da un lato potrebbe anche essere positiva, visto il malcostume tipico del Belpaese di chiedere protezione per certi pseudo-eroi della Serie A TIM, puntualmente a disagio, o quasi, appena si varcano le Alpi, ma immaginiamo già la campagna di stampa contro l'ex giocatore dello Schalke 04 ai primi interventi rudi o alle prime proteste.
Non si può certo dire che la scelta della società in questa occasione abbia privilegiato "l'operazione simpatia". Probabilmente ha pesato l'aspetto economico meno consistente rispetto a quello richiesto per Xabi Alonso, l'uomo "razionale" che in questa Juve manca totalmente, o forse, come sostengono altri, Poulsen serve a proteggere una difesa non del tutto affidabile, perciò si è provveduto a blindarla con uno "scudo" rappresentato dal danese e da Sissoko. Ipotesi ancora più verosimile se consideriamo come Poulsen sia utilizzabile anche come centrale di retroguardia, ancor più adesso che dopo l'infortunio di Andrade (che se non ha chiuso col calcio giocato, poco ci manca) manca una valida alternativa ai centrali difensivi. E' incredibile quanto gli acquisti più importanti della scorsa estate (il difensore portoghese, Tiago e Almiròn) stiano condizionando negativamente il mercato attuale.
Possiamo solo sperare che quelli di quest'anno non ripetano il poco lusinghiero record dei loro predecessori, anche se l'ondivago Ranieri di questi giorni non lascia affatto tranquilli in quanto a chiarezza di idee.
Poulsen è uno che sa cosa vuol dire vincere: ha vinto in patria e ha vinto a Siviglia, soprattutto a livello europeo. Essendo un giocatore di rottura, non fa molti gol, ha una media di 2/3 a stagione nel campionato tedesco e in quello spagnolo.
Le perplessità dei tifosi, già scatenati sui forum, sui giornali, e persino dal ritiro bianconero di Pinzolo, dove si son verificati episodi significativi contro l'acquisto del danese, si scontrano con le relazioni effettuate (e tutte molto positive) a suo tempo da parte dell'ex capo degli osservatori Sensibile, dimissionato per far posto a Castagnini e subito riaccasatosi a Palermo.
Nel tempo, capiremo se siamo di fronte all'ennesimo bluff dirigenziale o ad una sottile strategia tecnica tesa a raggiungere una "camaleontica solidità"...
Non ci sentiamo di giudicare negativamente fin da subito, preferiamo al momento constatare due cose:
1) il giocatore arriva per quattro stagioni a 3 milioni di euro netti l'anno, al Siviglia andranno 9,7 milioni per il cartellino da pagarsi in tre anni; sulla clausola rescissoria di 10 milioni Blanc e Secco hanno ottenuto uno "sconticino" di appena 300 mila euro, poco per uno che si svincola la prossima estate. Altri per certe cifre puntano ad obiettivi molto più prestigiosi...

2) L'ennesima differenza di vedute tra l'Avvocato e i suoi eredi: siamo passati da un innamorato del calcio raffinato a pragmatici sostenitori del dogma: "Conti a posto, prendete quel che potete con quei soldi. Non un centesimo in più".

Che differenza, con i tempi che corrono: se un altro Grande Danese, Hans Christian Andersen, fosse vissuto ai giorni nostri, probabilmente vedendo certe cose, non avrebbe neppure trovato l'ispirazione per scrivere le sue celeberrime favole...