La formica atomica

GiovincoLo hanno già soprannominato così, "la formica atomica", e il suo gol, nell'esordio della Nazionale Olimpica ai giochi di Pechino, ha già fatto il giro del mondo.
Sebastian Giovinco, il giovane talento bianconero, è già una stella planetaria, forse un segno del destino.
Per chi è juventino quasi la normalità, avendo avuto la possibilità di poter ammirare il talento, nato a Torino il 26 gennaio del 1987, fin dai primi calci.
Nel biennio 2005/2006 vince con la formazione "primavera" juventina tutto quello che c'era da vincere: Campionato, Trofeo di Viareggio, Supercoppa Primavera e Coppa Italia Primavera, con premiazione della Statuetta Guerin Sportivo come miglior giocatore della fase finale del torneo.
E il 12 maggio 2007 arriva per lui il coronamento di un sogno, l'esordio in prima squadra.
Al 31' del secondo tempo dell'incontro Juventus-Bologna, Didier Deschamps allenatore bianconero, lo fa subentrare a Raffaele Palladino , e da lì a pochi minuti il colpo di classe, con l'assist vincente a David Trezeguet per la rete del 3-1.
Lo scorso anno viene mandato in prestito a Empoli, dove confeziona 35 presenze e 6 reti, dimostrando di essere pronto per il grande salto.
Grande salto che viene puntualmente confermato nell'estate in corso, dove viene esercitata la contro-opzione del cartellino e torna a Torino, pronto per affrontare con la prima squadra della Juventus il campionato 2008/09.
Il gol capolavoro contro l'Honduras ha già fatto parlare.
E proprio il tecnico honduregno Gilberto Yearwood, ha già elargito parole di stima nei confronti del gioiello bianconero: «Giovinco è un giocatore che fa la differenza, può essere paragonato a Roberto Baggio o ad Antognoni».
Parole sicuramente forti e paragoni altrettanto roboanti, a cui lo stesso Sebastian, con la giusta dose di calma e compostezza, ha saputo replicare: «Ringrazio il mister, ma sono personaggi troppo importanti per me, comunque mi fa piacere, sono orgoglioso. Quanto al mio futuro si vedrà».
Riguardo al gol, una punta di orgoglio è naturalmente uscita, ripensando a come è scaturito e soprattutto all'esito finale: «Mi sono emozionato, ma è stato bello vincere e aver fatto un bel gol, segnare alle Olimpiadi è una bella sensazione. È un gol importante, non il più importante, quello deve ancora arrivare».
Da bianconero nel Dna, seppur ancora giovanissimo nelle gambe e nella testa, la "formica" si è lasciato andare su quelle che sono le sue caratteristiche e su quello che questa nazionale deve ancora dimostrare: «Devo imparare a calciare di più in porta, è uno dei miei difetti e sto cercando di lavorare per questo, il tiro è qualcosa che mi mancava e ora sto migliorando. Oggi all’inizio abbiamo faticato anche perchè faceva caldo, comunque abbiamo ottenuto una vittoria bella e importante che ci ha permesso di partire bene. Ancora, però, non abbiamo fatto nulla».
Un talento completo, sia nei piedi che nella testa, che oggi la Juventus può annoverare nella sua rosa.
Costruito in casa, grazie anche ad una "triade" che ha sempre creduto nel settore giovanile, mister Ranieri avrà il compito di lanciarlo nel grande panorama, e come molti tifosi si aspettano, come titolare.
Certo, sostituire nomi illustri come Camoranesi o Nedved non sarà semplice, ma la società Juventus e lo staff tecnico ha il dovere di credere nel talento di questo ragazzo, e se in Europa, nomi come Messi sono diventati quello che oggi ogni sportivo può ammirare è proprio per la continuità di rendimento che hanno potuto offrire nel proprio club.
Come accennato in precedenza, questo ragazzo ha nel destino un qualcosa che lo accompagna, fin dalla Primavera bianconera, dove in poco tempo diventò il capitano e l'uomo bandiera, all'esordio con la prima squadra con l'assist vincente fino a Pechino, per stupire in mondovisione addetti ai lavori e non, con un gol capolavoro firmato "la formica atomica".

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