Buffon: meglio trattenerlo o cederlo?

Gigi BuffonLa notizia dell’acquisto del giovane e semisconosciuto portierino bulgaro Mario Kirev (20 anni ad agosto, fisico possente ma 10 sole presenze da professionista nel suo club, lo Slavia Sofia) pone dubbi sul futuro del ruolo alla Juventus. Questa operazione piazza un bel punto interrogativo su un argomento tra i più spinosi e, ce ne rendiamo perfettamente conto, estremamente impopolare tra i tifosi juventini: può la Juve rinunciare a Buffon?

A gettare benzina sul fuoco in questi ultimi giorni è ancora una volta il diretto protagonista, con l’uscita di venerdì. Commentando la trattativa Kakà-Citizens, il numero 1 bianconero ha prima dubitato sull’effettiva veridicità della cosa, e poi ha chiosato: “Se arrivasse un’offerta da fantacalcio, sarei il primo ad accettarla”.

Frasi del genere non lasciano tranquilli e riportano nell'homepage del tifoso la domanda: si può rinunciare a Buffon? Può sembrare una provocazione, ma in realtà lo è meno di quanto sembri. Di seguito ci limiteremo a fornire i tanti motivi per cui la Juve dovrebbe trattenere il portiere e i non meno convincenti argomenti che possono consigliarne la cessione.

PERCHE’ TENERE BUFFON.
Buffon è l’uomo su cui la società ha costruito molto della propria immagine ed è stato il vessillo da sbandierare per mantenere un briciolo di credibilità nei confronti dei tifosi che chiedevano la destituzione di questo gruppo dirigente.

Le dichiarazioni fornite a più riprese dai dirigenti bianconeri, aventi come oggetto il portiere campione del Mondo (recentemente proclamato dalla IFFHS, l’ Istituto di Storia e Statistica del calcio, “miglior portiere degli ultimi 20 anni”), hanno consolidato nel tempo Gigione come icona mediatica e commerciale della società.

Più di Del Piero, Buffon è trasversale, un atleta talmente superiore a tutti i rivali sul piano tecnico che chiunque ne riconosce la leadership mondiale nel ruolo, saltuari rigurgiti interisti pro Julio Cesar a parte. Se ancora oggi Buffon risulta essere il giocatore più caro mai acquistato dalla Juventus, qualcosa vorrà pur dire; si sostenne un investimento eccezionale giustificato dall’eccezionalità del calciatore. Chi in passato ha tentato di reggerne il confronto ha ballato per poco più di una stagione (Dida), salvo ritornare alla mediocrità in breve tempo, dilaniato dalle pressioni che la continuità ad altissimi livelli impone in quel ruolo più che in altri. La capacità di esaltarsi sotto pressione e di mantenere alto il livello di concentrazione negli appuntamenti che valgono una carriera è forse la dote più importante di Buffon, unico portiere nominato miglior giocatore di una Champions League (2002/03) e per 8 anni (6 consecutivi, sequenza interrotta dall’anno di serie B, lontano dalle vetrine del grande calcio) proclamato miglior portiere del mondo. Ma nonostante tutti i riconoscimenti ottenuti, Gigi ha conquistato definitivamente il cuore del popolo bianconero con la scelta di accompagnare la Juventus nella Via Crucis tra Crotone, La Spezia e Frosinone. Una scelta controcorrente, nonostante le offerte non mancassero (alcune delle quali, va detto, non concretizzate a causa di fattori fortuiti), che da quel momento ha fatto di Buffon un Intoccabile, un eroe, un “samurai”, per citare alcuni dei soprannomi guadagnati dai superstiti di quell’estate maledetta. Una scelta che probabilmente gli è costata il “Pallone d’Oro” a vantaggio del pur straordinario Cannavaro, che la scelta l’aveva fatta in senso opposto. Avere alle spalle Buffon è garanzia di solidità per chi gli sta davanti, una difesa traballante (non è il caso della Juve attuale, anzi!) acquisisce sicurezza grazie alla sua sola presenza, e per un avversario trovarsi di fronte Gigi è psicologicamente più complicato che incontrare qualsiasi altro “essere umano”. Sembrano frasi fatte, ma non lo sono. E’ la differenza tra un buon portiere e un fuoriclasse. Quest’anno ci siamo riempiti la bocca con l’ottimo Manninger, del quale ricordiamo l’ottimo rendimento e poche (ma decisive) indecisioni contro Inter e Lazio. Ma proprio quelle due distrazioni ci hanno fatto capire quanto il miglior Buffon resti un’altra cosa. Rispetto a tutti.

PERCHE’ CEDERE BUFFON.
Partiamo da una considerazione: tutti i primati, i riconoscimenti e le meraviglie che Buffon ha realizzato appartengono al passato. E’ un grande portiere, il più grande di tutti, ma la sensazione è che il meglio lo abbia già dato. Buffon compirà 31 anni e difficilmente potrà migliorare il suo già straordinario bagaglio tecnico, proprio per il percorso che la sua carriera ha seguito. Un percorso che negli ultimi anni ha riservato intoppi di varia natura: dai guai alla spalla al tormentato rapporto con la propria schiena, passando per gli adduttori, il risultato numerico ci consegna un dato: negli ultimi 3 campionati e mezzo Buffon ha giocato 93 gare e ne ha saltate 44, più di una stagione intera, quasi una partita su due. Difficile che la società non faccia questi conti, considerato che Gigi è il numero 1 in campo ma lo è pure in fatto di stipendio, un fardello oneroso che probabilmente influisce nelle scelte societarie di impiegare frequentemente il portiere in campagne pubblicitarie e ospitate televisive. Buffon sembra sempre più un’icona e sempre meno un calciatore. Sul campo vale ancora molto, sia chiaro, ed è per questo ancora oggi l’uomo che ha più mercato, con tutti i risvolti che andrebbe a configurare una sua eventuale partenza. Il più importante significa “tanti soldi da reinvestire per rinforzare la squadra dove serve”. Si dirà, vuoi rinforzare la squadra e sacrifichi un pilastro: e chi ci metti a difendere la porta della Juve? Qui l’aspetto apparentemente più critico, ovvero l’eredità del portierone, è in realtà il più trascurabile. Perché se valutiamo le grandi tradizionali d’Europa, quelle che hanno fatto la storia, ben poche hanno avuto costantemente tra i pali un fuoriclasse assoluto; la Juve più di tutte, forse per tradizione (solo per rimanere agli ultimi quarant’anni: Zoff, Tacconi, Peruzzi e Buffon), tra le altre grandi probabilmente solo il Bayern con Sepp Maier negli anni Settanta e con Kahn in tempi più recenti hanno avuto portieri significativi. Ma sono eccezioni, perché la regola è che ci sono state grandi squadre vincenti in grandi competizioni (a livello nazionale e internazionale) con mediocri portieri a difenderne i pali: Milan, Real Madrid, Liverpool, Manchester United, Barcellona, tutte squadre che hanno vinto molto e, a parte il Real Madrid con Casillas (discontinuo e comunque tecnicamente lacunoso), chi si ricorda più di chi schieravano in porta? C’è poi l’aspetto umano: Buffon è l’idolo della curva, una specie di simbolo per molti, ma questa è un’etichetta da lui sempre rifiutata. “La bandiera è Del Piero”, ha sempre sostenuto, così come non ci si è dimenticati di quel suo continuo sfogliare la margherita ripetendo ad intervalli più o meno regolari “resto, non resto”, che è ormai il tormentone preferito registrato dai giornali da gennaio a giugno, e che anche quest’anno sta progressivamente prendendo piede. Se rimanere alla Juve porta a dover sciogliere dubbi ad ogni fine stagione, forse sarebbe il caso di pensarci bene una volta per tutte. Perché certe dichiarazioni di Buffon non sono proprio il massimo dell’eleganza, viste dalla prospettiva dei tifosi juventini. Un avviso ai naviganti da parte del papà di Louis Thomas? Se così fosse, invitiamo chi di dovere a prendere i dovuti contatti per accontentarlo: dopo la scelta di vita operata da Shevchenko ("Vado al Chelsea: il piccolo Jordan deve imparare l'inglese"), non sarebbe male ripeterne la fortunata (?) parabola...