La stella di Boniek. A chi la diamo? Vol. 1

Stella stadio JuventusVade retro, Zibì. Una sommossa popolare come nemmeno ai tempi di Stankovic dato per bianconero: decine di petizioni per impedire che una delle 50 stelle che "accenderanno" il nuovo stadio, dedicate ad altrettanti campioni della nostra storia, venga assegnata al polacco, colpevole di averci odiato troppo, da quel dì che se ne andò.
Chi al suo posto, però? Quale eroe dimenticato, più di tutti, merita quel posto d'onore?
Una discussione ancora più caotica e appassionata: ogni juventino ha il suo. E siccome noi Teamster siamo tanti, ci siamo prestati al giochino e, uno per uno, abbiamo acceso la nostra personale Stella, sperando di rappresentare tutte le opinioni. Questa è solo la prima serie di "endorsement": diteci la vostra su Facebook!

A Boniek, ovvio. (Paolo Ghelfi) - Sì, Boniek non merita la stella per tutto il veleno che ha riversato sulla Juve da quando se ne è andato. Epperò, non posso dimenticare la sua pur breve ma folgorante parentesi juventina: sul campo, Zibì è stato spesso fondamentale, trascinante, determinante per quella meravigliosa serie di vittorie, Heysel inclusa, vittoria della quale, come ha lamentato il buon Tacconi, non ci si può di certo vantare, ma per la quale la cavalcata selvaggia del polacco volante, metà campo di corsa a farsi falciare dal difensore in affanno giusto al limite dell'area, fu decisiva. Dunque, avendo io l'abitudine di separare nel mio tifo l'uomo dal calciatore (ché sennò pochi ne salverei) dico che Boniek merita sì tutto il nostro disappunto per avere ripetutamente sputato nel ricco piatto dove ebbe a nutrirsi, ma merita, altresì, come giocatore, tutta la nostra ammirazione e gratitudine. E, dunque, anche una stella allo stadio.

Un omaggio alla Storia. (Giuseppe Rombolà) - La sua stella dedichiamola a qualcun altro più juventino di lui: in 113 anni di storia non è poi così difficile trovare un calciatore degno di essere ricordato al suo posto. Luigi Forlano, ad esempio, nato nel 1884, uno dei fondatori della Juventus nel 1897 quando aveva appena 13 anni, centravanti del primo scudetto juventino nel 1905, morto al fronte nella prima guerra mondiale nel 1916. Meglio lui o il romanista Boniek?

Voglio provocarvi: Ibra. (Simone Di Dio) - Ha giocato con noi solo due anni, ma ha vinto i due scudetti più importanti, quello indagato e quello cartonato. Zlatan Ibrahimovic è e sarà sempre la rappresentazione umana di Calciopoli. Uno dei migliori acquisti dell'era Moggi, tanto bistrattato per il suo carattere (antipatico il giusto, quanto serviva in quella Juventus) dai media nostrani durante la sua militanza bianconera, tanto idolatrato non appena ha cambiato casacca. Forse un po' troppo ruffiano, questo si, ma era davvero interista da piccolo. E nonostante ciò contro di loro ha sempre giocato al meglio e, soprattutto, su Calciopoli non ha mai detto una parola fuori posto. Resta ancora, purtroppo, la ferita aperta per come se n'è andato. Uno dei miei più grandi rimpianti è che i suoi ultimi quattro scudetti consecutivi poteva vincerli con noi. E forse anche qualcosa in più.

Davids, il bisbetico domato. (Mario A. Pirovano) - Sostituire Boniek tra le 50 stelle della storia bianconera è cosa buona e giusta. Sostituire uno straniero con un altro straniero lo è ancor di più. E allora perchè non pensare di omaggiare Edgar Davids che da indisciplinato "pitbull" rossonero è venuto a dare il meglio di sé, agonisticamente parlando, proprio alla Juventus della Triade, dove è stato il pezzo forte di uno dei reparti di centrocampo più forti della storia della Signora? La piena dimostrazione soprattutto di quanto la buona organizzazione di una società possa influire sul rendimento di un calciatore. Boniek potrà così continuare a "sparlare" della Juventus dagli schermi italiani senza l'assillo di dover ringraziare la società per non averlo dimenticato. Io invece l'ho già fatto.

L'uomo qualunque. E dovunque. (Paolo Sartori) - Io per esempio la stella la darei ad Alessandro Birindelli. Al giocatore Birindelli che ha vissuto undici stagioni con la Juventus vincendo sette titoli con più di 300 presenze ed alcune giocate memorabili, soprattutto in Champions League.All’uomo Birindelli per l’impegno profuso da eterno subentrante, senza mai una parola fuori posto, neanche quando gli fu negata la passerella finale in campo. Allo Juventino vero Birindelli, gobbo fin da bambino, che ha sempre rivendicato gli scudetti vinti sul campo replicando all’Inter con la frase più semplice e vera del mondo: “Sapevano benissimo che noi eravamo più forti”.

La stella rossa. (Alessio Epifani) - Boniek arrivò in Italia quando nel suo paese imperversavano il generale Jaruzelski e i suoi occhiali scuri; i nostri due amici, Karel Poborsky e Vratislav Gresko, invece hanno idealmente riunito la vecchia Cecoslovacchia di comunista memoria a 9 anni dalla scissione, regalandoci un pomeriggio di gioia inaspettata e proprio per questo tra le più intense che si possano ricordare. Quindi, la stella in quota "cortina di ferro" la darei proprio a loro due.

Morgan, l'X Factor. (Fabio Quintili) - Da ragazzino, quando chiesi a mio padre chi fosse stato il miglior stopper ad aver vestito la nostra maglia, lui non ebbe esitazioni: Francesco Morini, perfetto negli anticipi, granitico nella sua struttura fisica, giocava sempre pur avendo una caviglia a pezzi e fu duro ma leale nei duelli con i grandi attaccanti di quell'epoca (Riva e Crujff due fulgidi esempi). Soprannominato "Morgan", come il pirata, perché, come scrisse un giornalista dell'epoca, "da pirata era il suo modo di depredare l’avversario del pallone roteandogli addosso i bulloni, di arrangiarsi coi gomito, e pazienza se non fluidificava molto", venne acquistato dalla Juventus nel lontano 1969 e rimase a Torino fino all'estate 1980: fu una delle colonne portanti della difesa bianconera negli anni settanta. Ricapitolando: 11 anni in bianconero, 372 presenze, 5 scudetti, una coppa Italia e una coppa UEFA. "In bianconero ho passato degli anni meravigliosi. Abbiamo centrato risultati eccezionali, sia in Italia che in Europa, ho avuto per compagni di squadra, dei veri campioni. È importante giocare con dei campioni, perché ti trascinano ed io mi sono fatto trascinare. Sono stato onorato di far parte della famiglia bianconera, mi sono sempre identificato in questo ambiente, conoscendone i segreti; non mi sarei mai visto a lavorare altrove": merita una stella una leggenda juventina o chi getta fango gratuitamente sulla Vecchia Signora?

Una stella (di cartone) per non dimenticare - (Il Mago di Ios) La stella revocata al bello di (qualche) notte non può essere assegnata ad un altro calciatore bianconero. Quella stella, dedicata in origine al polacco, è oramai segnata con un marchio indelebile. Assegniamo allora quella stella a QUATTRO personaggi, non calciatori, che hanno lasciato un segno (nefasto, ma pur sempre di segno si tratta) nella storia recente della Juventus. John, Franzo, Gianluigi e Luca. E mettiamo in bella evidenza allo stadio quella stella, revocata e riassegnata. Una stella di cartone, in pratica, che sia da monito a tutti, perché è importante non dimenticare mai cosa può succedere quando la Juventus finisce nelle mani di persone che non la amano.

Il brillante di Tokyo. (Alberto Marchiani) - Premetto che non mi piacciono i cambi in corsa: cambiando le regole a campionato iniziato ci hanno arrostito uno scudetto e il modo ancor m'offende; penso quindi a chi tra i tifosi la sua bella stella se l'è già prenotata... e rispetto le scelte altrui anche quando non le condivido.
Comunque facciamo finta per un momento di possedere una bacchetta magica e di poter far tornare indietro le lancette del tempo: a quel punto la mia preferenza sarebbe andata proprio sul giocatore che rilevò il posto in squadra dell'ussaro polacco. Fu un talento purissimo, anche se con la nostra maglia espresso solo a tratti, il principino di Danimarca Michael Laudrup. Perché se un momento di luce può riscattare una lunga tenebra cose come questa sono destinate a brillare per sempre nel firmamento bianconero.