Pagellone Juve 2010/1 - Gennaio-Maggio: la catastrofe

blanc seccoTermina un anno solare dai due volti: catastrofico nella prima parte; confortante nella seconda metà. E siccome il fegato ce lo siamo rovinato abbastanza nei primi mesi, quelli dei record negativi battuti in serie, liquideremo il giudizio di quel periodo con un bel 4 equamente distribuito fra tutte le componenti di “quella” Juventus, società e squadra.
Sul giudizio abbiamo il sospetto di essere stati di manica larga, soprattutto per quel che riguarda l’aspetto societario. Non vorremmo soffermarci sui singoli perché sinceramente non ci sentiamo di infierire ulteriormente sui disastri avvenuti sotto le gestioni di Ferrara e Zaccheroni (4 ad entrambi), due tecnici che hanno pagato per i loro fallimenti.
Infortuni a catena, giocatori irriconoscibili che denotavano una broccaggine ben più marcata di quanto i valori tecnici potessero far prevedere. Anche chi si era segnalato per qualche prestazione positiva, invece di trascinare i compagni fuori dalla tempesta, aveva finito col naufragare miseramente nel disastro generale.
Ma la principale responsabilità di questo disastro porta un nome e un cognome, una figura che probabilmente passerà alla storia come il peggior dirigente nella storia della Juventus, ancora peggio di Montezemolo (rimasto in carica un solo anno, e comunque voto 0 a prescindere), e fortunatamente “alleggerito” di molti poteri nel corso di quest’anno.
Il 2010 era iniziato con la squadra in grave crisi ma con un intero girone di ritorno a disposizione per invertire la rotta, missione possibile per una società gestita da professionisti seri e competenti. Ma a confermare una volta di più la totale assenza di tali requisiti arrivò un segnale inquietante proprio dal “presidente-amministratore delegato-direttore generale” Jean-Claude Blanc (voto 1 per tutto l’anno solare, in perfetta media con gli anni precedenti): il francese si era già mosso per reperire un responsabile sul quale scaricare le colpe di un fallimento evidentemente già chiaro.
Capendo che l’aria attorno a lui stava diventando pesante, “l’uno e trino” esperto di tennis e sci ma per nulla di calcio, giusto un anno fa (era il 26 dicembre 2009) confessò a “Le Monde” quanta invidia e ostilità provavano “les italiens” nei suoi confronti in quanto unico manager (lui, per giunta francese) capace di concretizzare il progetto di uno stadio di proprietà in barba a tutti i dirigenti del Bel Paese. Dimenticando di ricordare come il progetto della nuova casa della Juventus fosse in realtà da attribuire ai suoi predecessori.
Nella stessa intervista il signor Blanc magnificò la stagione 2006/07, quella vissuta in serie B, descrivendola come “una straordinaria avventura vincente (che) ci ha restituito la simpatia che avevamo perso. Ne siamo usciti con maggiore umanità”.
Ma, a margine di queste farneticazioni incommentabili, in concreto il manager di Chambéry aveva riportato alla base Roberto Bettega, icona juventina riesumata per tacitare i mugugni e le contestazioni, al di là delle indiscutibili competenze specifiche dell’ex vicepresidente.
E Bettega (voto per lui, sempre dall’8 in su) compì un errore strategico non indifferente nel soccorrere chi negli anni lo aveva ripetutamente umiliato: dalla "ciliegina" della denuncia per infedeltà patrimoniale intentata ai danni della Triade dai nuovi amministratori al declassamento subìto senza motivo (Bettega non venne minimamente sfiorato da Farsopoli) con tanto di revoca del posto macchina in sede; dal licenziamento del 2007 al tentativo (datato Assemblea Azionisti 2008) da parte di Blanc di coinvolgerlo quale corresponsabile delle infelici scelte di mediocri quali Tiago e Almiròn.
Siamo sicuri che Bettega abbia accettato di tornare esclusivamente per amore della Juventus, ma certamente quella scelta gli pregiudicò ogni possibilità di partecipare al “rimpasto” una volta consumatosi il ribaltone vero e proprio, a distanza di nemmeno cinque mesi dal suo rientro nel club.
Sul piano tecnico, i CINQUE mesi relativi alla stagione scorsa hanno portato all’esclusione dall’Europa che conta, ad un grave deprezzamento della rosa e al fallimento di tutti gli acquisti operati dal quadriennio targato Cobolli-Blanc-Secco.
Perché il fiore all’occhiello della campagna 2009, Diego Ribas da Cunha (voto 4,5), è stato rispedito in Germania senza rimpianti, e il rendimento attuale del brasiliano conferma quanto Blanc e soci, che se lo erano assicurati ad un prezzo astronomico, avessero strapagato l’ennesimo, costosissimo, mezzo giocatore. Non miglior fortuna hanno avuto Cannavaro (voto 4), Caceres (5), Candreva (5,5), Felipe Melo (3) e Grosso (4), con gli ultimi due rimasti in rosa più per motivi di bilancio che per reali esigenze tecniche (il primo, la cui cessione avrebbe causato una fortissima minusvalenza), oppure per aver rifiutato destinazioni proposte dalla nuova società (è il caso del pescarese).
Quello degli acquisti dal 2006 ad oggi è un vero e proprio indice di come la Juventus targata Blanc abbia letteralmente buttato al vento una montagna di soldi per nulla, in perfetta sintonia con l’atmosfera da vecchia Inter che si respirava fino a maggio nell’Universo bianconero.
Escluso l’anno coinciso con “la straordinaria avventura della B” che vide fra i protagonisti alcuni “residui” del lavoro della Triade come Giannichedda, Marchionni e Zanetti, destinati nelle intenzioni originarie a far da rincalzi ma (almeno gli ultimi due) protagonisti nelle due annate successive, ecco l’elenco degli acquisti “stile Moratti anni Novanta-primi anni Duemila” operati dalla premiata ditta Blanc-Secco: Boumsong, Bojinov, Belardi, Almiròn, Salihamidzic, Grygera, Andrade, Tiago, Criscito, Stendardo, Iaquinta, Sissoko, Mellberg, Amauri, Knezevic, Poulsen, Ekdal, Manninger, Iago Falqué, il compagnone di Buffon Chimenti , e i già citati Cannavaro, Grosso, Melo, Diego, Caceres e Candreva.
Una domanda semplice semplice: al netto delle innumerevoli problematiche e delle attenuanti del caso, a fronte delle ingenti somme di denaro investite, c’è qualcuno che si sente di definire soddisfacente. o almeno "da Juventus", il rendimento di uno solo di questi signori?
Noi crediamo che la risposta sia “no”.
Ma è stato lo stesso Monsieur Blòn, intervenuto lo scorso 9 dicembre al World Football Show a Milano a ricordare al popolo bianconero che: “…chi prende decisioni è sempre criticato ma bisogna guardare ai risultati. Lo stadio che sta nascendo è un risultato di grande qualità e anche a livello sportivo se guardiamo da dove siamo partiti quattro anni fa e dove siamo arrivati è stato un percorso rapido, e anche questa è qualità”.
La nostra speranza per il 2011 è che si possa finalmente rinunciare a così tanta “qualità” e a colui che ne è stato il principale artefice.