Pagellone Juve 2010 - Giugno-Dicembre: la rinascita

Andrea AgnelliParlare di rinascita è forse eccessivo, di certo quello che è successo dal 19 maggio di quest’anno ha contribuito a restituire alla Juventus quell’identità che era andata persa dal maggio 2006.
La data del 19 maggio, ovviamente, corrisponde al primo giorno da presidente di Andrea Agnelli (voto 9).
Abbiamo dovuto attendere quattro anni per ritrovare una persona con il DNA juventino al vertice del club; quattro anni per avere un presidente che non ci facesse arrossire (di vergogna) e non si (e ci) facesse prendere in giro ogniqualvolta apriva bocca; quattro anni per sentire un rappresentante della Juve pronunciarsi e poi agire in maniera concreta e decisa sulla questione Farsopoli.
Per quattro anni siamo andati avanti a strapagare mezzi giocatori e a coccolare oltremisura vecchi campioni ormai al tramonto, mettendo in secondo piano gli interessi della Juventus rispetto ai capricci dei singoli.
Da questa primavera le cose sembrano cambiate. La società sembra lavorare in modo serio e organizzato, ognuno rispetta le proprie competenze specifiche, sono stati eliminati gli stucchevoli cda cui fino a pochi mesi addietro venivano delegate tutte le decisioni operative.
Sono state profondamente rinnovate strutture fondamentali, a partire da quella tecnica, facente capo a Marotta (voto 7), il quale ha dovuto far fronte ad una situazione disastrosa tentando di fare le nozze con i fichi secchi.
La campagna acquisti fece storcere il naso a molti (compreso chi scrive): alla prova del campo quella serie di prestiti sembra aver riservato un bilancio, seppur parziale, e salvo alcune eccezioni, positivo. Fossimo stati in Marotta avremmo tentato in tutti i modi già in estate di liberarci di uno fra Amauri (voto 2) e Iaquinta (voto 4), per acquistare una prima punta in grado di rimpiazzare il partente Trezeguet, e ci lascia un pochino perplessi la cifra spesa per assicurarsi il cartellino di Martinez (voto 5), evanescente e per lo più acciaccato (e per il Malaka è una costante in carriera). Buone, nonostante le difficoltà del mercato, le operazioni in uscita.
Un grazie di tutto a Secco (voto 5: purtroppo per lui, troppo “dipendente” da Blanc) e un "arrivederci a mai" più rivolto a Castagnini (voto 0), l’amicone di Franco Baldini che in questi anni da capo osservatore non ha mai concluso nulla di concreto, mentre il suo successore Paratici (voto 7,5) si è già distinto con la sorpresa Sorensen (voto 7) e altre buone intuizioni come Giannetti e Camilleri, esordienti che hanno lanciato segnali incoraggianti. E Paratici promette di non fermarsi qui.
Gli infortuni continuano a non dar tregua, come negli anni precedenti, ma sono per ora diminuite le noie muscolari a vantaggio dei problemi di origine traumatica, sui quali, purtroppo, nessun “mago” (soprannome del nuovo responsabile dei preparatori De Bellis, voto 5,5) può intervenire.
Settore comunicazione decisamente migliorato: da quando Gattino (voto 3) è stato ridimensionato, il canale tematico (ancora diretto dall’ex manager del Toroc) continua a non decollare, ma almeno con Albanese (voto 7) abbiamo smesso di metterci le mani nei capelli per le dichiarazioni inopportune che i tesserati del club rilasciavano ai media a scadenza pressoché quotidiana.
E’ andato al Napoli Fassone (voto 4), e non ci manca molto: la sua area di competenza è stata assorbita dall’ultimo, e più pesante, “intruso” rimasto in Corso Galileo Ferraris (speriamo ancora per poco…), l’ex “uno e trino”, oggi “solo” AD e direttore generale senza interferenze nell’area sportiva, che ha concluso contratti di sponsorizzazione al limite dell’imbarazzo (per cifre e tempistica) con BetClic e (fuori tempo massimo) con Balocco. Per lui, sempre voto 1.
Lo spogliatoio è nelle mani di Gigi Del Neri, tecnico che a 60 anni si gioca l’occasione della carriera. Il lavoro di Del Neri (voto 8) al momento può solo classificarsi ottimo.
Il tecnico di Aquileia è riuscito ad assimilare un gruppo profondamente rivoluzionato (11 nuovi arrivi e altrettante partenze almeno considerando gli effettivi aggregati alla prima squadra) e pieno di incognite non ancora del tutto risolte.
Ebbene, dopo un inizio complicato la squadra è riuscita a progredire in tempi relativamente brevi e a trovare un proprio equilibrio in campo ma anche fuori, e mettere in discussione certi mammasantissima non significa più peccare di lesa Maestà.
La squadra non perde da mesi, ha collezionato una brutta figura in Europa League (senza mai perdere ma non riuscendo ad avere ragione di polacchi e austriaci), anche se l’avventura europea affrontata senza due pezzi importanti del mercato estivo poteva già dirsi sottovalutata a priori. D’accordo, per aver ragione di certi avversari Quagliarella (voto 8) e Aquilani (7, continuità e integrità fisica riservano ancora dubbi) non sarebbero fondamentali, ma se devi ricorrere a consistenti inserimenti dalla Primavera per far fronte all’emergenza infortuni qualche scusa la puoi invocare.
Il fulcro della squadra è ovviamente il centrocampo, il reparto chiave in ogni formazione, che conta su Marchisio (7), duttile e prezioso anche in zona gol; Melo (7), il fratello buono di quello visto fino al Mondiale; Aquilani, che dispensa qualità; Krasic (8) il giocatore dall’impatto più incisivo e sorprendente che si sia mai visto negli ultimi 40 anni.
Pochi minuti e poco “fatturato” da Sissoko (5), che ha la valigia in mano, bene Pepe (6,5), jolly cresciuto gradualmente e passibile di “trasformazione” futura.
Ingiudicabili Lanzafame (in partenza a gennaio) e Traoré, sempre infortunato e con l’attenuante di un dramma familiare, e un voto positivo alla professionalità di Salihamidzic (6), finito fuori rosa con Grosso (6) e poi reintegrato per non dover ricorrere agli… Allievi Nazionali!
Era partito male De Ceglie (voto 6,5), ma si era ripreso in maniera confortante: peccato che sul più bello sia finito con una rotula spezzata. Bene Chiellini (voto 7) che sta riprendendo a progredire, processo che in verità sembrava aver interrotto dopo l’Europeo del 2008; meno bene Bonucci (5,5), grandi mezzi ma troppa leggerezza, anche se in progresso.
Dietro di loro ottimo Storari (7,5), che non sarà un fenomeno ma è serio, continuo e para qualche rigore.
Detto di Sorensen (7), benino Grygera (6), non altrettanto si può dire di Motta (voto 4,5), inadeguato in entrambe le fasi e psicologicamente frenato dopo le prime prestazioni da brivido.
Rinaudo (voto 5 allo staff medico) e Legrottaglie (5,5) hanno passato più tempo fra infermeria (il primo) e infermeria e panchina (il secondo) e non ci sentiamo di esprimere giudizi su di loro, mentre ci sentiamo di farlo per il giovane Camilleri (6), un altro che va incoraggiato per la personalità mostrata quando chiamato in causa in un ruolo non suo.
L’attacco deve ringraziare il già citato Quagliarella (al top della carriera), e ha avuto pochino da Amauri e Iaquinta (i voti preferiamo non ripeterli…), mentre Del Piero (6) si avvia verso un dolce tramonto.
Significativo che a livello tecnico il trevigiano sia ancora l’uomo più qualitativo del gruppo, ed è chiaro che ai due “bisonti” si dovrà giocoforza rinunciare per tornare a certi livelli e che il migliore del lotto quanto a rendimento sia il giocatore acquistato a poche ore dalla chiusura del mercato estivo. Ed è altrettanto curioso che questa squadra abbia sinora realizzato più gol di tutti in campionato, pur con un attacco in simili condizioni… Quindi, il messaggio per puntare al “bersaglio grosso” non può che essere: A.A.A. CENTRAVANTI SERIO CERCASI PER GENNAIO.