Proposta indecente

conteCaro Presidente Agnelli, non essendo il sottoscritto un tesserato, un dirigente, un azionista e nemmeno un giornalista, da non addetto ai lavori, insomma, avevo riposto molta fiducia nel progetto iniziato esattamente un anno fa. Parlo del progetto nuovo, scritto e pronunciato in italiano, senza inflessioni transalpine. Mi sto riferendo in particolar modo alla gestione sportiva della Juventus nella stagione 2010/2011, tralasciando, al momento, il versante Calciopoli, fondamentalmente perché la fiducia che ho riposto in lei non è ancora finita.
Diciamolo chiaro e tondo, quanto successo quest'anno non può passare inosservato e non dovrebbe ripetersi mai più: fallito ogni obiettivo già a fine gennaio; presi a pesci in faccia da dozzine di giornalisti, che liberamente hanno attaccato i nostri amati colori ogniqualvolta se n'è presentata l'occasione, senza pubbliche risposte; mancanza di mentalità vincente, quella che con Igor Tudor segnava all'ultimo secondo ribaltando il risultato, quella che con Del Piero faceva venir giù lo stadio, quella che serve per uscire dal campo stremati, ma vittoriosi. E poi al lavoro, in silenzio. Non davanti ad una telecamera.
Un cambio tecnico, a mio avviso, sarebbe, a questo punto, necessario. Non serve essere grandi dirigenti per comprendere la delicatezza della situazione: nel calcio, i risultati vanno a braccetto con immagine e ricavi. La relazione è direttamente proporzionale. Per quello che ne capisco, poiché sono mancate proprio mentalità e qualità, cioè la base di ogni valida strategia vincente, punterei su un binomio "diverso" per la guida tecnica della nostra amata Juventus. In pratica un dirigente ed un tecnico nuovi nuovi, che sappiano fare il loro mestiere, ma soprattutto che trasmettano ai giocatori il significato di giocare o solo di vestire la maglia gloriosa della Juventus. Faccio questa proposta sulla scia di quanto trapela dalla stampa, ossia un cambio sulla panchina bianconera. I nomi: Fabio Capello dietro la scrivania ed Antonio Conte (o Didier Deschamps) sulla panchina. Un binomio che potrebbe portare juventinità, competenza, innovazione e potenzialità considerevoli. La scelta appare audace e persino economicamente sconveniente: inoltre non è detto che i due accettino i rispettivi compiti; il primo dovrebbe staccarsi dal campo e il secondo avrebbe una guida costante dietro di sé. Peraltro, i ruoli dei vari Marotta, Paratici, Pessotto e Nedved, senza addentrarmi in analisi che non mi competono, dovranno di conseguenza essere ridisegnati, dando vita non più ad una triade, ma ad un sestetto di persone e di professionisti seri, consapevoli e mediaticamente forti: una vera e propria collaborazione, una sinergia, unità di intenti e spirito juventino vincente. Nessuna gerarchia.
Detto questo, e posto che la mia rimane un'opinione, spero che d'ora in poi i ruoli societari divengano via via più chiari, in attesa della prossima stagione e, non dimentichiamo, delle notizie che giungeranno dal palazzo e dalle aule di un tribunale. Altrimenti continuerò a chiamarla Presidente Agnelli, e non Andrea.