E' tornata la Juve? Istruzioni per l’uso

Agnelli e MarottaE’ cosa risaputa che per raccontare la storia le date siano importanti, anche se in alcuni casi si ci trova di fronte a date precise, mentre in altre circostanze (in genere più remote nel tempo e quindi meno precise) si ci affida a date convenzionali. Ad esempio possiamo prendere come data precisa il 31 agosto 2006. La Juventus FC ritira un ricorso al Tar pressoché perfetto e accetta passivamente una retrocessione in Serie B figlia di una farsa mediatica definita, da chi ne capisce di diritto sportivo, un “aborto giuridico”. Da quel momento la storica squadra di calcio di Torino, la più titolata e amata d’Italia, la Juventus, smette di esistere e ne prende il posto un clone (piuttosto grottesco) di una molto meno blasonata squadra di Milano che da più o meno vent'anni collezionava magre figure sul campo e fuori: la Ridentus (altrimenti detta anche New Holland, Newventus, ecc.). Il suddetto clone, per cinque lunghi anni, mentre l’originale inanella scudetti di cartone in serie, riesce nell’impresa di non vincere nulla, grazie anche alle abnormi capacità manageriali di tal Monsieur Blanc, un tennista passato a Marrakech per festeggiare il Capodanno, il quale dilapida dodici anni di mirabile gestione tecnica ed economica attuata da managers cui i dirigenti della Ridentus non perdono occasione di rinfacciare quanto fossero antipatici e un pochino ladri, nonostante non ne avessero nemmeno imparato i nomi: infatti si ostinavano a chiamarli “ignoti”. E per fugare ogni dubbio su quanto la Ridentus fosse diversa dalla gloriosa Juventus, il nuovo presidente, Giovanni Cobolli Gigli, subito chiariva quali erano le linee guida della nuova società: ispirarsi ai valori di un passato presidente dell’originale (del clone, intendo), ripassare la letteratura italiana per bene per capire quanto di 5 maggio ce ne sia uno solo ed altre perle di questo genere, raccolte con passione dal nostro Crazeology in un’opera omnia chiamata “Cobolliade”. In soli quattro anni il tennista ed il presidente riescono non solo a far detestare ai tifosi juventini quella che una volta era una grande passione, ma anche a legittimare gli insulti e le diffamazioni che quegli stessi tifosi si sentono ripetere da anni in ogni bar dello sport d’Italietta. Questo può essere un modo (più o meno riuscito) di raccontare la storia partendo da una data precisa. Invece, come esempio di una data convenzionale si può prendere il 10 agosto 2011, ovvero il giorno della conferenza in cui il presidente Agnelli, gli avvocati Briamonte, Chiappero e il professor Landi illustrano le future mosse legali della Juventus dopo la non decisione del Consiglio Federale del 18 Luglio riguardo la revoca dello scudetto 2006, assegnato dal nerazzurro Guido Rossi all’Inter. Molti di noi, che in questi anni abbiamo studiato e discusso i fatti juventini, non hanno avuto remore a dire che finalmente la Juventus è tornata. Ed effettivamente le parole del presidente Agnelli ("lo scudetto dei prescritti"), dell’avvocato Briamonte (riguardo la "sterilizzazione dell’ambiente") e soprattutto dell’avvocato Chiappero (dall’invito fatto all’Inter a sedersi al tavolo del Tnas allo spiegare che queste azioni legali c’entrano poco coi soldi) ci hanno fatto respirare un’aria di juventinità a noi sconosciuta da cinque lunghi anni. Un’aria propria di quella Juventus che, dalla scrivania al campo, era orgogliosa di ogni suo singolo successo e lottava con le unghie e con i denti per difenderlo di fronte all’invidia e alla frustrazione di una nazione intera. Poniamo quindi questa data convenzionale come la data che ha visto la “morte” della Ridentus e la rinascita della Juventus FC. A differenza di prima, però, la storia deve essere ancora scritta. E forse, per farlo, conviene andare a vedere cosa era la Juventus. In questo senso, sembra scontato che la nuova sete di giustizia rispetto ai fatti del 2006 debba continuare ad ispirare le azioni legali della Juventus fino ad obiettivo raggiunto: i numeri 28 e 29 devono tornare in bacheca. E la strada sembra quella giusta. Ma, più in generale, sarebbe bene che si ci difendesse anche con costanza a livello mediatico. In molti hanno individuato in questo aspetto una delle poche pecche di gestione della Triade. Non che si debba querelare ad ogni accenno di starnuto antijuventino, ma perlomeno si ci faccia sentire ad ogni cascata di fango (che certamente arriverà se e quando la Juventus ricorrerà all'articolo 39 del C.G.S. ad esempio) con fermezza, tramite il canale tematico piuttosto che con note sul sito o interviste televisive, magari rispolverando il caro vecchio “silenzio stampa”. Proprio per far capire che la Juventus non permetterà più che attraverso il martellamento mediatico si crei un "sentimento popolare" capace di trasformare autentiche favole da bar sport, inserite in un’informativa di reato, in verità assolute e incontestabili. Sul piano tecnico, la scelta del Capitano di tante battaglie e vittorie, Antonio Conte, sembra azzeccata quantomeno dal punto di vista dell’impegno e della leadership dello spogliatoio. Uno spogliatoio che dovrebbe stare zitto senza fare proclami, dopo anni passati a ciarlare durante la settimana e a rimediare figuracce la domenica. "Se non è forte la società, non può essere forte la squadra" ha ripetuto più volte Andrea Agnelli. Proprio per questo è bene ricordare che alla Juventus c’è una sola voce: quella della società. Chi non si allinea può fare le valigie, dall’ultimo magazziniere al primo campione. E senza urli e schiamazzi, proprio come il tanto vituperato “stile Juve” insegna. In ultima analisi, avere una società forte senza campioni in campo è altrettanto inutile per tornare a fare la Juventus vera. E dalle parti di corso Galfer questi ultimi scarseggiano da un bel po'. In questo senso, è bene ricordare che alla Juventus nessuno ha crediti o bonus, ma si ci deve conquistare quotidianamente la propria prestigiosa carica con i fatti anche dietro una scrivania. Specie dopo un mercato disastroso come quello dello scorso anno, parzialmente migliore in questa sessione, ma con una schiera paurosa di "paracarri" con la carta d’identità sbiadita e l’ingaggio elevatissimo ancora in rosa. Un buon dirigente lo si vede da come vende più che da come compra (specialmente alla luce del secondo aumento di capitale milionario in quattro anni). Come abbiamo avuto modo di vedere, nello scrivere la storia le date sono importanti, ma senza la "sostanza" dei fatti, si rimane davanti a vuote nozioni. E allora qualsivoglia sia la data, 10 agosto piuttosto che un giorno di settembre od ottobre, l’importante è che, memori di cosa sia stata la Juventus, si torni a ridare un’identità storica forte a questa squadra, dai tribunali al campo, passando per la scrivania. Restituiteci la voglia di gridare: "Fino alla fine, forza Juventus!".