Marotta 2.0: gli equivoci su cui nasce la nuova stagione

marottaQuesto mercato, che si concluderà con gli ennesimi due-tre mezzi giocatori (speriamo almeno funzionali alle idee del timoniere) e senza nessun acquisto da Grande Svolta (lo hanno chiamato top player, più semplicemente qualcuno che ti impenna la cifra tecnica complessiva della squadra), aveva il destino segnato già dall'inizio. Il solito timbro marottiano dell'improvvisazione e della superficialità ha prodotto un mostro fondato su tre grossi equivoci:
1. L'assunzione di Mister Conte. E' stata, come da marchio di fabbrica della gestione marottiana, una scelta di ripiego dopo che le prime opzioni (Spalletti, Villas Boas, Mazzarri, Mancini) per un motivo o per l'altro non erano state centrate. Insomma, la stagione della presunta rinascita partiva già col piede sbagliato. Non tanto per il nome (rispettabilissimo) di Conte ma per il modo tortuoso, indice di idee confuse, con cui ci si è arrivati.
2. L'acquisto di Andrea Pirlo. Giocatore che, insieme al catalano Xavi, ha segnato gli anni 2000 nel ruolo di playmaker, ma che impone alla squadra un certo tipo di atteggiamento tattico: il centrocampo a tre. Si è trattato di un acquisto concluso, con tutta evidenza, ben prima della scelta del nuovo allenatore e che va in netta antitesi con la scelta successiva di affidarsi a mister Conte. E questo ad ulteriore conferma del punto 1, ossia di una scelta fatta per esclusione, per presentare alla tifoseria una faccia comunque spendibile nonostante le idee iniziali (mister sondati e acquisto concluso di Pirlo) prevedessero un progetto tattico diverso.
3. Le inspiegabili NON cessioni. Ci sono tre giocatori che in questa Juventus non avrebbero dovuto mettere piede a Bardonecchia e le cui cessioni avrebbero dovuto porre le basi per l'arrivo di almeno un nome importante, di quelli che non costano 15 milioni più bonus: Gianluigi Buffon, Leonardo Bonucci, Milos Krasic. E due su tre sono degli equivoci che ci porteremo avanti per tutta la stagione, posto che presumibilmente il difensore viterbese, se non verrà girato in extremis allo Zenit, sarà declassato al ruolo di ultima scelta nel parco dei difensori centrali.
- Buffon. Lo vedi in campo e ti dà l'impressione di uno che passava da lì per caso e l'hanno messo in porta. Mi dà ormai la sensazione di un corpo estraneo alla squadra, che sta lì solo perché ci deve stare. Il mio livello di sopportazione nei suoi confronti è arrivato sotto lo zero da almeno un paio d'anni: il solo vedere la sua faccia in campo mi irrita. Vederla dopo un goal subito ancora di più. Credo che chiunque guardi alla Juve senza pregiudizi comprenda che si tratta di un giocatore abbarbicato a due grossi tralicci: uno stipendio da nababbo che nessuno al mondo gli pagherebbe più e una tifoseria organizzata che lo idolatra a prescindere oltre ogni comprensibile logica ed evidenza. Così come chiunque capirebbe che oggi tra lui e Marco Storari, se c'è una differenza tecnica, è a vantaggio del secondo. Ma il titolare è l'ex portiere migliore del mondo, oggi soltanto il più pagato.
- Krasic. La più grossa allucinazione collettiva dello scorso campionato. Giocatore di una pochezza tecnica, tattica e caratteriale paurosa, ma che dopo dodici mesi vive ancora di rendita e di luce riflessa per tre mesi nei quali correva a tavoletta avendo più birra nelle gambe del resto della serie A. Chiusa quella fase iniziale di "luna di miele", era già troppo tardi. Era entrato nei cuori del tifoso medio e questo gli aveva procurato un intero bagaglio di scuse a buon mercato pronte per l'uso. Quando quest'anno il bluff verrà scoperto anche dagli ultimi "minghiamilos" sarà troppo tardi. E a giugno 2012 sarà quasi impossibile venderlo per la metà di quanto si riuscirebbe a spuntare oggi; anche perché, se conosco un po' quello che Conte chiede ai suoi esterni, credo che Giaccherini ci metterà poco a levargli il posto.
- Bonucci: lui invece non si capisce a cosa sia abbarbicato. Probabilmente all'ego di Marotta, che dovrebbe ammettere di aver speso quasi 16 milioni (seppur con una cospicua dose di contropartite) per la versione italiana di Dario Knezevic. Ma almeno Secco l'aveva preso in prestito, strappandolo con una foga degna di miglior causa all'agguerrita concorrenza dei cuginastri. L'uomo che parla e lancia con la stessa frequenza e qualità sembra aver stregato Spalletti e i suoi russi: cosa si aspetta a impacchettarlo e portarlo alla dogana? Anche fosse una piccola minusvalenza, l'esperienza di Diego insegna che a volte è un calice che bisogna bere. E non solo quando si tratta di giocatori comprati da altri.
La cessione di questi tre soggetti avrebbe dovuto essere il primo passo ufficiale da compiere dopo l'annuncio di Conte. Magari saltavano fuori i soldi per il campione vero, e non per il Perotti di turno.