Mercato Juve: invece del Barolo, arriva l'acqua minerale

smiletristeE’ come uscire con una bella donna, addirittura la fidanzata d’Italia. La porti al ristorante e vuoi fare colpo. Ti portano la lista dei vini, tu chiedi al cameriere se ha proprio quella bottiglia di Barolo, oppure quell’Amarone d’annata, e lui ti risponde di sì, che c’è tutto quello che c’è scritto nella lista, c’è il top dei vini. Tu però poi guardi il prezzo e finisci per accontentarti di un Ripasso qualsiasi oppure decidi improvvisamente che ti basta una bottiglia d’acqua gasata, giusto per fare un po’ di bollicine. Lei non si alza e se ne va per educazione, ma tu ormai te la sei già giocata. Più o meno è successo così a Marotta che, sfogliando la lista dei top players da acquistare al calciomercato, ha fatto questo e quel nome, raccontando incautamente al mondo pallonaro che tutti sarebbero stati disponibili a giocare con la Juventus, per poi ripiegare su soluzioni meno impegnative. Mesi a discorrere di top player per poi finire all’ultimo giorno di mercato trattando Gastaldello, Bocchetti e Andreolli. Si tratta di una sottolineatura dovuta, perché non si può ingolosire il tifoso facendo nomi di campioni assoluti per poi finire sempre ripiegando sulla quarta quando non la quinta scelta, oppure trovarsi così spiazzati da fallire completamente un obiettivo che si presentava importante, quale l’acquisto di un difensore centrale di livello internazionale per guidare un reparto arretrato che più volte ha dimostrato i propri limiti.

Un mercato di qualità? A sentire il direttore generale della Juventus, questo doveva essere un mercato all’insegna della qualità dopo aver lavorato la stagione scorsa sulla quantità. Invece, dati i risultati fallimentari conseguiti, è stato quasi completamente azzerato, o si è tentato comunque di azzerare, quanto fatto sul mercato l’estate scorsa, chiamando Antonio Conte ad allenare la squadra e rivoluzionando il parco giocatori, tanto che ne sono arrivati ben nove di nuovi e si è atteso invano fino all'ultimo il decimo acquisto. Questo anche dopo aver riscattato forzatamente giocatori ingaggiati l'estate scorsa con la formula del prestito con diritto di riscatto, seppur tutt’altro che imprescindibili per il nuovo corso. Ancora un anno zero quindi per la Juve, dal quale ripartire con la consapevolezza che ci vorrà tempo per assemblare i tanti pezzi nuovi di un puzzle da comporre seguendo un nuovo filo conduttore tattico quale il 4-2-4 imposto dal nuovo mister. Il valore aggiunto questa squadra se lo aspetta proprio dal suo tecnico, dalla sua determinazione, dal suo carattere e dalla capacità di trasmettere che cosa significhi giocare alla Juventus. L'ambiente bianconero va di fretta, è stanco di non vincere e a "il capitano" si chiede un mezzo miracolo, nemmeno fosse Sant'Antonio. Ma la realtà razionale è un'altra e la strada da percorrere tutt'altro che in discesa.

Il "caso Tiago" insegna. Sul fronte delle cessioni è andata molto, molto peggio rispetto al seppur non perfezionato fronte acquisti. L’unica operazione in linea con le aspettative minime è stata la cessione di Sissoko, molto meno convincente la formula di prestito oneroso con cui Felipe Melo è andato provvisoriamente al Galatasaray. Gli unici degli annunciati partenti a cambiare aria sono stati Grygera e Tiago che hanno risolto il contratto e se ne sono andati comunque a parametro zero, è stato praticamente regalato Almiron, mentre Martinez è andato al Cesena in prestito gratuito con un sostanzioso contributo all’ingaggio. Rimangono sul groppone Grosso, Iaquinta, Amauri, forse perché hanno ben capito che con l’attuale dirigenza bianconera se lo possono permettere. La mollezza con cui sono stati trattati l’anno scorso i casi di Grosso e Salihadmizic, e quest’anno quello di Tiago li fa sentire autorizzati a puntare i piedi. In buona sostanza, oltre a continuare a pagare la fallimentare gestione Blanc e Secco, già da quest’anno la Juventus sta pagando il fallimento della gestione Marotta dopo appena un anno dal suo arrivo, dopo aver fatto di Del Neri un facile capro espiatorio..

Un’estate di contraddizioni. Fermo restando che si è cercato di costruire una squadra competitiva, sulla carta migliore rispetto all’annata scorsa e in grado di ambire a piazzarsi fra la zona Champions e l'Europa League, sono state molte le aspettative andate deluse, perché la Juventus è stata costruita in tempi diversi prestandosi a diversi equivoci. Dapprima l’arrivo dei parametri zero in parte non omogenei al gioco predicato dall’allenatore che poi sarebbe arrivato (eclatante a questo proposito il caso di Ziegler emerso negli ultimi giorni di mercato), poi l’ingaggio di Antonio Conte e le precise richieste tecniche da esaudire. Come è stato già accennato, non si può dire che siano stati centrati tutti gli obiettivi, anzi: sembra una voragine il mancato arrivo di un difensore centrale in grado di registrare il reparto difensivo, specie dopo tutta la ridda di nomi data in pasto ai giornali negli ultimi giorni di mercato. Sono arrivati anche gli esterni alti desiderati, ci sono Vucinic in avanti e Lichtsteiner in difesa a puntellare i rispettivi reparti, ma il mancato arrivo di un qualsivoglia top player è un’assenza pesante dopo le tante parole spese a questo proposito. Con un po’ più di coraggio si poteva arrivare a Dzeko l’estate scorsa e Agüero quest’anno, ma il braccino è stato quello di un dirigente non abituato a trattare questo tipo di calciatori. Eppure sono stati "investiti" oltre 130 milioni in acquisti compulsivi in questi ultimi due anni. Si poteva certamente fare qualcosa di meglio e di più, era lecito aspettarselo da un dirigente di un certo livello. Ma, detto fuori dai denti, e con tutta l'amarezza di chi ha aspettato che si chiudessero i battenti del calciomercato per dirlo, Marotta ha dimostrato, ancora una volta, tutti i suoi limiti. Per la Juventus ci vorrebbe ben altro...