Quel polsino tricolore a Rimini

TrentaL’estate del 2006 stava spegnendosi per lasciar posto all’ennesimo umido autunno. Un’estate cattiva, spietata per il popolo juventino, un’estate che aveva deciso di dimenticare il blasone e la storia di un grande club per trasmettere ai posteri la storia del più grande scandalo calcistico di tutti i tempi. Si era armata di un affilato coltello ed aveva infierito sulla pelle di ogni innamorato della zebra, lasciando in ciascuno di loro ferite inguaribili.
Era successo che un nutrito gruppo di “gente per bene” aveva deciso di affondare la Juve più grande di tutti i tempi, una macchina perfetta, padrona assoluta del calcio italiano e che avrebbe vinto per molti anni più scudetti e coppe come rena.
Questo non poteva accadere: dovevano inventarsi qualcosa.
E qualcosa fu inventato: Farsopoli, una triste storia che tutti conosciamo a memoria, Juve in B, due scudetti tolti e spazzata via una dirigenza vincente, la più vincente e competente, ma soprattutto spazzate via la storia di una società gloriosa, una squadra tecnicamente perfetta e la dignità di un popolo, quello bianconero.
Sarebbe cambiato tutto, dirigenza, sponsor, obiettivi. Sarebbero stati regalati campioni ad altre squadre, tra cui Ibra e Vieira all’Inter, che facevano parte del “pacchetto scudetti di cartone”, e si sarebbe accettato di giocare in B dopo che Cobolli, insieme a Gigli, due dei nuovi dirigenti bianconeri, avevano deciso di ritirare un giusto ricorso al Tar, seguendo il consiglio di Vocalelli, sponsor e tifoso romanista.
Il 9 settembre partì la nuova e “stimolante” avventura della Serie B a Rimini, città di sole e mare. Ma quel giorno il sole e mare si presentarono sotto forma di nemici agli occhi dei tifosi bianconeri, sia a quelli che avevano deciso di seguire la squadra (immensi!), sia a quelli seduti in tv, sia a quelli che per grande sofferenza chiusero gli occhi per non vedere.
Ecco che negli stadi avversari si consumarono sfottò di ogni tipo, con striscioni amari e dritti al cuore: impossibile dimenticare.
Juventus: Buffon, Birindelli, Kovac, Boumsong, Chiellini, Marchionni, Paro, Giannichedda, Nedved, Del Piero, Zalayeta. In panchina: Mirante, Balzaretti, Marchisio, Guzman Allenatore: Deschamps,
Questa sopra è la formazione che l’altoparlante dello stadio di Rimini, orgoglioso quanto incredulo dell’evento cui stava per assistere, gridò a squarciagola.
Una formazione amara per i tanti tifosi juventini, abituati sino a qualche giorno prima ad applaudire una squadra di Campioni del Mondo (Berlino 2006), fuoriclasse immensi che resteranno nella storia del calcio.
Ma la realtà era quella e doveva essere accettata, ringraziando alcune di queste star che decisero di rimanere e seguire la squadra in B. E’ bene ricordarle: Buffon, Del Piero, Nedved, Camoranesi e Trezeguet.
La squadra entrò in campo con un particolare che balzò subito agli occhi di tutti: un polsino nero con le strisce tricolori, che gridava al mondo calcistico “Noi siamo campioni d’Italia!”.
Un polsino che riuscì a far nascere sentimenti contrastanti nel tifoso della zebra: la rabbia di uno scudetto scippato, la rabbia di aver dovuto accettare delle sentenze assurde e l’orgoglio smisurato nel mostrare il tricolore, anche se in un misero polsino.
Gira ancora sui siti una foto di Blanc, che ride e mostra il polsino al fotografo, puntandolo orgoglioso.
Lui poteva ridere: era arrivato dalla Francia non sapendo cosa fosse il calcio e tanto meno la Juve, con un contratto da rimettere in piedi uno stato del terzo mondo, e con lo stimolo d’iniziare una nuova avventura che gli avrebbe donato visibilità per il suo futuro.
Blanc era uno dei quattro dirigenti scelti dalla società: gli altri erano Secco, Cobolli e Gigli.
Il giorno seguente i “cani” del Palazzo Romano abbaiarono ed i “gatti” juventini decisero immediatamente di togliere il polsino ai giocatori.
Grandi!!
La partita terminò 1-1 con goal di Matteo Paro e pareggio di Ricchiuti, che raggiunse l’apice della celebrità.
Il giorno seguente la stampa scriveva con goduria che la Juve aveva conosciuto il fango della B, con un deludente pareggio, capendo da subito che non sarebbe stato facile tornare in serie A.
Felici e ridenti anche gli opinionisti, convinti nel dire che “difficilmente” la Juve sarebbe tornata nella categoria superiore. Gli stessi opinionisti e giornalisti che gridarono allo scandalo quando alla Juve furono tolti alcuni punti di penalizzazione, che le permisero, insieme ad una stagione calcistica perfetta, di tornare spavaldamente in serie A.
Il resto di quel periodo è storia “vergognosa” contemporanea: Inter che vinceva scudetti discutibili a go-go, intercettazioni e grigliate facchettiane che spuntavano improvvisamente grazie alla mano fatata di Moggi, pedinamenti illegali e prescrizioni interiste in fila come le salsicce.
Nonostante questo i grandi padroni del calcio hanno continuato a ridere, annunciando che la macchina del pallone è perfetta, come la giustizia sportiva che ha gestito alla grande Scommessopoli….ma questa è un’altra triste vicenda…..
No, non sarà possibile dimenticare tutto quello che sta accadendo da dopo il 2006 per il popolo bianconero, come non sarà possibile dimenticare quel polsino tricolore ben visibile sotto una giornata di afa e di sole in quel di Rimini, il totem di una beffa e di un’ingiustizia che resterà nella storia contemporanea.