Lo sciopero più grottesco

StadioQuando ho visto il primo striscione messo al contrario in una curva dello Juventus Stadium ho pensato si trattasse di marketing. Guarda che bravi, ho pensato, lo mettono storto così si nota di più e stimolano chi lo nota a ricavare e memorizzare quello che c’è scritto. Poi ho visto il secondo e poi il terzo, quindi tutta la curva con gli striscioni messi al rovescio e ho capito che forse avevo sopravvalutato la genialità di quella certa idea.

Non mi è ancora ben chiaro il motivo di questa stramba forma di protesta, ma pare che, più che per i prezzi ritenuti salati per la partita di Champions contro lo Shakhtar, ai capi dei gruppi non sia andato giù il diniego all’ingresso in campo dei bandieroni che tanta coreografia assicurerebbero. L'inconveniente è però che questi irrinunciabili (?) vessilli vanno a scapito della visibilità per i malcapitati che si ritrovano a guardarsi liberamente solo gli scampoli di partita risparmiati dall'agitarsi di dette bandiere. Dico la verità che, di primo acchito, non ne avevo notato l’assenza.

All’esordio dello Juventus Stadium in Champions League c’è poi stato un clima surreale. Lunghi silenzi hanno accompagnato le fasi della partita, quale ulteriore forma di protesta, pare sempre per lo stesso motivo risalente al divieto di introdurre i bandieroni. E’ successo, in buona sostanza, che dopo tre anni la Juventus è tornata a giocare in Champions e ha subito una sorta di boicottaggio del tifo. E, a pensarci bene, mi pare proprio che tutto ciò abbia del grottesco viste le motivazioni addotte, tanto più che questa protesta avviene proprio nei giorni in cui la società annuncia un investimento immobiliare di € 46,1 milioni nel quartiere adiacente allo Stadio, dove sorgerà il nuovo quartier generale bianconero e molto di più. Si potrebbe anche comprendere in tempi di crisi una protesta per l’aumento dei prezzi dei biglietti in alcuni settori, prezzi comunque allineati a quelli della competizione nel resto d’Europa, ma la protesta dovuta al diniego di ingresso dei bandieroni ha davvero qualcosa di surreale, tanto per usare un termine gentile. Non tifare la squadra proprio nel giorno in cui per la prima volta rimbomba la musichetta della Champions nel catino dello Juventus Stadium mi pare autolesionismo allo stato più spinto, qualcosa che questa società non merita di subire.

In Inghilterra da anni non si vedono più bandiere e striscioni sugli spalti, ma non per questo è diminuita la passione con cui la tifoseria segue le squadre della Premier League. Basti pensare alla passione che trasuda anche attraverso uno schermo televisivo quando vengono trasmesse partite dall’Anfield di Liverpool o dall’Old Trafford di Manchester, tanto per citare i due esempi forse più eclatanti. Ce la fanno anche senza bandiere e striscioni!

In compenso lassù comprano tutti la maglietta originale e prodotti del merchandising ufficiale aiutando a migliorare i bilanci della propria squadra del cuore tanto che i ricavi commerciali dei top team inglesi di riferimento sono circa il triplo di quelli della Juventus (il Manchester United, per esempio, ha chiuso il bilancio 2011/12 a circa € 146 mln di ricavi commerciali - sponsors, merchandising, pubblicità - mentre la Juventus, seppur in aumento, si ferma a circa € 53 mln nello stesso periodo d'osservazione). Se in Italia riuscissimo ad imitarli acquistando più magliette e facendo sventolare meno bandiere, non solo si assicurerebbe una migliore visibilità per tutti, ma avremmo anche società più forti e in grado di competere con i grandi club europei (inglesi, tedeschi e spagnoli in particolare) che con il marketing incassano tutt’altre cifre rispetto a quelle che toccano alle principali società italiane, ancora costrette a subire i danni provocati dal mercato del falso e della contraffazione. E allora che facciamo? Andiamo avanti o restiamo a sventolare il bandierone?