La zavorra dell'imbattibilità

ConteComplimenti all'Inter, è venuta a Torino a giocare la sua partita ed ha avuto la fortuna, e l'ha saputa sfruttare, di trovare una Juventus in preda a una forma di latente narcisismo tipico di chi mostra i muscoli pur non avendoli ancora in perfetta forma.
Mi dispiace ammetterlo, ma aveva ragione Sconcerti quando diceva che l'Inter arrivava meglio allo scontro diretto. Dopo i primi 15 minuti in cui si poteva essere 3-0, è venuta fuori la migliore condizione atletica dei nerazzurri, che pressavano molto alto costringendo la Juventus nella sua metà campo. In conseguenza di questo, le distanze tra i reparti bianconeri erano abissali per un campo di calcio. Gli uomini di Stramaccioni arrivavano prima sulla palla e obbligavano i bianconeri a correre il doppio.

Mi sembra doveroso, inoltre, muovere alcune critiche all'allenatore, artefice principale della vittoria dell'anno scorso, ma non per questo intoccabile. Il mancato utilizzo di Pogba è il rimprovero che verrà addebitato a Conte dalla gran parte dei tifosi: mi accodo anch'io, tanto è gratis. Ma se avessimo perso lo stesso, sicuri che non avremmo parlato di eccessiva fiducia nei mezzi di un diciannovenne? A questo proposito, mi preme fare una considerazione partendo dalla percezione che ho avuto dalla partita giocata da Marchisio, uno dei candidati ad essere sostituito dal giovane francese. Partito benissimo con quei due inserimenti perfetti, si è andato via via spegnendo nella fase centrale della gara. A quel punto anch'io ho pensato al mancato utilizzo di Pogba e alla non perfetta condizione atletica del principino, reduce da un piccolo problema fisico, giova ricordarlo. Una volta passati in svantaggio, invece, Marchisio è tornato a far vedere tutte le caratteristiche grazie alle quali si è guadagnato la nomination al Pallone d'oro come uno dei migliori 50 calciatori al mondo. Non era una questione fisica, allora! E così come lui, tutta la squadra ha ripreso in mano il pallino del gioco ed ha schiacciato per diversi minuti l'Inter nella sua metà campo. Il terzo gol è arrivato in contropiede durante questi frangenti e solo il cattivo posizionamento di Asamoah ha lasciato Palacio in posizione regolare, mentre il pacchetto difensivo (più abituato a certi movimenti) l'aveva messo in off-side. Se dobbiamo metterci a giocare con carattere e personalità solo dopo essere passati in svantaggio (è successo in tutte e tre le gare di Champions fin qui disputate) credo sia stato meglio perderla questa imbattibilità, zavorra mentale prima che piacere contemplativo. Inconcepibile che subentri un atteggiamento del genere in una squadra che vuole essere competitiva e protagonista in campo internazionale. L'assenza di Antonio Conte dalla panchina, a stretto contatto con i giocatori durante le partite, doveva venire a pesare prima o poi...
A mio parere c'è un altro errore commesso dal nostro staff tecnico, l'altra sera: la sostituzione di Lichtsteiner dopo la sua mancata espulsione. Il cambio ha legittimato, amplificato e dato vigore alle proteste nerazzurre alla fine del primo tempo. L'arbitraggio che ne è conseguito nella seconda frazione di gioco ha sancito la resa di Tagliavento davanti alle rimostranze di Zanetti e compagni, peraltro campioni di questa disciplina "sportiva". Durante il secondo tempo del match mi è sembrato di rivivere le stesse sensazioni di Milan-Juventus del febbraio scorso, quella dell'ormai metaforico Gol-di-Muntari. Anche in quel caso al grosso errore a favore della Juve, sicuramente comunicato alla quaterna arbitrale nell'intervallo, seguì tutta una serie di compensazioni atte a ripagare il Milan del torto subito. È accaduta la stessa cosa sabato e, per chi non lo ricordasse ci ha pensato il buon Adriano da Monza a rammentarlo "Urbi et orbi", l'arbitro era sempre Tagliavento. Il fischietto umbro è indubbiamente sfortunato con gli assistenti, ma anche lui si dimostra palesemente incapace di tenere in pugno partite che prendono una deriva difficile.

C'è, però, un altro aspetto, molto deprimente, che stufa, umilia e indispettisce fortemente i tifosi bianconeri, il solito da molti anni ormai. Il fuorigioco di Asamoah (sul gol di Vidal) diventerà il nuovo pane quotidiano dei "discepoli di Gigi Simoni", mentre le altrettanto condizionanti sviste arbitrali del secondo tempo, nella memoria collettiva, verranno catalogate tra la normale amministrazione. Chi si ricorderà, fra un mese, un anno, quattordici anni, della prima ammonizione a Lichtsteiner, a dir poco eccessiva? Quando Moratti, uscendo dalla sede della Saras, troverà il solito capannello di microfoni pronti ad ascoltare il verbo meneghino e ricorderà lo scandaloso arbitraggio di Tagliavento che stava di nuovo penalizzando la sua squadra, ci sarà un giornalista, tra quelli che reggono il microfono con il braccio proteso in avanti e anchilosato in quella posizione, che ricorderà a Moratti il generoso rigore concesso a Milito e le mancate espulsioni di Juan Jesus e Cambiasso? E quando, addirittura, Galliani interviene nella diatriba per ricordare, a distanza di mesi, il gol di Muntari non convalidato da Tagliavento, potrà la Gazzetta perdere l'occasione di dare risalto a cotanto potente sentimento popolare antijuventino? Cosa potrebbe mai fermare il continuo flusso di menzogne e maliziosissimi sottintesi nei confronti della Juventus?
La risposta a tutti questi ultimi quesiti è sempre "no", "nessuno" e "niente".

Fino a qualche giorno fa i principali quotidiani ci informavano di "prove di pace" tra Agnelli e Moratti. I trattati di pace, di solito, vengono scritti da chi vince la guerra, mentre chi soccombe nel conflitto è costretto ad accettare supinamente le condizioni per ottenere la fine delle ostilità. Sarebbe opportuno sapere dalla società bianconera a che punto siamo su questo fronte. Siamo ancora in "guerra"? Ci stiamo sedendo a un tavolo di pace? E con che ruolo?
La Juventus ha perso una partita sul campo e, dal punto di vista prettamente statistico, non ha molta rilevanza se meritatamente o meno. Il dato è certo ed insindacabile. Questo è lo sport, questo è il calcio ed io lo accolgo sportivamente rifacendo i complimenti all'Inter ed al suo allenatore. E' tutto il resto che non si può accettare, soprattutto da chi, moralizzatore per professione e/o vocazione, si arroga il diritto di pontificare su toni da abbassare, finestre sul passato da chiudere, sentenze da accettare e rispettare, scandali da non sottacere.
Salvo poi stravolgere il proprio atteggiamento in funzione dei protagonisti in oggetto e sentenziare l'esatto contrario senza nessuna vergogna o pudore.