La rabbia e l'orgoglio

ConteChissà quante sensazioni attraverseranno Antonio Conte in quei lunghi attimi che precederanno Palermo-Juventus, sensazioni che lo accompagneranno dagli spogliatoi fino alla panchina. Me la vedo la selva di macchine fotografiche e telecamere tutte intorno a lui per cercare di catturare anche la sua più piccola emozione. Mi strappa solo un mezzo sorriso immaginarmi la scena. E’ difficile celare l’amarezza di fondo, perché quella di Conte rappresenta un’altra vicenda imbarazzante per il calcio italiano.

Conte è stato la copertina di Scommessopoli nonostante non sia mai stato accusato di aver scommesso alcunché. Le accuse che gli sono state rivolte si sono sciolte al sole delle contraddizioni che faticosamente sono state imposte all’attenzione della giustizia sportiva dal lavoro degli avvocati, e davanti all’opinione pubblica dal lavoro di un manipolo di giornalisti indipendenti che hanno trattato la vicenda Conte alla stregua di una battaglia di civiltà, cercando verità e giustizia. Una battaglia meritoria in tempi in cui sono troppi quei giornalisti che danno la sensazione di anteporre le proprie convinzioni da tifosi all’attenzione per la verità dei fatti che il mestiere esige. Per Antonio Conte c’è stata comunque la squalifica da parte dell’ultimo grado della giustizia sportiva, anche se ridotta rispetto alle prime due sentenze, per l’assurdo teorema del “non poteva non sapere”, nonostante le continue smentite di chi, in nome di questa gratuita supposizione, sarebbe stato l’informatore (ovvero Cristian Stellini, l’ex giocatore del Bari e poi collaboratore di Conte). Si tratta di una logica in cui si è specchiato un ordinamento giuridico che, per quanto afferente a una giustizia domestica, più che far riferimento a principi di civiltà ha proceduto secondo logiche proprie di un sistema barbaro. E oggi, nonostante il ritorno alla normalità, il sentimento prevalente è quello della rabbia, tanta rabbia perché la consapevolezza che un uomo abbia subito una condanna senza un perché è più forte del sentimento del tifoso che impreca per l’ingiustizia toccata alla sua squadra del cuore con la squalifica dell’allenatore, ma gioisce per il suo ritorno.

La caccia alle streghe non c’entra, ma aleggia il sospetto che qualcuno abbia cercato di rallentare la corsa della Juventus fermando ai box il suo allenatore. Stiamo parlando del protagonista principale della conquista di un imprevisto scudetto conquistato lo scorso maggio in volata contro il Milan. Il pensiero che le ombre della notte del “gol di Muntari” si siano allungate su Scommessopoli ha le sue suggestioni. Volarono parole grosse quella notte. Ma se mai fosse vera questa ipotesi, qualcuno avrebbe fatto male i suoi calcoli. Antonio Conte torna a sedersi sulla panchina della Juventus con la sua squadra prima in classifica in campionato e qualificata agli ottavi di finale di Champions League come prima classificata nel suo girone.

E allora sì! L’emozione per il ritorno in panchina sarà per Conte mista alla rabbia di chi ha dovuto pagare il prezzo di uno sfregio al proprio orgoglio senza potersene fare una ragione. Restano le ferite aperte da dieci mesi di accuse, calunnie, cattiverie di chi ha scambiato Antonio Conte per un comodo bersaglio, di chi l’ha fatto per il proprio interesse, di chi ha colpito l’uomo per colpire soprattutto quello che Conte rappresenta come allenatore della Juventus. Ma ora non rimane che trasformare tutta la rabbia accumulata in questi mesi nell’energia positiva di chi ha un motivo in più per vincere. Però questa volta mi raccomando Antonio: agli altri... nemmeno le briciole!