In margine a un derby (stra)vinto

MarchisioL’esito del derby di sabato scorso, vinto largamente, ha assicurato alla Juventus la conservazione del primato solitario in classifica.
Il risultato finale della sfida non ha lasciato spazio a discussioni, né ha costituito una sorpresa, visto che nessuno ne ha scritto o parlato in tal senso.
C’è allora da chiedersi se ciò sia dipeso dall’indubbia differenza di valore e forza tra le due compagini protagoniste di essa o se vi sia qualche altra ragione, magari inconfessata.
Accade infatti spesso che prima di un derby (e quello di Torino non fa certo eccezione) si dica e si scriva che esso fa storia a sé, che sia una partita diversa da tutte le altre e che quindi sfugga a qualsiasi pronostico.
Ma è proprio così?
E – se fosse così – perché allora viene ex post ritenuto normale che una squadra schiacci e travolga l’altra, come è appunto successo sabato scorso?
Nel caso di specie si potrebbe sostenere che ciò sia accaduto a causa della precoce espulsione di Glik, peraltro sacrosanta.
A noi era parso che, trascorsi all’incirca i primi dieci minuti, la gara avesse preso chiaramente un andamento favorevole ai bianconeri, di cui la quasi-rete di Pogba, fermato dal fischio dell’arbitro per un inesistente fallo su Gillet, un istante prima di calciare verso la porta sguarnita, era stato un evidente segnale.
Claudio Amigoni, nel suo brillante resoconto della gara, vi ha del resto già accennato, scrivendo che il cosiddetto “tremendismo” torinista sembra davvero passato di cottura, dato ciò che si vede sul campo ormai da molto tempo.
Volendo approfondire la questione, indipendentemente da quanto successo nell’ultima sfida e malgrado tutta la retorica che lo circonda, sta di fatto che il derby della Mole non viene vinto dal Torino da più di 17 anni e mezzo e l’ultima rete segnata dai granata ai bianconeri risale a quasi 11 anni or sono! Entrambi i dati, già di per sé impressionanti, costituiscono primati assoluti di tutte e cinque le stracittadine del calcio italiano di serie A.
La serie di partite consecutive senza vittorie del Torino è invece giunta a quota 14, che non è un record perché sia l’Ambrosiana-Inter (tra il 1928 e il 1934) che la Juventus (tra il 1928 e il 1936) rimasero imbattute, rispettivamente contro il Milan e contro il Torino stesso, per 16 gare, mentre il primato per la serie A è appannaggio esclusivo della prima, che dal 1929 al 1938 giocò 17 derbies della Madonnina senza perderne uno. A differenza però di quei tempi, in cui i granata e i rossoneri erano sempre nella massima divisione, il Torino dal 1995 ad oggi ha disputato ben 10 campionati in serie B. Comunque, in tutti i casi citati la superiorità della squadra cittadina risultava evidente anche dai rispettivi piazzamenti nella classifica finale dei tornei dell’epoca.
Possiamo perciò tranquillamente affermare che quella del derby come specifica partita senza pronostico è una leggenda (non solo metropolitana…) da sfatare e senza alcuna difficoltà.
Ci si deve allora domandare da dove nasca. A mio parere da un lato c’è l’aspetto romantico della vicenda, perché è sempre bello e affascinante pensare che esistano speciali circostanze in cui una squadra più debole possa competere ad armi pari con una più forte per ragioni emotive e del tutto extra-calcistiche, dall’altro hanno tuttora un peso considerevole, riguardo alla stracittadina torinese in particolare, gli anni Settanta del secolo scorso, rimasti bene impressi nei giornalisti e negli appassionati ultraquarantenni d’oggi.
In quel decennio infatti la Juventus dominava in campionato (vinse cinque scudetti e arrivò tre volte seconda) ma perdeva il derby molto più spesso di quanto lo vincesse (i granata prevalsero otto volte e soccombettero solo quattro, otto furono i pareggi), rimanendo a secco di vittorie per circa cinque anni e mezzo e ben 10 gare.
A distanza di oltre trent’anni però se ne può dare una spiegazione razionale che poco o nulla ha a che vedere con pindariche fantasie: anzitutto quel Torino era meno distante da quella Juventus di quanto si immaginasse e certamente molto meno di oggi, non per niente vinse anch’esso una Coppa Italia e uno scudetto, sfiorandone un altro paio, mentre il suo piazzamento peggiore fu l’ottavo posto nella prima stagione di quel decennio.
Ma soprattutto seppe mantenere per 56 partite l’imbattibilità casalinga (per intenderci, dall’undici maggio 1975 al 25 marzo 1979: quasi quattro campionati, dato che allora in serie A c’erano solo 16 squadre e la serie terminò proprio contro i bianconeri), perdendo in quei dieci campionati 11 partite interne su 150 (il 7,3%). Se però escludiamo le gare disputate in campo neutro e i derbies che, giocandosi allora nello stesso stadio, possiamo (in questo caso sì) considerare come partite speciali, dato che si disputavano in casa ma contro un avversario che a sua volta non giocava in trasferta, il bilancio cala a 7 sconfitte su 138 (il 5%, ossia 1 su 20!).
In conclusione, si trattò di un caso molto particolare ed eccezionale (per quanto durevole) e che perciò certamente non può estendersi ad ogni singolo confronto, figuriamoci a quelli di questi anni.