Bisogna capirli

Terza stellaSta finendo un altro anno, un anno felice per i tifosi juventini, un anno fatto di tante cose belle e alcune brutte, un anno in cui abbiamo capito tante cose, e altrettante abbiamo faticato a capirle.
Soprattutto certe esternazioni, certi tentativi di arrampicarsi sugli specchi e gettare fumo negli occhi per sminuire, screditare o addirittura denigrare la Juventus e la sua rinascita.
Ma noi gobbi siamo generosi e magnanimi, e sappiamo provare compassione con chi ormai ha il fegato irrimediabilmente rovinato.
Bisogna capire i milanisti, che ancora si aggrappano al gol non dato a Muntari, dimenticano quello non dato a Matri e che le partite durano 90 minuti.
Perché quella volta, a momenti alla fine vincevamo noi.
Bisogna capirli quando esultano per un rigore di anca/ascella ma sentenziano “per pareggiare il gol di Muntari ce ne vogliono 10 di questi episodi”.
Bisogna capirli quando si lamentano per il terzo abbinamento al Barcellona nell'ultimo anno e mezzo. Bisogna capirli perché le hanno tentate tutte per nascondere la realtà: la squadra è mediocre e si è qualificata per gli ottavi di Champions League in un girone imbarazzante col punteggio più basso (8 punti), una quota che per altri club (Chelsea e Cluj, che hanno chiuso a quota 10) ha significato la "migrazione" in Europa League.
E' per questo che bisogna capirli quando gonfiano il petto e azzardano: “Eliminare il Barça si può. Noi siamo il Milan!”.
Bisogna capirli se si raccontano bugie da soli: è la strategia cardine del gruppo, e il celeberrimo “ha pareggiato il Cesena!” nasce dal bisogno di sfuggire da una realtà che non vogliono accettare.
Anche se "Maalox", sponsor che fa bella mostra di sé a San Siro, è più di un segno del destino.

Bisogna capire i tifosi del Napoli, affranti per Grava e Cannavaro, per il -2 appioppato al club e perché la giustizia sportiva, per dirla alla Bartali, è tutta sbagliata, tutta da rifare.
Possibilmente al più presto possibile.
Bisogna capirli perché quando le condanne toccavano altri non la pensavano proprio così: la giustizia sportiva era giusta e andava rispettata. E Palazzi stava lavorando bene.
Anzi, benissimo.
Bisogna capirli perché a sentenza emessa invece di pensare a se stessi hanno subito puntato il dito - a sproposito - verso Conte e Quagliarella.
Bisogna capirli perché avevano vinto la Coppa Italia - con qualche bell'aiutino - e si erano illusi di poter competere per lo scudetto.
Bisogna capirli perché a Natale il sogno è già finito per colpa di quelli che: “che l'anno prossimo faranno le coppe e vedremo quanti punti perderanno per strada” (cit. Mazzarri 2011/12).
Bisogna capire Mazzarri, il detentore dei diritti sul 3-5-2 che invia i suoi uomini a spiare gli allenamenti dei “copioni”.
Bisogna capirli perché disertare una premiazione è un gesto teatrale, pardon, cinematografico, in linea con le abitudini di un presidente poco avvezzo alle vicende del mondo reale. Bisogna capirli perché a parte Cavani non gli è rimasto molto.
Neppure la Coppa Italia.

Bisogna capire gli interisti, che son partiti a luglio con il profeta Stramaccioni - scelto direttamente dal Padrone - che ha avuto la serata di gloria violando lo Juventus Stadium per primo.
Tanto gli basterà per rimanere nell'Olimpo degli eroi nerazzurri a vita, comunque vada la sua avventura interista.
Ha fatto il figo quella sera, lo Strama.
Ha vinto - meritando - in campo, ha voluto stravincere in sala stampa.
Da quel momento, blackout tecnico e fiato alle trombe delle polemiche.
Soprattutto presidenziali.
Corsi e ricorsi storici, vittimismo e manie di persecuzione, frustrazioni aperte da un sorprendente: “non ce l'ho con la Juve” e chiuse da un più coerente “sarebbe grave se c'entrasse la Juve”.
Il tutto nello spazio di qualche minuto, ovviamente.
Bisogna capire gli interisti, più i loro castelli calciopolari crollano più si arroccano a difesa delle loro posizioni. Fanno quasi tenerezza.
Anche se vivranno un inverno a temperature polari (-9) dopo aver accarezzato l'Illusione.

Bisogna capire i romanisti, per la vulgata da sempre vittime preferite dei poteri forti e campioni nell'autoproclamarsi “parte lesa”.
Bisogna capirli perché è riscoccata l'ora di Zeman, del Maestro finalmente tornato ad insegnare calcio dopo l'ostracismo moggiano che lo perseguitò dal Bosforo al Maracanà di Belgrado.
Zeman è scomodo, la Roma dà fastidio, Castan e Marquinhos nuovi Nesta e Cannavaro, De Rossi non gioca - ma Tachtsidis è mejo - Totti sarà titolare fino al Mondiale in Qatar e forse anche oltre.
Nessuno segna tanto quanto la Roma, se poi ci si mette pure il giudice sportivo non c'è proprio storia. Lunga vita al Maestro, che il Fato ce lo conservi a lungo su quella panchina.
La sua presenza fa della Roma un'avversaria in meno di cui preoccuparsi.

Bisogna capirli, i giornalisti.
Tengono famiglia e per mantenere famiglia serve vendere copie, oppure - per quelli che frequentano i salotti televisivi - fare audience.
E che audience vuoi fare se l'interesse del campionato va scemando settimana dopo settimana?
Quelli che vivono di giornali, invece, soffrono la crisi del settore e un modo di fare “il mestiere” che farebbe inorridire i loro antichi maestri.
Bisogna capirli perché ogni settimana cercano l'anti-Juve di turno, operazione rischiosa e ridicola ma da sostenere ad ogni costo.
Bisogna capirli perché esaltano ogni piccola vittoria ottenuta dalla squadretta milanese, romana o napoletana di turno, ed enfatizzano la bellezza del gioco di questo o quella squadra, come se chi fosse anni luce davanti alla concorrenza si trovasse in quella posizione per fortuna, casualità e - soprattutto - favori arbitrali.
Anche perché nella personalità di ogni giornalista, di ogni opinionista prevale sempre di più la parte tifosa. E allora rodetevi il fegato, cari signori, tutti voi nessuno escluso, e visto che siamo in tema di auguri, che il 2013 vi riservi ancora più frustrazioni (sportivamente parlando, s'intende) di quelle che avete accumulato nell'anno che sta per finire.
Avete capito?