Juve-Genoa ’76: quando l’Inter venne abbindolata dallo scambio Anastasi-Boninsegna

Lo scambio Carini-Cannavaro effettuato al termine del mercato del 2004 tra Juventus e Inter è entrato di diritto negli annali e nel cuore di tutti noi juventini, un autentico capolavoro di Luciano Moggi che avrebbe avuto effetti del tutto opposti per le carriere dei due calciatori.

Non tutti sanno però che questa operazione aveva avuto un importantissimo precedente nell’estate del ’76: lo scambio Anastasi-Boninsegna, che tanto clamore suscitò sia sulla piazza torinese che su quella meneghina. Entrambi grandi tifosi delle squadre in cui fin lì avevano militato, Anastasi veniva da 8 stagioni in bianconero, Boninsegna da 7 in nerazzurro. Qualche anno più tardi avrebbero poi svelato i retroscena di questo scambio: ''Seppi della cosa per telefono, il presidente dell'Inter Fraizzoli mi chiamò al mare, a Forte dei Marmi, dove mi trovavo in vacanza – dichiarò Boninsegna - Alla notizia di andare alla Juventus, gli risposi subito 'Non ci vado'. Per me, interista dalla nascita, era una sconfitta, voleva dire passare al nemico.

Ma allora c'era ancora il vincolo e un calciatore non poteva rifiutare il trasferimento a un'altra società. Dovetti accettare per forza, però poi mi presi diverse soddisfazioni”. “Anch'io, da sempre juventino, vissi quasi come un tradimento il passaggio all'Inter - confermò a sua volta Anastasi - Alla Juventus mi legavano la fede calcistica e le vittorie che avevo riportato con quei colori. Cambiare maglia non fu affatto facile.  L’operazione venne considerata, sia dalla stampa che dai tifosi, più favorevole all’Inter che non alla Juve, considerando che all’epoca “Bonimba” aveva già 33 anni, mentre “Pietruzzo” ne aveva da poco compiuti 28. Col senno di poi, invece, sotto la Mole Boninsegna avrebbe totalizzato 58 presenze in campionato e messo a segno 22 reti vincendo due scudetti, una coppa Uefa ed una Coppa Italia; per Anastasi invece solo 7 gol in 56 partite e un bello zero alla voce trofei vinti.

Le premesse negative erano state comunque subito disattese già all’avvio della stagione '76-'77: Boninsegna infatti realizzò 3 gol nel primo girone eliminatorio di coppa Italia, il gol del 2-0 nei trentaduesimi di Coppa Uefa contro il Manchester City (determinante ai fini della qualificazione, dopo lo 0-1 dell’andata)  e un altro gol all’esordio in campionato a Roma contro la Lazio. Alla seconda di campionato, disputatasi il 10 ottobre del 1976, la squadra di Trapattoni (al primo anno sulla panchina bianconera) attendeva il neopromosso Genoa di Gigi Simoni (già, proprio quello che oggi non perde occasione per concedere interviste sull’eventuale rigore di Iuliano su Ronaldo) che alla prima giornata aveva bloccato sul 2-2 la Roma a Marassi.

I nostri si presentavano all’appuntamento con la formazione migliore, ad eccezione dell’indisponibile capitan Furino, sostituito dal giovane Marchetti, mentre il Genoa poteva contare soprattutto sul duo d’attacco Damiani-Pruzzo. I ragazzi del Trap, da subito alla ricerca del gol del vantaggio, giocarono molto bene il primo tempo, tanto da guadagnarsi gli applausi dei tifosi giunti al Comunale: manovra ariosa, grazie soprattutto all’apporto continuo sulle fasce di Gentile, Cuccureddu e Causio, fluida e veloce grazie al centrocampo ben orchestrato da Benetti e Tardelli, quest’ultimo alle prime apparizioni da mezz’ala visto che nasceva calcisticamente terzino. Proprio nell’azione susseguente ad una conclusione di Rizzo che colpì il palo alla destra di Zoff, fu ancora una volta Boninsegna a trovare la via del gol al 25’, grazie ad un traversone di Causio su cui non era riuscito ad intervenire Bettega.

L’ex interista avrebbe potuto sbloccare l’incontro già all’11’ con un’azione analoga, se non avesse sparato addosso al portiere genoano Girardi, il quale riuscì poi ad evitare in altre occasioni il raddoppio della Juve. Anche nei primi 15 minuti della ripresa l’inerzia del match sembrò a totale favore della Juve, con Bettega, stavolta, a sfiorare il gol del raddoppio. A quel punto però i ritmi altissimi sostenuti fin lì dai bianconeri vennero meno e il Genoa, dapprima intimorito e poi quasi incredulo nel vedere il calo dei padroni di casa, non riuscì a proporre un forcing convincente ma solo un tentativo con Castronovo, che mandò la palla fuori di poco su colpo di testa; la gara terminò così sull’1-0, risultato che consentì ai bianconeri di restare in vetta alla classifica a punteggio pieno dopo due giornate insieme al Torino, innescando così un derby lungo un’intera stagione.

Boninsegna, con l’ulteriore arrivo di Benetti (arrivato anche con lui in un’operazione di scambio con Capello, effettuata però col Milan) andò a rafforzare il blocco degli over 30 già composto da Zoff, Morini, Furino e a fare da chioccia ai più verdi Scirea, Gentile, Cabrini e Tardelli, formando così un mix di giovani e di esperti in grado di condurre la Vecchia Signora alla conquista della prima Coppa Uefa e di uno scudetto vinto, con ben 51 punti sui 60 disponibili, ai danni del Torino ed di vendicare così la rimonta dell’anno precedente culminata con la conquista del campionato da parte dei cugini.