Sliding Doors: con l’Avvocato o con il Dottore, come sarebbe andata?

In questi giorni sono tanti coloro che si chiedono come sarebbe andata se ci fosse stato in vita anche uno solo dei padrini della Juventus, Gianni e Umberto. Come sarebbe stato il periodo successivo al 2004, cosa sarebbe successo, se ci sarebbe piombata addosso calciopoli ugualmente oppure no, cosa sarebbe oggi la Juve, e via dicendo. Direi che questo giochetto mentale, che potremmo chiamare gioco dello “Sliding Doors”  (citando il famoso film americano del 1998, il quale prese spunto da un film polacco del 1981 che si intitola "Destino cieco"), non solo è un argomento classico di discussione del tifoso gobbo, ma è anche un elemento che nei forum spesso porta i tifosi ad argomentare, ognuno secondo il proprio personale e legittimo punto di vista, per pagine e pagine del web. Aneddoti, ricostruzioni, analisi precise di testimonianze e di fatti, tentativi, maldestri e non, di provare a tracciare una curva che passa per i punti certi conosciuti, e persino una parte di curva solo probabile, successiva ai punti certi conosciuti, ossia quella che riguarderebbe un futuro ipotetico che non si potrà mai conoscere. Questo gioco si accentua sempre in questo periodo dell’anno, perché proprio in questi giorni cade una triste e mesta ricorrenza, ossia la morte di Gianni Agnelli, quasi unanimemente considerato il tifoso numero 1 della Juventus, o comunque il più rappresentativo (e non solo per via del fatto che ne era in sostanza il proprietario). Così oggi, dopo aver letto in questi giorni molti articoli e commenti, e dopo aver visto molti filmati e documentari a tema, ho deciso di provare anche io a giocare a questo gioco. Alla mia maniera però, senza ipocrisia e senza tabù, in modo molto freddo e non emozionale.
Per cominciare, partirei dal fatto che su una certa “divisione” famigliare, con i due rami contrapposti (Gianni e Umberto) esiste vasta letteratura e molte testimonianze. Proprio in questi giorni a Milano si sta celebrando un piccolo processo di cui, non a caso,  si parla pochissimo, e che riguarda proprio parole dette da alcune persone riguardo a certi fatti del passato della Fiat e dei dirigenti che allora ci lavoravano. Insomma, i lettori più attenti e più disincantati sanno benissimo che non erano tutte rose e fiori a Torino. C’erano tanti uomini e tanti manager, dentro e fuori dal gruppo industriale, che erano ben schierati, è inutile girarci intorno. Credo, dunque, che i successi Juventini di una specifica gestione piuttosto che di un’altra, per il ramo che in quel momento la osservava dall’esterno, per quanto nel complesso positive, avevano anche un retrogusto leggermente amarognolo e forse provocavano anche alcune invidie. Proseguendo sul filo logico di queste riflessioni, credo di poter dire che non solo su moltissime vicende, così come sull’organizzazione e sulle strategie del gruppo industriale, esistevano praticamente due visioni differenti, ma credo anche che certi “silenzi” riguardo alcune aggressioni (processo doping e altro) e alcune polemiche subite dalla Juventus, così come su alcuni scandali che hanno colpito il calcio e hanno danneggiato la Juventus (passaporti falsi e simili) molto prima del 2006, avessero delle ragioni ben precise. E, mettiamola così, le ragioni di quei silenzi non penso che fossero moralmente apprezzabili. Infatti non ho mai sentito l’Avvocato gridare energicamente allo scandalo per l’accerchiamento che, in particolare dal 1998 in poi, la Juventus ha subito. Ne mi pareva che ci fosse una vera e propria opposizione. Tanto in quel periodo della Juve si occupava Umberto… Che se la sbrigasse lui e i dirigenti da lui scelti (la Triade). E lo stesso forse valeva, o sarebbe valso, a parti invertite, credo. Per queste ragioni sono fermamente convinto che prima o poi sarebbe avvenuto un cambio di gestione nel club, e che Moggi e Giraudo sarebbero comunque stati sostituiti nel giro di poco tempo. Se non proprio nel 2006, (data di scadenza per Giraudo, che ha poi rinnovato in quella stessa primavera), forse sarebbe durato tutto ancora un anno, o due. Chissà. Le possibili varie modalità con cui questo cambio sarebbe avvenuto è un qualcosa di cui si potrebbe discutere ore ed ore senza arrivare a nulla di veramente preciso. Dunque è necessario fermarsi un po’ prima con il giochetto, anche perché si rischia di entrare in una zona minata… E così ci siamo capiti.
Però a questa rivalità dei due rami della famiglia c’erano comunque dei limiti, sia chiaro. Infatti un’altra cosa di cui sono sicuro è che Calciopoli non sarebbe mai nata con Gianni e/o Umberto in vita. Basti ricordare che le intercettazioni sono cominciate proprio dopo poche settimane dalla scomparsa del dottor Umberto (2004). E per come la vedo io non è una casualità; è evidente che esistevano molte persone che tramavano nell’ombra e che aspettavano il momento giusto per agire. La scomparsa dell’Avvocato (2003) fu il primo passo verso il disastro, la scomparsa del Dottore fu il via libera per le iene. E così ci siamo capiti.  
Per quello che riguarda il futuro di Moggi e Giraudo, possiamo presumibilmente dire che Moggi sarebbe andato in altro club nel giro di poco tempo (forse su uno dei due lati di Milano?). A quanto dice Moggi, esisteva già un precontratto tra lui e Moratti (il quale invece nega).
E per quello che riguarda un suo eventuale approccio al Milan, molto sarebbe dipeso dalla volontà di Galliani (e su questo non ci si può affatto mettere la mano sul fuoco, anzi). Berlusconi sarebbe riuscito a promuovere/imporre una proficua collaborazione tra i due? Non lo sapremo mai. Certo è che senza lo scandalo Moggi avrebbe continuato a fare il dirigente nel calcio, e visto che a Torino la situazione era molto difficile (riascoltatevi la celebre telefonata tra Moggi e Tosatti, o rileggetevi quella tra Moggi e Giraudo dove si parla dell’incontro che Giraudo aveva avuto con Winteler, all’epoca dirigente Ifil), probabilmente Moggi si sarebbe accasato da altra parte. Moggi avrebbe regalato qualche soddisfazione al nuovo club di appartenenza, non ho dubbi, ma molto sarebbe dipeso anche dalla situazione lavorativa che avrebbe trovato. Moratti era un personaggio difficile, così come lo è Berlusconi, quindi Lucianone nostro (non più nostro in quel caso) avrebbe potuto trovare qualche difficoltà inattesa, chissà… Moggi è un professionista che si prende delle responsabilità, a cui piace operare di persona senza troppe interferenze dai piani alti, soprattutto riguardo alla squadra e ai campi da gioco. Pensa, pianifica, organizza, costruisce, gestisce, e diciamo che a lui non piacciono certi pasticci e certi atteggiamenti dei proprietari che dettano le formazioni o vogliono cambiare allenatore in base all’umore con cui si sono svegliati al mattino. Quindi c’è anche qualche probabilità che in un nuovo club non avrebbe dato professionalmente quello che ha dato a noi, o che avrebbe avuto qualche difficoltà.
Passiamo a Giraudo. Sarebbe rimasto nel mondo del calcio, magari anche lui alla corte di Silvio? Può essere, come no. Del resto Giraudo non è un manager che vive nell’idea de “lavoro solo per, e nel, mondo del pallone”, come invece capita per un uomo come Moggi. Fare previsioni dunque è molto difficile, e inutile.
So fin troppo bene che una delle obiezioni che si potrebbero fare al panorama costruito da me, è che c’era la famosa questione scalata, Gheddafi, ecc. Non perdo tempo in chiacchiere su questo punto: il gruppo, nel suo complesso, soprattutto nel ramo Gianni, non avrebbe mai permesso un’uscita della Juve dall’orbita famigliare e industriale di riferimento. Provarci seriamente a farlo, o anche solo proporlo o pensarlo, voleva dire andare a caccia di guai. E così ci siamo capiti.  
Passiamo ora alla Juve e a cosa sarebbe oggi. Mi piace pensare che, ragionevolmente, visto quanto accaduto nel mondo calcistico continentale in generale, in qualche modo in famiglia, anche senza Moggi e Giraudo, la discussione su un nuovo tipo di gestione del calcio prima o poi sarebbe nata. In realtà era già nata, tanto tempo prima, ma il bello di tutto ciò è che forse il grosso della discussione doveva ancora venire… Di certo non sarebbero passate inosservate le esperienze di Real, Barcellona, MU, City, PSG, Bayern e via discorrendo. Stadi nuovi, centri commerciali, marketing, gestione moderna e ampliamento di fatturati e di rami di azienda, ecc. Per l’Avvocato e per il Dottore la Juventus era una bellissima amante, la quale non avrebbe dovuto sfigurare in giro per il mondo. Il 2006 purtroppo ha sfasciato il club, è un fatto noto a tutti noi, ma senza quello scandalo non avremmo visto la svendita dei nostri campioni. Alcuni di questi sarebbero sicuramente andati via, ma sarebbero arrivati altri nuovi giocatori che avrebbero continuato a dare lustro e competitività al club (CR7 per esempio era tra quelli per cui era quasi fatta).
Una nuova dirigenza, che magari si fosse insediata per esempio dal 2008 in poi, di certo avrebbe trovato una situazione molto solida da cui partire. I risultati non possiamo ipotizzarli con una discreta probabile certezza, ma credo che forse, anche solo per semplice necessità, in comune accordo Gianni e Umberto avrebbero potuto trovare un manager che piacesse ad entrambi e che li mettesse d’accordo e che potesse sviluppare un progetto moderno e competitivo a livello europeo. Ci sarebbero stati molti sacrifici, forse anche qualche scivolone, ma allo stesso tempo credo che alcune soddisfazioni sarebbero potute arrivare.
Continuiamo a giocare ancora un pochino.
E la banda degli onestoni longobardi?
Una fase finale un po’ più lunga di Gianni e Umberto (comunque ormai abbastanza anziani, non dimentichiamocelo), 6/7 anni magari, avrebbe visto forse anche l’uscita di Tronchetti dall’affare Telecom, e il lavoro di Tavaroli e compagnia bella non ci avrebbe potuto sfiorare più di tanto, perché vista la situazione dei bilanci e dell’azienda in generale, non avrebbero certo potuto continuare per tanti anni ancora a preparare i loro pasticci alla crema e al cioccolato (che poi cioccolato non era). L’Inter invece, come già detto, avendo all’epoca un proprietario difficile, avrebbe vissuto difficoltà anche con Moggi nello staff. E senza Moggi, non avrebbe vinto neanche uno scudetto immaginario e manco coppe gelato europee. Viste poi le finanze del club e del suo padrone, un Thohir sarebbe arrivato ugualmente prima o poi. Insomma, piangina forever, as usual. E così ci siamo capiti.
E la Fiat?
Con Gianni e Umberto credo che la storia della Fiat e dell’era Marchionne che stiamo vivendo oggi non sarebbe stata molto diversa. Anche in questo caso, la situazione era ad imbuto, o si faceva così o si chiudeva la baracca e tanti saluti. E Gianni in particolare di chiudere la fabbrica fondata e costruita passo passo da suo nonno prima, e da Valletta e successori poi, proprio non ne aveva voglia.
Ora proviamo a concludere il gioco, visto che si è fatto tardi.
E io? E voi? Dove saremmo ora se la vita di Gianni e Umberto fosse durata anche solo un po’ di più?
Io, come facevo fin da bambino, avrei continuato a spiare in silenzio la mia personale Marilyn Monroe dal buco della serratura, senza mai pretendere nulla. Un po' come il ragazzino che spia l'aspirante ballerina nel film "C'era una volta in America", di Sergio Leone. Sarei rimasto il solito tifoso clandestino di sempre. Non avrei scritto articoli calcistici con continuità, non avrei mai bazzicato internet con questa sfrenata frequenza, e avrei vissuto meglio la mia vita personale. Non avrei passato le mie serate e le mie notti in giro per i boschi a sparare ai lupi, alle iene, e ai coyote. E anche io, per dirla come il Robert De Niro di quel film, "sarei andato a letto presto" (quasi-cit).
Voi oggi non sareste qui a leggermi, e sareste da qualche altra parte presi a leggere e a discutere di calcio, di moduli, e delle giocate di Pogtizio, di Vidcaio, o di Sempronievez. Ma quello di cui sono più sicuro, è che la Juventus con Gianni e Umberto non sarebbe mai morta, e nessuno ne avrebbe vergognosamente falsificato una supposta resurrezione da dare in pasto al popolino bianconero. E così ci siamo capiti.
Bene. L'inutile giochino stupidino è finito. Salutoni a tutti voi, la notte è lunga e pericolosa, e io come sempre corro a preparare il fucile. E così ci siamo capiti... ancora.